26.5.02

Boicottaggio e risposte: la Ferrero



Preannuncio di boicottaggio alla Ferrero da Alessio Sebastianelli



Vi scrivo per comunicarvi che anche io ho deciso di sospendere dal 21 maggio l'acquisto dei vostri prodotti se non cesserete la
pubblicità sulle reti Mediaset e cercherò con tutte le mie forze di convincere anche parenti e amici. Infatti non mi va di finanziare
indirettamente idee politiche che non condivido. Cordialità.




Risposta della Ferrero



Egregio Signore,
abbiamo ricevuto la Sua e-mail nella quale ci comunica l'intenzione di boicottare l'acquisto dei prodotti Ferrero in quanto pubblicizzati
anche sulle reti Mediaset.
L'occasione ci permette di farLe presente che la società Ferrero nasce più di cinquant'anni fa e si è sviluppata velocemente grazie alla
bontà e alla qualità dei suoi prodotti e anche per la capacità di comunicare questi valori con mirate campagne pubblicitarie.
Oggi la Ferrero occupa in Italia 5600 persone e per mantenere le attuali quote di mercato, essendo un'azienda che produce beni di largo consumo, deve necessariamente utilizzare al meglio i mezzi pubblicitari e in particolar modo quello televisivo. Nel nostro Paese non ci sono alternative a Rai e Mediaset in grado di raggiungere adeguatamente un vasto numero di telespettatori, e di conseguenza gli investimenti pubblicitari sono distribuiti tra le due aziende in rapporto alle quote di audience che esse realizzano.
La società Ferrero investe unicamente in base agli ascolti e alle preferenze del telespettatore; solo quest'ultimo, operando delle scelte,
potrebbe condizionare gli investimenti. Non riteniamo pertanto che una libera scelta di strategia aziendale correlata alla realtà del mercato pubblicitario possa essere considerata negativamente dal consumatore; la nostra unica priorità è sempre stata, e continuerà ad esserlo, quella di produrre e commercializzare prodotti di qualità per le famiglie; non vogliamo, né tantomeno abbiamo titolo come
azienda per entrare nei temi politici relativi al nostro Paese.
Siamo dispiaciuti della Sua eventuale scelta e ci auguriamo che nel prossimo futuro possa riconsiderare questa Sua decisione.
Ci è gradita l'occasione per inviarLe i nostri più distinti saluti.

Diario di un berlusconiano pentito 1





di Sirio Di Giuliomaria



Ho sostenuto il Polo, o piuttosto, Forza Italia, sin dal suo sorgere, anche se spesso ho avuto delle riserve sulla sua politica. Ma certe prese di posizione di Berlusconi ora mi hanno costretto ad allontanarmi da Forza Italia. Aver abbandonato Forza Italia non significa, però, sostenere il centrosinistra, verso cui ho ancora molte critiche.



Anzitutto, mi riesce difficile accettare la concezione, si fa per dire, di Berlusconi in materia di democrazia interna. In sostanza,
Berlusconi insiste nel dirigere Forza Italia come se fosse una azienda di sua proprietà. La cosa era meno grave quando era all'opposizione. Ma ora tende ad applicare alla direzione del governo la stessa concezione di leadership personale e, per di più, assai accentuata, e ciò, in prospettiva, crea rischi per la democrazia di tutto il paese. Berlusconi dimentica che un vero leader deve essere autorevole, ciò deve avere acquisito un tale prestigio da far si che le sue prese di posizioni vengano assai spesso accettate dai suoi collaboratori perché ritenute giuste, ma non può essere autoritario. La direzione politica dei paesi europei ha avuto, ed ha ancora, molti leader autorevoli, ma non autoritari.



La leadership assoluta di Berlusconi fa parte non solo di un suo atteggiamento caratteriale, ma anche di un suo piano attuato con
metodicità. Sin dal sorgere di Forza Italia ha fatto eleggere un gran numero di funzionari della Fininvest, per crearsi una base che non si sognasse di contrastarlo. Gli ex funzionari Fininvest non solo hanno approvato tutto senza riserve, ma sono arrivati ad assumere atteggiamenti di culto della personalità. Ad esempio, quando Berlusconi è intervenuto ad una riunione del gruppo parlamentare, si sono alzati in piedi applaudendo.



Quando alcuni deputati hanno preso posizioni che contenevano giudizi o suggerimenti indipendenti, Berlusconi li ha eliminati senza esitazione. Basti citare i casi di Savelli, Taradash e Maiolo. Se Colletti non fosse morto, non avrebbe tardato a seguire la loro sorte. Ciò è stato possibile perché Berlusconi si è dato il potere di decidere, lui e solo lui, chi deve e chi non deve essere eletto per Forza Italia e, molto probabilmente, anche per le altre forze del Polo.



Cosa si può fare in questa situazione? Proverò a formulare alcune idee in un altro intervento.

19.5.02

BUSH SAPEVA O NON SAPEVA?


dal Corriere della Sera

L'informativa della Cia veniva dai servizi segreti inglesi

11 settembre: Bush sotto pressione negli Usa




Il presidente in difficoltà per non aver preso adeguate misure sugli allarmi per i possibili attacchi di Al Qaeda negli Stati Uniti




LONDRA - Il presidente George W. Bush è sotto pressione: i democratici e l'opinione pubblica (che sembra lasciare la monolitica posizione patriottica dei mesi seguenti l'11 settembre) vogliono sapere con precisione cosa c'era scritto nell'informativa che il capo della Casa Bianca ricevette il 6 agosto su possibili attacchi di Al Qaeda contro obiettivi statunitensi e quanto era dettagliata.




NOTIZIE INGLESI - Le informazioni che la Cia passò a Bush si basavano su rapporti dei servizi segreti britannici. Lo scrive il quotidiano inglese «The Independent», secondo il quale la notizia ha trovato conferme su entrambe le sponde dell'oceano. Fonti
londinesi dei servizi segreti hanno confermato che questi avevano inviato prima dell'11 settembre note informative in America nelle quali si segnalava che gli Stati Uniti erano minacciati. Nei rapporti rileva l'Independent, non erano specificati i modi in cui queste
minacce potevano concretizzarsi o i metodi di attacco, anche se gli obiettivi più probabili sembravano essere gli interessi americani
all'estero, come ambasciate e basi militari.




NON SOLO OBIETTIVI GENERICI - Ma sembra che non ci fossero solo generici riferimenti a possibili attacchi terroristici contro obbiettivi americani all'estero nella nota del 6 agosto. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, ha difeso il
presidente spiegando che si trattava di allarmi riguardanti l'estero, ma le rivelazioni di Bob Woodward, uno dei giornalisti che fecero
scoppiare lo scandalo Watergate, chiariscono invece che il rapporto dei servizi era centrato su minacce nel territorio americano. Il titolo del memorandum era esplicito: «Bin Laden determinato a colpire negli Usa». Lo rivela Woodward sul quotidiano statunitense «Washington Post». Il documento, scrive Woodward sulla base di informazioni ricevute da fonti dell'amministrazione, sottolinea che Osama bin Laden e i suoi seguaci speravano di «portare la battaglia in America», come rappresaglia per l'attacco missilistico ai campi della rete terroristica in Afghanistan nel 1998. Era stato lo stesso Bush, dopo avere ricevuto allarmi su minacce di attacchi di Al Qaeda fuori dai confini Usa, a chiedere un'analisi dei servizi segreti, ma poi fu deluso del documento ricevuto perché non era sufficientemente dettagliato né riportava informazioni raccolte di recente.




NOTA DELL'FBI - La nota dell'11 luglio scorso con cui l'Fbi di Phoenix (Arizona) ammonì che Bin Laden stava utilizzando scuole di volo americane per addestrare terroristi elencava, tra l'altro, i nomi di almeno due uomini legati ad Al Qaeda. Lo ha rivelato
l'emittente americana «Abc». Nel rapporto fatto arrivare al quartier generale della polizia federale, un agente dell'Fbi di Phoenix citò
otto persone sospette iscritte a scuole di volo della zona, di cui solo poche settimane fa si è scoperto che due erano legate a Bin
Laden.



I PILOTI: «MINACCE VAGHE» - Il sindacato dei piloti di Stati Uniti e Canada aveva ricevuto prima dell'11 settembre note di allarme per possibili dirottamenti. Lo ha rivelato Stephen Luckey, direttore dell'Associazione dei piloti delle linee aeree che raggruppa 60mila piloti di 42 linee aeree dei due Paesi. L'Amministrazione federale dell'aviazione (Faa) aveva inviato cinque bollettini al sindacato, ha raccontato, ma vennero giudicati troppo vaghi e si decise di non trasmetterli agli equipaggi. Il sindacato, ha spiegato Luckey, riceve «regolarmente informazioni non specifiche e se ogni volta prendessimo provvedimenti il sistema si fermerebbe».

18.5.02

OBIETTORI DI COSCIENZA IN ISRAELE



COMUNICATO STAMPA

Giornata Internazionale dell'Obiezione di Coscienza: le preoccupazioni di Amnesty International per la situazione in Israele



In occasione della Giornata Internazionale dell'Obiezione di Coscienza, Amnesty International esprime forte preoccupazione per il crescente numero di soldati israeliani e riservisti detenuti a causa del loro rifiuto a svolgere il servizio militare nei Territori Occupati.
Dall'inizio dell'Intifada almeno 114 obiettori di coscienza sono stati condannati a pene detentive, almeno venti di questi continuano ad essere ancora oggi detenuti. Gli obiettori di coscienza in Israele scontano condanne di alcune settimane, a volte anche mesi, al termine di processi iniqui. In molti casi, vengono condannati a ripetuti periodi di detenzione.
"Israele deve riconoscere il diritto di rifiutare il servizio militare in base a motivi di coscienza così come contemplato dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che Israele ha sottoscritto" ha dichiarato oggi Amnesty International. "Le forze militari israeliane dovrebbero prestare maggiore attenzione alle preoccupazioni dei propri riservisti, soldati e coscritti. Perché esprimono un messaggio volto a fermare ogni azione che disattende gli standard internazionali sui diritti umani e le leggi umanitarie internazionali".
Lo scorso gennaio, 460 riservisti hanno sottoscritto una lettera aperta nella quale dichiarano di non voler partecipare ad azioni militari tese a sottomettere, espellere, affamare e umiliare un intero popolo.
Già nel settembre 2001, 62 studenti tra i 15 e i 18 anni avevano dichiarato di non voler svolgere il servizio militare firmando un appello inviato al primo ministro Ariel Sharon.
Uno dei firmatari, Ig'al Rosenberg ha appena cominciato il suo quinto periodo di detenzione. Per essersi rifiutato di svolgere il servizio militare, Ig'al ha già scontato 21 giorni di carcere dal 3 al 21 febbraio, 28 giorni dal 26 febbraio al 22 marzo, 14 giorni dal 10 al 22 aprile ed altri 14 dal 29 aprile: sono 77 complessivamente i giorni trascorsi in prigione. Ma dal 13 maggio, Ig'al è di nuovo in carcere e dovrà scontare ulteriori 14 giorni.
Rafram Haddad, riservista, è stato recentemente condannato a 28 giorni di carcere per essersi rifiutato di prestare servizio come guardia alla prigione militare di Megiddo, dove i Palestinesi vengono detenuti per periodi molto lunghi senza un processo. Rafram Haddad, sergente maggiore, è un giornalista del settimanale "Kol Ha'ir" ed attivista della comunità pacifista di Gerusalemme.
Uscirà di prigione il prossimo 24 maggio.
Il 25 aprile 2002, Shay Biran, Yiftah Admoni, Alon Dror e Tomer Friedman sono stati condannati a 28 giorni di prigione per essersi rifiutati di prestare servizio come guardie alla prigione Ketziot (meglio nota come Ansar III) nel deserto di Negev, riaperta recentemente per trattenere centinaia
di Palestinesi arrestati nelle recenti operazioni militari svolte dalle forze israeliane nei Territori Occupati.
Amnesty International considera obiettore di coscienza qualsiasi persona soggetta alla chiamata al servizio militare o all'obbligo legale di assolvere il servizio militare che rifiuta di compiere il servizio stesso o di partecipare sotto qualsiasi forma, diretta o indiretta, a guerre o conflitti armati, per motivi di coscienza o in ragione delle sue convinzioni religiose, etiche, morali, umanitarie, filosofiche, politiche o altre motivazioni analoghe. Tale diritto si estende anche a coloro che hanno già iniziato il servizio militare, come pure ai soldati che operano in eserciti professionali, che hanno maturato l'obiezione di coscienza dopo essersi arruolati. Chiunque venga detenuto per le predette ragioni, viene considerato da Amnesty International prigioniero di coscienza.
Amnesty International chiede al governo israeliano il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono detenuti per aver rifiutato di svolgere il servizio militare per motivi di coscienza.
”Nella drammatica complessità del conflitto in Medio Oriente e nella spirale di violazione dei diritti umani che registriamo in quelle terre, non meno grave appare lsituazione dell'obiezione di coscienza" dichiara Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. "Nonostante l'ormai crescente riconoscimento di questo diritto nel mondo e le Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, di cui è membro anche Israele, l'obiezione di coscienza in questo paese costituisce ancora un reato piuttosto che un valore e un principio di libertà di espressione e opinione. Il governo israeliano, pur in un periodo delicatissimo quale quello attuale, non può continuare a disattendere un diritto riconosciuto a livello internazionale e a imprigionare centinaia di suoi cittadini per una scelta di coscienza".
Roma, 15 maggio 2002



Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa Tel. 06 44.90.224 E-mail: press@amnesty.it





LETTERA DI SOSTEGO DI 287 PROFESSORI ISRAELIANI (in inglese)

Militari firmatari del documento che ne espone la volontà di non combattere nei Territori Palestinesi: 462

Firme di sostegno da tutto il mondo: 12.365 (attualmente il dato separato dei firmatari israeliani, non è disponibile)



We, faculty members from a number of Israeli universities, wish to express our appreciation and support for those of our students and lecturers who refuse to serve as soldiers in the occupied territories. Such service too often involves carrying out orders that have no place in a democratic society founded on the sanctity of human life.For thirty five years an entire people, some three and a half million in number, have been held without basic human rights. The occupation and oppression of another people have brought the State of Israel to where it is today.Without an Israeli declaration of an end to the occupation, accompanied by appropriate action--unilateral, if necessary--the present war is not being fought for our home but for the settlements beyond the green line and for the continued oppression of another people.We hereby express our readiness to do our best to help students who encounter academic, administrative or economic difficulties as a result of their refusal to serve in the territories. We call on the University community at large to support them.Faculty members who wish to join are welcome to contact Anat Biletzki (anatbi@post.tau.ac.il).

15.5.02

IL TEST DEL LOBBYSTA MAIELLARO





un test semplice e veloce dedicato a Russo di Seiminara ed all'avvocatessa d'Italia.



Basta fare il conto delle risposte esatte e leggere il proprio profilo!
Si tratta di sole 3 domande







1) In quale di queste nazioni NON c'è il Ministro degli Esteri?:
Afganistan, Cambogia, Burkina Fasu, Italia, Madagascar, Samoa




2) In quale di queste nazioni il Capo del Governo controlla tutta l'emittenza televisiva?:
Romania, Burundi, Colombia, Belize, Thailandia, Italia, Mozambico




3) In quale di queste nazioni falsificare i bilanci aziendali non è più reato?:
Ruanda, Uzbekistan, Mongolia, Filippine, Samoa, Italia, Comore.
















Risposte esatte:
1) Italia
2) Italia
3) Italia








Profili:




-Se hai totalizzato tre risposte esatte appartieni ad una di queste categorie:
girotondista sovversivo, ex comunista o post comunista, culattone raccomandato, pacifista violento, no glo bal o assimilato, sindacalista del cazzo, padre che sciopera contro il figlio, nonno che sciopera contro il nipote o terrorista.




-Con due risposte.
Hai preso l'ascensore con Previti. Lo shock ti ha ridestato.




-Con una risposta.
Appartieni alla categoria "belle addormentate nei boschi". Prima o poi passerà Bossi e ti bacerà. Dopo aver vomitato, tornerai allo stato di veglia.




-Zero risposte esatte.
Sei ovviamente un parente stretto di Emilio Fede, il giardiniere di Arcore, la cameriera di Iva Zanicchi o il gemello di Schifani. Se non sei nessuno di loro vuol dire che ti si è cotto il cervello. Nessun problema.
Al Brain Medical Center di Houston (234 Ocean Road) li cambiano.

11.5.02

"Medici di guerra inviati di pace"



Esce a metà maggio il primo libro realizzato da Emergency: "Medici di guerra inviati di pace", edito da Guerini.
Sono le testimonianze che i nostri "inviati speciali" in Afganistan ci inviavano quotidianamente lo scorso autunno dall’Afganistan, prima dal Panshir e poi da Kabul, e che venivano pubblicate sul sito internet di Emergency alle quali sono stati aggiunti molti pezzi inediti. Ora, a distanza di qualche mese, quelle parole e quelle immagini diventano un libro, che ripercorre le tappe della guerra in Afganistan vista e vissuta dagli ospedali di Emergency da Giulietto Chiesa, Maso Notarianni, Gian Luca Pasini, Vauro (giornalisti), Matteo Dell'Aira (infermiere), Marco Garatti (chirurgo), Gino Strada (chirurgo e fondatore di Emergency). La prefazione è di Ennio Remondino. Il libro (160 pagine, immagini a colori, euro 12,50) è disponibile in tutte le librerie e da Emergency, e tutto il ricavato è devoluto ad Emergency.
Le presentazioni del libro in varie città d’Italia verranno comunicate attraverso le news del sito internet www.emergency.it

5.5.02


lettera da Fabio62



Salve , ho letto alcune email e ci tengo a dire alcune cose sul boicottaggio ma sul specifico ,del progetto valanga.



leggo che alcuni affermano che cosi facendo faremo del male agli operai , bhe , tengo aricordare atutti che siamo in una societa1 capitalista dove esiste il rischio d'impresa.


Se aziende concorrenti di quelle boicottate adottando strumenti di marketing riuscissero a mettere in difficolta queste aziende che sarebbero costrette a rivedere i loro livelli ocupazionali ,qualcuno avrebbe il coraggio di scrivere alle aziende "vincitrici e dirgli che sono delle affamatrici?


suppongo di no ,e allora cosa cambia nella gestione manageriale di una azienda c=se viene introdotto il concetto che nel marketing bisogna fare i conti anche con le idee politiche di almeno il 50 % degli italiani , vi sembra una cosa strana che questi per non finanziare il personale conflitto d'interessi (particolarita` tutta italiana) di berlusconi ,decidano di applicare un parametro politico quando scelgono un prodotto d'acquistare, c'e forse differenza dal sceglierlo dal colore , gusto , o perche` pubblicitariamente e`di moda; direi che ogniuno spende i propri soldi come vuole se cosi non fosse alloara si che saremmo in un regime , spero che i "liberisti e liberali" abbiano qualcosa da dire in merito.



Un'altra cosa che ho letto e`: allora io compro tutti i prodotti pubblicizzati su mediaset e soprattutto quelli boicottati; bene e che dice che non e` possibile, solo che vorrei spiegare a queste persone ,che le aziende tendono a fideilizzare sui propri prodotti il consumatore e un boicottaggio che porti lo stesso a provare qualcosa d'altro fa il triplo dei danni e non basta che alcuni nel breve termine compensino l'acquisto.


Questa cosa ed altre gli esperti di comportamento piu` che del marketing l'hanno capito subito nei confronti del progetto valanga, in primis la barilla che non essendo una multinazionale vera e propria ha reagito per prima perche` ha un livello decisionale piu` corto.



Consiglio a tutti di leggere bene soprattutto il documento originale del progetto valanga . visibile su www.piazzatelematica.com ecapirne bene i scopi e le motivazioni oltre che le modalita `per arrivarci .


A volte il documento non e`perfetto come costruzione ma ogni parola e`stat messa in quel posto con un preciso significato senza tenere conto l'estetica e la grammatica.



E` indubbio che il progetto sia politicamente scorretto , ma nello steeso tempo con il preavviso alle aziende lascia alle stesse la decisione di come comportarsi , e cui torniamo a parlare di libero mercato, di amministratori ,etc. se una azienda e` ben condotta sa che scelte fare e gli operai non avranno conseguenze altrimenti vuole dire che comunque non e`dotata di un buon management e i casini gli sarebbero piovuti addosso da qualche altra parte.



ma la vera pericolosita del progetto valanga e`l'invio alle aziende della lettera firmata e con residenza che preannuncia il boicottaggio, questa presa in carico della cosa con l'invio personale si trasforma automaticamente nel blocco degli acquisti quando sara`il momento ,uno s'impegna con se stesso e non e`come altri boicottaggi dove ti arriva una lista di prodotti da stare attento a non acquistare ma pensi sempre che lo fara` qualcun'altro ed e` questa la cosa che fara` sudare freddo le aziende .



Finisco con una precisazione ,il progetto valanga e`on line nella sua prima parte motivazioni escopi dal 05 03 02 ed e`molto diverso da quello di cui parla Eco sul suo articolo, e di tutti gli epigoni che ne sono dopo nati.


Eco come parametro di boicottagio usa l'auditel degli spot , il progetto valanga usa elementi finanziari e cioe` quanti soldi effettivamente le aziende versano a mediaset , tanto che non serve guardare la tv .



Per chiudere nel 2001 tutte le big spender hanno senza motivo apparente, che allienarsi i favori di "Silvio" spostato fette dei propri investimenti pubblicitari dalla rai a mediaset e su questo mi piacerebbe di nuovo sentire parlare i "liberisti"



Ciao fabio 62

3.5.02

Depositate oggi le motivazioni della sentenza di gennaio
che ha assolto l'ex campione di sci dall'accusa di frode

Fisco, Tomba innocente
"Un fanciullo inconsapevole"


Lo sportivo: "Mi sono sempre occupato solo di sciare e vincere"




(da Repubblica)





BOLOGNA - Un campione sì, ma anche un ragazzino, giovane e diciamo pure immaturo. Adulto all'anagrafe, ma fanciullo nei fatti. E' per questo motivo, per quella che i giudici hanno chiamato una "fanciullesca inconsapevolezza", che l'ex campione di sci Alberto Tomba è stato assolto lo scorso 31 gennaio dall'accusa di frode fiscale, condannando, invece, il "consapevole" padre Franco. Nella sentenza depositata questo pomeriggio, infatti, per descrivere - e portare dunque all'assoluzione - l'Albertone nazionale, si legge che il campione sciava con "fanciullesca inconsapevolezza" e il padre Franco gestiva gli enormi guadagni.



Nel gennaio scorso il giudice unico di Bologna Norberto Lenzi decise l'assoluzione dell'ex campione e la contestuale condanna del padre, accusati di frode fiscale in concorso per la vicenda dei 22-23 miliardi di lire (contro 2,5 effettivamente dichiarati) che lo sciatore avrebbe riscosso - secondo quella che era l'accusa - da ricchi contratti paralleli. Allora quella sentenza fu una sorpresa un po' per tutti, pm e avvocati. Oggi, a leggere le motivazioni, la sorpresa non diminuisce.



La sentenza, a leggerla per intero, suona un po' oscura: "i non obliterabili aspetti formali (le sue firme sui contratti paralleli) - ha scritto il giudice - possono in questo quadro essere ricondotti alla descritta sconoscenza sesquipedale di aspetti fondamentali della vita di relazione e fondare un dubbio concreto sulla sussistenza dell'elemento psicologico non solo sul disvalore degli atti compiuti, ma sul loro stesso significato". Al di là del linguaggio criptico, il significato è che, anche se l'ex "bomba" dello sci firmava contratti, nulla sapeva della gestione del suo patrimonio.



"Dicono l'allenatore e la sorella Alessia - ha scritto ancora Lenzi - che Alberto non possedeva nemmeno un libretto di assegni, perché dovunque andasse era ospite o c'era chi pagava per lui. Atteggiamento che viene dipinto non come regale disinteresse, ma proprio come fanciullesca inconsapevolezza; una alienante robotizzazione dell'atleta nella quale parrebbe mortificante identificarsi, ma che appare accettabile, o addirittura utile, in un dibattimento".



Poi, un'altra valutazione che non risulta proprio un elogio per l'ex campione: "la giovane età di Tomba e la tendenza equilibrante della natura non potevano far sì che a tale dovizie di doti fisiche si associasse altrettanta capacità imprenditoriale: di qui la necessità di 'gestire'". Per questo, secondo le motivazioni, Alberto era "talmente tutelato da ogni turbativa da indurre una sorta di atrofizzazione in fieri di ogni capacità pratica a condurre una vita di relazione, che comporta anche lo scambio di danaro con modalità universalmente conosciute".



Durante il dibattimento la difesa dell'ex sciatore si avvalse di un celebre precedente citando una sentenza pronunciata dal tribunale tedesco di Mannheim nel '97 nei confronti dell'ex campionessa di tennis Steffi Graf: lei venne assolta, il padre fu invece condannato per frode al fisco.



"La verità è una sola ed è quella che ho sempre detto e ripetuto: io mi sono sempre occupato solo di sciare e di vincere. E credo di averlo fatto bene. Del resto, delle sponsorizzazioni non mi sono mai occupato". Tomba sembra essere d'accordo con le motivazioni dei giudici tanto che, ha continuato l'ex sciatore, "non credo di essere il solo campione dello sport che si è dedicato interamente alla propria attività agonistica senza badare ad altro e lasciando invece a persone di fiducia di occuparsi del resto. La verità è che, spesso, in Italia ti perdonano tutto ma non ti perdonano il successo".

2.5.02

Una ricetta per i giovani
Meno individualismo, più etica


di Primo Greganti



Se è vero che il nostro sviluppo ha garantito una crescita che ci ha visto raggiungere livelli di vita media tra i più alti del mondo, grazie ad un rapporto di dialettica (anche dura) tra governi e opposizione, comunque alternati, è anche vero che questo è avvenuto grazie ad un dialogo e confronto che ha sempre avuto un radicato senso dello Stato e una forte attenzione ai bisogni dei cittadini. Non si può però negare che questo sviluppo ha raggiunto oggi ritmi dei cicli economici e del nostro sistema vorticosi.
Non si ha più tempo per pensare, chi perde il giro per inserirsi o reinserirsi rischia di essere emarginato rapidamente.



Di questo male soffrono l’uomo, l’ambiente, la cultura, l’etica comportamentale di ognuno di noi. I primi a pagare questo prezzo sono ovviamente i giovani e i settori più disagiati della società, ma non solo. Questo male è diventato così grave che sempre più frequentemente colpisce anche categorie benestanti. Si dirà che tutto questo è ovvio ma a mio avviso non è inevitabile. Certo pone il problema di una forte riflessione e autocritica sul nostro sistema economico e sul nostro sistema di sviluppo. Il futuro non può essere affrontato prescindendo dai giovani e dai bisogni dell’uomo.



E’ necessario allora chiederci quali e quante risorse della nostra economia dedichiamo ai giovani. Conosciamo bene le difficoltà della finanza pubblica, ma sappiamo anche che questo tema non può essere considerato pensando a risorse private che si muovono giustamente soltanto con la logica del profitto. Vi sono migliaia e migliaia di cittadini impegnati in attività volontarie di assistenza e recupero di giovani ‘sfortunati’ che non sono riusciti ad inserirsi nella complessità del nostro difficile sistema e molte volte finiscono in un ‘buco nero’. Ma questi volontari a loro volta soffrono della propria difficoltà davanti a un fenomeno che ha dimensioni crescenti e che devono affrontare con mezzi largamente inadeguati e soprattutto con totale impotenza rispetto alla possibilità di intervenire sulle cause che hanno determinato tale emarginazione.



Tutto questo richiede più Stato, più senso dello Stato, che guidi un tipo di sviluppo con al centro l’uomo e le sue esigenze. Occorre quindi un nuovo modo di organizzare la nostra economia, le nostre città, la nostra cultura, la nostra etica. Quindi meno individualismo, meno superficialità, meno corporativismo ed anche un qualche correttivo al nostro sistema consumistico del “tutto e subito”. Quando il fine è così nobile io, che sono un ottimista, credo si possa chiedere anche qualche sacrificio pur di dotare i giovani di quanto necessario per garantire il loro ed anche il nostro futuro.

telenovela boycott



Lettera di Sodini G.



Sig.Marchi :)
Ma come mai usa questo standard di mail?Tutte in automatico le spedisce? Chissà che fatica... Mi dispiace arrecarle disturbo, ma non è colpa sua. E colpa di un cummenda milanese che un bel giorno ha deciso di fare il Presidente, prima di una squadra di calcio oggi di una nazione. Mi tolga una curiosità, se le mail che ricevete sono poche, perchè sentite il dovere di rispondere? Mica ho scritto che nella pasta barilla avevo trovato un cerotto? E questo avrebbe giustificato una Vs. risposta da parte delle relazione esterne per non perdere un cliente affezzionato. Poi mi scirve che voi non siete schierati politicamente, vero. Ma mi dice anche che fate "necessariamente" pubblicità su Rai e Mediaset "nella stessa misura". Bene, mi può spiegare il perchè fare pubblicità sia così necessario?? E se è vero che fate puubblicità nella "stessa misura" mi invia gli importi dettagliati dei vostri investimenti pubblicitari in Rai e Mediaset ( separati non iinsieme) da gennaio 2001 ad oggi?? Non credo che questa volta riceverò mail da Lei, il suo risponditore automatico a queste domande non risponde, vero? :) Mi saluti il Signor Barilla




Risposta da Barilla



Gentile ingegnere,

in realtà non si può tecnicamente fare un reply atomatico, magari: difatti ho ormai un callo sul polso destro. E poi, come vede, sono anche così scemo da prendermela e rispondere. L'ho fatto perché che i mail siano 30, 300 o 3000 non cambiava niente. L'ho fatto perché credo nel mestiere che faccio e volevo soprattutto capire che cosa stava succedendo e perché proprio Barilla (e alcune decine di persone - tra le quali lei - me lo hanno civilmente spiegato ). L'ho fatto perché faccio parte di una generazione di ingenui che crede ancora che i problemi debbano essere risolti dalla Politica con la P maiuscola.Gli importi dettagliati dei nostri investimenti pubblicitari in Rai e Mediaset non glieli faccio avere perché non li abbiamo mai fatti avere a nessuno per motivi di riservatezza industriale (e non perché ci sia qualcosa da nascondere,
(come starà già pensando lei) :-(( Spero solo che tutta questa storia finisca il più in fretta possibile. Un cordiale saluto



Armando Marchi







Risposta di Sodini G.



Gentile Si. Marchi, la ringrazio nuovamente per la risposta, e mi scuso di aver contribuito, non volendo, alla sua "tendinite da mouse". Non mi risulta ad oggi che l'iniziativa della Valanga sia l'unica che ha messo in evidenza il problema che conosciamo benissimo. Anche il CORE, il Bo.Bi. ed altri chiedono a chi dovrebbe risolvere un problema che ci tocca tutti che vi sia chiarezza e soluzione. Ma lo chiedono sopratutto moltissimi cittadini. E chi ha, come le ho scritto, la responsabilità istituzionale dovrebbe affrontare questo problema da domani. Lei cita gli investimenti pubblicitari che non possono essere resi noti. Comprendo benissimo le ragioni di riservatezza e di marketing legate a questa scelta. Però vorrei segnalarLe i dati che sono reperibili anche sulla rete:


Dal sito di Diario


"In Italia, Paese dei record e delle anomalie, sono però calati in modo strano: molto nelle reti Rai, poco o per niente in quelle Mediaset. Telecom, meno 17 per cento; Nestlé, meno 11; Kraft, meno 8; Fiat, meno 4: una grande fuga dei principali investitori pubblicitari (i «big spender») dalla tv pubblica. Nel 2001, Telecom toglie alla Rai ben 77,5 miliardi di lire, 20 la Nestlé, 9 la Fiat. Effetto della crisi, della generale frenata degli investimenti pubblicitari, della recessione, dell’11 settembre, del ridimensionamento della new economy? Sì, ma alle reti Mediaset Telecom toglie soltanto 40 miliardi. La Fiat, addirittura, aumenta il budget per le reti di Berlusconi: 7 miliardi in più. Così Nestlé: 5 in più. Enel ha dato il 70 per cento del proprio budget a Mediaset e solo il 30 alla Rai. Unilever ha investito 154 miliardi sulle reti di Berlusconi, 61 su quelle Rai... Ecco un bell’esempio di conflitto d’interessi: gli imprenditori italiani e le multinazionali attive in Italia, dovendo scegliere, finiscono per privilegiare le tv del presidente del Consiglio. E non sarà certo un’Authority a far cambiare la musica." http://www.diario.it/cnt/articoli/inchieste/articolo278.htm. Quando ha voglia gradirei, al di fuori del ruolo che Lei ricopre, ma da privato cittadino, Le sue considerazioni in merito :) cordialmente,


Sodini Gxxxxx


p.s. Oggi è il primo maggio, festa dei lavoratori, auguri anche a Lei.