La telefonata fra Guzzanti e Scaramella pubblicata dalla Repubblica
E´ il 28 gennaio del 2006. Sono le 10 e 59 minuti. Paolo Guzzanti e Mario Scaramella discutono per 21 minuti e 37 secondi.
Mario Scaramella: «Il segnale che io ho avuto è questo: non c´è un´informazione Prodi uguale agente Kgb, ma parliamo di "coltivazione", contatti».
Paolo Guzzanti: «Coltivazione è abbastanza, eh?!».
Scaramella: «Per me, è moltissimo. È quello che mi viene detto. A questo punto, non pretendete una dichiarazione da chicchessia che dica "Prodi è un agente"».
Guzzanti: «Perché, "coltivato" invece si?».
Il problema del senatore e del suo collaboratore è chiaro. Non possono accusare Romano Prodi di essere un agente e dunque ripiegano su una formula meno assertiva, ma più malignamente suggestiva. Romano Prodi è stato un uomo «coltivato» dal Kgb. Il problema dei due signori è di costruire un supporto di testimonianze che regga in pubblico, perché, come dice Guzzanti, «non è una lite tra giornali, qui si finisce poi in tribunale».
Tocca a Scaramella trovare il testimone chiave. Vladimir Bukovskij (intellettuale dissidente riparato a Londra, scambiato dai sovietici nel 1976 con il comunista cileno Luis Corvalan) si è chiamato fuori con una considerazione che non fa una piega «Se attacchiamo politici occidentali, quando non abbiamo documenti, poi perdiamo credibilità, anche quando invece abbiamo i documenti». «Comunque – racconta Scaramella a Guzzanti – non arriviamo a dire che Prodi è un agente del Kgb in questi termini. Quello che è certo è che i russi consideravano Prodi amico dell´Unione Sovietica».
Guzzanti si infuria: «Scusa Mario, abbi pazienza! Per me, agente o "coltivato" va bene. "Amico dell´Unione Sovietica" non significa un cazzo! Che mi frega a me? Che ti pare una notizia, "Prodi amico dell´Unione Sovietica"? Ci aveva pure [rapporti] con l´Istituto Plecanov. Mi stai a prendere per il culo, scusa? "Coltivato" a me va benissimo, perché l´espressione "coltivato" significa quel che significa nel linguaggio di intelligence».
A questo punto, il "professore" propone come testimone chiave Oleg Gordievskij (ex colonnello del Kgb, riparato a Londra nel 1985, autore con Cristopher Andrew de "La Storia segreta del Kgb"). Ma c´è una difficoltà. Oleg non ne vuole sapere di mettere tra virgolette "Prodi agente del Kgb", perché «questo non è accaduto», dice. Scaramella però conviene che si può lavorare sul discorso di "coltivazione".
Guzzanti gli spiega gli essenziali passaggi che deve documentare per la commissione. «Mario, scusami, do alle parole l´importanza delle parole. Allora, in quella cosa lì si dice: "Award man" (la trascrizione fonetica tradisce verosimilmente un "our man", un "nostro uomo" con "award man" che significherebbe "uomo premio"). Tu pronunci la sigla e quello dice "Yes!"».
Scaramella: «Certo, certo».
Guzzanti: «Punto e basta! Non voglio sapere altro! L´unica domanda è: queste frasi sono confermate e confermabili?».
Scaramella: «Assolutamente sì».
Guzzanti: «E allora questo è l´unico punto, ma mi serve certificato e marca da bollo».
Scaramella ha ora capito in che solco si deve muovere e, volenteroso, non si risparmia. Dice: «Anche più di quello. Con questo meccanismo si può arrivare a dire: "Sì, io so che [Prodi] era in contatto con gli ufficiali del V dipartimento [del Kgb], con i… con un ufficiale del servizio A... Eh, la notizia viene specificata». Scaramella è ora entusiasta. Un fuoco d´artificio. Ha capito che cosa può far felice il «Capo».
Scaramella: «Capo, il discorso è questo: non c´è dubbio sull´autenticità, la veridicità e la confermabilità delle dichiarazioni».
Guzzanti: «Io voglio che lui…».
Scaramella: «Quello che ha detto non lo dice, questo è il punto…Quella mezza parola in più rispetto a quello che ha detto, lui alla fine dice: "Era sotto coltivazione come promettente obiettivo di…"».
Guzzanti: «Questa è una cosa di cui non me ne frega niente! Io voglio sapere se lui non smentirà mai di aver detto quello che ha detto. Punto! La "coltivazione"… il IV dipartimento…queste possono essere successive cose. Io devo poter dire: "Il signor O.G. (Oleg Gordievskij), parlando del signor R.P. (Romano Prodi) dice così. Punto!».
Scaramella: «Io non sono in grado oggi di dire se lui è in grado di ripeterlo. Lo ha detto e lo conferma».
Guzzanti: «A me mi basta che lui non smentisca di averlo detto!».
Scaramella: «Quel che ci abbiamo è acquisito, Capo, senza possibilità di manipolazioni».
Definiti i passaggi successivi del piano, Scaramella cerca di capire da Guzzanti, il suo "Capo", qual è l´opinione del "Capo" di Guzzanti su quel che stanno cucinando. A chi pensare se non a Silvio Berlusconi? Proprio al presidente del Consiglio in carica in quel gennaio 2006, sembra far riferimento il senatore di Forza Italia quando informa il consulente di come sono andate le cose.
Scaramella: «Tu hai qualche dettaglio in più dell´incontro con il Capo?».
Guzzanti: «La notizia ha avuto un forte impatto. Io quando vado da lui gli dico le cose a voce ma, contemporaneamente, gli metto sotto il naso un appunto scritto in cui ci sono le stesse cose che gli sto dicendo e nell´appunto scritto – che lui s´è letto e riletto sottolineando i punti salienti, scrivendo 1, 2, 3, come fa lui – ci sono le cose di cui abbiamo parlato come futuro…
Annuiva gravemente, come uno che non solo è…, anzi, quando io ho detto: "Sai, il problema di questa faccenda è che, se noi andiamo a un processo, poi è una (parola incomprensibile)… è una cosa in cui dobbiamo dimostrare ciò che diciamo", e lui, sorprendendomi un po´,… però ho capito che ha voglia di giocare all´attacco. Ha detto: "Beh, un momento! Intanto però, li costringiamo a difendersi". Questa l´ho trovata una reazione estremamente positiva. (…) E contemporaneamente io gli dico: "Guarda, …ti porto il risultato e quindi (frase incomprensibile)».
Scaramella ha ben chiaro che il gioco si è fatto grosso e, come sempre, vuole apparire il più determinato tra i giocatori del pacchetto di mischia. Gordievskij va bene, ma per andare sul velluto gli sembra una buona idea organizzare anche manovre subordinate e di sostegno al piano principale.
Scaramella: «Io lavoro a blindare quel po´ che abbiamo. Se serve di più io ho dei canali (…) Ce ne sono tre possibili: 1) Stati Uniti, dove c´è stato abbastanza chiaramente detto tutto quello che era gestito in un modo, poi è diventato friendly dall´altra parte. Quindi ci sono dei seri limiti, però forzabili. 2) San Marino. San Marino ha una banca puttana che è quella che fa le cose sporche: è la Cassa di Risparmio. Tu saprai certamente che Nomisma ha delle sostanziali quote in Cassa di Risparmio, cioè la Cassa di Risparmio è proprietaria di una buona fetta di Nomisma».
Guzzanti: «Sì».
Scaramella: «Io so che i collegamenti finanziari che ci sono stati in passato sono stati anche tramite San Marino. Allora c´è un canale proprio di indagine da cui possono uscire degli elementi anche di esposizione. Mo´ ho, per esempio, lunedì, con la Procura di Bologna che, indirettamente, potrebbe diventare recipiente di alcune informazioni, non dirette, ma indirette».
Guzzanti: «Quando ce l´hai l´incontro?».
Scaramella: «Con De Nicola (procuratore di Bologna ndr.) ce l´ho lunedì a Bologna alle 11. Allora potrebbe essere, non direttamente, non esplicitamente facendo i nomi, ma dando la pista: "Guardate i soldi di Mosca. Dalla Cassa di Risparmio finiscono in primarie società". E si arriva a Nomisma. È un altro di quei passaggi che poi un domani, al livello giudiziario…».
Guzzanti: «Certo».
Scaramella: «Il terzo [canale] è frontale. (…) Ho la possibilità di accesso a questi documenti a Mosca, legalmente (…) E´ una cosa diversa dalla rogatoria».
Guzzanti: «Lì mi pare che Vladimir (Bukovskij) ti ha detto "vai da questi", no? O te lo ha detto Oleg (Gordievskij)?».
Scaramella: «L´ha detto proprio Oleg. Oleg ha detto: "Vai e dai 200 dollari a qualcuno…"».
Guzzanti: «Sì, sì, sì».
Scaramella: «Non ti sfugge il livello di esposizione di chi si va a prendere, non autorizzato, le informazioni in un momento così delicato con i russi. Cioè, io lo so fare e lo faccio bene e lo faccio immediatamente».
Scaramella è preoccupato di andarsene a Mosca a contattare agenti del Kgb, a chiedere loro – in cambio di soldi – documenti riservati senza un ombrello politico o diplomatico.
Guzzanti: «E convocare un ufficio di presidenza [della Commissione]?».
Scaramella: «Quello non serve, scusami, perché io ho già la delega dell´ufficio».
Guzzanti: «E allora?».
Scaramella: «Voi mi avete già contattato…e Fini (allora ministro degli Esteri, ndr) ha scritto all´ambasciata. Si può fare questo passaggio. Va bene».
Guzzanti: «Ma i tempi? Tutto deve essere consegnato al più tardi per venerdì prossimo».
Scaramella: «Per il 10, eh? E allora mi organizzo questa settimana di andare a Mosca (…) Se puoi fare tu un passaggio, visto che noi abbiamo la lettera di Fini che dice: "Ho dato istruzioni…", si potrebbe fare lunedì un passaggio. Io vado da martedì, mercoledì. Vado a Mosca e torno con un bottino anche più grasso dell´agenzia ecologica. La missione giustifica comunque anche l´accesso a tutta una serie di canali che poi sono anche miei. (…) E quindi, superiamo Oleg. Oleg diventa la fonte che ha indicato e poi uno ha approfondito. E…se il tuo Capo, come dire, va poi…che in teoria si potrebbero urtare suscettibilità del governo russo, questo è il punto. Per me, non c´è nessun problema. È sostenibile, poi, dopo, questo passaggio?».
Guzzanti: «È chiaro che se tu stai facendo una cosa e ci… qualsiasi problema sarebbe risolto per via immediata con un colpo di telefono a (nome incomprensibile)».
Non si sa come è finita. Non si sa se Scaramella è andato a Mosca. Non si sa se nella capitale russa ha confezionato qualche altro dossier farlocco. Non si sa se da Roma – autorevolmente, si presume – una telefonata abbia lubrificato le sue iniziative.
Come toccherà alla Procura di Roma accertare se Paolo Guzzanti è consapevole della buffonesca cospirazione di Mario Scaramella o ne sia, al contrario, soltanto uno sprovveduto, anche se divertito, allocco giocato con il trucco delle tre carte dal solito furbissimo napoletano cialtrone. Perlomeno in un caso, gli ingenui intrappolati nelle grottesche trame di Mario Scaramella sono due: Paolo Guzzanti e Silvio Berlusconi. Nel variopinto mazzo di carte offerte da Scaramella, il Senatore e il Presidente "spizzano" un jolly falso.
Scaramella: «…Questa questione riguarda un personaggio che è presidente delle Coop rosse. Attualmente ha tutta una serie di lavori in corso con i Ds, per i Ds, posizioni formali di impegno politico, è stato giudicato per associazione mafiosa ed è persona direttamente coinvolta nelle indagini che riguardano il materiale nucleare a Rimini. Quindi ci sono elementi oggettivi di appartenenza alle cooperative rosse, di associazione mafiosa, dichiarata da una sentenza definitiva e di lavori che riguardano le indagini su tutta questa roba che ci stanno raccontando gli ufficiali stranieri…».
Questo diceva Mario Scaramella il 27 gennaio. Il 2 febbraio, intervistato da "Telecamere", Berlusconi gridava: «Agli atti di un processo in Campania, il presidente di una cooperativa ha denunciato che i soldi erano di provenienza della criminalità organizzata. Di questo, erano al corrente esponenti del partito. Una certa magistratura ha fatto si che si arrivasse a una prescrizione».