Gli intellettuali francesi hanno accolto con preoccupazione e sgomento l'arresto a Rio dell'ex terrorista Cesare Battisti, e si sono offerti di scrivere loro, una frase a testa, il capitolo conclusivo dell'ultimo romanzo del latitante, lasciato incompiuto. Dai tempi in cui definirono Bologna "capitale mondiale della repressione" (la definizione fu di Felix Guattari e Maria Antonietta Macciocchi dopo avere pagato 25mila lire per un piatto di lasagne, nel 1977), gli intellettuali francesi non hanno smesso di occuparsi della grave situazione del nostro paese.
Due i principali capi d'accusa che da Parigi muovono a Roma: non avere ghigliottinato il re dopo il referendum, o almeno Aldo Moro dopo il rapimento, e la totale assenza, nella Costituzione, di norme specifiche in favore degli scrittori di noir. In attesa degli sviluppi della vicenda Battisti, vediamo quali sono gli altri casi scottanti.
Mario Marioni L'ex capo delle Brigate Proletarie Armate per la Costruzione del Nucleo Combattente del Partito Rivoluzionario Antimperialista, con il nome di battaglia di 'Sintesi' fu protagonista di una cinquantina di rapine e un paio di omicidi. Esule a Parigi, scrive romanzi erotici di grande successo e ha aperto sulla Rive Gauche una piccola libreria specializzata in opere dei latitanti di tutto il mondo, molto frequentata da Bernard-Henri Lévy e dagli agenti di polizia dei cinque continenti che gli chiedono i documenti quasi ogni mattina. Ogni giovedì, tra gli applausi degli amici, Marioni appallottola una richiesta di estradizione e la inghiotte.
Gilberto Curcio Meno noto del fratello Renato, fu il fondatore di un gruppo armato alternativo che si proponeva di abbattere lo Stato con assalti all'arma bianca. Fu arrestato mentre caricava una colonna dei carabinieri con la sciabola sguainata. Ancora oggi sostiene che la lotta armata fu sconfitta a causa della mancanza di una cavalleria efficiente. Evaso dall'Asinara grazie alla complicità di un secondino che non sopportava più i suoi racconti di duelli, è rifugiato a Parigi e scrive libretti d'opera di grande successo, quasi tutti musicati da Bernard-Henri Lévy. Ha aperto una piccola libreria sulla Rive Gauche, specializzata in pubblicazioni sulle armi da taglio, molto frequentata da macellai, maître di ristorante e chirurghi.
Sandra Kuberhauser Primula rossa di Sud Tirolo Comunista, scelse la lotta armata perché era l'unica comunista del Sud Tirolo. Dotata di un carattere ferreo, pur essendo l'unico membro del suo gruppo terrorista si mise sotto processo sospettandosi di cedimento al nemico. Venne espulsa dalla Val Pusteria perché nel corso di una rapina a mano armata distrusse alcuni vasi di gerani, reato infamante per quelle popolazioni. Vive a Parigi dove scrive romanzi in tedesco, tradotti da Bernard-Henri Lévy, di grande successo nel suo isolato e in quello di Lévy. È facile vederla sull'uscio della sua piccola libreria, in piena Rive Gauche, mentre con modi spicci cerca di convincere i clienti a entrare da lei e non nelle librerie accanto, gestite da latitanti concorrenti.
Filippo Strippa È l'unico ex terrorista italiano molto malvisto dalla comunità intellettuale di Parigi, perché ha aperto una pescheria invece di una piccola libreria. Ricchissimo grazie alle ostriche, gentile con tutti, ha cercato di farsi benvolere dedicandosi alla letteratura, ma i suoi racconti sulla pesca sono di pessima qualità e le poche copie stampate, sistemate tra le cassette di calamari, hanno un odore disgustoso. Soltanto Bernard-Henri Lévy, per solidarietà, ogni tanto ne acquista una per incartarci le cozze. Strippa, fallito come scrittore, ha provato a ripiegare sulla correzione di bozze, correggendo i dattiloscritti degli altri latitanti. Ma è così negato che non si accorge dei refusi e anzi aggiunge di suo pugno gravissimi svarioni, imbrattando i fogli con schizzi di nero di seppia. Gli intellettuali francesi, con l'esclusione del solo Lévy, ne chiedono insistentemente l'estradizione.