OBIETTORI DI COSCIENZA IN ISRAELE
COMUNICATO STAMPA
Giornata Internazionale dell'Obiezione di Coscienza: le preoccupazioni di Amnesty International per la situazione in Israele
In occasione della Giornata Internazionale dell'Obiezione di Coscienza, Amnesty International esprime forte preoccupazione per il crescente numero di soldati israeliani e riservisti detenuti a causa del loro rifiuto a svolgere il servizio militare nei Territori Occupati.
Dall'inizio dell'Intifada almeno 114 obiettori di coscienza sono stati condannati a pene detentive, almeno venti di questi continuano ad essere ancora oggi detenuti. Gli obiettori di coscienza in Israele scontano condanne di alcune settimane, a volte anche mesi, al termine di processi iniqui. In molti casi, vengono condannati a ripetuti periodi di detenzione.
"Israele deve riconoscere il diritto di rifiutare il servizio militare in base a motivi di coscienza così come contemplato dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che Israele ha sottoscritto" ha dichiarato oggi Amnesty International. "Le forze militari israeliane dovrebbero prestare maggiore attenzione alle preoccupazioni dei propri riservisti, soldati e coscritti. Perché esprimono un messaggio volto a fermare ogni azione che disattende gli standard internazionali sui diritti umani e le leggi umanitarie internazionali".
Lo scorso gennaio, 460 riservisti hanno sottoscritto una lettera aperta nella quale dichiarano di non voler partecipare ad azioni militari tese a sottomettere, espellere, affamare e umiliare un intero popolo.
Già nel settembre 2001, 62 studenti tra i 15 e i 18 anni avevano dichiarato di non voler svolgere il servizio militare firmando un appello inviato al primo ministro Ariel Sharon.
Uno dei firmatari, Ig'al Rosenberg ha appena cominciato il suo quinto periodo di detenzione. Per essersi rifiutato di svolgere il servizio militare, Ig'al ha già scontato 21 giorni di carcere dal 3 al 21 febbraio, 28 giorni dal 26 febbraio al 22 marzo, 14 giorni dal 10 al 22 aprile ed altri 14 dal 29 aprile: sono 77 complessivamente i giorni trascorsi in prigione. Ma dal 13 maggio, Ig'al è di nuovo in carcere e dovrà scontare ulteriori 14 giorni.
Rafram Haddad, riservista, è stato recentemente condannato a 28 giorni di carcere per essersi rifiutato di prestare servizio come guardia alla prigione militare di Megiddo, dove i Palestinesi vengono detenuti per periodi molto lunghi senza un processo. Rafram Haddad, sergente maggiore, è un giornalista del settimanale "Kol Ha'ir" ed attivista della comunità pacifista di Gerusalemme.
Uscirà di prigione il prossimo 24 maggio.
Il 25 aprile 2002, Shay Biran, Yiftah Admoni, Alon Dror e Tomer Friedman sono stati condannati a 28 giorni di prigione per essersi rifiutati di prestare servizio come guardie alla prigione Ketziot (meglio nota come Ansar III) nel deserto di Negev, riaperta recentemente per trattenere centinaia
di Palestinesi arrestati nelle recenti operazioni militari svolte dalle forze israeliane nei Territori Occupati.
Amnesty International considera obiettore di coscienza qualsiasi persona soggetta alla chiamata al servizio militare o all'obbligo legale di assolvere il servizio militare che rifiuta di compiere il servizio stesso o di partecipare sotto qualsiasi forma, diretta o indiretta, a guerre o conflitti armati, per motivi di coscienza o in ragione delle sue convinzioni religiose, etiche, morali, umanitarie, filosofiche, politiche o altre motivazioni analoghe. Tale diritto si estende anche a coloro che hanno già iniziato il servizio militare, come pure ai soldati che operano in eserciti professionali, che hanno maturato l'obiezione di coscienza dopo essersi arruolati. Chiunque venga detenuto per le predette ragioni, viene considerato da Amnesty International prigioniero di coscienza.
Amnesty International chiede al governo israeliano il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono detenuti per aver rifiutato di svolgere il servizio militare per motivi di coscienza.
”Nella drammatica complessità del conflitto in Medio Oriente e nella spirale di violazione dei diritti umani che registriamo in quelle terre, non meno grave appare lsituazione dell'obiezione di coscienza" dichiara Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. "Nonostante l'ormai crescente riconoscimento di questo diritto nel mondo e le Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, di cui è membro anche Israele, l'obiezione di coscienza in questo paese costituisce ancora un reato piuttosto che un valore e un principio di libertà di espressione e opinione. Il governo israeliano, pur in un periodo delicatissimo quale quello attuale, non può continuare a disattendere un diritto riconosciuto a livello internazionale e a imprigionare centinaia di suoi cittadini per una scelta di coscienza".
Roma, 15 maggio 2002
Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa Tel. 06 44.90.224 E-mail:
press@amnesty.it
LETTERA DI SOSTEGO DI 287 PROFESSORI ISRAELIANI (in inglese)
Militari firmatari del documento che ne espone la volontà di non combattere nei Territori Palestinesi: 462
Firme di sostegno da tutto il mondo: 12.365 (attualmente il dato separato dei firmatari israeliani, non è disponibile)
We, faculty members from a number of Israeli universities, wish to express our appreciation and support for those of our students and lecturers who refuse to serve as soldiers in the occupied territories. Such service too often involves carrying out orders that have no place in a democratic society founded on the sanctity of human life.For thirty five years an entire people, some three and a half million in number, have been held without basic human rights. The occupation and oppression of another people have brought the State of Israel to where it is today.Without an Israeli declaration of an end to the occupation, accompanied by appropriate action--unilateral, if necessary--the present war is not being fought for our home but for the settlements beyond the green line and for the continued oppression of another people.We hereby express our readiness to do our best to help students who encounter academic, administrative or economic difficulties as a result of their refusal to serve in the territories. We call on the University community at large to support them.Faculty members who wish to join are welcome to contact Anat Biletzki (anatbi@post.tau.ac.il).