Tutti Goebbels? Politici, fermatevi.
di Gian Antonio Stella - Corriere della SeraIdiota, mona, minchione, cretino, pirla, babbaluci: hanno a disposizione una stiva di insulti, se proprio amano il linguaggio becero, quei gentiluomini dei nostri politici. Ma tirare in mezzo la croce uncinata, il Führer, i Lager, i camini e tutte quelle cose spaventosamente serie nelle baruffe da pollaio nostrane è davvero indecente. Basta. C'è qualcuno che, in tutta onestà, può affermare che Berlusconi o Fassino, Prodi o Follini abbiano mai detto o pensato come Joseph Goebbels che l'Olocausto è stato «una questione di vita o di morte tra la razza ariana e il bacillo ebraico»? Eppure anche ieri, nel Giorno della Memoria, del dolore, del lutto, degli omaggi ai sei milioni di ebrei assassinati, c'era lo strascico dell'ultima rissa scatenata usando, dall'una e dall'altra parte, sempre la stessa invettiva: il paragone con l'infame ministro della propaganda nazista. Eppure lo sanno, i nostri, che quella è materia che scotta. Che a distanza di oltre mezzo secolo la ferita butta ancora fiotti di sangue.
Lo sa perfino Umberto Bossi che, pur vantandosi d'essere barbaro, fu costretto a intervenire contro il suo Cesare Rizzi il quale a una Festa del Carroccio aveva detto: «Vedo Gad Lerner e capisco Hitler». Lo stangò: «Certe affermazioni non si fanno neppure per scherzo, perché la Lega è innanzitutto amica degli Ebrei. Se Rizzi intendeva dire che Lerner al Tg1 non dà spazio all'opposizione, poteva farlo in un altro modo: con battute del genere si corre sempre il rischio di trovare lo stupido che le ripete».
Raccomandazione saggia: le parole sono pietre. Peccato che per primo se ne scordi lui: «Questi del centrosinistra sono i nuovi nazisti. Peggio di quelli di prima perché vogliono a tutti i costi annullare le differenze. Un nero per loro è un bianco colorato e un bianco è un nero scolorito. Ma noi non ci stiamo. Per noi le differenze esistono». «Hanno in testa di fare come Hitler o peggio. Hitler sterminò gli ebrei, i comunisti massoni vogliono sterminare tutti i popoli dell'Europa con l'immigrazione. Sono loro i veri nazisti, i nazisti rossi». «Questo nazismo rosso, proprio come Hitler ma con strumenti moderni, intende cancellare l'identità dei popoli e le religioni, e distruggere l'istituzione della famiglia». «Amato? E' un nano nazista».
Visti i toni del capo, i suoi non sono da meno. «Non è più tollerabile il persistere di una situazione che potrebbe sfociare in un fenomeno alla Goebbels», tuona Luciano Gasparini invocando contro Berlusconi una legge sul conflitto d'interessi un attimo prima di mettersi d'accordo. «Sapete com'è soprannominato Mussi in Parlamento? Adolfo, perché assomiglia a Hitler. Quello decise di far fuori 8 milioni di ebrei, e questo vuole far fuori 30 milioni di padani», barrisce Roberto Maroni prefigurando lager per bellunesi e varesotti. «La legge sul federalismo dell'Ulivo è all'insegna della migliore dottrina di Goebbels», strilla Roberto Castelli. Per non parlare del senatore trevisano Piergiorgio Stiffoni che, beatamente digiuno di tutto, se n'è uscito qualche settimana fa col seguente conato: «Gli immigrati? Peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona non sia ancora pronto».
Reazioni indignate e stupore: «Era solo una battuta!». Che ne sa, lui, che i nomi di Auschwitz e Treblinka fermano ancora il respiro a milioni di persone? Non si può più scherzare? Sono anni che fanno «battute» sul tema, a destra, al centro e a sinistra. Basti dire che, nell'archivio Ansa della politica italiana, il nome di Goebbels è citato 11 volte nella noiosa ma meno incivile Prima repubblica e 77 da quando hanno fatto irruzione i nuovi protagonisti della politica dove si dice «pane al pane, merda alla merda». Con una deriva che, a sentire ancora Bossi, è inconsapevole: «Veltroni si lamenta perché gli dà fastidio la definizione "nazisti rossi". Preferiva che i miei militanti parlassero di una sinistra bugiarda, tangentista, oltre che anti-democratica?». Ma per carità, senatùr, l'è tut i stess : le bugie alla Camera e gli esperimenti per vedere in quanto tempo muore un uomo tagliandogli senza anestesia una gamba o due braccia, le bustarelle e le camere a gas coi giocattoli per i bambini, le forzature nel regolamento del Senato e i denti d'oro strappati ai cadaveri. Tutto «dibattito».
Ed ecco che ti ritrovi alla manifestazione a Montecitorio contro la par condicio i cartelli della destra con «D'Alema = Hitler» e alla manifestazione dei pacifisti a San Giovanni i cartelli con «Berlusconi = Hitler». E il sondaggio Doxa sui personaggi più odiati che vede il Cavaliere, Vittorio Sgarbi e Alba Parietti battere il Führer. E il senatore Riccardo Pedrizzi, di An, che dà battaglia sulla fecondazione assistita perché sarebbe «un ritorno di logiche degne di Hitler e del dottor Mengele». E l'ex sondaggista azzurro Gianni Pilo che bolla «Tempo reale» di Michele Santoro «una trasmissione da Goebbels». E il senatore ulivista Stefano Passigli che ricambia: «Certe reti televisive di Berlusconi usano i media in maniera assai più cinica e sfrontata dello stesso ministro della propaganda Goebbels». E il comunista Marco Rizzo che urla: «L'idea di far eleggere direttamente i giudici dalla collettività sono idee care a Mussolini e a Goebbels». E il diessino Piero Fassino che, in attesa di far replay tirando in ballo l'altro giorno Gasparri e Mimum, sentenzia: «Sulla vicenda Telekom Serbia è in atto da parte della destra una aggressione politica che tende a non riconoscer l'avversario ma a demonizzarlo. E' la logica di Goebbels»...
Un delirio. Sono anni che andiamo avanti con Berlusconi che prima accusa Lucia Annunziata di «insistere nella menzogna come Goebbels» e poi, non ammonito dal capitombolo sul «kapò» a Strasburgo, paragona a Goebbels «i giornali che si dicono indipendenti scrivono che il governo vuol far morire il tempo pieno nella scuola pubblica». E Romano Prodi che sostiene: «In confronto a Berlusconi anche Joseph Goebbels era un bambino». E Fabio Mussi che dà del Goebbels a Francesco Storace e Sandro Fontana che dà del Goebbels a Sandro Curzi e Maurizio Gasparri che dà dei «Goebbels» ai cronisti colpevoli di avere raccontato gli scontri a una manifestazione gay a Torre del Lago e l'aennino Nicola Bono che dà del «Goebbels» a Vincenzo Visco e Carlo Giovanardi che dà del «Goebbels» a Giovanni Floris di «Ballarò» e perfino Marco Follini che, sia pure obliquamente, dà del «Goebbels» a Pierluigi Castagnetti.
Ma lo sanno, chi era Joseph Goebbels, il ministro della propaganda che verso la fine divenne il plenipotenziario del regime nazista? Sanno della sua responsabilità nell'organizzazione della Notte dei Cristalli? Conoscono il suo giudizio («Non si deve essere sentimentali in queste faccende») sullo sterminio degli ebrei? Hanno mai letto qualcosa sulla sua idea di come si progetta la creazione dell'odio? O parlano così, per sentito dire? Per favore: si diano una ripassata. C'è sempre qualche stupido, come ricorda il Bossi pompiere al Bossi incendiario, che ti prende sul serio. E certo non ne abbiamo bisogno.