28.2.03

ULTIMO DISCORSO DA FORT QUIET
di Stefano Benni


AMERICANI.
L'ora delle decisioni irrevocabili E' giunta.

Qualcuno, ultimamente, ha messo in dubbio la mia salute mentale. Lo smentirò oggi con questo discorso lucido, scritto di mia mano. Dio mi ha ispirato e Rumsfeld mi ha spiegato da che parte tenere la biro.

Non possiamo più aspettare, mettendo a repentaglio la pace del mondo. Se i nostri avi avessero aspettato, a quest'ora l'America sarebbe sotto il dominio pellerossa e al mio posto ci sarebbe un sanguinario Apache di nome "Piccolo Cespuglio" o "Bisonte W. Junior".

E' ora che il federalismo americano ritrovi la sua vera forza, e che lo spirito guerriero texano spazzi via il centralismo di Manhattan ladrona e i terroni californiani.
Non possiamo accettare ulteriormente i veti d'una diplomazia imbelle.

L'America deve caricarsi sulle spalle il mondo. Se il mondo cade per terra, pazienza.

Vi comunico, con infinito e preventivo entusiasmo, che le truppe americane hanno attaccato l'Iraq del dittatore Saddam.

I nostri militari sono i migliori del mondo e entro poche settimane riporteremo la pace in quel tormentato paese. La moderna tecnologia bellica Usa, unita al perfetto addestramento del mio pitbull Tony e alla geometrica potenza della rete ferroviaria italiana, si è messa in moto e niente potrà fermarla.

Non abbiamo aspettato l'Onu perché proprio lì si annidano i complici del raìs e di Osama, in particolare i francesi. Abbiamo le prove che esiste una base islamica popolatissima e agguerritissima, in riva al mare, pronta a accogliere le navi che trasportano armi chimiche. Il nome della base segreta è Marsiglia. I nostri bombardieri, che sono i migliori del mondo, stanno radendo al suolo questo covo di serpi.


Anche i mollaccioni tedeschi hanno dimostrato la loro connivenza col terrorismo. Abbiamo le prove che il mullah Omar scappò dall'assedio su una moto Bmw. Esistono piani di guerra batteriologica per farcire di crauti i nostri hamburger. I tedeschi hanno cercato di confonderci le idee fuggendo in vari paesi, ma li abbiamo individuati e li colpiremo ovunque. Abbiamo già attaccato Berlino, Vienna, Berna e Bolzano, lanciando i nostri paracadutisti che sono i migliori del mondo. Il forte vento, probabilmente alimentato dai pacifisti, ha fatto sì che metà dei nostri parà atterrasse in Norvegia. Già che c'eravamo, abbiamo raso al suolo Oslo. Chi è neutrale oggi può essere ostile domani.

Abbiamo anche attaccato il Venezuela la cui situazione politica e petrolifera esigeva una pronta risposta. Per un errore di battitura nella trasmissione degli ordini, oltre l'obiettivo "Venezuela" è stato bombardato anche l'obiettivo "Venezia". Il premier Berlusconi, nostro fedele alleato, ci ha però perdonato. La sua reazione è stata: "Tanto stava affondando, così ha sofferto di meno".

Americani, anche l'Oriente sta per conoscere la pace globale! Un aereo con una delle nostre testate nucleari, le migliori del mondo, ha sorvolato il cielo coreano a scopo lievemente deterrente. Ma non abbiamo usato l'atomica, non siamo dei pazzi irresponsabili. Purtroppo mentre l'aereo faceva inversione di rotta, per la rottura di un elastico, la bomba è caduta su Pechino. Pagheremo i danni, non rompeteci i coglioni.

Ma chi abbiamo colpito con ferma e preventiva decisione, è stato il Raìs Bianco, colui che più di tutti ci ostacola: un dittatore eletto coi voti di un'esigua élite che pretende di rappresentare milioni di persone, che straparla di pace aizzando le masse dal balcone o dalla sua mostruosa auto blindata. Un uomo che pretende di rappresentare il Bene (che come è noto, è copyright americano) senza neanche pagarci il diritto d'autore. Costui porta il nome vampiresco di Wojtyla. Stamattina truppe scelte di marines travestiti da vescovi, coi bazooka eroicamente dissimulati nella propria anatomia, hanno attaccato il Vaticano. Sapevamo che l'esercito mercenario papale disponeva d'un arma segreta detta Alabarda, ma noi abbiamo i migliori spadaccini del mondo e dopo uno spettacolare duello siamo entrati nel covo cattoterrorista. Il Raìs Bianco era a colloquio con un uomo barbuto travestito da francescano, subito identificato in Osama Bin Laden. Benché la Cia mi abbia assicurato che Osama è morto 14 volte di cui almeno 7 gravemente, il bastardo ha dato prova d'inattesa vitalità ribellandosi, urlando di chiamarsi frate Giuseppe e bestemmiando in modo indecoroso. Sono in corso accertamenti.

Americani, non temete: l'operazione Global peace non si ferma qui. Truppe di leoni marini e calamari addestrati, i migliori del mondo, hanno attaccato con bombe subacquee la città di San Francisco, notoriamente covo del pacifismo hippy e disfattista. Abbiamo anche chirurgicamente distrutto 5mila ristoranti orientali. Come dice l'amico Borghezio, non un granello di cuscous impesterà più il nostro sacro suolo.

L'operazione Global peace ha comportato, naturalmente, anche insidie e pericoli, soprattutto per la mia persona. Un gruppo di terroristi travestiti da infermieri, ha circondato il mio appartamento della Casa Bianca. Io e Condoleezza li abbiamo respinti a revolverate. Dopo questo incidente, sono state prese immediate contromisure. Dieci marines, a loro volta travestiti da infermieri e guidati da un colonnello travestito da psichiatra, mi hanno portato in salvo in una località segreta dal nome di Fort Quiet, anche se, per ingannare i terroristi, fuori c'è scritto "Casa di cura Villa Serena".

Vi parlo appunto dalla Sala tv e svaghi di Fort Quiet, e quelli che vedete giocare a tombola in pigiama sono in realtà guardie del corpo, le migliori del mondo. Certo è un sacrificio stare chiuso qui, ma come presidente degli Stati Uniti sono troppo prezioso per espormi in un momento così difficile, e poi ho i miei soldatini di piombo e il letto ad acqua. Sono assistito da psicomarines gentili che mi danno le medicine migliori del mondo. Ho conosciuto un simpatico signore che si chiama Napoleone Bonaparte, un ex-militare. C'è anche uno che si crede Berlusconi, ma è fondamentalmente onesto e questo gli ha causato un conflitto interiore d'interessi con esito schizofrenico.

Americani, abbiate fiducia! So che fuori di qui le operazioni procedono e il nostro esercito passa di conquista in conquista, il mappamondo si riempie di bandierine a stelle e strisce come un gioioso porcospino. Tutte le notti faccio il punto con Colin Powell (anche lui è nascosto a Fort Quiet). Camminiamo nei corridoi col pigiama e le pantofole mimetiche e prepariamo l'operazione finale. Lanceremo in orbita Final Fantasy, un satellite con un raggio laser precisissimo in grado di distruggere tutte le terre emerse a eccezione dell'America. Solo così potremo garantire una vera sicurezza al mondo. Ma quel rompiballe di Powell insiste a dire: e poi contro chi facciamo la guerra? Abbiamo litigato, lui mi ha forato la padella e io gli ho riempito la flebo di maionese. Che risate!

I marines medici hanno detto che per il momento non posso uscire, la situazione è troppo pericolosa. So che vorreste il vostro presidente nella zona delle operazioni col giubbotto da aviatore e la Colt in pugno. Ma credetemi: come dicono i miei collaboratori, l'unica vera speranza per la pace mondiale è che io stia chiuso per un po' qui dentro. Quando uscirò, saremo padroni della terra e poi via, all'attacco del sistema solare!

Cittadini americani, il vostro presidente George W. Bush vi saluta da Fort Quiet alias Villa Serena. Dio benedica l'America, e incenerisca i suoi nemici, e un accidente a Colin Powell se mi frega ancora la mela cotta.

22.2.03

DAL PRESIDENTE DI "FORZA OCCIDENTE!" - MOVIMENTO PER LA RIVOLUZIONE NELL'AMBITO DELL'ORDINE VIGENTE


Egregio signor direttore,
mi permetta si sprizzare gioia da tutti i pori!
Dunque ormai sono chiare e indubitabili le ragioni della guerra santa all'Iraq! Non la sete di petrolio, non l'imperialismo degli americani, non la pretesa di Bush di fare il padrone di casa del mondo: come da tante parti si è malignato, insinuato, sbandierato. La verità - semplice e nuda come è sempre la verità - è venuta fuori dopo l'incontro tra Blair e Berlusconi, quando il nostro Presidente del Consiglio l'ha dichiarata in tutte lettere: la guerra all'Iraq si fa in difesa del popolo iracheno: per liberarlo dalla dittatura, per restituirgli la libertà di stampa, di parola e di associazione, per rimettere in libertà gli oppositori del regime, per avviarlo sulla strada della democrazia, per permettergli libere e democratiche elezioni.
Indimenticabile la serietà sul volto dell'onorevole Berlusconi mentre profferiva queste illuminanti parole. Nessuna di quelle giocosità fanciullesche di cui egli si diletta a volte, memore forse di lontane scampagnate aziendali! Non l'ampio sorriso, cui solo le orecchie sembrano fornire un argine, dei manifesti diffusi nel Paese durante la campagna elettorale. Al contrario: un volto segnato dalle occhiaie e una fronte corrugata, dove ogni segno ed ogni ruga paiono quasi fare appello ad una delle tante sofferenze del popolo iracheno.
Una tensione evidente! E ben motivata, se si pensa che per più di dieci anni la situazione internazionale ha costretto il Presidente Berlusconi a soffocare in sé quell'amore per il popolo iracheno che solo ora - grazie anche alla decisa presa di posizione degli Stati Uniti - può finalmente esprimersi in tutta la sua intensità. Da vent'anni l'Iraq soggiace alla dittatura di Saddam, da più di dieci anni patisce sotto un embargo disumano, da mesi ormai vive sotto la minaccia di una guerra che non potrà non stroncarlo.… ed egli zitto!, a soffrire in silenzio!, a reprimere dentro di sé quello slancio d'amore verso il popolo, i vecchi, i bambini di Baghdad e di Bassora, ai quali finalmente la guerra porterà libertà e democrazia!
E infine alcune domande: quali altri popoli oppressi egli ama in silenzio? A quanti rivolgerà la sua attenzione, una volta salvato il popolo iracheno? La sua crociata si estenderà anche al di fuori dell'area del petrolio? All'Africa, all'America latina? Quante altre dittature si sentirà chiamato a disarmare?
Cordiali saluti

Luigi Lunari

CARTEGGIO BERLUSCONI BUSH



Siamo venuti in possesso del carteggio tra Berlusconi e Bush mentre soffianoi venti di guerra contro l'Iraq.

Caro George,
com'è nel mio costume faccio una precisa scelta di campo e mi schiero al tuofianco. Hai un nuovo, grande alleato nella difficile guerra contro iterroristi dell'Ira. Fammi sapere quando si comincia e cosa devo portare.
Ciao.
Silvio B.

---

Caro Silvio,
grazie per la tua offerta. Purtroppo l'Ira non è tra gli obiettivi:l'Irlanda del Nord è troppo piccola e più di duemila bombe non riusciamo proprio a farcele stare. Ne ho settantacinquemila da smaltire! Sarà per la prossima volta.
George

---

Amico George,
ti chiedo scusa, ho fatto confusione coi nomi. È che qua devo fare tutto io: governo, esteri, sport, giustizia, fiori, cucinare... Volevo dire Iran! Per questa importante battaglia di libertà consentimi di offrirti Esercito, Marina, Aviazione e Guardia di Finanza. Anzi, comincerei da questi ultimi, anche in prima linea. Che ne dici?
Silvio B.

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Caro Silvio,
cos'è questa storia dell'Iran? La C.I.A., che legge tutte le mie lettere prima di me, è andata su tutte le furie. Dice che l'Iran è un obiettivo così segreto che ne sono a conoscenza solo quelli che contano davvero. Io infatti non ne sapevo niente! Credevo stessimo per attaccare l'Iraq. Attendo spiegazioni.
George

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Giorgino, Giorgetto, Giorgiuzzo, perdonami ancora. Iran, Iraq, Irac o Irak, di geografia non ci capisco un cazzo. Attacca quello che vuoi, a me preme solo esserti amico. Se non vuoi soldati, meglio. Sai com'è, gli italiani odiano morire in battaglia, preferiscono schiantarsi in autostrada. Ma ti propongo i più entusiasti anchor man per aiutarti a convincere il paese: Mike Bongiorno (che presto farò senatore a vita), Iva Zanicchi, Raimondo Vianello... Scegli chi vuoi.
Silvio B.

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Caro Silvio
lascia perdere. Purtroppo neanch'io di geografia capisco granché. È un'ora che cerco il tuo paese sulla carta geografica e non trovo niente. Sarà che è un po' imprecisa (sono quelle che usiamo per bombardare) ma non mi raccapezzo proprio. Insomma, chi cazzo siete?
George

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Giorgio,
permettimi di colmare questa tua lacuna. Ho già provveduto a inviarti (e già che c'ero anche a tutto il popolo americano) il mio libro "L'Italia che ho in mente", con tanto di carta geografica grande grande, di quelle che usavo da Vespa. Scoprirete che non siamo solo pizza e mafia: oggi siamo pizza, mafia e risotto alla milanese.

P.S.:
Sulla cartina vedrai strade, autostrade e ponti bellissimi che purtroppo non ho ancora completato. È che sono incasinato: Nobel, Cirami, Nesta...
A presto
Silvio B.

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Caro Silvio,
questa è l'ultima lettera che ti scrivo. La C.I.A. mi invita a non perdere più tempo con te. Dice che non abbiamo bisogno di niente, né di soldati, né enciclopedie, né di aspirapolveri. Mi spiace, perché eri simpatico.

P.S.:
Scusami anche per non aver capito subito dov'è il tuo importante paese. È che lo cercavo in Sudamerica. Non so perché, ma conoscendoti avevo avuto questa impressione.
George

20.2.03

IL 15 FEBBRAIO A ROMA

foto di Davide Zampella





18.2.03

Lettera aperta al movimento contro la guerra.
Da parte della Comunità kurdo-irachena in Italia Davide Issamadin - davidisam@libero.it
della Comunità araba irachena - Abulilla Sahlan
delle Comunità assirobabilonese e cristiana - Sami Chachan
delle Associazioni di solidarietà con il popolo kurdo Graziella Bronzini -ivreaqaladiza@libero.it
13 febbraio 2003

LETTERA APERTA DEI CURDI IRACHENI



Alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi del movimento contro la guerra Ai loro leader Ai parlamentari, ai partiti,alle Amministrazioni locali contro la guerra

Siamo contro la guerra senza se e senza ma. E siamo contro Saddam Hussein senza se e senza ma. Vorremmo che alla manifestazione del 15 febbraio, e a quelle che seguiranno, al nostro no senza condizioni alla guerra si aggiungesse finalmente il no senza condizioni anche a SaddamHussein.
La pace che invochiamo e che sta scritta sull’arcobaleno delle nostre bandiere in Iraq ora non c’è, perché Saddam Hussein da trent’anni opprime il popolo iracheno con il terrore e la corruzione, il sangue e l’inganno, il carcere, la tortura e la morte per i suoi oppositori.
Quel Saddam Hussein che, per sterminare il popolo kurdo, non ha esitato a massacrare migliaia di civili con le armi chimiche ad Halabja e nel Badinan, a radere al suolo 4.500 centri abitati, a imbottire con 20 milioni di mine antiuomo il territorio kurdo, a deportare più di 500.000 bambini, donne, uomini, di cui 182.000 desaparecidos, a continuare indisturbato fino ad oggi l’arabizzazione forzata e la pulizia etnica della regione petrolifera kurda di Kirkuk.
Quel Saddam Hussein, responsabile di una catastrofe umana e ambientale con il prosciugamento delle paludi nel sud abitato dagli sciiti, la loro deportazione a centinaia di migliaia e l’assassinio di decine di migliaia di essi. Certo, il dittatore iracheno è stato armato e sostenuto fino a ieri dai paesi occidentali e non solo. E allora?
La loro complicità con i criminali di Baghdad ne diminuisce forse le colpe? Ne fa forse degli innocenti? Noi non riusciamo a spiegarci perché il movimento contro la guerra non abbia ancora detto una parola di condanna dei crimini orrendi del regime iracheno, non ne abbia preso le distanze, non gli chieda conto delle terribili sofferenze inflitte al popolo kurdo e iracheno.
Noi non riusciamo a spiegarci perché un movimento pacifista e nonviolento rimanga in silenzio di fronte a una delle violenze più terribili della nostra storia. Se il carnefice diventa vittima, le vittime svaniscono nel nulla. e noi abbiamo di fronte una grandissima responsabilità, perché non si può essere solidali con il popolo kurdo e il popolo iracheno senza chiedere che Saddam Hussein se ne vada. Noi non crediamo che il movimento contro la guerra, a cui noi apparteniamo, sia indifferente alle terribili sofferenze inflitte dal dittatore di Baghdad: ma allora bisogna dirlo forte e chiaro. E bisogna dire forte e chiaro che fintanto il clan di Tikrit rimarrà al potere non vi saranno né diritti, né pace, né libertà per i due popoli.
Se oggi c’è ancora una possibilità che la guerra non divampi, con tutto il suo strascico di orrore e di morte, è quella che Saddam Hussein e i suoi complici chiedano perdono al popolo kurdo e iracheno di fronte a un tribunale internazionale che li giudichi per crimini contro l’umanità. Questa richiesta non sarebbe un cedimento alla nostra opposizione alla guerra, anzi, perché toglierebbe agli Stati Uniti e ai suoi alleati il maggiore pretesto per cercare di sconfiggere il terrorismo con le armi. L’amore per la pace che tutti condividiamo non può essere barattato con l’amore per la giustizia e la libertà.

p. La Comunità kurdo-irachena in Italia Davide Issamadin
p. La Comunità araba irachena - Abulilla Sahlan
p. Le Comunità assirobabilonese e cristiana - Sami Chachan
p. Le Associazioni di solidarietà con il popolo kurdo Graziella Bronzini

ALLEGATO A chi ha stretto la mano a Tarik Aziz Mentre le nostre comunità erano riunite per ultimare la lettera aperta al movimento contro la guerra, abbiamo visto scorrere alla televisione le immagini disgustose dell’accoglienza a Tarik Aziz, uno dei maggiori criminali responsabili degli eccidi del popolo iracheno, citati nella lettera suddetta. Quelle immagini ci hanno mortificato profondamente e riempito di sdegno, perché le mani che hanno stretto le mani di Tarik Aziz sono quelle che meglio conoscono il dramma del popolo iracheno, a cui in più occasioni hanno espresso solidarietà. Noi, che siamo le vere vittime di quelle mani grondanti di sangue innocente, facciamo fatica a pensare, pur essendo contrari alla guerra sia per una scelta di principio, che per amore della vita e della libertà, che un criminale come Tarik Aziz sia accolto ad ascoltato come messaggero di una pace possibile in Iraq , che lasci al suo posto il regime terrorista di Saddam Hussein. E scusateci se ci viene da credere che i valori di democrazia e di libertà che così strenuamente difendete Vi siano cari solo quando riguardano Voi.
da Miti Vigliero

COME DICONO DI NO LE DONNE



Tu sei un bravo ragazzo: meriti di meglio (quando si dice "bravo ragazzo" non c'è niente da fare)
No, guarda, lasciamo le cose così come stanno: non roviniamo tutto (un po' come non andare in vacanza per rimanere contenti delle immagini viste in catalogo...)
No, meglio di no, siamo troppo diversi e troppo uguali allo stesso tempo. Non potrebbe funzionare (forse forse l'ho scampata..)
Non che mi dispiaccia: mi aspettavo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto, ma mi sembrava che tu avessi già capito dai miei atteggiamenti come stanno veramente le cose (insomma: ti sei fatta corteggiare per dimostrare alle amiche che piaci)
No, il nostro segno zodiacale non sarebbe compatibile (ah beh, se lo dice l'oroscopo..)
Guarda, mi prendi alla sprovvista; dovrei pensarci, ma intanto continuiamo a vederci (ok, fissiamo un altro colloquio..)
Alle volte mi chiedo chi sono, da dove vengo, dove vado: non ho trovato risposte per me stessa, figuriamoci per un altro (a volte capisco i talebani...)
Io non posso pensare a te se non come a un buon amico o a un fratello (magari un cugino lontano già che ci siamo..)
Restiamo amici (voglio che tu resti comunque disponibile così posso raccontarti nei più dolorosi dettagli cosa faccio con gli uomini che mi piacciono davvero).
Sei come un fratello per me (non c'è speranza)
Se me lo avessi chiesto un mese fa.. Ma te l'ho chiesto! Due, volevo dire due mesi fa...
Non posso perché ti voglio troppo bene! (eh già, di solito il fidanzato lo si odia o lo si tollera, giusto?)
Sono una single per vocazione (mai mi metterei con uno sfigato come te)
No, guarda, le donne come me sono destinate a rimanere sole (a forza di tirarsela sì!)
C'è un po' di differenza d'eta'... (sei un matusa; e se fossi + giovane saresti troppo giovane)
Mi attrai ma non in quel senso... (sei brutto sfigato e hai l'alito cattivo)
La mia vita è già abbastanza complicata in questo periodo (non voglio che tu passi la notte da me, se no senti le telefonate degli altri ragazzi con cui mi sto dando da fare)
Sono fidanzata (preferisco il mio gatto)
Non mi metto mai assieme a qualcuno con cui lavoro (non uscirei con te nemmeno se fossimo nello stesso sistema solare, figurati nello stesso posto di lavoro)
Sto dedicando tutte le mie energie alla carriera (perfino una roba noiosa come il mio lavoro è più divertente di te)
No, guarda, è un periodo che sono distratta da cose più grandi di me. Devo prendere delle decisioni che non so prendere, e così la mia percezione delle cose è confusa e incoerente (ecco, adesso sono confuso anche io)
L'ultima cosa che vorrei fare è ingannare qualcuno, a cui soprattutto tengo, così per gioco.
Stare con te mi piace perché sei una persona davvero interessante e in gamba, ma il mio cuore è preso interamente da un'altra persona (che notoriamente non ti caga di striscio)
Il mio ideale sarebbe farti felice in qualche modo, ma ovviamente non nel modo che mi chiedi tu (Eh?)
Mi dispiace dovertelo dire così, ma su queste cose non si può mentire agli altri e soprattutto a sé stessi
Può darsi che ci ripensi: è il momento che è sbagliato, non la persona (e adesso cosa faccio? torno dopodomani?)
Non sei tu che non vai bene per me: sono io che non vado bene per te

COME DICONO DI NO GLI UOMINI



10. Sei come una sorella per me (sei brutta)
9. C'è una piccola differenza d'età... (sei brutta)
8. Mi attrai ma non in quel senso (sei brutta, la diplomazia comincia a scarseggiare..)
7. La mia vita è già abbastanza complicata in questo periodo (sei brutta)
6. Sono fidanzato (sei brutta)

5. Non mi metto mai assieme a qualcuno con cui lavoro (sei brutta)
4. Non sei tu, sono io (sei brutta)
3. Sto dedicando tutte le mie energie alla carriera (sei brutta)
2. Sono un single per vocazione (sei brutta)
1. Restiamo amici (sei incredibilmente brutta)

16.2.03

Il direttore del "Foglio": "Non condivido la manifestazione"
Prima aveva polemizzato con Cofferati ed Epifani su Ciampi

Iraq, Giuliano Ferrara stizzito
abbandona la diretta tv


E dei pacifisti aveva detto: "Sono più di tre milioni
sono tanti quanti gli iraniani al ritorno di Komehini"


ROMA - "E' una bella manifestazione, pienamente legittima di cui non condivido la natura politica. Quindi, visto che la mia presenza è piuttosto ingombrante, lascio lo studio e torno a casa". Giuliano Ferrara abbandona la diretta televisiva del corteo della pace in onda su La7. Visibilmente stizzito, il giornalista, che dall'inizio della trasmissione aveva avuto scontri polemici con gli organizzatori dell'iniziativa, si è tolto il microfono, si è alzato e se ne è andato.

Prima Ferrara aveva avuto uno scambio di opinioni vivace con Sergio Cofferati, intervistato da La 7 durante la manifestazione contro la guerra, sul presidente della Repubblica Ciampi. "Oggi Ciampi ha scritto una lettera di plauso a Berlusconi - ha affermato Ferrara - ringraziandolo per aver fatto di tutto perché l'Italia si adoperasse per tenere la crisi dentro l'ambito delle Nazioni Unite. Ciampi è rimbecillito?". Questo, ha risposto Cofferati, "lo dice lei, lo dica al presidente della Repubblica. Posso avere tranquillamente una posizione diversa da quella del presidente - ha aggiunto - e prospetterò questa diversità senza l'ironia un po' corrosiva che lei utilizza di solito, e che può diventare sgradevole per il presidente stesso".

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Stessa lite anche con il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. "Nel messaggio di Ciampi - ha detto Epifani - c'è anche un richiamo affinché l'azione del governo non si muova fuori dalle deliberazioni dell'Onu". "Forse vuol dire - ha replicato Ferrara - che Ciampi ha dato un plauso al governo per fargli invece cambiare linea?". "Lei è molto acuto e intelligente - ha risposto il leader della Cgil - dunque penso che capisca che cosa voglio dire". "Se continuate a essere faziosi come al solito - gli ha risposto Ferrara dallo studio - costringete anche me ad essere fazioso e a strumentalizzare le parole di Ciampi".

Il direttore del Foglio aveva anche criticato gli organizzatori del corteo secondo i quali i partecipnati sarebbero tre milioni. "Solo tre milioni? - ha ironizzato Ferrara - Ma sono molti di più: almeno cinque-sei, come quando Kohmeini tornò in Iran...". Visibilmente nervoso, Ferrara si è divertito a punzacchiare un po' tutti. Rivolto ai pacifisti che ballavano, per esempio, ha detto: "Ma che si ballano? Che sono le prove per la discoteca del sabato sera?"

Così, intorno alle 16, dopo l'ennesimo collegamento con il corteo, Ferrara ha chiesto la parola e ha ribadito la sua linea: "Se l'11 settembre fosse avvenuto a Roma, Parigi o Berlino e se i kamikaze si facessero saltare in aria anziché sui bus di Tel Aviv in quelli italiani, questa manifestazione oggi non ci sarebbero". Quando Gad Lerner, anch'egli ospite della trasmissione, ha cercato di interromperlo per fargli notare che cortei pacifisti sono in corso anche in Israele, e gli ha chiesto: "Ti posso fare una domanda politica? ". "Falla a Massimo Teodori", gli ha risposto il direttore del Foglio, alzandosi e imboccando l'uscita. Poi Lerner è tornato sulla "diserzione" di Ferrara: "Ringrazio Gustavo Selva restato fino alla fine in studio a sostenere le ragioni della guerra a Saddam - ha detto - a differenza di Ferrara che invece 's'è dato'".

Più tardi il direttore del Foglio dirà: "Sono andato via sulla base di un ragionamento. Siccome arrivano sempre molte telefonate che dicono 'fateci vedere la manifestazione', ho detto che questo è come un reality show, come il Grande Fratello: vogliono vedere se stessi. E allora, siccome io sono grande, grosso, troppo ingombrante, mi sono tolto di mezzo...". Poi, più preciso, risponde all'accusa di Lerner: "Macchè diserzione: sono andato via perché non mi volevo sentire nelle condizioni del petulante che occupa troppo a lungo lo schermo". E ammette: "E' vero, ho fatto un pò lo spiritoso", scegliendo il ruolo del "controcanto ironico". Infine, liquidando quella sul Grande Fratello come una "battuta", conclude: "Sono favorevolissimo a iniziative di questo genere, ma mi piaceva che la trasmissione fosse un po' puntuta".

15.2.03

indovinello



Ti trovi al volante della tua auto e circoli ad una velocità costante.
Alla tua destra c'è un precipizio. Alla tua sinistra un camion dei pompieri che viaggia esattamente alla tua stessa velocità.
Davanti a te corre un maiale visibilmente più grande della tua macchina.
Davanti al maiale corre un uccello grande quanto il maiale che, ovviamente, corre alla stessa velocità del maiale.
Dietro di te, invece, segue un elicottero che vola raso terra.
Gli ultimi due, sono due cavalli che trainano un calesse, anch'essi alla tua stessa velocità.
RISPONDI
Come fai per fermarti?













SCENDI DALLA GIOSTRA E VAI A LAVORARE, SCANSAFATICHE!

11.2.03

ATTO TERZO FRANCESCO MERLO RISPONDE A GINO STRADA

Le colombe e i lupi Ne' -Ne'


di Francesco Merlo (Corriere della Sera)

Io credo che lei, gentile Gino Strada, sia certamente un chirurgo straordinario, innalzato su un piedistallo di nobiltà etica. Lo dico senza ironia, ma con sincera ammirazione. Ed è, anzi, proprio per questo che capisco quanto il signor Né-Né possa i ndurla in tentazione, o quanto lei stesso rischi di diventare un signor Né-Né, non più medico neutrale, non più nemico della sofferenza d' Occidente e d' Oriente, della ferita che non segue il corso del sole. Lei, insomma, da farmaco senza ideologia né patria, apolide come la penicillina, rischia di diventare uno dei tanti maestri di pensiero politico italiano, leader e simbolo partigiano che tra i pacifisti nidifica. Sarebbe davvero imperdonabile, una bruciante sconfitta per tutti noi, se alla fine anche lei più che un pacifista diventasse un paciere, di quelli che trattengono l' uno mentre l' altro lo picchia. Il signor Né-Né, lo ripeto per chiarezza, non è infatti un pacifista, anche se si accuccia proprio in quella passione per la pace che è la passione di tutti noi, anche la mia, una passione necessariamente sobria e mai gridata e che lei, invece, gentile e coraggioso chirurgo Gino Strada, qui, purtroppo, sbrodola. Voglio dire che si può legittimamente pensare che l' intervento mi litare contro Saddam sia un errore, senza diventare per questo un signor Né-Né. E ci si può battere, diplomaticamente e politicamente, perché si provi un' altra strada, ben sapendo che l' esilio volontario di un dittatore terrorista, come generosamen te vorrebbe Pannella, è solo una trovata retorica e che neppure l' embargo è una strada indolore, visto che le spese le pagano soprattutto i deboli, i poveri, i vecchi e i bambini mentre i furbi, «le volpi», ben si accomodano nelle disgrazie, sempre travestiti da benefattori, da santi, da pacifisti. Si può persino mestamente rassegnarsi a Saddam, e sceglierlo come male minore, in attesa di prove più schiaccianti e di nuovi genocidi. L' importante, mio gentile e coraggioso chirurgo, è sapere che in guerra, nella guerra che ci è stata dichiarata l' 11 settembre a New York, non è consentito stare né di qua né di là: o si sta con l' Occidente, con il suo petrolio e la sua democrazia, o si sta invece con Saddam, con il suo petrolio, il suo satra pismo e la sua dittatura etnocida e terrorista. Lei, dunque, gentile e coraggioso chirurgo, stia con chi le pare, ma non dica di non stare né né. La sua lettera poi è la prova di quanto l' intelligenza sia secca e netta, come le buone operazioni chir urgiche. La parola, quando è troppa, surroga la poca intelligenza dei fatti. E io temo che lei sia ricorso alla facondia, o meglio alla verbosità, per non impegnarsi appunto nell' intelligenza di quell' evento enorme: la guerra contro l' Occidente di chiarata dall' islamismo fanatico nell' attacco alle due torri e nell' eccidio di quei nostri fratelli, bianchi, neri, ispanici, e anche arabi, una guerra non solo al simbolo architettonico ma al cuore fisico di una civiltà, quella verticale, quella della tecnica che corre in cielo, quella della democrazia, la nostra civiltà che è impastata con le ragioni dell' Altro ed è fatta anche di chirurghi pacifisti che ci riempiono d' orgoglio proprio perché si volgono all' Altro, con la pietas laica che soccorre i corpi ben più della pietas religiosa, così attenta a confortare l' anima. La retorica, cui lei fa abbondante ricorso, è sempre un grido di malessere dell' intelligenza. Io per esempio mi sgomenterei alla vista delle mille sofferenze depos itate negli ospedali, nei suoi encomiabili ospedali. Non avrei nessuna intelligenza adeguata a quelle piaghe e perciò potrei, certamente sbagliando, scrivere contro la chirurgia, che emotivamente e scioccamente detesto, e magari produrre sino al dopp io di lamenti che lei ha scritto contro di me, sempre sotto forma di buoni sentimenti. Ecco, io temo, e lo dico con rispetto sincero, che proprio questo le sia accaduto. Si può infatti vedere Ground Zero e non capire. Addirittura, a volte, più si ved e e meno si capisce. Ma eccoci tornati al punto: a noi è stata dichiarata la guerra. E in guerra, purtroppo per lei, per Rosy Bindi, e per me, non si può scegliere di non scegliere, non si può stare né di qua né di là, come si illusero di stare i pac ifisti che nel 1939 gridavano nelle strade di Parigi di non volere morire per Danzica e poi caddero in posti sconosciuti per la difesa della Francia, dell' Europa e del mondo civile. Né ci si può commuovere per gli ebrei della Shoah e poi odiare gli ebrei di Israele, e bruciare le loro bandiere nelle strade d' Europa in sintonia con quanto avviene nelle strade dell' Islam. Pensi, ancora, a quelli che inventarono lo slogan, che tanto le piace, «né un soldo né un uomo», e che poi consegnarono alla destra, cioè al fascismo e al nazismo, le ragioni democratiche dell' interventismo coraggioso. La retorica delle buone intenzioni ha sempre dei profittatori, degli astuti signori Né-Né. Dove vuole che vadano i lupi e le volpi se non tra le colombe d el coraggioso Gino Strada, e nei pollai?

10.2.03

ATTO SECONDO GINO STRADA RISPODE A FRANCESCO MERLO

Né un soldo Né un uomo


di GINO STRADA
Chirurgo di guerra, fondatore di Emergency

La mattina presto abbiamo l'abitudine, qui nell'ospedale di Emergency a Kabul, di dare una occhiata ai titoli dei quotidiani su Internet. Dalla prima riga dell'editoriale del Corriere del 2 febbraio vengo a sapere di essere un Signor Né-Né, neologismo coniato dal Signor Francesco Merlo nel commentare la dichiarazione di Armando Cossutta di non essere «né con Saddam né con la guerra». Così, additato come Signor Né-Né, ho cercato di capire meglio chi sono e come la penso leggendo il resto dell'articolo.
Dopo poche righe ho scoperto - e mi ha sorpreso - di essere una «scoria del pacifismo», una «serpe», anzi un «lupo», di più, una astuta «volpe». Mancavano il dobermann, il grizzly e lo squalo bianco, ma mi sono preoccupato lo stesso, specie dopo aver saputo, qualche riga più sotto, di essere uno che «solletica il "me ne frego" irresponsabile, il qualunquismo». Perbacco, mi sono detto, o qualcosa di simile. Se ha ragione il Signor Merlo sono davvero in una brutta situazione. Così ho deciso di verificare se la penso davvero come il Signor Né-Né.
«Né con lo Stato né con le Br»: no, qui il signor Merlo si sbaglia. Da sempre odio il terrorismo, sono stato contro le Br e per lo Stato. Lo sarei ancora oggi, in un momento in cui mi sembra che lo Stato italiano e le sue istituzioni siano orientati in direzioni che non apprezzo. Rincuorato dal non essere almeno quel tipo di Signor Né-Né, ho continuato la lettura.
«Né con la Resistenza né col fascismo»: anche qui - ma come è possibile? - il Signor Merlo si sbaglia. Io sono sempre stato antifascista e ho un grande rispetto, e anche una grande passione, per lo spirito della Resistenza che ha portato, tra l'altro, ad elaborare la Costituzione del mio Paese. E sono talmente attaccato a quei valori e alla Costituzione, che mi ha indignato il vedere che vari governi italiani - di centrosinistra e di centrodestra - hanno in passato deciso di portare il mio Paese in guerra votando contro la nostra Costituzione, che sento anche mia.
«Né con Hitler né con gli ebrei»: come va giù pesante, Signor Merlo. Io sono nato dopo la Seconda guerra mondiale, non ho ricordi diretti ma ho ascoltato storie, letto libri, visitato luoghi. Mi è capitato di piangere sui luoghi dell'Olocausto - tra le tragedie più grandi nella storia dell'uomo - come mi è successo anni dopo visitando Ground Zero, e in altri luoghi a Lei sconosciuti. Non sono mai stato dalla parte di Hitler - in questo concordo - ma sto, per motivi che le sarebbero incomprensibili, dalla parte delle vittime. Dalla parte degli ebrei e di tutti gli altri massacrati con loro dalla follia nazista. Per le stesse ragioni sto dalla parte delle vittime del terrorismo. E della guerra, Signor Merlo, che è la più diffusa forma moderna di terrorismo.
E' scandalizzato, Signor Merlo, da questa affermazione? Provi lei a trovare parola più adatta che «terrorismo» per descrivere una «attività umana» - quale è la guerra - che uccide e mutila e ferisce e annichilisce esseri umani, il novanta per cento dei quali civili innocenti.
Guerra a Saddam, l'anno scorso c'erano i Talebani e Osama, qualche altro «mostro» è già in fabbricazione. Avanti, alle armi, bombardiamo tutti, per i prossimi cinquant'anni. Ogni volta, alla fine di una delle guerre contro i «mostri»... il mostro è ancora lì. Mentre almeno il novanta per cento delle vittime delle guerre sono civili. Povera gente, che si vede innaffiata di bombe perché il suo Presidente, di solito, è un dittatore in disgrazia che ha litigato con gli alleati di prima.
«Effetti collaterali» vengono chiamate, non so se anche lei abbia usato quel termine. Spero di no. Perché sono certo, Signor Merlo, che lei si indignerebbe, e soffrirebbe anche molto, nel sentire liquidare la morte di suoi familiari sotto un bombardamento come «effetto collaterale».
Novanta per cento di vittime civili: è un dato statistico, Signor Merlo, come lei ben sa. Di tutte le guerre nell'ultimo mezzo secolo.
Ero quasi sicuro, a questo punto, di non avere alcuna delle caratteristiche del Signor Né-Né, e invece mi è arrivata la mazzata: «Né un soldo né un uomo». Ebbene, lo ammetto pubblicamente, su questo punto sono un Signor Né-Né. Credo infatti che l'Italia non dovrebbe fornire né un soldo né un uomo a nessuna guerra. Anzi credo che il Parlamento italiano dovrebbe condannare la guerra - non dovrebbe essere difficile, la Costituzione la «ripudia» - e starne rigorosamente fuori.
Mi piacerebbe, glielo confesso Signor Merlo, che qualche membro del Parlamento presentasse una mozione proprio come l'ha suggerita lei: «né un soldo né un uomo» per la guerra. Ci aggiungerei solo «e neppure una base aerea né un permesso di sorvolo». Vorrei l'Italia fuori dalla guerra, vorrei vedere etica e umanità, e senso di giustizia, nella classe politica italiana. Vorrei l'Italia fuori dalla barbarie.
Forse vale la pena di parlare della barbarie, Signor Merlo.
Nel 1996 Madeleine Albright, allora Ambasciatore Usa all'Onu prima di diventare Segretario di Stato, fu intervistata dalla televisione americana Cbs sull'embargo all'Iraq. «Abbiamo sentito che mezzo milione di bambini sono morti in conseguenza all'embargo. Ne valeva la pena, era necessario?» chiede l'intervistatore.
Risponde la Albright: «Penso che questa sia una scelta molto dura, ma la posta in gioco... we think the price is worth it». Pensiamo che per quella posta ne sia valsa la pena.
La barbarie, appunto. Vede, Signor Merlo, io credo che un cervello umano normale, di fronte alla domanda «valeva la pena di ammazzare mezzo milione di bambini?» non possa rispondere «Sì».
Se invece qualcuno lo fa, come ha fatto la Signora Albright, se risponde «Sì, ne è valsa la pena», io le assicuro, Signor Merlo, di non aver più bisogno di inventarmi mostri esotici con i quali guerreggiare: il mostro è già lì davanti ai miei occhi.
E' stato talmente disumano quel progetto di distruzione dell'infanzia irachena che due responsabili dell'Onu si sono dimessi «per non essere complici di un genocidio». Cinquecentomila bambini sono stati uccisi in Iraq tra il 1991 e il 1998 a causa dell'embargo, come confermano rapporti dell'Onu, documenti accessibili a tutti.
A proposito, di questo ha mai scritto nei suoi editoriali, Signor Merlo? O crede anche lei che ne sia valsa la pena? In ogni caso, avendo confessato di essere un Né-Né, almeno su una questione, mi è venuta anche qualche curiosità. Perché vede, Signor Merlo, i suoi Né-Né sembrano un pugno di fanatici furbastri, che hanno optato per «il modo peggiore, il più ipocrita di stare con Saddam».
Anzitutto mi piacerebbe sapere quanti italiani sono dei Né-Né. Quanti di noi sono contrari alla guerra all'Iraq, a quanti di noi fa schifo la prospettiva di un nuovo massacro per il petrolio, senza perciò essere sostenitori di Saddam Hussein? Perché non ce lo dice, Signor Merlo? Lei ha accesso alle fonti, lei è l'informazione. A me, che sono semplicemente un chirurgo, risulta che ben oltre i due terzi degli italiani sono contrari alla guerra. A lei? Questo almeno potrebbe farcelo sapere, ci sarebbe utile, sapere quanti siamo.
Invece no. Lei preferisce il dileggio, l'insulto; e la retorica: «E' vero infatti che noi occidentali sappiamo che il pacifismo assoluto è un'utopia infantile, perché la storia delle relazioni internazionali è fatta di guerre, e le paci vanno difese con le armi perché rappresentano la guerra in riposo». Ma lei, Signor Merlo, è sicuro di poter spendere concetti di questo calibro a nome di «noi occidentali»? «Liberiamoci, dunque, del signor Né-Né. Per una volta, smascheriamolo "prima"». Ecco: smascheriamolo, andiamo a vedere il pericoloso filoterrorista nemico della sicurezza mondiale che si cela sotto le sembianze di Rosy Bindi.
Il che, nel codice di un certo giornalismo, significa di solito via libera all'insulto, alla menzogna, alla calunnia preventiva: smascheriamolo «prima».
Mi spiace, Signor Merlo, è troppo tardi.
Già dal 15 febbraio, lei si accorgerà - ma in fondo lei lo sa già, è che non le va di scriverlo, o a qualcuno non va che lei lo scriva - di quanti Né-Né ci sono in Italia e in Europa.
Sa, Signor Merlo, ho l'impressione che il partito della guerra del petrolio - quello di Bush junior della Harken e di Bush papà del Carlyle Group (dove stanno anche un po' di parenti stretti di Osama), quello di Dick Cheney della Halliburton, di Condoleezza della Chevron, di Rumsfeld della Occidental, il vertice della «grande democrazia americana» tanto per capirci - non passi un gran momento. Forse nemmeno gli amici «dell'amico George» sono messi molto meglio. Vorrebbero portare l'Italia in guerra, un'altra volta, e la gente non ne vuol sapere. Imbavagliano l'informazione in modo da renderla indistinguibile dalla propaganda - ne sa qualcosa, Signor Merlo? - oppure la gente non li ascolta. Rendono i telegiornali molto simili al Carosello di buona memoria, eppure le persone continuano a pensare, a riflettere, a porsi domande.
Arrivano al punto di predire la distruzione di Firenze in diretta tv, e un milione di persone sfila pacificamente e solidarizza coi cittadini, tutti insieme contro la guerra.
Che cosa sta succedendo, Signor Merlo, i Né-Né sono sfuggiti di mano, hanno opinioni diverse da quelle degli «opinionisti»? A un attento editorialista come Lei suggerirei di stare a vedere cosa succederà in Italia, Signor Merlo, se il Governo proporrà di entrare in guerra violando la Costituzione e se il Parlamento lo deciderà, votando contro l'opinione dell'ottanta per cento dei cittadini italiani.
Ho come la sensazione che non filerà via liscia, che i cittadini si siano stancati di fare da telespettatori, che i padroni delle testate debbano rassegnarsi a non essere anche padroni delle teste...

Gino Strada

9.2.03

LE RAGIONI PER DIRE NO



di Ferruccio De Bortoli (sul Corriere della Sera)


Quale sarà la posizione del Corriere nel giorno in cui, speriamo di no, scoppierà la guerra? Nei conflitti precedenti ci esprimemmo a favore del ripristino della legalità internazionale violata con l’invasione del Kuwait (’91); condividemmo l’intervento in Kosovo nel 1999; appoggiammo la guerra in Afghanistan ai talebani complici dei terroristi di Al Qaeda nel 2001. L’uso della forza, legittimato dall’Onu, è innegabile che sia stato un bene per l’umanità. I pacifisti di allora dovrebbero chiederne conferma ai cittadini kuwaitiani, alle donne afghane, alle minoranze etniche dei Balcani. Nessuno può dire che si stava meglio quando si stava peggio, per esempio con il macellaio Milosevic o con i tagliagole di Kabul. Oggi è diverso. Il 12 settembre del 2001 scrissi un editoriale dal titolo «Siamo tutti americani». Lo siamo ancora, anche perché la trincea è comune. Ma esserlo non significa rinunciare a critiche e dubbi. L’amicizia è fatta di lealtà, non di passiva fedeltà. L’Europa deve trovare la forza (intellettuale), oltre che l’unità politica, di rinsaldare il proprio legame con gli Stati Uniti. Anche nella diversità delle idee. L’appiattimento delle opinioni e l’irritazione per i dubbi di coscienza non rendono più efficace la lotta al terrorismo. Tutt’altro. Gli americani sono in guerra (e noi europei spesso ce lo dimentichiamo), si sentono seriamente minacciati dal terrorismo, sono stati attaccati per la prima volta nel loro territorio, hanno avuto tremila caduti. Ma spiace leggere troppi autorevoli e sprezzanti giudizi sull’indecisa Europa. L’antieuropeismo cresce al pari purtroppo di quell’antiamericanismo strisciante che abbiamo sempre condannato: questo sì frutto della vecchia Europa smemorata e irriconoscente. L’Atlantico è più largo.
Il nostro no a questa guerra è certo anche spontanea espressione di quegli interrogativi che dilaniano le coscienze di ogni cittadino. Nessun italiano, crediamo e speriamo, ama la guerra o ne intravvede un calcolo di convenienza. Siamo per la pace ma non pacifisti a senso unico (né con Bush né con Saddam) o di maniera (che tristezza leggere che La Civiltà Cattolica mette sullo stesso piano le violazioni delle risoluzioni Onu di Iraq e di Israele). Ma il nostro è anche un no razionale, per quanto possibile. E non perché le prove contro Bagdad non siano ancora convincenti. Forse non servono nemmeno. Qualcuno ha dubbi sulla minaccia costituita da un regime che ha già impiegato armi chimiche e gasato oppositori e curdi? No. La realtà è che la guerra preventiva è il prodotto, pur comprensibile ma pericoloso, del neounilateralismo americano e soprattutto non è iscritta nel sistema condiviso delle regole internazionali. Così, mentre si cercano le prove contro l’Iraq emergono, macroscopiche, quelle contro la Corea del Nord, che arriva persino a minacciare di attaccare gli stessi Stati Uniti. La guerra preventiva rischia di trasformarsi in una guerra continua: dopo l’Iraq toccherà al vicino Iran che fra pochi anni avrà l’atomica? E che fare con la Siria che considera patrioti i kamikaze?
Siamo sicuri che una pressione internazionale costante, un’ispezione prolungata, una vigilanza ferrea (con l’impiego dei caschi blu come pensano Parigi e Berlino), non otterrebbero, dal lato della sicurezza e della lotta al terrorismo, migliori risultati di un conflitto dalle conseguenze imprevedibili, specie nei Paesi arabi confinanti? E’ la guerra continua l’eredità che lasceremo ai nostri figli in un Occidente più diviso e, dunque, più vulnerabile? E’ questo il modo migliore di dialogare con gli arabi moderati? E, soprattutto, con i giovani di quei Paesi, che saranno le classi dirigenti di domani, per convincerli che l’Occidente è libertà, democrazia, che rispetta e si fa rispettare e usa la forza soltanto quando vi è costretto?

IL SOLITO RICATTO MORALE


da Massimo Fini per il Gazzettino

È il solito ricatto morale che ci perseguita da decenni e che assume, di volta in volta, le più svariate forme: se non si è capitalisti si è inevitabilmente comunisti, se non si è filo israeliani si è antisemiti, se non si sta con l'America si sta con i terroristi. Di questo ricatto e di questi paralogismi manichei, con buona pace di Francesco Merlo, ne abbiamo, da tempo, piene le tasche e non siamo più disposti a subirli o a tollerarli. Si può essere anticapitalisti senza essere marxisti, si può criticare Israele, che è uno Stato e va quindi trattato come tutti gli altri Stati, senza pregiudizi e senza sconti, e non essere antisemiti, si può non essere d'accordo con questa guerra senza perciò essere terroristi o amici di Saddam o pacifisti pelosi e a senso unico.

La guerra all'Iraq ha poco o nulla a che vedere con l'11 settembre e la lotta al terrorismo internazionale. Non c'era un iracheno nei commandos che attaccarono le Torri Gemelle e il Pentagono, non è stato trovato un solo iracheno nelle cellule di Al Qaeda che sono state via via scoperte. C'erano, e ci sono, arabi, sauditi, yemeniti, giordani, algerini, tunisini, egiziani ma non iracheni. E, una volta tanto, ha ragione Tarek Aziz quando afferma che l'Iraq è lontano dal fondamentalismo islamico. L'Iraq è sostanzialmente uno Stato laico - e per questo fu appoggiato dagli Stati Uniti contro l'Iran integralista di Khomeini - e Saddam si è inventato campione di musulmanesimo solo all'epoca della prima guerra del Golfo, per opportunismo, per avere la solidarietà degli altri Stati islamici della regione che lo detestano.

E infatti la guerra all'Iraq non viene motivata dagli americani come lotta al terrorismo, ma con una ragione diversa: ritengono che Saddam Hussein possegga "armi di distruzione di massa", chimiche e batteriologiche, tali da poterli mettere in pericolo. La domanda quindi che ogni Paese (e non l'Occidente con la O maiuscola, che è un concetto astratto, falsificatorio, orwelliano e vagamente rabbrividente), compresa, l'Italia, deve porsi è questa: costituisce realmente un pericolo l'Iraq di Saddam Husssein per la comunità internazionale o per quanto ci riguarda, per gli Stati Uniti e i Paesi ad essi collegati? Rispondere sì o no a questa domanda, purché lo si faccia con argomenti convincenti, non significa essere, a seconda dei casi, guerrafondai o pacifisti o amici di Saddam o terroristi. Significa solo ragionare, sempre che Francesco Merlo e tutti i Francesco Merlo del Creato lo consentano ancora. Molti Paesi, come la Germania, la Francia, la Russia, la Cina, che non sono poi gli ultimi della pista, ritengono che non ci siano ragioni sufficienti, né militari, né economiche, né giuridiche per fare una guerra all'Iraq che oltre a provocare centinaia di migliaia di vittime fra i cittadini iracheni (Bush ha promesso migliaia di missili sulle città prima di muovere l'esercito di terra) può avere conseguenze disastrose: destabilizzare i Paesi arabo-musulmani nostri alleati (Giordania, Egitto, Marocco, Tunisia, Turchia) e fare, essa sì, un grosso regalo al terrorismo internazionale. E contro la guerra è anche la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica europea, inglesi compresi, il che varrà pure qualcosa per Paesi che si dicono e si pretendono democratici e fondati sul consenso.

L'Italia è un alleato dell'America. Ma essere alleati non significa essere fedeli (fedeli sono solo i cani o i mafiosi) né servi. Abbiamo il diritto, anzi il dovere, di ragionare con la nostra testa, seguendo i nostri interessi, i nostri princìpi, la nostra logica e anche i nostri sentimenti. Se ci fossero delle buone ragioni per andare ad ammazzare 32.195 bambini iracheni, come facemmo nel Golfo nel 1990-91, diremmò di sì a questa guerra. Ma queste ragioni - e non siamo i soli - non riusciamo a vederle. E tantomeno le vediamo dopo il grottesco rapporto presentato da Colin Powell, un gigantesco processo alle intenzioni che va in perfetta armonia con la neoteoria americana della "guerra preventiva", ma non con la giustizia, il diritto internazionale, la legittimità internazionale e la logica. E fa una certa impressione, bisogna dirlo, vedere che gli Stati Uniti hanno lanciato un ultimatum, ma non a Saddam Hussein bensì all'Onu, cioè al consesso delle Nazioni del mondo. E viene da chiedersi, con sgomento, chi è che ha la "pistola fumante" in mano. In Medio Oriente o altrove.



8.2.03

GLI EBREI NON VOGLIONO ESSERE CHIAMATI RAZZA


gherush92@gherush92.com

Gli ebrei non vogliono essere chiamati "razza", ogni elucubrazione dialettica, filologica o filosofica e qualsiasi interpretazione che vuole giustificare l'impiego di questo termine è inaccettabile. Non usate questa espressione altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

Gli ebrei non vogliono essere chiamati "deicidi", ogni elucubrazione dialettica, filologica o filosofica e qualsiasi interpretazione che vuole giustificare l'impiego di questo termine è inaccettabile. Non usate questa espressione altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

Gesù non era il figlio Dio, non era un profeta, non era un maestro, non era il messia.
Il tribunale ebraico ha condannato il cittadino ebreo Gesù nel pieno delle sue funzioni e facoltà. La sentenza espressa dal tribunale ebraico è stata eseguita dalla Potenza Occupante. Tutto è avvenuto secondo la norma e secondo la procedura, quindi regolare.

Gli ebrei non vogliono essere chiamati razzisti o praticatori dell'apartheid o razza persecutrice, ogni elucubrazione dialettica, filologica o filosofica e qualsiasi interpretazione che vuole giustificare l'impiego di questi termini è inaccettabile. Non usate queste espressioni altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

La Shoah appartiene agli ebrei. Non banalizzate, non minimizzate, non negate, riformate, sublimate, assimilate, paragonate, parificate, non universalizzate, non appropriatevi della Shoah altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

La Shoah, organizzata ed eseguita dai nazi-fascisti, non è frutto della banalità del male né è frutto dell'ignoranza né della paura dell'altro o del diverso, ma è l'apice e la chiara conclusione di un processo discriminatorio e persecutorio verso gli ebrei in Europa per opera di cristiani, illuministi, comunisti, socialisti, cattolici.

L'antisemitismo non è frutto della banalità del male né frutto dell'ignoranza né della paura dell'altro o del diverso. L'antisemitismo è una vera e propria cultura che ha origini precise, responsabili precisi, sostenitori precisi. L'antisemitismo per secoli ha mistificato la realtà storica e del diritto utilizzando termini e strumenti riconoscibili, identificabili e documentati. L'antisemitismo si fonda sulla faziosità, sulla calunnia e sulla diffamazione. Non riducete l'antisemitismo ad episodi sporadici o contingenti, né a valutazioni psicologiche, né ad interpretazioni che fanno riferimento al carattere intrinseco della natura umana o alla attualità o alla mondanità altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

Sublimare concetti per trasferirli o attribuirli, inventandosi inesistenti analogie, a situazioni diverse da quelle che le hanno prodotte è un'operazione razzista. Né gli ebrei né lo stato ebraico di Israele sono razzisti né praticano l'apartheid. L'affermazione contraria è falsa. Il razzismo e l'apartheid hanno precise connotazioni geografiche, etiche e politiche e sono frutto di una precisa cultura, quella bianca cristiana occidentale. Non vi azzardate a spostarli dalla loro origine altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

I massimi esperti di razzismo sono gli ebrei i quali sono gli unici che possono stabilire chi è razzista e antisemita e chi non lo è. Gli ebrei non hanno bisogno di consulenti esterni per valutare quello che avviene sulla loro pelle, nei loro cuori e nella loro testa.

I No Global e i loro alleati medio orientali sono semplicisti, razzisti e antisemiti, ragionano solo per sentito dire e schifosamente festeggiano la morte di uno scienziato israeliano, il linciaggio di prigionieri, l'uccisione di appartenenti al popolo e alla nazione ebraica, l'uccisione di appartenenti al popolo e alla nazione Americana, proteggono tiranni sanguinari, insultano e boicottano il popolo e lo stato sovrano di Israele di cui desiderano la scomparsa, accusandoli di nefandezze mai effettuate, di massacri che non esistono, di genocidi che non esistono, di colonie che non esistono, di persecuzioni che non esistono. Essi ricattano chi non li sostiene e minacciano attività industriali ed economiche, attività sociali e sindacali, attività culturali e scientifiche. Essi affermano di essere contro la guerra ma sono solo contro la parvenza della guerra. Essi affermano di essere contro la povertà ma sono solo contro la parvenza della povertà. Sono esseri immondi che sognano una nuova Shoah.

L'identità del popolo e della nazione ebraica non può essere alterata, modificata, assimilata, corretta, validata dai goym. Chiunque non riconosce la legge e la cultura degli ebrei e il loro legame alla terra immagina un nuovo sterminio fisico o culturale ed è razzista e antisemita. La diversità fra gli ebrei all'interno dell'ebraismo sono affari interni degli ebrei. Ci sono anche gli ebrei/non ebrei, gli ebrei non appartenenti all'ebraismo e gli ebrei traditori, come sappiamo. Chiunque si erge a giudice degli affari interni degli ebrei e usa una parte contro l'altra o una parte per il tutto o gli estranei per giudicare gli appartenenti è razzista e antisemita.

Gli ebrei sono stati discriminati, perseguitati, massacrati, sterminati, eliminati nel pensiero e/o nell'azione dai cristiani cattolici cristiani illuministi comunisti socialisti anarchici nazisti fascisti cristiani islamici arabi. Questi pensano ad un mondo senza ebrei o perché eliminati con l'assimilazione o perché eliminati fisicamente.

Eretz Israel è la terra di Israele cioè la terra della nazione e del popolo ebraico. Eretz Israel era costituita dall'attuale stato di Israele, dal West Bank, dall'attuale Giordania, da una parte dell'attuale Iraq e da una parte dell'attuale Siria. Chi vuole acquisire per mezzo delle bombe un diritto che non ha o chi aiuta e sostiene chi vuole acquisire per mezzo delle bombe un tale diritto, quasi fosse un "pizzo" da pagare, è razzista e antisemita.

Il popolo e la nazione ebraica ha sempre aspirato a ritornare nella sua terra Eretz Israel nonostante le persecuzioni, come è bene espresso, dal "sionista" Giuseppe Verdi, nel Nabucco. Esiste un paradosso insostenibile: i Curdi, massacrati a decine di migliaia dagli arabi e non da Israele, sono comunque loro amici e nemici di Israele; gli abitanti della "Palestina", massacrati a decine di migliaia da Giordani e Siriani e non da Israele, sono comunque loro amici e nemici di Israele.

La Palestina non esiste. Il termine "Palaestina" è stato inventato per motivi dispregiativi verso gli ebrei e verso Eretz Israel dalla Potenza Occupante Romana dalla Potenza Occupante Inglese e dalla Potenza Occupante Islamico Araba ma non ha mai avuto alcuna attinenza politica o culturale con quella terra che è rimasta sempre Eretz Israel.

Cristianesimo fascismo e comunismo hanno tentato di cancellare l'identità culturale del popolo e della nazione ebraica nel nome della purezza della fede, purezza della razza e purezza della classe, ma non ci sono riusciti. Chiunque oggi continua a pensare e ad agire in quei termini desidera una nuova Shoà ed è razzista e antisemita.

Oggi la stessa soluzione è tentata nel nome della modernità, del moralismo e del laicismo. Quelli che hanno questi riferimenti per giudicare gli ebrei hanno in mente una nuova ipotesi di sterminio culturale, in nome del quale reiterano i vecchi concetti di razza, lobby, deicidio, sacrifici umani, complotto, denaro e perciò sono razzisti e antisemiti.

Il popolo italiano tedesco e austriaco e altri popoli cristiani sono stati responsabili materiali e morali, come popoli, dell'idea dello sterminio del popolo e della nazione ebraica.

La sinistra non ha espresso alcuna solidarietà verso gli ebrei perseguitati. Karl Marx era un'antisemita. Solo un'antisemita può avere scritto un libercolo come "Sulla Questione Ebraica". Solo un'antisemita può avere scritto il testo "Protocolli dei Savi Anziani di Sion", tornati di moda soprattutto tra i No Global, che li hanno distribuiti alla conferenza di Durban e li proiettano nei loro siti e nei paesi arabi.

Nei paesi occupati dagli arabi gli ebrei sono stati sempre discriminati e sottomessi e hanno subito costanti persecuzioni e pogrom.

Esistono i "coloni" ebrei e i "coloni" arabi. Esistono i profughi ebrei e i profughi arabi.

Se voi considerate il problema ebraico-israeliano come l'unico problema e, come sedicenti improbabili squalificati giudici, lo riducete al vostro giudizio moralistico giocando a rovesciare le vittime e i carnefici, vi dichiariamo razzisti e antisemiti.

Sharon non è un criminale di guerra, ogni elucubrazione dialettica, filologica o filosofica e qualsiasi interpretazione che vuole giustificare l'impiego di questo termine è inaccettabile. Non usate questa espressione altrimenti vi dichiariamo razzisti e antisemiti. Se voi criticate o disprezzate Sharon, prima di aver criticato cristiani cattolici illuministi arabi comunisti fascisti socialisti pacifisti nazisti laici di ora e di sempre, vi dichiariamo razzisti e antisemiti.



NO a "TERRA IN CAMBIO DI PACE"

SI a "PACE IN CAMBIO DI PACE CON I TRE PRINCIPI: SOLIDARIETA' RIPARAZIONE NEGOZIATO"




6.2.03

COSTANZO CONTRO TUTTI



Antonello Caporale intervista Maurizio Costanzo per La Repubblica

Ama fare cose strane: "Mi piace tantissimo gironzolare nei negozi Buffetti, trovo pennarelli, pennini, gommette". Maurizio Costanzo utilizza così la mezz'ora di svago quotidiano. Le malelingue, ma sono senza prove, dicono che oramai abbia steso un sacco a pelo dietro le sedie degli orchestrali del Parioli e preso a chiamare con nomi di donna le telecamere: Gina quella di destra, Chicca, la preferita, quella centrale, Stefania la mobile. Impietosita, Forza Italia sta immaginando per Maurizio una vecchiaia coi baffi ad Ansedonia o, in alternativa, a Rai Educational. Il Domenicale, settimanale di Marcello Dell'Utri (famiglia Berlusconi), scrive che bisognerebbe fare qualcosa per liberarsi dalla dittatura televisiva di Costanzo, che affligge i terrestri da oltre un ventennio. Il dittatore ci ha ricevuti alle 10 e trenta di ieri nella sua residenza: è stato molto gentile, ci ha persino offerto un thè in lattina.

"Dell'Utri ha rettificato, ha visto?".

Se l'è fatta addosso, quando c'è di mezzo lei nemmeno il Papa.
"Mah, le cellule, i circoli dei forzitalioti mi vogliono cacciare, questo è vero".

Legge quello che dicono?
"Sputa nel piatto dove mangia, dicono".

E non è che abbiano torto.
"Voto sempre lo stesso partito, anche se cambia spesso nome: Pds, Ds. A volte la scelta mi soddisfa, altre meno".

Però c'è da dire che quando Berlusconi la viene a trovare lei cambia aspetto.
"Sì, sono imbarazzato e forse lo do a vedere".

Continua a sistemare lui le telecamere quando sale sul palco del Costanzo Show?
"Non lo fa più. Ha questa fissa della nuca, non ama essere ripreso da dietro. Ed ha smesso, su mio consiglio, di traghettare forzitalioti, portarli a teatro con i pullman. Non mi sembrava carino: gliel'ho detto e ha accettato il mio consiglio".

La fa ammattire.
"Non si può dire che trovi al mio posto uno zerbino con su scritto salve".

Però parla lo stesso a lungo, senza interruzioni.
"Ma cosa crede? Trova in giro un altro nome in grado di far meglio?".

In casa di Vespa Berlusconi sembra in effetti più di buonumore.
"Da me non sarebbe potuta accadere la firma del contratto con gli italiani".

Forse.
"Accetto di aggiungere forse".

Comunque Berlusconi la vorrebbe cacciare.
"Perché mai? L'audience è la difesa migliore. Poi sa, ho un patto con Confalonieri: mezz'ora dopo che l'uno è andato via, l'altro lascia".

E se malgrado tutto il Cavaliere le dicesse bye bye?
"Allora saremmo in un regime".

Anche in azienda sta un po' sulle scatole.
"Me ne accorsi nel '94 dal silenzio che si faceva quando passeggiavo nei corridoi di Cologno".

In effetti lei è consulente degli avversari.
"Consulenze gratis. Anche Prodi venne a chiedermi un consiglio su come comportarsi in campagna elettorale: gli dissi di stare tranquillo e apparire per quello che è".

Però lei un po' è dittatore. Di sera molti accendono la tv confidando in una sua vacanzetta...
"C'è un'arma infallibile a portata di mano: il telecomando".

Per trovar spazio in tv l'unica è sposarla.
"Ah sì? Innanzitutto Maria ha dato prova della sua autonoma bravura. Poi ricordo Covatta, Sgarbi, Mastrandrea, Iachetti, Ricky Menphis e non so quanti altri. Gente scovata da me, proposta da me, lanciata dal sottoscritto".

Costanzo, lei crede di vincere ancora?
"Penso che deciderò io se e quando andare via. Quando non mi divertirò più, lo farò".

Tanto alla Rai Baldassarre non la prende.
"Ho capito poco di questa storia, ma ho capito".

E in Mediaset è costretto a vivere in trincea.
"Io, Mentana e Ricci per resistere decidemmo, nel '94, di far asse".

L'uno tiene l'altro.
"Mettono in giro voci dell'uno contro l'altro. Io chiamo e chiedo: l'hai detto veramente? Ok, grazie".

Come comunicate quando ci sono trappole in arrivo?
"Io dico: occhio che volano i paduli".

Dica una cosa bella a favore di Berlusconi.
"Mai una censura, mai".

Ringrazi il capo: c'è il condono fiscale e lei ha società che combattono con l'Iva e l'Irpeg.
"Sono fesso, e perciò in regola col fisco".

A proposito di fesserie, la più grande che ha fatto?
"Quella che si sa, sono stato l'unico ad ammettere....apertis verbis".

Anche Berlusconi si iscrisse alla P2, non ne avete mai parlato?
"Una sola volta. Gli dissi: che grande cazzata".

Lui rispose?
"Niente".

CARA MAMMA TI SCRIVO DALLA GUERRA


di STEFANO BENNI per il Manifesto

CAMP Silvio, deserto iracheno, 2 marzo.
Cara mamma, siamo in zona operativa. Ci hanno detto di non usare mai la parola guerra, locuzione antiquata e drammatizzante, ma piuttosto termini come intervento preventivo, motivi tecnici, obliterazione degli obiettivi. Anche noi soldati dobbiamo esprimere i nostri sentimenti in modo acconcio. Ad esempio non si dice "cagarsi addosso dalla paura" ma "elaborare lo stress in modo autoreferenziale". Quindi sono il tuo Cosimo, e mi sto autoreferenziando perché ho paura che mi obliterino. Siamo in una tendopoli vicino agli americani, e si è creato un clima di sano cameratismo. Loro non ci chiamano più Macaroni, ma Chocolate boys, per l'abitudine del nostro premier di spalmarsi la pelata di Nutella quando va in televisione. Noi non li chiamiamo Gringos ma Findus, perché il presidente Bush si è fatto fare il lifting in crioterapia e per non fare squagliare tutto, se ci guardate bene, porta sempre al collo un filetto di salmone surgelato travestito da cravatta rosa. Ieri è venuto il generale americano Mason e ci ha mostrato le prove delle armi segrete chimiche irachene. Una foto completamente nera, a riprova di quanto sono segrete. Poi ci ha spiegato che i missili iracheni hanno una gittata troppo lunga, mentre come è noto i missili di tutto il mondo hanno gittata comunale o tutt'al più provinciale. Ci ha fatto vedere addirittura un missile iracheno con la marmitta truccata. Poi ha detto che c'è nel mondo un paese governato da un tiranno padrone di tutto e mentitore, che non vuole essere indagato né giudicato, è iscritto a un'organizzazione segreta di incappucciati che ha perseguito piani eversivi, consegna alle televisioni videocassette piene di minacce e per finire ha fabbriche d'armi ovunque, anzi le esporta in tutto il mondo, perciò l'Usa lo attaccherà. Gli abbiamo puntato contro i fucili e non li abbiamo abbassati finché non ci ha giurato che non parlava dell'Italia.
4 marzo Oggi dovevamo avere due gradite visite. Il presidente Berlusconi e Sharon Stone. Ma non sono potuti venire. Invece di Berlusconi è venuto il ministro Martino e invece della Stone Maria De Filippi. Martino era bellissimo, con un cappello texano tricolore e gli sci da fondo. Credeva che l'Iraq fosse come l'Afghanistan. Ha ribadito che l'Italia non è in guerra, ma siamo qui solo per supportare in joint venture logistica l'intervento americano. Comunque ha detto di vigilare poiché il pericolo di un attentato è altissimo, si stanno saldando insieme il terrorismo islamico i pacifisti le brigate rosse i Nas i disobbedienti, gli arbitri, i vescovi e la cassazione. Se colpiranno subito sarà grave ma se non colpiranno sarà anche peggio perché allora gli attentati li farà la Cia e quella va giù pesante. Infine il nostro colonnello ha gridato: volete camminare nel deserto per cinquanta chilometri o vedere Maria De Filippi che balla? Aveva appena finito di dirlo che eravamo tutti e trecento schierati in assetto di marcia. Il colonnello non sapeva se essere contento o meno. Dormiamo in simpatiche camerette col letto a Castelli. No, hai letto bene mamma, non a castello, a Castelli, i padani occupano la branda sotto, i meridionali dormono per terra. Il lettino sopra è occupato da un cartello: la branda va rifatta in nome del popolo.
7 marzo Stamattina abbiamo eseguito un'esercitazione anti guerra chimica. Abbiamo fatto colazione con cappuccino liofilizzato e hamburger surgelati americani. Il cinquanta per cento non ce l'ha fatta ed è a letto che autoreferenzia. E' venuto a trovarci Tony Blair. Che stile, che eleganza! Sembrava Little Tony passato per Oxford. Con lui c'era Gasparri. Che stile, che vivacità! Ha bofonchiato qualcosa per un minuto e poi è rimasto bloccato nella sua solita espressione: a bocca aperta e col labbro pendulo. Un po' alla volta gli si stava riempiendo la bocca di sabbia e allora gli abbiamo messo una maschera antigas. Pensandoci bene, non ha cambiato faccia per niente. Siamo eccitati perché ci hanno detto che in settimana dovrebbe finalmente arrivare Sharon Stone, se no Valeria Marini, se no la Moratti. E poi una buona notizia: a quelli del Grande Fratello li avvertiranno se scoppia la guerra, mentre a noi non diranno cosa succede nella casa del Grande Fratello: una bella rottura di marroni risparmiata.
8 marzo Ci siamo scambiati le mimose. Da alcuni indizi l'attacco sembra imminente. Il colonnello Mason continua a portarci prove delle armi segrete di Saddam, ad esempio ci ha fatto vedere che i cannoni iracheni hanno la canna vuota, cosa ci nascondono dentro? Nel pomeriggio abbiamo visto anche gli ispettori Onu. Hanno tutti un berretto da Sherlock Holmes, la pipa e un metal detector. Gli americani gli hanno detto di scavare tutto in tondo nella sabbia, perché sotto poteva esserci un bunker segreto. Solo alla fine hanno detto che era uno scherzo, volevano solo che qualcuno gli costruisse una bella pista per le biglie, e si son messi a giocare con grande risate. Ho capito che gli americani sono dei gran burloni e che la vita dell'ispettore Onu deve essere durissima. Alla sera, abbiamo visto il film "Il ponte sul fiume Lambro", una versione padana del Ponte sul fiume Kwai con gli albanesi al posto dei giapponesi e Lunardi che fa il colonnello costruttore al posto di David Niven. Il film dura sei minuti, poi naturalmente il ponte crolla. Dopo il rancio il colonnello, democraticamente ci ha prestato il telefonino satellitare e ha detto: adesso ognuno mandi un essemesse alla sua ragazza. Il soldato Micillo, detto Miccichè per la sua intelligenza ha detto: potrei usare altre tre lettere invece di esse emme esse? Il colonnello ha detto che consulterà il regolamento.
12 marzo Stamattina è venuto a trovarci D'Alema. Per mostrare che era per la guerra ma non troppo indossava una giacca da paracadutista, bermuda a fiori, e un preservativo sulla baionetta. Ha detto che dobbiamo essere tecnicamente pronti all'azione pacificatrice e ha cominciato a tracciare strani segni sulla lavagna. Per me erano i piani per un attacco a terra, per un mio amico era lo schema della nazionale di Trapattoni. Poi si è scoperto che era la linea politica dei Diesse sulla guerra. Con lui c'era Vissani che ha preparato un rancio speciale. Tortino di sabbia al tartufo e poisson en boite avec julienne de haricots, ovverossia tonno in scatola e fagioli. Tutta la nuit abbiamo scoreggiato en pleine air chiedendoci pardon. La mattina D'Alema è risalito sulla sua barca (ci aveva messo sotto le rotelle) e ha detto che lui non dice bugie come Silvio Nutella: entro due giorni farà venire la Ferilli se no la Parietti se no Pecoraro Scanio. Nel pomeriggio abbiamo fatto l'esercitazione insieme agli americani. Loro sparavano e noi andavamo a controllare se avevano colpito il bersaglio. Quando eravamo vicino al bersaglio loro continuavano a sparare e gli inglesi venivano a controllare se ci avevano colpito, e così via. Era un tourbillon molto vivace. La notte però ho dormito male.
14 marzo Finalmente è arrivato il presidente Berlusconi in elicottero. Era incazzato perché per tutto il viaggio è stato seguito da un branco di fenicotteri che lo fischiava. E' sceso con un agile balzo e per trovarlo nella duna hanno dovuto usare i cani da valanga. Silvio era in tuta mimetica, e sulla faccia aveva un fard speciale mimetico a chiazze studiato dal Pentagono e dalla Revlon. Purtroppo si era messo in testa troppa Nutella e i cammelli sono impazziti e hanno cominciato a leccarlo. E' salito sul palco e ha detto che lui non è solo il presidente operaio il presidente picciotto, il presidente terremotato, ma anche il presidente soldato. Ha detto che non ha fatto il militare perché le caserme sono un covo di bolscevichi, ma che sa usare un'arma. Ha fatto mettere dieci bottiglie una vicina all'altra a cento metri e ha imbracciato il fucile. Tutte le volte che sparava le bottiglia rimanevano intere e non succedeva niente. Ci hanno spiegato che sparava tra una bottiglia e l'altra, capito che mira? Alla sera abbiamo fatto Ustica two, un'esercitazione radar insieme agli americani. Loro simulavano di attaccare con degli aerei e noi simulavamo di rubare i tracciati. Devo dire che li abbiamo surclassati.
23 marzo E' stata una serata indimenticabile. E' arrivato Colin Powell, un negrone che sembra il commercialista di Tyson e ci ha mostrato nuove prove delle armi irachene. Una ricevuta fiscale della ditta tedesco-americana che ha venduto a Saddam il gas con cui ha sterminato i curdi. Le foto dei missili che gli hanno venduto i nostri alleati russi, e i sistemi di puntamento italiani e francesi. Poi ci ha insegnato a torturare i prigionieri senza lasciare segni e ha cantato "Caravan petrol". Che simpatico! Quando se ne è andato ci siamo torturati per un po' ma ci stavamo annoiando. Per fortuna, a mezzanotte ci hanno detto che avevano montato il palco per lo show. Dovevano esserci le veline ballerine, invece c'erano due velone ballerone con uno spinnaker per slip. Poi Schifani e Vito che volevano fare i fratelli De Rege, ma la scenetta non è mai iniziata, indovinate perché. Alla fine, c'era il balletto di Maria De Filippi e Pecoraro Scanio, ma fortunatamente si è alzata una tempesta di sabbia. Dio è con noi.
25 marzo Siamo andati a letto agitati, perché siamo in job alert, mi sa che domattina attacchiamo. La prova certa è questa: si sente un gran puzza di salmone rancido, quindi Bush e la sua cravatta rosa sono arrivati. Inoltre in Iraq ci sono settecentomila soldati e rimpatriarli tutti costerebbe troppo. Ci hanno distribuito l'equipaggiamento antichimico, una maschera antigas e una cartina di Milano. Il colonnello Mason ci ha detto che i primi a andare all'attacco, per motivi tecnici, saremo noi italiani, ma di non preoccuparci perché ci coprono loro con gli aerei, basta seguire l'ombra. Guardo le stelle irachene, così simili alle nostre, e penso: ma insomma, con la new economy e le promesse del nano nutellato, e la tecnologia, e l'impero del Bene come mai tutto quello che si annuncia nel nostro futuro è una guerra dopo l'altra? Possono due petrolieri megalomani spaccare in due il mondo solo perché nessuno li lascia soli nella loro paranoia? Ma poi mi sono consolato: mamma: pensa a quelle guerre scomode, nelle trincee col fango, le scarpe sfondate e invece siamo qui con gli alleati Usa cento volte più forti dei nemici, un bell'equipaggiamento e mezzi modernissimi, pagati dai cittadini. Morire in una guerra così è da disfattisti, anzi, come dicono gli americani, è proprio out. Vero, mamma?
28 marzo Cara signora madre di Cosimo. Questa non è una lettera preconfezionata, ma personale per lei. Sono lieto di informarla che suo figlio Cosimo è tecnicamente morto nella prima operazione di prevenzione, obliterato da fuoco amico. La cordiale ferita gli ha causato un'amichevole emorragia che lo ha cameratescamente dissanguato accompagnandolo a braccetto nel paradiso degli eroi. Ma non sia triste. Per consolarla di questo spiacevole inconveniente ho almeno tre belle notizie. Essendo suo figlio Cosimo il primo caduto italiano in zona, ha vinto il premio del Presidente del Consiglio consistente in una licenza premio di due settimane da trascorrere in una delle sue ville in Sardegna. In quanto a lei, mamma di Cosimo, sarà ospite d'onore a ben tre talk show in una settimana. La prego di comprarsi i vestiti adatti. Sappiamo inoltre che suo figlio Cosimo era di sinistra. E inoltre meridionale e licenziato da poco. Si immagina che vita avrebbe fatto nel nostro paese? Meglio così.
Con simpatia, il presidente del consiglio, generale Sylvio Nutella Berlusconi.
PS. Non si sogni di protestare. Solo il popolo mi può giudicare, e lei è una sola.

CARA MAMMA TI SCRIVO DAL FRONTE DI GUERRA


di STEFANO BENNI per il Manifesto

CAMP Silvio, deserto iracheno, 2 marzo.
Cara mamma, siamo in zona operativa. Ci hanno detto di non usare mai la parola guerra, locuzione antiquata e drammatizzante, ma piuttosto termini come intervento preventivo, motivi tecnici, obliterazione degli obiettivi. Anche noi soldati dobbiamo esprimere i nostri sentimenti in modo acconcio. Ad esempio non si dice "cagarsi addosso dalla paura" ma "elaborare lo stress in modo autoreferenziale". Quindi sono il tuo Cosimo, e mi sto autoreferenziando perché ho paura che mi obliterino. Siamo in una tendopoli vicino agli americani, e si è creato un clima di sano cameratismo. Loro non ci chiamano più Macaroni, ma Chocolate boys, per l'abitudine del nostro premier di spalmarsi la pelata di Nutella quando va in televisione. Noi non li chiamiamo Gringos ma Findus, perché il presidente Bush si è fatto fare il lifting in crioterapia e per non fare squagliare tutto, se ci guardate bene, porta sempre al collo un filetto di salmone surgelato travestito da cravatta rosa. Ieri è venuto il generale americano Mason e ci ha mostrato le prove delle armi segrete chimiche irachene. Una foto completamente nera, a riprova di quanto sono segrete. Poi ci ha spiegato che i missili iracheni hanno una gittata troppo lunga, mentre come è noto i missili di tutto il mondo hanno gittata comunale o tutt'al più provinciale. Ci ha fatto vedere addirittura un missile iracheno con la marmitta truccata. Poi ha detto che c'è nel mondo un paese governato da un tiranno padrone di tutto e mentitore, che non vuole essere indagato né giudicato, è iscritto a un'organizzazione segreta di incappucciati che ha perseguito piani eversivi, consegna alle televisioni videocassette piene di minacce e per finire ha fabbriche d'armi ovunque, anzi le esporta in tutto il mondo, perciò l'Usa lo attaccherà. Gli abbiamo puntato contro i fucili e non li abbiamo abbassati finché non ci ha giurato che non parlava dell'Italia.
4 marzo Oggi dovevamo avere due gradite visite. Il presidente Berlusconi e Sharon Stone. Ma non sono potuti venire. Invece di Berlusconi è venuto il ministro Martino e invece della Stone Maria De Filippi. Martino era bellissimo, con un cappello texano tricolore e gli sci da fondo. Credeva che l'Iraq fosse come l'Afghanistan. Ha ribadito che l'Italia non è in guerra, ma siamo qui solo per supportare in joint venture logistica l'intervento americano. Comunque ha detto di vigilare poiché il pericolo di un attentato è altissimo, si stanno saldando insieme il terrorismo islamico i pacifisti le brigate rosse i Nas i disobbedienti, gli arbitri, i vescovi e la cassazione. Se colpiranno subito sarà grave ma se non colpiranno sarà anche peggio perché allora gli attentati li farà la Cia e quella va giù pesante. Infine il nostro colonnello ha gridato: volete camminare nel deserto per cinquanta chilometri o vedere Maria De Filippi che balla? Aveva appena finito di dirlo che eravamo tutti e trecento schierati in assetto di marcia. Il colonnello non sapeva se essere contento o meno. Dormiamo in simpatiche camerette col letto a Castelli. No, hai letto bene mamma, non a castello, a Castelli, i padani occupano la branda sotto, i meridionali dormono per terra. Il lettino sopra è occupato da un cartello: la branda va rifatta in nome del popolo.
7 marzo Stamattina abbiamo eseguito un'esercitazione anti guerra chimica. Abbiamo fatto colazione con cappuccino liofilizzato e hamburger surgelati americani. Il cinquanta per cento non ce l'ha fatta ed è a letto che autoreferenzia. E' venuto a trovarci Tony Blair. Che stile, che eleganza! Sembrava Little Tony passato per Oxford. Con lui c'era Gasparri. Che stile, che vivacità! Ha bofonchiato qualcosa per un minuto e poi è rimasto bloccato nella sua solita espressione: a bocca aperta e col labbro pendulo. Un po' alla volta gli si stava riempiendo la bocca di sabbia e allora gli abbiamo messo una maschera antigas. Pensandoci bene, non ha cambiato faccia per niente. Siamo eccitati perché ci hanno detto che in settimana dovrebbe finalmente arrivare Sharon Stone, se no Valeria Marini, se no la Moratti. E poi una buona notizia: a quelli del Grande Fratello li avvertiranno se scoppia la guerra, mentre a noi non diranno cosa succede nella casa del Grande Fratello: una bella rottura di marroni risparmiata.
8 marzo Ci siamo scambiati le mimose. Da alcuni indizi l'attacco sembra imminente. Il colonnello Mason continua a portarci prove delle armi segrete di Saddam, ad esempio ci ha fatto vedere che i cannoni iracheni hanno la canna vuota, cosa ci nascondono dentro? Nel pomeriggio abbiamo visto anche gli ispettori Onu. Hanno tutti un berretto da Sherlock Holmes, la pipa e un metal detector. Gli americani gli hanno detto di scavare tutto in tondo nella sabbia, perché sotto poteva esserci un bunker segreto. Solo alla fine hanno detto che era uno scherzo, volevano solo che qualcuno gli costruisse una bella pista per le biglie, e si son messi a giocare con grande risate. Ho capito che gli americani sono dei gran burloni e che la vita dell'ispettore Onu deve essere durissima. Alla sera, abbiamo visto il film "Il ponte sul fiume Lambro", una versione padana del Ponte sul fiume Kwai con gli albanesi al posto dei giapponesi e Lunardi che fa il colonnello costruttore al posto di David Niven. Il film dura sei minuti, poi naturalmente il ponte crolla. Dopo il rancio il colonnello, democraticamente ci ha prestato il telefonino satellitare e ha detto: adesso ognuno mandi un essemesse alla sua ragazza. Il soldato Micillo, detto Miccichè per la sua intelligenza ha detto: potrei usare altre tre lettere invece di esse emme esse? Il colonnello ha detto che consulterà il regolamento.
12 marzo Stamattina è venuto a trovarci D'Alema. Per mostrare che era per la guerra ma non troppo indossava una giacca da paracadutista, bermuda a fiori, e un preservativo sulla baionetta. Ha detto che dobbiamo essere tecnicamente pronti all'azione pacificatrice e ha cominciato a tracciare strani segni sulla lavagna. Per me erano i piani per un attacco a terra, per un mio amico era lo schema della nazionale di Trapattoni. Poi si è scoperto che era la linea politica dei Diesse sulla guerra. Con lui c'era Vissani che ha preparato un rancio speciale. Tortino di sabbia al tartufo e poisson en boite avec julienne de haricots, ovverossia tonno in scatola e fagioli. Tutta la nuit abbiamo scoreggiato en pleine air chiedendoci pardon. La mattina D'Alema è risalito sulla sua barca (ci aveva messo sotto le rotelle) e ha detto che lui non dice bugie come Silvio Nutella: entro due giorni farà venire la Ferilli se no la Parietti se no Pecoraro Scanio. Nel pomeriggio abbiamo fatto l'esercitazione insieme agli americani. Loro sparavano e noi andavamo a controllare se avevano colpito il bersaglio. Quando eravamo vicino al bersaglio loro continuavano a sparare e gli inglesi venivano a controllare se ci avevano colpito, e così via. Era un tourbillon molto vivace. La notte però ho dormito male.
14 marzo Finalmente è arrivato il presidente Berlusconi in elicottero. Era incazzato perché per tutto il viaggio è stato seguito da un branco di fenicotteri che lo fischiava. E' sceso con un agile balzo e per trovarlo nella duna hanno dovuto usare i cani da valanga. Silvio era in tuta mimetica, e sulla faccia aveva un fard speciale mimetico a chiazze studiato dal Pentagono e dalla Revlon. Purtroppo si era messo in testa troppa Nutella e i cammelli sono impazziti e hanno cominciato a leccarlo. E' salito sul palco e ha detto che lui non è solo il presidente operaio il presidente picciotto, il presidente terremotato, ma anche il presidente soldato. Ha detto che non ha fatto il militare perché le caserme sono un covo di bolscevichi, ma che sa usare un'arma. Ha fatto mettere dieci bottiglie una vicina all'altra a cento metri e ha imbracciato il fucile. Tutte le volte che sparava le bottiglia rimanevano intere e non succedeva niente. Ci hanno spiegato che sparava tra una bottiglia e l'altra, capito che mira? Alla sera abbiamo fatto Ustica two, un'esercitazione radar insieme agli americani. Loro simulavano di attaccare con degli aerei e noi simulavamo di rubare i tracciati. Devo dire che li abbiamo surclassati.
23 marzo E' stata una serata indimenticabile. E' arrivato Colin Powell, un negrone che sembra il commercialista di Tyson e ci ha mostrato nuove prove delle armi irachene. Una ricevuta fiscale della ditta tedesco-americana che ha venduto a Saddam il gas con cui ha sterminato i curdi. Le foto dei missili che gli hanno venduto i nostri alleati russi, e i sistemi di puntamento italiani e francesi. Poi ci ha insegnato a torturare i prigionieri senza lasciare segni e ha cantato "Caravan petrol". Che simpatico! Quando se ne è andato ci siamo torturati per un po' ma ci stavamo annoiando. Per fortuna, a mezzanotte ci hanno detto che avevano montato il palco per lo show. Dovevano esserci le veline ballerine, invece c'erano due velone ballerone con uno spinnaker per slip. Poi Schifani e Vito che volevano fare i fratelli De Rege, ma la scenetta non è mai iniziata, indovinate perché. Alla fine, c'era il balletto di Maria De Filippi e Pecoraro Scanio, ma fortunatamente si è alzata una tempesta di sabbia. Dio è con noi.
25 marzo Siamo andati a letto agitati, perché siamo in job alert, mi sa che domattina attacchiamo. La prova certa è questa: si sente un gran puzza di salmone rancido, quindi Bush e la sua cravatta rosa sono arrivati. Inoltre in Iraq ci sono settecentomila soldati e rimpatriarli tutti costerebbe troppo. Ci hanno distribuito l'equipaggiamento antichimico, una maschera antigas e una cartina di Milano. Il colonnello Mason ci ha detto che i primi a andare all'attacco, per motivi tecnici, saremo noi italiani, ma di non preoccuparci perché ci coprono loro con gli aerei, basta seguire l'ombra. Guardo le stelle irachene, così simili alle nostre, e penso: ma insomma, con la new economy e le promesse del nano nutellato, e la tecnologia, e l'impero del Bene come mai tutto quello che si annuncia nel nostro futuro è una guerra dopo l'altra? Possono due petrolieri megalomani spaccare in due il mondo solo perché nessuno li lascia soli nella loro paranoia? Ma poi mi sono consolato: mamma: pensa a quelle guerre scomode, nelle trincee col fango, le scarpe sfondate e invece siamo qui con gli alleati Usa cento volte più forti dei nemici, un bell'equipaggiamento e mezzi modernissimi, pagati dai cittadini. Morire in una guerra così è da disfattisti, anzi, come dicono gli americani, è proprio out. Vero, mamma?
28 marzo Cara signora madre di Cosimo. Questa non è una lettera preconfezionata, ma personale per lei. Sono lieto di informarla che suo figlio Cosimo è tecnicamente morto nella prima operazione di prevenzione, obliterato da fuoco amico. La cordiale ferita gli ha causato un'amichevole emorragia che lo ha cameratescamente dissanguato accompagnandolo a braccetto nel paradiso degli eroi. Ma non sia triste. Per consolarla di questo spiacevole inconveniente ho almeno tre belle notizie. Essendo suo figlio Cosimo il primo caduto italiano in zona, ha vinto il premio del Presidente del Consiglio consistente in una licenza premio di due settimane da trascorrere in una delle sue ville in Sardegna. In quanto a lei, mamma di Cosimo, sarà ospite d'onore a ben tre talk show in una settimana. La prego di comprarsi i vestiti adatti. Sappiamo inoltre che suo figlio Cosimo era di sinistra. E inoltre meridionale e licenziato da poco. Si immagina che vita avrebbe fatto nel nostro paese? Meglio così.
Con simpatia, il presidente del consiglio, generale Sylvio Nutella Berlusconi.
PS. Non si sogni di protestare. Solo il popolo mi può giudicare, e lei è una sola.

2.2.03


Il testo della dichiarazione
di Berlusconi sulla giustizia



"In una democrazia liberale nessuno è al di sopra della legge, e dunque le sentenze si rispettano come si rispetta la presunzione d'innocenza degli imputati. In una democrazia liberale i giudici applicano la legge, non fanno politica e non fanno 'resistenza, resistenza, resistenza' a chi è stato scelto dagli elettori per governare. In una democrazia liberale la magistratura liberale non si giudica da sè e non si autoassolve in ogni sede disciplinare, penale e civile così come avviene oggi in Italia. In una democrazia liberale chi governa per volontà sovrana degli elettori è giudicato, quando è in carica e dirige gli affari di Stato, solo dai suoi pari, dagli eletti del popolo, perchè la consuetudine e le leggi di immunità e garanzia lo mettono al riparo dal rischio della persecuzione politica per via giudiziaria. Succede così nel mondo, ma non nel nostro Paese".

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"In Italia - prosegue Berlusconi - le correnti politicizzate della magistratura, giusto dieci anni fa, imposero a un Parlamento intimidito e condizionato, un cambiamento della Costituzione del 1948 che ha messo nelle loro mani il potere di decidere al posto degli elettori. E questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra, governo messo platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi, per assoluta mancanza di fondatezza, in una clamorosa assoluzione molti anni dopo. Questa situazione va corretta per il bene del Paese e delle sue istituzioni".

"Il governo è del popolo e di chi lo rappresenta - continua Berlusconi - non di chi avendo vinto un concorso ha indossato una toga, ha soltanto il compito di applicare la legge. In una democrazia liberale gli imputati fanno il loro dovere, esercitando il diritto alla difesa, e contrastano la pretesa della pubblica accusa di aver provato la loro colpevolezza".

"E' - aggiunge il premier - ciò che ho fatto fino ad ora, con successo, di fronte ad una inaudita catena di inchieste giudiziarie segnate dal più ostile e prevenuto accanimento. Dal momento della mia discesa in campo nell'attività politica contro di me e contro i dirigenti del gruppo imprenditoriale che mi onoro di aver fondato sono stati avviati 87 procedimenti penali, sono state celebrate ad oggi 1.561 udienze processuali, sono state effettuate 470 visite della Polizia giudiziaria e della Guardia di Finanza, sono stati asportati ed esaminati documenti aziendali per oltre un milione di pagine, sono stati passati ai raggi X oltre 270 conti correnti e depositi presso oltre 50 banche in Italia e all'estero. Di fronte a questa incredibile persecuzione giudiziaria io continuerò a difendermi come ho fatto sinora nella certezza, limpida, orgogliosa e serena, di non aver commesso reati contro la legge e contro la morale pubblica".

"C'è tuttavia qualcosa - continua il premier - che non appartiene all'imputato Berlusconi e nemmeno al presidente del Consiglio Berlusconi: questo qualcosa è il mandato degli elettori a governare nell'interesse della sicurezza e della libertà degli italiani, il mandato a cambiare il Paese attraverso la realizzazione del programma di riforme e di libertà civili approvato dai cittadini con il loro voto".

"Oggi sono in gioco - afferma Berlusconi - i principi della Costituzione e della divisione dei poteri, è in gioco il funzionamento delle istituzioni che hanno garantito al Paese una sana alternanza di forze diverse alla guida dello Stato, è in gioco la collocazione ferma del nostro Paese nella coalizione mondiale per le libertà e contro il terrorismo, è in gioco una giustizia davvero eguale per tutti e davvero amministrata in nome del popolo italiano e non in nome e per conto di una parte politica".

"Per queste ragioni - conclude Berlusconi - farò fino in fondo, fino in fondo, il mio dovere di presidente del Consiglio dei ministri senza tradire mai il mandato dei miei elettori perché è su quel mandato che si fondano la convivenza civile dei cittadini e l'immagine dell'Italia nel mondo. E ora, come sempre, al lavoro".



1.2.03

TUTTOWOODY


Le migliori battute di Woody Allen offerte da Miti Vigliero Lami

-Non sono un atleta. Ho cattivi riflessi. Una volta sono stato investito da un'auto spinta da due tizi.
-Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale e' poco credibile.
-Il mio cervello e' il mio secondo organo preferito.
-Il mio primo anno di matrimonio aveva preso una brutta piega. Tendevo a mettere mia moglie sotto un piedistallo.
-Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio; fanno arrivare tardi alla cerimonia.
-Nixon era un bravo Presidente, pero' quando usciva dalla Casa Bianca il servizio d'ordine contava l'argenteria.
-Il delitto non paga, ma lascia ottimi conti in banca.
-Il mio grado nell'esercito? Ostaggio, in caso di guerra.
-Quando ascolto troppo Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia.
-Domattina alle sei saro' giustiziato per un crimine che non ho commesso. Dovevo essere giustiziato alle cinque, ma ho un avvocato in gamba.
-L'ultima volta che sono entrato in una donna e' stato quando ho visitato la Statua della Liberta'.
-Se io faccio cosi' bene all'amore, e' perche' mi sono esercitato a lungo da solo.
-Due settimane fa sono stato coinvolto in un buon esempio di contraccezione orale. Ho chiesto ad una ragazza di venire a letto con me e lei mi ha detto di no.
-Oggi sono piu' conosciuto: faccio cilecca con donne piu' belle.
-M'innamorai subito di lei, dopo un quarto d'ora avevo deciso di non rubarle piu' la borsetta.
-SESSO non e' la risposta; SESSO e' la DOMANDA. SI' e' la risposta. (Sex is not the answer. Sex is the question. Yes is the answer).
-Quel ballerino aveva una calzamaglia cosi' stretta che non solo si distingueva il sesso, ma anche la religione.
-Ho sognato di essere il collant di Ursula Andress.
-Il sesso e' una cosa molto bella tra due persone; in cinque e' fantastica!
-Amare e' soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare. Pero' allora si soffre di non amare, pertanto amare e' soffrire, non amare e' soffrire e soffrire e' soffrire. Essere felici e' amare, allora essere felici e' soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicita'... io spero che TU stia prendendo appunti... (da Amore e Guerra).
-Mia moglie e' una persona veramente immatura. L'altro giorno, per esempio, mentre mi facevo il bagno e' entrata e, senza motivo, mi ha affondato tutte le ochette!
-Torno a casa con una ragazza che ho portato fuori e sei isolati prima di casa sua tira fuori le chiavi. Allora la porto sui gradini e le metto le braccia intorno alla vita e lei fa: "No, no, ti prego. Domani mattina mi odiero' ". E io le dico: "Basta che ti svegli al pomeriggio".
-La psicanalisi e' un mito tenuto in vita dall'industria dei divani.
-Non sarai mai solo con la schizofrenia.
-"Oh, sei in analisi". Si' da 15 anni". "15 anni? ". "Si', adesso gli do un altro anno di tempo e poi vado a Lourdes".
-Il mio fisico non tollera la roba, l'alcool. Veramente! Ho bevuto due Martini la vigilia dell'ultimo dell'anno e ho tentato di dirottare un ascensore su Cuba!
-"Non sono narcisista, ne' egocentrico. Se fossi vissuto nell'antica Grecia non sarei stato Narciso". "E chi saresti stato?". "Giove".
-I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed e' una tacca piu' sotto di quella di un maniaco sessuale.
-Un gentleman e' un signore che sa suonare la cornamusa, ma se ne astiene.
-Fino all'anno scorso avevo un solo difetto: ero presuntuoso.
-A scuola mi esclusero dalla squadra di scacchi a causa della mia statura.
-Quando fui rapito i miei genitori si diedero subito da fare. Affittarono la mia stanza.
-Leonard Zelig veniva spesso picchiato dai genitori. La famiglia Zelig abitava sopra a un bowling, ma erano spesso gli avventori del bowling a protestare per il troppo rumore.
-Quando ero piccolo i miei genitori mi volevano talmente bene che misero nella culla un orsacchiotto vivo.
-Ci tengo molto al mio orologio. Me l'ha venduto mio padre sul letto di morte!
-Quand'ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte. Ma io sono sempre riuscito a trovarli.
-Avevo un buon rapporto, direi, con i miei genitori. Di rado mi picchiavano. Anzi, credo che mi picchiarono, in effetti, una unica volta, -durante l'infanzia. Cominciarono a picchiarmi di santa ragione il 23 dicembre del 1942 e smisero nel '44, a primavera inoltrata. (Il dittatore dello stato libero di Bananas)
-Non e' che ho paura di morire. E' che non vorrei essere li' quando questo succede.
-E' meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per il resto della vita.
-Mio nonno era un uomo molto insignificante. Al suo funerale il carro funebre seguiva le altre auto.
-Ho un solo rimpianto nella vita: di non essere qualcun altro.
-Morire e' una delle poche cose che si possono facilmente fare stando sdraiati.
-Il mio primo film era cosi' brutto che in sette Stati Americani aveva sostituito la pena di morte.
-Non credo in una vita ultraterrena. Comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio.
-Se solo Dio volesse darmi un segno che esiste; ad esempio depositando una grossa somma di denaro sul mio conto in banca! (in "Without Feathers").
-Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico la domenica.
-Io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa.
-Ringrazio Dio di non avermi fatto nascere donna. Avrei passato tutto il giorno a toccarmi le tette!
-Sono un ateo teologico esistenziale. Credo nell'esistenza dell'Universo con l'eccezione di qualche cantone svizzero.
-Andai ad un campeggio estivo per bambini di tutte le religioni. Cosi' fui picchiato da bambini di tutte le religioni.
-Le parole piu' belle al mondo non sono: "TI AMO!" ma: "E' BENIGNO!!".
-L'uomo piu' felice che io conosca ha un accendino e una moglie, ed entrambi funzionano.
-Non sono i 6 milioni di ebrei che mi preoccupano, e' che i record sono fatti per essere battuti.
-Il leone e il vitello giaceranno insieme, ma il vitello dormirà ben poco.
-Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c'era un conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli.
-Di pensate discretamente profonde ne ho fatte anch'io anche se le mie vertevano invariabilmente su una hostess svedese.
-Ho smesso di fumare. Vivro' una settimana in piu' e in quella settimana piovera' a dirotto.
-Zelig racconta: "Ho 12 anni. Vado alla sinagoga. Chiedo al rabbino qual e' il significato della vita. Lui mi dice qual e' il significato della vita. Ma me lo dice in ebraico. Io non lo capisco, l'ebraico. Lui chiede 600 dollari per darmi lezioni di ebraico.
-Una auto-stoppista e' spesso una giovane ragazza poco vestita che si trova sul vostro cammino quando siete con vostra moglie.
-Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?
-Un tizio: "Provi ad avvicinarsi alla contessa e io la faccio a pezzi!". Allen: "Se un uomo mi dicesse quello che lei mi ha detto, lo ucciderei!". Il tizio: "Ma io sono un uomo!". Allen: "Beh, intendevo un uomo un po' meno alto...".
-Certi uomini sono eterosessuali, certi uomini sono bisessuali, certi uomini sono omosessuali, ma certi uomini non sono interessanti per niente al sesso... e diventano avvocati.
-Sono stato picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno di loro gli ho rotto la mano; mi ci e' voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta!
-Mentalita' divertente quella degli americani: nessuno ha detto niente quando Nixon ha bombardato illegalmente la Cambogia, ma se lo avessero sorpreso in una camera d'albergo con una minorenne lo avrebbero cacciato in due giorni.
-La punizione capitale sarebbe piu' efficace come misura preventiva se fosse somministrata prima del crimine.