31.12.02

Così la Cirami blocca i processi


di Simone Collini su L'Unità

È vero, la legge Cirami non va a beneficio soltanto di Previti e Berlusconi. D’accordo, il prossimo 27 gennaio la Corte di Cassazione dirà se il processo Sme e quello Lodo-Imi Sir continueranno a essere celebrati a Milano, oppure se verranno trasferiti a Brescia per "legittima suspicione". Ma questo è solo un caso. Uno dei tanti.
Da quando la Cirami è stata approvata, lo scorso 5 novembre, sono stati sospesi per applicazione della legge processi per omicidio, strage, pedofilia, rapina, calunnia, turbativa dell’attività di pubblica sicurezza e altro ancora. In poco più di un mese, il legittimo sospetto è stato sollevato un po’ in tutta Italia.

A presentare la richiesta di trasferimento - era stato proprio questo l’allarme lanciato nei mesi scorsi da parlamentari dell’Ulivo, magistrati e girotondini - sono stati anche difensori di imputati per associazione mafiosa e di uomini considerati pericolosi capi di clan camorristici.

Come Francesco Schiavone, detto Sandokan, arrestato dopo sette anni di latitanza nel luglio ‘98 nel rifugio bunker di Casal di Principe, dove vennero trovate pistole e mitragliette. Accusato di detenzione di armi, è stato condannato in primo grado. All’inizio del mese ha presentato richiesta di rimessione. "Le leggi si applicano nei confronti di chiunque. Perché la Cirami può essere applicata per Previti e non vale per Schiavone?", ha replicato l’avvocato Saverio Senese, uno dei suoi legali, al sollevarsi delle polemiche. In questo caso la "legittima suspicione" è dovuta, spiega l’avvocato, "a una martellante campagna di stampa" e alle "dichiarazioni fatte sugli organi di stampa da alcuni giudici". Ma ci possono essere tanti altri motivi per chiedere il trasferimento.


A Belluno, per esempio, è stato sospeso un processo per omicidio perché, secondo il difensore dell’imputato, l’opinione pubblica bellunese si attende una sentenza di condanna. A Messina è stato sospeso un dibattimento giunto ormai alla conclusione (l’accusa è di aver commesso 24 omicidi tra l’88 e il ‘92) perché secondo gli imputati i magistrati avrebbero manipolato le dichiarazioni di alcuni pentiti.
Può bastare anche meno per chiedere il trasferimento. Può bastare che si dica che gli uffici giudiziari non consentono la celebrazione in un clima sereno e imparziale (come è successo a Nuoro) o che si dica che il pm è prevenuto nei confronti dell’imputato (Torino). Poi la Cassazione deciderà se ci sono i fondamenti per la rimessione del processo. Intanto, però, la sospensione è assicurata.

Difficile, di fronte a questo scenario (sono almeno 17 i casi di legittimo sospetto finora sollevati nei tribunali italiani) che il centrodestra possa ripetere quanto detto a proposito della legge sulle rogatorie e il falso in bilancio. Quando arrivò il via libera dell’Ocse alle prime due del terno delle "leggi vergogna", il Polo utilizzò quel pronunciamento - che tra l’altro riguardava soltanto la "conformità" ai requisiti richiesti dalla Convenzione nella lotta alla corruzione - per "smascherare le bugie della sinistra". Il ministro della Giustizia Castelli attaccò "un noto magistrato milanese" che aveva senza giustificazioni "bollato" la legge sulle rogatorie "come "un regalo a terroristi e mafiosi"", mentre Berlusconi già diceva: "Non so a sinistra cosa avranno ancora da dire, ma sono campioni nel ribaltare la realtà e quindi troveranno qualcos’altro da inventarsi".
In realtà, visti gli effetti provocati dalla legge Cirami in poco più di un mese, non c’è poi molto da inventarsi.

29.12.02

Ennesima schifezza dell'amministrazione Bush


Bloccato dal veto USA l'accordo al Wto sulla diffusione a basso costo dei prodotti salva-vita.
I 144 paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) hanno espresso amarezza dopo il fallimento di un accordo - bloccato dagli Stati Uniti - su un sistema per favorire l'acquisto, da parte dei paesi poveri, di medicine contro malattie contagiose, come l'Aids, a prezzi ridotti.
Secondo Washington non c'era possibilità di aderire a un compromesso, perchè il testo proposto era "troppo flessibile", e avrebbe permesso - hanno detto i delegati americani - di ignorare il brevetto farmaceutico nel trattamento di un vasto numero di malattie non contagiose (tra cui diabete e asma)."Tutti noi volevamo un accordo - ha detto il presidente del Consiglio generale, l'ambasciatore canadese Sergio Marchi - e siamo tutti delusi".
Insomma per difendere i profitti delle case farmaceutiche centinaia di migliaia, forse milioni di malati dovranno morire semplicemente perche' non possono pagarsi le medicine. Cominciamo con il far conoscere la cosa a piu' gente possibile, non e' che facciano una gran figura.

27.12.02

Lettera aperta a George W. Bush di mons. Robert Bowman, vescovo di Melbourne Beach in Florida, già tenente colonnello e combattente nel Vietnam.

NOI STATUNITENSI SIAMO BERSAGLIO DEL TERRORISMO PERCHÉ SOSTENIAMO TUTTE LE DITTATURE


Racconti la verità al popolo, signor Presidente, sul terrorismo. Se le illusioni riguardo al terrorismo non saranno disfatte, la minaccia continuerà fino a distruggerci completamente. La verità è che nessuna delle nostre migliaia di armi nucleari può proteggerci da queste minacce. Nessun sistema di Guerre Stellari (non importa quanto siano tecnologicamente avanzate, né quanti miliardi di dollari vengano buttati via con esse) potrà proteggerci da un'arma nucleare portata qui su una barca, un aereo, una valigia o un'auto affittata. Nessuna arma del nostro vasto arsenale, nemmeno un centesimo dei 270 miliardi di dollari spesi ogni anno nel cosiddetto "sistema di difesa" può evitare una bomba terrorista. Questo è un fatto militare. Signor Presidente, lei non ha raccontato al popolo americano la verità sul perché siamo bersaglio del terrorismo quando ha spiegato perché avremmo bombardato l'Afghanistan e il Sudan. Lei ha detto che siamo bersaglio del terrorismo perché difendiamo la democrazia, la libertà e i diritti umani nel mondo. Che assurdo, signor Presidente! Siamo bersaglio dei terroristi perché, nella maggior parte del mondo, il nostro governo difende la dittatura, la schiavitù e lo sfruttamento umano. Siamo bersaglio dei terroristi perché siamo odiati. E siamo odiati perché il nostro governo ha fatto cose odiose. In quanti Paesi, agenti del nostro governo hanno deposto dirigenti eletti dal popolo, sostituendoli con militari-dittatori, marionette desiderose di vendere il loro popolo a corporazioni americane multinazionali? Abbiamo fatto questo in Iran quando i marines e la Cia deposero Mossadegh perché aveva intenzione di nazionalizzare il petrolio. Lo sostituimmo con lo scià Reza Pahlevi e armammo, allenammo e pagammo la sua odiata guardia nazionale Savak, che schiavizzò e brutalizzò il popolo iraniano per proteggere l'interesse finanziario delle nostre compagnie di petrolio. Dopo questo sarà difficile immaginare che in Iran ci siano persone che ci odiano? Abbiamo fatto questo in Cile. Abbiamo fatto questo in Vietnam. Più recentemente, abbiamo tentato di farlo in Iraq. E, é chiaro, quante volte abbiamo fatto questo in Nicaragua e nelle altre Repubbliche dell'America Latina? Una volta dopo l'altra, abbiamo destituito dirigenti popolari che volevano che le ricchezze della loro terra fossero divise tra il popolo che le ha prodotte. Noi li abbiamo sostituiti con tiranni assassini che avrebbero venduto il proprio popolo per ingrassare i loro conti correnti privati attraverso il pagamento di abbondanti tangenti affinché la ricchezza della loro terra potesse essere presa da imprese come la Sugar, United Fruits Company, Folgers e via dicendo. Di Paese in Paese, il nostro governo ha ostruito la democrazia, soffocato la libertà e calpestato i diritti umani. É per questo che siamo odiati intorno al mondo. Ed é per questo che siamo bersaglio dei terroristi. Il popolo canadese gode di democrazia, di libertà e diritti umani, così come quello della Norvegia e Svezia. Lei ha sentito mai dire che un'ambasciata canadese, svedese o norvegese siano state bombardate? Noi non siamo odiati perché pratichiamo la democrazia, la libertà e i diritti umani. Noi siamo odiati perché il nostro governo nega queste cose ai popoli dei Paesi del terzo mondo, le cui risorse fanno gola alle nostre corporazioni multinazionali. Questo odio che abbiamo seminato si ritorce contro di noi per spaventarci sotto forma di terrorismo e, in futuro, terrorismo nucleare. Una volta detta la verità sul perché dell'esistenza della minaccia e della sua comprensione, la soluzione diventa ovvia. Noi dobbiamo cambiare le nostre pratiche. Liberarci delle nostre armi (unilateralmente, se necessario) migliorerà la nostra sicurezza. Cambiare in modo drastico la nostra politica estera la renderà sicura. Invece di mandare i nostri figli e figlie in giro per il mondo per uccidere arabi in modo che possiamo avere il petrolio che esiste sotto la loro sabbia, dovremmo mandarli a ricostruire le loro infrastrutture, fornire acqua pulita e alimentare bambini affamati. Invece di continuare a uccidere migliaia di bambini iracheni tutti i giorni con le nostre sanzioni economiche, dovremmo aiutare gli iracheni a ricostruire le loro centrali elettriche, le stazioni di trattamento delle acque, i loro ospedali e tutte le altre cose che abbiamo distrutto e abbiamo impedito di ricostruire con le sanzioni economiche. Invece di allenare terroristi e squadroni della morte, dovremmo chiudere la nostra Scuola delle Americhe. Invece di sostenere la ribellione e la destabilizzazione, l'assassinio e il terrore in giro per il mondo, dovremmo abolire la Cia e dare il denaro speso da essa ad agenzie di assistenza. Riassumendo, dovremmo essere buoni invece che cattivi. Chi tenterebbe di trattenerci? Chi ci odierebbe? Chi vorrebbe bombardarci? Questa é la verità, signor Presidente. É questo che il popolo americano ha bisogno di ascoltare.

LETTERA DI BABBO NATALE


da Manuela Faccani, Ravenna

Le mie figlie hanno trovato ieri mattina, sotto l'albero, questa lettera. Mi è piaciuta e ve la mando.

Care Cecilia e Giulia,
è un bel po’ di anni che non vi scrivo. Voi avete avuto tante cose da fare: crescere, studiare, innamorarvi… E io non volevo disturbare. Ma vi guardavo, discretamente.
So che siete ragazze splendide: so che siete brillanti negli studi, che avete un mucchio di amici, che siete capaci di amare e di farvi amare, che siete curiose ed equilibrate, vivaci e sagge.
Ma adesso devo rompere il silenzio, perché su di me sono state messe in giro voci che mi indignano. Sento dire che sarei stato inventato dalla CIA, che la Coca Cola mi avrebbe rifatto il look per sordidi scopi commerciali, che sarei un servo sciocco della società dei consumi…
Oh, non credeteci! Se qualcuno mi ha inventato (ma io sono qui, a scrivere, in carne – tanta! – e ossa) è stato il bisogno degli uomini di sognare. Di immaginare un mondo in cui ogni bambino possa avere il suo dono. E voi sapete che io li porto proprio a tutti, non come quella vecchia acida della Befana, che sta a pesare col bilancino meriti e demeriti!
Tutti abbiamo bisogno di sognare un mondo così. E di consolarci, perché di consolazione c’è pure bisogno.
Voi, che state imparando ad esercitare limpide intelligenze, per apprendere, analizzare, capire quello che vi sta intorno, non mortificatele svuotandole dai sogni. Perché senza il sogno che la invera, e la spinge oltre da sé, la ragione inaridisce e si ripiega su se stessa.
Quel mondo dove tutti i bambini hanno un dono, non deve essere lasciato a balbettii infantili, da dimenticare crescendo: deve restare lì, ben presente ad indicarci la strada da percorrere, per realizzare –anche solo un poco – i nostri sogni.
Io sono un povero vecchio ignorante; parlo solo la lingua delle renne e degli gnomi. Voi parlate le lingue degli uomini, usate il pc, leggete tante cose. Ma una cosa la so e ve la rivelo: quando smetterete di sognare, allora sarete vecchie, non importa a quale età. Solo un vecchio sordo non ode i campanelli della mia slitta, solo un vecchio cieco non vede gli gnomi affacciarsi alla finestra, la notte di Natale.
Domani mattina troverete sotto l'albero i regali che ha comprato la vostra mamma; perché io sono bravissimo con i giocattoli, ma di biancheria femminile e altri ammennicoli non mi intendo proprio!
Io vi lascerò questa lettera, e solo qualche verso

…Agli uomini proverei
quanto sbagliano al pensare
che smettono di innamorarsi
quando invecchiano, senza sapere
che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei
che la morte non arriva con la vecchiaia
ma con la dimenticanza…
(G. Garcia Marquez)


Buon Natale, ragazze ! il vostro
Babbo Natale
Kuowatontomi, Lapponia, 24/12/2002

23.12.02

dal nostro drogato speciale


di Filippo Facci (dal Giornale)


Numero uno: la notizia è che in Italia la droga è perfettamente legale. Numero due: non si può escludere che questo articolo sia stato scritto sotto l’effetto di droghe (un’accusa che la direzione del Giornale aveva formulato anche per altri articoli, ma era diverso) e questo perché lo scrivente ha assunto degli stupefacenti che era solo l'altro ieri. Numero tre: quello che segue è un ampio resoconto della visita all”Eco Lounge smartshop di via Torricelli 3, a Milano, ossia in un negozio che sembra uguale a qualsiasi altro e invece vende droga rigorosamente legale (nostra definizione, non loro) oltrechè una serie di prodotti piuttosto incredibili. Tutto sta a come si definisce questa droga, appunto: loro preferiscono adottare trecento altre espressioni assolutamente corrette genere “sostanze naturali alternative a quelle illegali” o “stimolanti sessuali” o “smartdrug” o semplicemente “erbe”, e la circospezione è tale, da parte loro, che probabilmente il pepe e le spezie le chiamerebbero insaporitori per cibi. C”è da capirli. Comunque è andata così: avevamo letto un articoletto su Panorama e siamo andati a vedere perché pensavamo che potesse essere una mezza truffa, magari un’erboristeria un po’ furba di quelle che ti propinano lucciole per lanterne, degli incauti che modo loro ci stavano provando o sfruttavano qualche vuoto legislativo, o ancora una succursale di qualche centro sociale che avrebbe chiuso entro domattina. E invece no. E’ tutto dannatamente serio e professionale, in primo luogo. In secondo luogo, quella è droga: l’abbiamo provata. Dovere di cronaca. Il negozio non sembra un negozio, ma è un negozio. Sulla porta c’è un cartello che vieta l’ingresso ai minorenni. All’interno ci sono delle pareti bianche e viola con dei disegni psichedelici e delle lampade al neon che illuminano dal basso. L’arredo è gradevolmente minimalista con dei pezzi di design anche piuttosto difficili da reperire. Alcuni campioni dei prodotti sono appoggiati su pochi scaffali e tu puoi vederli, ne discuti, magari li chiedi e loro vanno a prenderteli sul retro. Ci sono anche dei libri come per esempio “Vere allucinazioni” di Terence McKenna (“seconda edizione riveduta, in trip con i funghi”) e poi “In transe (sic) e dissoluzione” edito da Sensibili alle foglie, la casa editrice di Renato Curcio, e poi “Il testo drogato, letteratura e droga tra Ottocento e Novecento” (Einaudi) sino ai demenziali “Campa cavallo che l’erba cresce” e “L’erba di Carlo Erba”. Mentre sfogliavamo questi libri si appropinquava un educato signorino di 26 anni che si chiama Fabio Panariello, amministratore unico della Dreams Lab nonché proprietario del negozio. Non fuma. Dice di essere astemio. Ti racconta che ha studiato marketing e che l’anno scorso ha semplicemente sviluppato un businnes plan che ha proposto a dei produttori di smartdrugs olandesi e ad altri produttori tedeschi che vendevano certi prodotti per fumatori. Morale: il 22 settembre scorso ha aperto il primo smartshop d’Italia che per come è configurato, spiega, non esiste da nessun’altra parte del mondo: infatti somma le caratteristiche appunto di uno smartshop (sostanze naturali e alternative, roba da mangiare, cosmetici, tutto a base di droghe legali) alle caratteristiche di uno headshop (aggeggi assurdi per fumare e inalare e rollare ogni genere di sostanza) a quelle di uno growshop (semi di canapa e tutto il necessario per coltivarla, e ancora semi di altre piante irripetibili ma dal principio potenzialmente allucinogeno) più altri prodotti ancora. Per esempio: il Dope test, una macchinetta rudimentale che permette di capire, metti caso, se una pillola oppure della polvere (leggi: l’ecstasy o la cocaina) contengano delle particolari schifezze oppure siano regolari. Si fa per dire. Ma è il prodotto meno venduto, si rammarica Panariello. Sì, perché c’è da spiegare questa cosa: l’obiettivo ufficiale della sua Dreams Lab (la mission, come la chiama) è diminuire il consumo di droghe illegali o sintetiche e comunque prevenirne i danni: infatti vendono anche dei prodotti che aiutano fisicamente a riprendersi e a recuperare dopo aver assunto droghe (appunto illegali) così che magari, uscendo da una discoteca impasticcati come degli zombies, non ci si schianti proprio immediatamente sull’autostrada. Questo prodotto si chiama After-E “ma all’estero dice Panariello - si chiama After Ecstasy. Un funzionario del Ministero però ci ha consigliato di scriverlo in un altro modo perché altrimenti sarebbe suonato come un incentivo”. Sull’etichetta che cosa c’è scritto? “Integratore di Vitamine”. E va detto che in questo negozio è un po’ tutto così: nessun prodotto viene definito con il nome che sottostà oggettivamente al suo acquisto. Ogni etichetta riporta diciture belle chiare, correttissime, ma palliative: “In Italia, per fare un altro esempio dice il nostro - non puoi vendere nessun prodotto definendolo come afrodisiaco. Noi allora li abbiamo definiti stimolanti sessuali, come la Damiana, e tutto è andato a posto”. Chi è la Damiana? “La Damiana è un erba. E’ uno stimolante sessuale che agisce sui genitali femminili”. Costa molto? “Qui i prezzi vanno dai cinquanta centesimi agli ottanta euro. La spesa media è di venti o venticinque euro”. Chi è il cliente tipo? “Si va dai diciottenni ai sessantenni, la maggioranza comunque sono studenti universitari. Ma abbiamo anche tante richieste via internet e un servizio a domicilio che funziona sino alle 11 di sera, quando chiudiamo “. Come per la pizza e le videocassette. Buonasera, mi porti un allucinogeno. “Entro il 2003 dice - contiamo di aprire altri punti vendita anche in franchising”. C’è gente che si è fatta avanti? “Anche quei due ragazzi che sono appena usciti”. Panariello si distrae un attimon chiede scusa e fa segno a un giovane avventore: “ScusaŠ qui dentro non si può fumare. Grazie”. Ecco. Giusto. Ci prende un senso di smarrimento. “Chissà la ressa gli diciamo - ora che queste cose ci sono anche in ItaliaŠ”. “Ma c’erano anche prima. Li hanno sempre venduti. Quasi tutti. Ci sono molti prodotti, chiamiamole droghe, che noi non vendiamo neppure e che però trovi tranquillamente in erboristeria e in farmacia. Non in tutte, ma li trovi”. Ma sono legali? “Mica tanto”. Ma come? “Per farti capire: noi vendiamo un liquore che si chiama Absinth e che in pratica è il famoso assenzio. E’ perfettamente lecito, così come lo vendiamo noi”. Eccolo lì: è in quella una bottiglia giallognola con scritto “La fata verde”, costa quaranta euro. “Ma l’assenzio spiega vale a poco se non ci aggiungi un ingrediente che si chiama Laudano e che è un oppiaceo, un allucinogeno”. E dove lo trovi questo laudano? “In molte farmacie”. Ma è legale? “No”. E allora? “Lo trovi lo stesso. In Italia trovi tutto. Via internet si possono comprare anche semi di marijuana, che vendiamo anche noi, e anche i funghi magici e il pejote messicano”. Capito. Cioè: uno passa allo smartshop a comprare il liquore, passa alla farmacia di suo cugino a prendere il Laudano, va a casa e fa Baudelaire. Vediamo altri prodotti. Da dove vengono? “Olanda, Germania, l'Absinth dal Belgio, alcune bevande energetiche tipo Smart Drinks anche da Austria e Thailandia, i prodotti cosmetici e alimentari alla canapa da Francia e Svizzera e Cina e Israele, l’ossigeno dagli Stati Uniti”. L’ossigeno. Ci mostra una bombola con una specie di boccaglio: “Produce un leggero svarione”. Capito. Su uno scaffale c’è una serie di prodotti alla canapa che vanno dal bagnoschiuma ai biscotti alla birra (quattro euro) più varie erbe e radici e semi vari. Quello che dovrebbe corrispondere all’ecstasy si chiama genericamente “estasi vegetale” e ce ne sono diversi tipi con nomi tipo Stargate o Final-E. Dice che è un’alternativa alle sostanze chimiche illecite e che non fa male: ti da una sensazione euforica in tutto il corpo. E’ classificato come “integratore alimentare” e c’è scritto di non combinare con antidepressivi tipo Prozac e poi di non prenderli se hai problemi di cuore o se sei diabetico o se sei incinta, e poi ovviamente devi tener lontani bambini. “E' ideale per le feste dice - o come stimolante sessuale”. A proposito, e la Damiana? Eccola lì. Dice che è una pianta medicinale che usavano i Maya e che cambia le percezioni e i sentimenti, ti fa rilassare o eccitare, ha il suo massimo effetto quando viene fatto un infuso con un’alcolico, parla di “effetti molteplici quali relax e stimolazione sessuale, soprattutto sulle donne”. Gli uomini non hanno problemi. Poi c’è un’altra erba che devi fumarla prima di andare a letto ti rafforza la lucidità dei sogni. Le Blow up caps aumentano l’energia fisica e sono quelle che dovrebbero corrispondere alle anfetamine. Vabbè. Ma noi vogliamo il pezzo forte, Panariello. Guarda che lo sappiamo qual è il pezzo forte. Ce l’hanno detto. E’ la salvia messicana, la divinorum, la merce più ricercata. Dicci qualcosa. “E’ il prodotto più richiesto. La vendiamo in due concentrazioni diverse, più e meno forte, e comunque non l’abbiamo mai venduta a minori di ventun anni. Da questo mese abbiamo deciso di elevare la soglia ai ventitre anni, e comunque non la diamo proprio a tutti”. E’ un allucinogeno. Il problema è che pare lo sia davvero. Per fumarlo però devi usare per forza il Bong, un marchingegno di vetro o di plexiglass dalla vaga forma fallica. Costa dai sedici ai trentacinque euro e spiegare come funziona è piuttosto complicato: comunque devi metterci dentro dell’acqua, infilare un po’ di salvia in un’imboccatura, accendere e poi aspirare tenendoti dentro il fumo il più possibile: dopodichè vedi la sinistra al governo. Costa venticinque o quarantacinque euro, seconda la concentrazione, e vale per otto o dieci volte. Durata: cinque o dieci minuti. Loro la classificano come incenso, noi la chiamiamo droga (legale, ma chissenefrega) e voi chiamatela come volete, anche Giuseppe. “E’ tutto assolutamente legale” dice Panariello che intanto rilascia scontrini. “Mi sono informato con accuratezza, ho chiesto consigli e autorizzazioni, ho dialogato e dialogo con tutte le autorità del caso e in particolare con alcuni ministri della Comunità europea. Non ho fatto altro che adeguarmi alla legislazione vigente nel resto della Cee”. Ha ragione: bisogna capire che ormai siamo in Europa. Siamo in Europa e ci facciamo di allucinogeni. Più tardi siamo usciti dallo smartshop con una confezione di Blow-up caps (anfetamine naturali) una di Final-E (ecstasy vegetale) e due di Synergy Sage (la salvia messicana, nelle due versioni) e quattro bustine di Syrian Rue (roba per fare un altro infuso allucinogeno) e infine il fondamentale Bong, l’aggeggio che se non ce l’hai non ti puoi stordire. Purtroppo non c’è moltissimo da dire. In serata, il dovere di cronaca ci ha costretto a una parziale sperimentazione. Al sacrificio hanno partecipato, oltre allo scrivente, un collega giornalista e poi un imprenditore romano decisamente nervoso (quella sera avrebbe dovuto cucinare per i figli, gliel’aveva promesso) e poi una studentessa di filosofia con la faccia da santerellina (solo la faccia) e in ogni caso la maggior parte della roba è rimasta inutilizzata sul tavolo. Ci si è presi solo la salvia allucinogena, peraltro la meno potente. Il maledetto Bong è un apparecchio infernale che bisogna saper usare. Noi ci si è provato, in cucina. Atmosfera da cerimoniale, musica luoge in sottofondo Dopodichè, per minuti, è stato tutto un loop di frasi a rotazione. “A me non mi fa niente”. “AspettaŠ ioŠ”. “Non abbiamo tirato bene”. “Ci vuole un po’ “. “A me non mi fa niente”. “AspettaŠ ioŠ”. “Non abbiamo tirato bene”. “Ci vuole un po’ “. In pratica si aspettava come allocchi nella consapevolezza che il primo che avesse detto di avere le allucinazioni sarebbe parso un cretino. Ha spezzato l’imbarazzo la studentessa: ha cominciato a dire che si sentiva trascinata come da una strana forza e sosteneva che la caffettiera era enorme. “A me non mi fa niente”. “Ci vuole un po’ “. A un certo punto è squillato il cellulare ed era il Giornale, ovviamente ignaro: chiedeva un articoletto d’emergenza. Difficile spiegare che sei drogato e quindi non puoi scrivere, ancor più difficile spiegare che sei drogato perché ne devi scrivere. Difficilissimo. “A me non mi fa niente”. “Non abbiamo tirato bene”. L’altro giornalista intanto faceva un discorso di nobilitazione delle droghe che partiva da Maupassant e transitava da Marco Aurelio per approdare, infine, a un amico di suo fratello che era stato in Colombia e che non voleva più tornare. “A me non mi fa niente”. “La caffettierà è enorme”. Parentesi: la caffettiera era enorme davvero: era una moka da quattordici persone di quelle che in giro se ne vedono poche. “Secondo me non abbiamo tirato bene”. “AspettaŠ”. Poi qualcosa è successo, ed è successo mentre si passava dalla cucina al soggiorno. E’ successo chiudendo gli occhi. Le indescrivibili percezioni luminose che rimangono sulla retina quando appunto abbassi le palpebre, per un momento, hanno cominciato a plasmarsi e a diventare delle righe orizzontali e verticali. Aprivi gli occhi e spariva tutto. Li richiudevi e in effetti era come se una forza centrifuga ti spingesse verso l’esterno, e questa forza cresceva. Aprivi gli occhi e non c’era più niente. Più che altro era uno stato mentale, uno di quei pensieri che entrano senza chiedere permesso ma con la vividezza dell’immagine. Per dignità e pietà di noi stessi vi risparmieremo ogni letteratura e descrizione visionaria d’accatto, anche perché significherebbe mettersi a discutere dei cartoni animati di Hanna & Barbera. “A me non mi fa niente”. In soggiorno ci siamo raccontati che forse avevamo sbagliato, forse dovevamo chiudere gli occhi da subito o accompagnarci con qualche altra musica o con qualche film. L’imprenditore ha preso una videocassetta che c’era sotto il televisore, ma era “I cento gol più belli del calcio mondiale”. Ha acceso il televisore e c’era Marzullo: e c’era davvero. Marzullo è quello che la vita è un sogno e i sogni aiutano a vivere meglio. “A me non mi fa niente”. “E impiccati”. “E’ una porcheria, a me non mi fa niente”. “E scolati una bottiglia di vodka”. L’imprenditore ha detto che si era stufato e che se ne sarebbe andato. Intanto continuava a dire che secondo lui quella roba faceva male. Poi è sceso in strada a respirare un po’ di buona aria milanese.

16.12.02

La venuta in Italia di Monica Lewinsky ha scatenato una ridda di doppi sensi, come sempre succede quando si vuol dire e non dire, si cerca di superare l’interdetto linguistico (quasi sempre legato alla sfera sessuale) con una battuta, si raccontano gli eventi con un’interpretazione per lo più maliziosa (lo abbiamo fatto anche noi).



di Aldo Grasso , critico tv del CORRIERE DELLA SERA

La venuta in Italia di Monica Lewinsky ha scatenato una ridda di doppi sensi, come sempre succede quando si vuol dire e non dire, si cerca di superare l’interdetto linguistico (quasi sempre legato alla sfera sessuale) con una battuta, si raccontano gli eventi con un’interpretazione per lo più maliziosa (lo abbiamo fatto anche noi). La vignetta di Forattini su LA STAMPA di ieri resta rudemente esemplare: un enorme microfono ficcato in bocca alla poveretta e la didascalia «La Rai censura la Lewinsky». E certo, non sta bene parlare a bocca piena. Il doppio senso è un vecchio arnese della comicità usato di solito per superare gli impedimenti della censura. Da sempre ha permesso ai significati più reconditi di venire alla luce senza rischiare l’aperta condanna, anzi ammiccando alla violazione.
Come insegnano le filastrocche di Ettore Petrolini durante il fascismo: «La chitarra è quella cosa / con le dita vien suonata / ma se è rotta o troppa usata / puoi suonarla in mille modi». Oppure: «E’ l’uccello quella cosa / che la gabbia ha sempre odiato / ma quand’è addomesticato / ci va dentro che è un piacer».
Il doppio senso, spiega il «Battaglia», il Grande Dizionario della Lingua Italiana, «è un modo di parlare ambiguo, malizioso, con sottintesi licenziosi o anche osceni». Quando Totò, campione di doppiosensismo, abbraccia Sophia Loren in Miseria e nobiltà e le dice «Noi ti accoglieremo nel seno della nostra famiglia» è ovvio a quale seno si riferisca. Sempre Totò, in Un turco napoletano , pattuendo il compenso da finto eunuco, parla di «lavatura e stiratura»; è sufficiente però accompagnare con un gesto l'espressione perché il significato ultimo si evidenzi. Il doppio senso, tecnicamente, si fonda sull'anfibologia, ovvero sull'ambiguità di una parola interpretabile in modo duplice. Ancora Totò: «La donna è mobile e io mi sento mobiliere». In questo caso l'equivocità di «mobiliere» esiste perché lo spettatore è indotto a supporlo, dal contesto, dalla strizzatina d'occhio.
Nel celebre libro Il motto di spirito Sigmund Freud spiega che il doppio senso utilizza gli stessi meccanismi d'espressione del sogno e che consistono in varie fasi comprendenti il processo di condensazione (più parole vengono fuse in una sola), la liberazione dei contenuti presenti nel nostro inconscio e lo sprigionamento dell'energia psichica che prima li bloccava (censura). E' la liberazione improvvisa di questa energia, secondo Freud, che scatena l'ilarità. E Moni Ovadia in L'ebreo che ride sostiene che «lo yiddish è l'unica lingua in cui ogni parola contenga un doppio senso»
. Un bel catalogo di doppi sensi lo si trova nel libro di Nora Galli de' Paratesi, Semantica dell'eufemismo , che è uno studio degli anni '60 sull'interdizione verbale operata dall'inconscio, dal pregiudizio, dal pudore, dalla convenienza. Insomma ci sono nel nostro vocabolario alcune «brutte parole» che non si possono dire, e per dirle si ribattezzano altre parole, tipo «pistola», «limonare», «corbezzoli», ecc. Il doppio senso è sempre stata una caratteristica delle rappresentazioni goliardiche, dalla famosa ballata del «i>Fanfulla» («Il barone Fanfulla da Lodi, condottiero di gran rinomanza, fu condotto un bel giorno in istanza da una donna dai facili amor. Era vergine il prode Fanfulla, ma alla vista di tanta maliarda tirò fuori la casta alabarda e con zelo si mise a giostrar») a certe canzoncine di Renzo Arbore, tipo «Il clarinetto» o «Vengo dopo il tiggì». Ma la goliardia sembra aver contagiato persino gli ultimi arrivati nel campo della comunicazione, gli sms.
Ne è appena arrivato uno che dice: «Se ti scrivi Natale su una coscia e Capodanno sull'altra, posso venire a trovarti in mezzo alle Feste?». Che avrà voluto dire?

di Aldo Grasso

© Corriere della Sera

15.12.02

IL MIO PSICHIATRA HA LA SINDROME DI BABINSKI


da Piergiorgio Welby


'ngiorno Chantal, -sembro un cane bastonato? -è questa vita che, ma come mai indossi una tuta da motociclista?..-un'idea del doc??-anche la lampo aperta fino all'ombelico è una sua idea? -serve per far rilassare i clienti? -quell'uomo è un vulcano di inventiva -cosa stai leggendo i soliti copioni un po' osé?? -Il lavoro dell'attore? di Stanislavskij? -da quando ti interessa il realismo psicologico? -ah, il doc sta mettendo in scena una piece teatrale? -immagino Cechov.. -noo, living? Happening?..un testo scritto dal doc? -non sapevo che fosse anche autore, quale è il titolo dell'opera?..-Arma rettale? -ah, ho capito..il solito teatro di denuncia? -c'è anche un pitone tra gli attori? -ah, però, che fantasia! -non ho capito perché ti fa studiare Stanislavskij?? -devi far entrare il personaggio in profondità? Chantal, dammi retta?telefona a don Benzi.
Doc, oggi ho avuto un attacco di panico, lei mi aveva detto che ero guarito, -ah, non era un attacco di panico?, -era la paura di aver paura di avere un attacco di panico?, -oddio..doc, non avrebbe un'aspirina? -20 euro? -no, grazie,sto già meglio,insomma, mentre stavo venendo qui il desiderio di un cono gelato mi ha travolto..sono entrato in un bar e l'ho comprato.. -che gusto?? è importante?? -non sono collaborativo? -..vabbè, crema, cioccolato, torroncino, finalmente, stavo per soddisfare il mio desiderio quando, puffete..il gelato è caduto sul marciapiede, ho pianto doc, mi è sembrato che mi cadesse il mondo sulle spalle, mia madre che mi toglieva il capezzolo dalla bocca, mio padre che mi toglieva le foto porno dal vocabolario, mia sorella che mi toglieva i risparmi dal salvadanaio, il mio psichiatra che mi toglie un terzo dello stipendio.. -no, non faccio lo spiritoso -come dice..sono vittima della malattia del secolo? -e quale sarebbe?? -la caduta del desiderio? -doc, veramente a me è caduto il gelato, -sono insolente? -..doc, la verità è che sono malato..cosa posso fare?? -vendere 500 biglietti del suo prossimo spettacolo teatrale? -ma questo mi farà recuperare la fiducia in me stesso?? -ah, servirà a lei per recuperare le spese dell'affitto del pitone? -doc, è sicuro che il nostro non sia un rapporto sado-maso?

LUTTO PER BIAGI?


di Filippo Facci

Tutto questo lutto per Enzo Biagi francamente non lo capisco. Spocchioso com'è, è stato lui a rifiutare un'offerta ben coerente col palinensesto (poco prima del Tg3) oltrechè miliardaria. Non gli piace? Cazzi suoi. A me personalmente fa solo piacere: odio sia lui che il suo presuntissimo giornalismo buono per tutte le ragioni, quella sua memorialistica da ospizio che non rivela mai nulla, che non ha un'opinione autentica su niente. Vi occupate dei businnes di Bruno Vespa, che bene o male fa informazione la fa anche se mi annoia, e che bene o male scrive libri quasi veri, e snobbate l'incomparabile macchina massmediatica di Enzo Biagi. A parte il caso
Santoro (basta, mi ha annoiato anche quello, non voglio parlarne più) è un'altra la cosa che non caspico. C¹è una cosa che tantissimi pensano, anche a sinistra, ma che nessuno dice: che Giuliano Ferrara è sicuramente il più bravo dei conduttori televisivi disponibili su piazza. Ecco: vorrei sapere perché nessuno lo dice. C¹è il centrodestra al governo, c¹è una Rai, c'è Mediaset, c¹è tutto quel che serve: ebbene, vorrei sapere perchè Ferrara e Otto e mezzo sia relegato sul La7, emittente con limiti evidenti. Non ci si dica che sia lo stesso Ferrara a volerlo, non ci si racconti che c¹entri il suo snobismo o le presunte tonalità elitarie dietro le quali sia rifugiata la sua cifra stilistica: Ferrara è un signore in grado d¹intavolare una discussione di buon livello su qualsiasi tema (o quasi) ed è un signore in grado di portare in studio ospiti anche difficili a scomodarsi. Ferrara è fazioso, ma in televisione il suo assunto fazioso diviene il timone di un dibattito ch¹egli porta comunque a navigare sopra i marosi del parolame e della propaganda. Ferrara ha le sue ossessioni, hai i suoi compagni di briscola, talvolta vola troppo alto e si innamora delle sue tesi, le sostiene purchèssia: ma sono tutti limiti, o scelte, di gran lunga più evidenti sul suo piccolo quotidiano che non in televisione. Non sarà magari da primissima serata, ma è capace di sintetizzare e spiegare e far dibattere ciò che un servizio pubblico dovrebbe sintetizzare e spiegare e far dibattere: più di quanto non accada già, e sicuramente più di quanto non avrebbe fatto, per dire, il nulla giornalistico di Enzo Biagi alla Rai.

14.12.02

L'onnipresente conduttore di "Porta a porta"

Bruno Vespa Spa



di Stefano Liviadotti sull'Espresso



Puntuale come i saldi di fine stagione, martedì 3 dicembre Bruno Vespa ha presentato la sua undicesima fatica letteraria in dieci anni. A parlare della “Grande Muraglia”, distribuito in 150 mila copie, c’era il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in persona. L’agenzia Ansa, a partire dal primo novembre, ha sventagliato nove-anticipazioni-nove del volume. Poi, caso mai qualcuno si fosse distratto, ha annunciato l’evento per tre volte consecutive (il 30 novembre, il 2 e 3 dicembre) nel suo scadenzario politico nazionale. Quindi, lo ha seguito con l’attenzione che meritava, mettendo in rete 14 lanci con esternazioni varie. Infine ha dato il via ai commenti sulle dichiarazioni appena diffuse. Il fatto è che per l’Ansa l’anchorman vale più di un ministro con portafoglio: dall’inizio dell’anno al 5 dicembre Vespa ha totalizzato 648 citazioni, cinque in più rispetto a Letizia Moratti.

«Vespa nella sua trasmissione è autore, giornalista ed editore, dando l’idea di disporre di un potere assoluto al di fuori delle competenze del consiglio di amministrazione della Rai...Vespa dà l’idea di essere un’azienda a parte». Riportate in un verbale del consiglio di amministrazione del 21 dicembre 2000 che “L’espresso” ha consultato, le parole dell’ex numero uno di viale Mazzini Roberto Zaccaria sono più attuali che mai. L’uomo che quando vede il Papa piange (Ansa 30 gennaio 2002; ore 17 e 43) ha costruito sulla sua lunga carriera di giornalista una vera e propria industria: la Bruno Vespa Holding.
Il primo ramo di attività è quello legato alla tv. Il conduttore di “Porta a Porta”, partito tanti anni fa dalle cronache abruzzesi del “Tempo” grazie all’amicizia di Gianni Letta e della Dc («Anche Indro Montanelli, senza saperlo, è stato un mio maestro», ha aggiunto lui al “Giornale”), ha portato la sua trasmissione al successo con abilità. Equivicino più che equidistante, ha convinto lo spigoloso Massimo D’Alema a spignattare in diretta e concesso a Silvio Berlusconi di scarabocchiare una cartina dell’Italia. Gli ascolti gli hanno dato ragione. E lui ha cominciato a battere cassa. Nel 1997 Vespa, matricola aziendale 7028482854, ha incassato dalla Rai un assegno di 609 milioni 619 mila vecchie lire. Nel 2000 l’ingaggio del Capostazione, come lo chiamano per la maniacale puntualità, è salito a un miliardo, 192 milioni 377 lire. A quel punto, dopo 41 anni di onorato servizio (nel suo sito Internet dichiara di aver cominciato a 15 anni), ha deciso che era il momento di cominciare a lavorare per sé e i suoi cari. Così ha proposto all’azienda di rinunciare allo status di direttore a vita (è stato al timone del Tg1), per diventare un semplice consulente, mantenendo ovviamente “Porta a Porta”. Vespa è partito da una richiesta di 2 miliardi e mezzo di lire l’anno (per due anni: totale 5 miliardi, cifra al di sopra della quale il contratto deve passare dal consiglio di amministrazione). L’azienda, che per lui già sosteneva un costo del lavoro vicino ai 2 miliardi e che con la nuova formula avrebbe risparmiato su alcune voci di bilancio, ha accettato di trattare a partire da quella somma. Alla fine si sono incontrati più o meno a metà strada.

Due miliardi e più di lire sono una bella cifra. Ma, secondo il vecchio consiglio, da Mamma Rai Vespa riceve molto di più. E qua entra in ballo il secondo ramo della sua Holding. L’amico fidato della regina dei salotti romani Maria Angiolillo scrive più in fretta di quanto Enrico Mentana riesca a parlare. Su giornali di ogni ordine e grado, dove è arrivato a realizzare l’unica autointervista della storia del giornalismo (“Panorama”, 22 febbraio 2001). Attualmente, e secondo un calcolo per difetto, distilla il suo pensiero su un mensile (“Capital”), due settimanali (“Panorama” e “Grazia”) e otto quotidiani (dal “ Secolo XIX” al “Giornale di Sicilia”): così può capitare (5 gennaio) che firmi editoriali su tre testate.
Per non parlare dei libri. In media, secondo la Mondadori di Berlusconi, che gli fa da editore in società con Rai-Eri, vendono 150 mila copie. I volumi di Vespa godono di un fragoroso battage pubblicitario. Soprattutto all’interno di programmi Rai. L’argomento, secondo quanto risulta a “L’espresso”, è stato oggetto di discussione informale nella seduta del consiglio d’amministrazione Rai dell’11 gennaio 2001. In quella sede qualcuno si è ricordato come il precedente anno fosse stata votata all’unanimità una norma per contenere le presentazioni in trasmissioni Rai di libri firmati da dipendenti. E qualcun altro ha tirato fuori un foglietto dove era annotato che, tra il 5 novembre e il 17 dicembre del 2000, l’ultimo tomo di Vespa aveva fatto capolino 15 volte dagli schermi della tv pubblica. Secondo i calcoli dell’allora consigliere Stefano Balassone il valore degli spot pro-Vespa oscillava tra 1,5 e 1,8 miliardi di lire.

Infine, c’è il terzo ramo d’azienda dell’infaticabile Vespa, quello legato a convegni e tavole rotonde. Dalla Confindustria ai commercialisti, tutti lo chiamano. Lui va. E incassa. La metà, ha dichiarato lui stesso, va in beneficenza. La metà.
Come Vespa gestisca il suo business non si sa. Il primo marzo del 2001 spunta a Roma (repertorio numero 39961) la Bruno Vespa Sas. Vuol dire società in accomandita semplice, una formula che non prevede l’obbligo di presentare i bilanci. Si può sapere solo che il 52 per cento è nella mani di Bruno e il resto suddiviso tra i due figlioli, Alessandro e Federico. L’oggetto sociale parla di organizzazione di seminari e offerta di servizi giornalistici. La sede è in casa Vespa, su un lungotevere. Quella precedente coincide però con l’indirizzo della Edizioni Fotogramma. Si tratta di una srl che ha per oggetto la produzione editoriale, ma anche la raccolta e distribuzione di pubblicità, e che in passato ha curato documentari per le Forze armate (presentati dall’anchorman in persona).

Bruno, che ne era socio e consigliere, ha mollato tutto ai tempi del Tg1. L’amministratore è suo fratello Stefano, detto Vespino, viceredattore capo del “Tempo” (ma firma anche il bimestrale della ex Banca di Roma, nella cui sede è stato presentato il libro di Bruno). Il capitale è diviso tra Stefano, i due figli di Bruno e la di lui mamma Irma Castri. Nel bilancio depositato il 19 giugno 2002 si legge di ricavi per un milione 485 mila 140 euro. Non una parola, però, sulla loro provenienza.
“L’espresso” ha chiesto lumi direttamente a Vespa. Inutilmente. Lui le domande è abituato a farle. E ha preferito dare la parola al suo avvocato. Per far sapere che le due aziende non hanno rapporti con la Rai. Che la Bruno Vespa serve soprattutto a preparare le partecipazioni ai convegni. E che gli onorari, quando richiesti, vengono devoluti, «completamente o in larga parte», in beneficenza. Risposte un po’ vaghe, come direbbe lo stesso Vespa in trasmissione.



13.12.02

AUGURI DA NATALINO



Vorrei rivolgere a voi tutti una preghiera per il prossimo Natale. In aggiunta ai soliti regali che andrete a fare e che è giusto facciate, una cravatta, un maglione, un giocattolo, uno spumante, un panettone, un portamonete, una stilografica, un telefonino, vi pregherei di aggiungerne altri che non costano nulla,
non si incartano, ma che rendono se non felici almeno un pò meno tristi e soli coloro che li riceveranno. Scrivete una lettera o una cartolina ad un carcerato, senza stare a chiedervi se è colpevole o innocente, di questo a voi deve fregare poco o niente. Fate una visita a un malato in ospedale,anche se sconosciuto, che non ha parenti che vanno a trovarlo o che, se li hanno, non se ne curano. Passate qualche minuto del vostro giorno di Natale con qualche persona vecchia, una di quelle che se ne stanno un pò in disparte, o che non possono uscire di casa e a cui nessuno fa un pò di compagnia perché magari sputacchiano mentre parlano o sono un pò sordi o un pò fuori di testa per via della arteriosclerosi o magari perché il pensiero dei figli lontani che non telefonano, o la consapevolezza che potrebbe essere l'ultimo Natale unito al dubbio di cosa , e se, ci sarà dopo, li fa stare con la testa per aria, dategli un bacio sulle guance ed un cioccolatino, gradirà più che se gli regalaste tutta la Perugina. Fate una visita al cimitero, lo so che già ci andrete, ma non visitate solo i vostri poveri morti. Portatevi appresso qualche fiore e metteteno uno in ogni tomba abbandonata, disadorna, che un fiore non vede da tempo, perché il defunto non ha più nessun parente o amico o perché pur avendoli, questi insieme alla pensione del "de cuius" hanno perso anche la memoria. Fate una telefonata a qualcuno che non sentite da tempo, si fanno tante di quelle telefonate inutili con i cellulari oggigiorno, una utile e gradita non farà male a nessuno, anzi. Regalate qualche indumento pesante a chi non ne ha e dovrà affrontare l'inverno incipiente. Aggiungete un posto a tavola per qualche sconosciuto, a pranzo o a cena o meglio a tutte e due, oppure regalategli il necessario perché un pasto caldo possa prepararselo. Fate pace con i vostri familiari se ci avete litigato ; piombategli in casa all'improvviso la mattina di Natale o la sera della vigilia, senza stare tanto ad arzigogolare di chi era il torto e di chi la ragione; abbracciatevi, fate una carezza e dite ti amo, come non fate da tempo immemorabile, a vostro marito o a vostra moglie, abbracciate, e ditegli quanto gli volete bene, vostro padre e vostra madre, perdonate e fatevi perdonare, perché è il perdono una delle poche cose che l'uomo può fare ad imitazione di Dio. Andate, se possibile, a Messa la notte di Natale, non nasce uno qualunque, in quell'atmosfera, potreste rinascere voi ad una vita più piena. Tutto ciò ed altre buone azioni che vi suggerirà il cuore di fare, sono da aggiungere ai divertimenti, al pranzo, alle bevute, all'albero, al Presepe, alle tavole imbandite ed ai giochi tradizionali, ma dovete tenere bene in mente che se queste ultime cose ristorano il corpo e soddisfano il palato, quelle anzidette rafforzeranno lo Spirito, e sazieranno e disseteranno il vostro animo, che magari è affamato ed ha sete. Ed infine ovunque siate, recitate una peghiera per la serenità dei vivi, la salute dei malati, il conforto di chi soffre e l'anima dei morti. Regalate un sorriso, se proprio non avete altro da regalare, vale più di quanto si creda. Seguite il consiglio che non vuole essere demagogico o cattedratico e moralistico, ma viene fatto col massimo di rispetto e di umiltà. Vedrete sarete molto più sereni, più soddisfatti. Voi accoglierete Gesù Cristo Nostro Signore con il cuore in mano e vedrete: Gesù vi regalerà il Suo di Ciore. Anche se, Misericordioso com'è ve lo regalerebbe lo stesso. Ma volete mettere la gioia di essere, almeno una volta all'anno,( ma sarebbe bello esserlo sempre), misericordiosi come Lui ci ha insegnato. Ama il prossimo tuo come te stesso. Basterebbe fare questo per essere tutti più felici. Un Sereno Natale a tutti.

I regali più belli
si fanno con le mani
le braccia le labbra
la bocca il resto del viso
una carezza un bacio
un abbraccio un sorriso
e si è tutti fratelli.

7.12.02

NINO CAPONNETTO



"Falcone era un credulone. Io glielo dissi. Tu credi troppo alla gente e poi ti pugnalano alle spalle. Se avesse dato retta ai miei informatori e al mio istinto..." Antonino Caponnetto, creatore del famosissimo pool dell'ufficio istruzione di Palermo, padre professionale e spirituale di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, si trascina dentro un senso di colpa. "Quel telegramma...se non lo avessi stracciato, se non lo avessi buttato nel cestino. E' una pagina che pochi conoscono: io non riesco ancora a darmi pace di aver dato retta a Giovanni".


Per capire il senso di colpa di Caponnetto bisogna risalire all'anno in cui chiese al Csm di trasferirsi a Firenze. Il lavoro del pool aveva già dato grandi risultati nella lotta contro la mafia. Falcone era pronto a sostituire Caponnetto. Ma a Caponnetto arrivarono delle informazioni dal Csm. ".


"Mi dissero che Falcone non sarebbe passato. Gelosie, interessi di bottega. Allora lo chiamai e glielo dissi. Insieme scrivemmo un telegramma al Csm per revocare la mia richiesta di trasferimento. Era sera tardi e decidemmo di spedirlo la mattina dopo. La mattina dopo Giovanni arrivò nel mio ufficio come una furia. Strappa quel telegramma, mi disse, mi assicurano che il voto sarà favorevole. Cercai di farlo ragionare. Ci sono dei Giuda che ti colpiranno alle spalle. Lui era scaltro nelle indagini ma terribilmente ingenuo nei rapporti umani. Alla fine purtroppo strappammo il telegramma. Come avevo previsto, al Csm i Giuda lo trafissero. Fu nominato Antonino Meli. In pochi giorni distrusse il pool, emarginò Falcone, vanificò tutto il nostro lavoro".".



Antonino Caponnetto parla di Falcone come di un figlio. "Giovanni, Paolo Borsellino, Guarnotta, Peppino Di Lello: stavamo insieme giorno e notte. Lavoramo come pazzi. Eravamo di idee politiche diversissime ma non parlavamo mai di politica. Non c'era tempo, l'emergenza mafia sovrastava tutto. I nostri uffici erano dentro un bunker. Io dormivo in caserma. Unica precauzione: variare il percorso dalla caserma al palazzo di giustizia tutti i giorni. Nonostante ciò organizzarono un attentato anche contro di me. Era Mannoia che doveva farmi saltare. Io avevo la deprecabile abitudine della puntualità. Uscivo dalla caserma sempre alle nove meno cinque. Mannoia aveva scoperto che quello era l'unico punto debole della mia protezione. Imbottì un'auto di esplosivo e la piazzò lì davanti. Poi si mise all'ascolto delle frequenze della polizia. Sentì che era segnalata in zona un'auto di incerta provenienza. Non era la sua ma Mannoia si allarmò e portò via auto e tritolo. Qualche giorno dopo io lasciai Palermo per Firenze".
".


Convivere con la paura, sapendo che prima o poi può capitare a te di dover pagare il tuo impegno per riportare la legalità in una regione sotto il dominio della criminalità organizzata. E' capitato ai suoi due "figli", prima a Giovanni e poi a Paolo. Uno dietro l'altro a pochi mesi di distanza. "Qualche settimana prima della strage di via D'Amelio Paolo Borsellino aveva capito che stavano organizzando il suo attentato. Sapeva che era arrivato il tritolo per lui. I suoi comportamenti, le sue frasi lasciavano capire che era cosciente del pericolo. Alla figlia che partiva per una vacanza disse: lasciami il numero che se mi ammazzano ti telefono. C'era un buco nella sua protezione: la casa della madre in via D'Amelio. ".


Per questo chiese alla questura che fosse disposta la rimozione delle auto. E' ancora oggi uno dei miei chiodi fissi, sapere chi è stato il responsabile di questa gravissima omissione, chi se ne è fregato. Sarà stato punito qualcuno per non aver preso un provvedimento che avrebbe salvato la vita al mio Paolo?"".



Oggi si sanno molte cose degli attentati, i nomi degli esecutori se non quelli dei mandanti dei livelli più alti. Che cosa prova Antonino Caponnetto nei loro confronti? "Un senso di rabbia profonda. Vorrei avere la capacità che hanno i Borsellino di perdonare. Io non ho una fede così intensa, assoluta, totale. Io non ho perdonato nessuno, non ci riesco. Sento che sarei più vicino a Paolo se perdonassi i suoi assassini, ma è troppo difficile".".



Che cosa ricorda di Paolo e di Giovanni? "Di Paolo la sua umanità. Di Giovanni i suoi occhi pieni di luce il giorno in cui, quasi di nascosto, si sposò con Francesca. Eravamo solo in cinque, il minimo: loro due, i due testimoni, il sindaco Orlando. I suoi occhi erano luminosi. Il giorno dopo tornò quello di sempre, con quel suo sguardo assorto, ironico, diffidente, velato di malinconia come hanno molti meridionali".".



Antonino Caponnetto parla lentamente, quasi sottovoce. Ha 77 anni e passa la vita, da quando è in pensione, girando l'Italia, una scuola dietro l'altra, predicando legalità. Si vede che fa fatica ma il suo pellegrinaggio non conosce soste. Una media di un incontro al giorno negli ultimi quattro anni. Una decisione presa il giorno della morte di Borsellino. "All'obitorio avevo appena baciato il volto di Paolo sorridente. A un telecronista impietoso dissi: "Tutto è finito". Non avevo capito che dovevo raccogliere la fiaccola che Paolo aveva raccolto da Giovanni. Me ne vergogno ancora. Ventimila persone davanti al palazzo di giustizia me lo urlavano: non ci lasciare, torna a Palermo! Io decisi che avrei cominciato a girare per le scuole, per spiegare ai ragazzi perché erano morti Paolo e Giovanni e perché non doveva morire più nessuno. Il vero nemico della mafia non è la polizia, non è la magistratura. E' la scuola".".



Ma la mafia è in crisi? "E' in crisi l'organizzazione militare, l'impero economico-finanziario no. Ma il consenso diminuisce. Diceva Falcone: il 50 per cento dei siciliani sta con la mafia, l'altro cinquanta per cento sta alla finestra a vedere come va a finire la corrida. Adesso il consenso è dimezzato. Ma bisogna stare attenti. Oggi c'è una vera emorragia di capi e di figure rappresentative. Ma io ho paura quando si parla di modificare la legge sui pentiti. E chi sostiene che si debba abolire il regime di carcere duro per i mafiosi dimentica che prima i boss incarcerati entravano direttamente in infermeria con i loro pigiami di seta e i rolex al polso, che i pasti arrivavano loro direttamente dai ristoranti di lusso insieme a caviale e champagne. E' stato il carcere duro a convincerli alla resa".".



I garantisti dicono che non si può usare il carcere come pressione per ottenere confessioni o pentimenti. "Dimenticano che il nostro è il Paese più garantista del mondo. La linitazione della libertà personale è sottoposta a tre gradi di giurisdizione: il Gip, il tribunale della libertà e la Cassazione".".



Lei non pensa che i giudici stiano occupando spazi non loro? "Assolutamente no. Successe ai tempi dei pretori d'assalto quando si trattava di applicare diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e non erano stati allestiti strumenti necessari. Penso al diritto alla casa, quando al cittadino non restava che rivolgersi al magistrato. Ma non appena è intervenuto lo Stato il giudice si è tirato indietro. Io non credo alla libidine di potere del Pm. Facciano piuttosto un esame di coscienza i parlamentari: sono sempre stati pronti a soddisfare le legittime esigenze della gente?"".



Adesso c'è la sinistra al governo..."Ho molte perplessità sul modo in cui la sinistra affronta il problema della giustizia. Sono rimasto sconvolto quando ho assistito alla conversione in legge del decreto sulla custodia cautelare che celava, e male, il proposito di legare le mani ai Pm. Il cammino dei Pm da allora è disseminato di tagliole pseudogarantiste".".



Però bisogna ammettere che certe cose non succedono più. "E chi se lo dimentica? Se penso che Carlo Palermo, tanti anni fa, era già arrivato a scoprire la connessione tra politici corrotti, traffico d'armi e mafia! Ricordo ancora la missiva urgente con la quale il capo del governo, intimò al ministro della Giustizia di trasferire il giudice Palermo". Capo del governo era Bettino Craxi... "E il ministro era Vassalli". Come finì? "Vassalli trasferì Palermo nel giro di 48 ore". E come si giustificò? "Non credo che si sia mai giustificato". Hanno detto cose orrende di Palermo..."Si sono sempre dette cose false dei giudici scomodi. Una volta dicevano che Falcone e Borsellino erano comunisti. Adesso sono dei santi. E il comunista è Caselli. Non cambia mai niente in questo Paese".".



Claudio Sabelli Fioretti

4.12.02

CONTRO LA GUERRA IL 10 DICEMBRE



Il giorno 10 dicembre, in occasione dell'anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti Umani, verranno organizzate fiaccolate in molte città italiane.



Qui sotto un elenco aggiornato, con le indicazioni su ora e luogo di ritrovo; si aggiungeranno altre località, che potrete verificare sul sito internet www.emergency.it, dove troverete anche gli indirizzi email dei gruppi di Emergency a cui potrete rivolgervi per info.





Abano Terme (PD) - ore 21 P.zza del Sole e della Pace



Adria (RO) - ore 18 da Chiesa Santa Maria della Tomba a p.zza Garibaldi



Alba (CN) - ore 11 "Una bandiera della Pace in ogni scuola" sala Resistenza del Comune



Alessandria - ore 18 via Martiri della Libertà



Ancona - ore 17.30 p.zza Roma



Andria (BA) - ore 18.30 da p.zza Vittorio Emanuele



Arezzo - luogo e data da definire



Asiago (VI) - ore 21 p.zza 2° Risorgimento



Asti - ore 20 da p.zza della Cattedrale a p.zza San Secondo



Aosta - ore 17 da p.zza della Repubblica a p.zza Chanoux



Bari - due cortei da San Marcello e Resurrezione confluiscono in p.zza Prefettura. Ritrovo: ore 18



Bergamo - ore 18 da P.zza Pontida al chiostro della Chiesa di S.Bartolomeo



Belluno - ore 20 P.zza dei Martiri



Biella - ore 19.15 corso 53° Fanteria, No alla guerra del petrolio, ore 20 ritrovo a Cossato marcia, e tamburi di pace



Borgomanero (NO) - ore 20,30 Oratorio Maschile - Via Dante



Borgo Val di Taro (PR) - ore 18 p.zza Farnese



Bologna - ore 18.30 P.za Nettuno, p.zza Maggiore ore 21 Palazzetto dello Sport San Lazzaro



Bolzano - ore 18 da p.zza Mazzini a P.zza Municipio:"Nel buio di Bolzano, la tua luce per la Pace".



Brescia - ore 18.30 p.zza della Loggia



Busto Arsizio (VA) - ore 18.30 Piazza S. Michele



Buti (PI) - ore 20.30 da Cascine al Teatro di Buti



Cagliari - dalle 18.00 alle 21.00- Bastione di San Remy in P.zza Costituzione



Carate Brianza (MI) - ore 20.30 P.zza IV Novembre



Carmagnola (TO) – fiaccolata ora e luogo da definire



Carmignano (PO) - ore 21 da piazza Vittorio Emanuele al parco museo Quinto Martini di Seano



Caserta - ore 18.30 p.zza Duomo - salone Sant'Augusto



Cassano d'Adda (MI) - ore 20.45 p.zza Garibaldi



Catania - da piazza Stesi Coro a Villa Bellini ora da definire



Ceregnano (RO) - ore 18 fiaccolata al comune con i bambini delle scuole



Cesena - ore 20.30 da p.le A. Moro (FS) a p.zza del Popolo



Cinisello Balsamo (MI) - ore 20.30 P.zza Gramsci



Città di Castello (Perugia) - ora e luogo da definire



Colle Val d'Elsa (SI) - ore 21 p.zza S.Agostino



Collecchio (PR) - ore 20.00 da via del Conventino (CEDACRI nord) verso centro visite "R.Levati"



Comiso (RG) - p.zza principale, fiaccolata e poesie su pace e diritti umani



Cosenza - ore 17 incontro Biblioteca ragazzi, mostra e proiezioni



Cremona - dalle ore 17.30 alle 20.30 P.zza della Pace



Crespellano (Bo) - ore 20 piazza della pace



Cuneo - ore 18 piazzetta Municipio



Desio - Lissone(MI) - ore 20.30 "Un ponte per la Pace" sopra la Valassina



Empoli (FI) - ore 18 p.zza Farinata degli Uberti (p.zza dei Leoni) presidio, ore 21 fiaccolata



Faenza (RA) - ore 19 punti di ritrovo: corso Mazzini, p.zza della Rocca; corso Garibaldi (Cavallerizza); corso Europa (S.Antonio); v.le Marconi (cimitero). Arrivo in p.zza ore 19.30



Fano (PS) - ore 18 da via S.Francesco a p.zza XX Settembre



Ferrara - ore 18 presidio in Piazza Municipale - Sempre dalle 18 lumi di pace ad ogni finestra.



Fidenza (Parma) - 18:30 piazza Garibaldi



Firenze - ore 20.30 da p.zza Santa Croce a p.zza Santo Spirito



Forlì - ore 20 P.zza 90 Pacifici P.zza Saffi



Frosinone - ore 19.30 P.zza Gramsci



Genova - ore 18 dibattito "Guerra in Iraq: quale passato, quale futuro in uno scenario di guerra permanente" ; ore 20.30 fiaccolata da p.zza De Ferrari



Imola (BO) - ore 20.30 fiaccolata da p.zza Matteotti arrivo alla sala Miceti con letture e testimonianze



Imperia - dalle 18 alle 20 presidio e fiaccole in p.zza San Giovanni



Intra (Verbania) - ore 18 piazza Manzoni



Jesi (AN) - ore 18.30 Giardini Pubblici



L'Aquila - ore 18 presidio ore 19 fiaccolata P.zza Palazzo



La Spezia - p.zza Mentana dalle ore 17.30 alle 20.30



Lecco - ore 18 p.zza Garibaldi



Lodi - ore 18.00 Piazza Medaglie d'Oro



Lucca - ore 20.30 p.le San Donato



Macerata - ore 21 - P.zza della Vittoria



Macherio (MI) - p.zzetta Biblioteca



Macomer (NU) - ore 17.30 da p.zza Due Stazioni a p.zza San Antonio



Mantova: dalle ore 16 presidio per la Pace in P.zza Mantegna; ore 18, dalla stessa piazza, partenza Fiaccolata



Marostica (VI) – ore 19 p.zza degli Scacchi



Melegnano (MI) - p.zza del Broletto ora da definire



Milano - ore 18 piazza S. Babila



Modena - ore 19 - P.zza S. Agostino



Monfalcone (TS) - ore 18 P.zza della Repubblica



Montaione (FI) - fiaccolata nella p.zza centrale del paese



Monterotondo (RM) - ore 10.30 via Ticino Omnicomprensivo "Giovagnoli"



Monza (MI) - ore 18:15 da largo Mazzini a p.zza Duomo



Mozzate (CO) - ore 21 Centro Civico via S.Maria 9 conferenza sulla pace



Napoli - ore 18 - P.zza Dante



Nardò (LE) - ore 17.30 da p.zza Duomo a p.zza Salandra



Novafeltria (PU) - ore 18 p.zza Vittorio Emanuele



Novara - ore 18 piazza Matteotti



Omegna (VB)- ore 20 P.zza 25 Aprile



Orvieto (TR) - ore 18 p.zza Gualtiero musica, filmati, pane, cioccolata, vino caldo



Osimo (AN) - ore 19 Fiaccolata da L.go Trieste a p.zza del Comune con concerto finale



Palermo - ore 18 p.zza Politeama



Parma - ore 21 Piazzale della Pace



Pavia - ore 21 P.zza della Vittoria



Pavullo nel Frignano (MO) - ore 20 partenza da p.zza Borrelli ore 21 arrivo e dibattito presso il Cinema Mac Mazzieri



Pero (MI) – ore 20.30 via Giovanni XXIII davanti scuole medie



Perugia - ore 18 piazza della Repubblica



Pesaro - ore 18 p.zzale I Maggio



Pescara - dalle 17.30 presidio p.zza Salotto (p.zza della Rinascita) dalle 19 fiaccolata



Pietrasanta (LU) - ore 20.30 da Capriglia



Pinerolo (TO) - ore 17 P.zza Facta



Piove di Sacco (PD) . 20.45 Viale degli Alpini (davanti alla stazione dei treni)



Pisa - ore 21 dettagli da definire



Pistoia - dalle ore 17 in P.zza Gavinana



Pontedera (PI) - ora e luogo da definire



Pontremoli (MS) - ore 20.30 P.zza Italia



Pordenone - ore 17 da P.zza Cavour a p.zza Municipio



Portogruaro (VE) - ore 18 p.zza della Repubblica



Ravenna - ore 20.30: "Una luce di pace" in piazza San Francesco. con CAP 48 Blues Band, e vin brule'



Reggio Emilia - dalle 18:30 alle 19:30 piazza Prampolini



Rho (MI) – fiaccolata ora e luogo da definire



Rignano sull'Arno (FI) - ore 21 dal Palazzo Comunale a Pieve S.Leonino con letture e testimonianze



Rimini - ore 18 Arco di Augusto, fiaccolata da p.zza Tre Martiri a p.zza Cavour con musica etnica e letture



Rivolta d'Adda (CR) - ore 21 dal Municipio Comunale, p.zza Vittorio Emanuele II



Roma - ore 18 area antistante il Colosseo



Rovigo - ore 18.30 ora e luogo da definire



Sala Baganza (PR) - ore 20.30 da p.zza della Rocca verso centro visite "R.Levati" Parco Regionale Boschi di Carrega



Salzano (VE) - ore 20 p.zza Mar del Plata



San Dona' di Piave (VE)- ore 18 piazza Indipendenza



San Giovanni in Marignano (RN) - dalle 18 in poi



San Giovanni in Persiceto (BO) - ore 18.45 p.zza del Popolo



San Giuliano Terme (PI) - Pontasserchio Parco della Pace



San Marino (RSM) - ore 19.30 Dogana p.zza dei Centomila con musica, animazione, letture,video proiezioni



San Secondo Parmense - !11 dicembre! - fiaccolata ora e luogo da definire



San Vittore Olona – ore 21 p.zza della Chiesa con musica, balli e canti popolari e cioccolata calda



Sanremo (IM) - dalle 18 alle 20 presidio e fiaccolate p.zza Colombo



Sant' Arcangelo di Romagna (RN) - dalle 11 alle 23 p.zza Ganganelli



Sarzana (SP) - P.zza Matteotti dalle 17.30 alle 20.30



Savona - ore 17.30 da P.zza Mameli a p.zza Sisto IV



Seregno (MI) - ore 20.30 p.zza Basilica



Sesto Fiorentino (FI) – ore 21 partenza dalla chiesa di San Martino fino a p.zza del Comune



Sesto San Giovanni (MI) - Ore 18.30: fiaccolata in P.zza Rondò



Settimo Milanese (MI) – ore 20.30 p.zza del Mercato (via Buozzi)



Siena - ore 18 fiaccolata dalla Lizza, arrivo a Santa Maria della Scala con concerto



Siracusa - dalle ore 20 alle 22 p.zza Duomo



Sorrento (NA) - ore 18.30 Chiesa di San Francesco



Spinea (VE) - ore 20 Municipio, fiaccolata da via Roma a S.Bertilla



Spotorno e Noli (SV) - dalle 15 in piazza principale per poi convergere su Savona



Stradella (PV) - ore 21 Piazza Vittorio Veneto



Talignano (PR) – ore 20.30 da Pieve Medievale verso centro visite "R.Levati" Parco Reg. Boschi di Carrega



Taranto - ore 11 Incontro all'Istituto Fermi



Tempio Pausania (SS) - ore 18 dal Parco delle Rimembranze a piazza Gallura



Torino - ore 21 da piazza Arbarello a p.zza Carignano



Treviglio (BG) - ore 18 p.zza Manara



Trezzo sull'Adda (MI) - fiaccolata ora e luogo da definire



Trieste - ore 17.30 P.zzale San Giusto presso Monumento ai Caduti



Udine - ore 17.30 p.zza Matteotti



Urbino - fiaccolata da tutta la provincia



Varese - ore 20 dalla stazione FS a p.zza della Repubblica



Vecchiano (PI) - ora e luogo da definire



Venezia - ore 18 da p.zzale Roma a Campo S.Margherita, intervento di Teresa Sarti presidente Emergency



Ventimiglia (IM) - dalle ore 18 alle 20 presidio P.zza della Repubblica



Verano Brianza (MI) - ore 20.30 Oratorio maschile



Verona - luogo e ora da definire



Verucchio (RN) - dalle 21 in poi teatro Manzoni



Vigevano (PV) - ore 20 Piazza Ducale



Vicenza - ore 20 Piazza Castello



Volterra (PI) - ore 18 - P.zza dei Priori




PER BUSH L'ONU E' SOLO UNA FOGLIA DI FICO


di Massimo Fini dalla Nazione



Il Presidente Bush ha dichiarato che o Saddam Hussein presenterà entro domenica un rapporto completo sui propri armamenti «accurato, particolareggiato, completo e credibile» o gli Stati Uniti si riterranno autorizzati ad attaccare immediatamente l'Iraq. Ma chi può giudicare se quel rapporto è credibile? Solo gli ispettori dell'Onu che sono stati mandati in Iraq proprio per questo e che non termineranno il loro lavoro prima di febbraio.

La dichiarazione di Bush quindi o è un nonsenso o se ne infischia di quelle ispezioni che proprio gli americani hanno così insistentemente chiesto. Negli ultimi giorni americani e inglesi hanno intensificato i bombardamenti sulle 'no flyng zone' a nord e a sud dell'Iraq colpendo installazioni militari, uffici amministrativi e uccidendo anche civili com'è accaduto recentemente. Qualcuno potrebbe pensare che queste 'no flyng zone' sono state disposte dall'Onu all'indomani della guerra del Golfo per proteggere curdi e sciiti dalle violenze di Saddam.

Non è così. Le 'no flyng zone' sono un'iniziativa unilaterale presa contro la volontà dell'Onu e quindi i bombardamenti angloamericani sono illegittimi dal punto di vista del diritto internazionale. A tali bombardamenti la contraerea irachena cerca di rispondere come può. Americani e inglesi considerano queste reazioni delle 'provocazioni' che rendono ancor più necessaria la spedizione punitiva definita contro l'Iraq.

Ma cosa dovrebbe fare la contraerea di un Paese bombardato? Subire, senza nemmeno tentare di reagire? Tony Blair ha presentato al Parlamento inglese un dossier sulle violenze e le torture che il governo iracheno infligge ai suoi oppositori. Non stentiamo a credere che sia veritiero. Ma la guerra all'Iraq non viene prospettata perché Saddam è un dittatore che agisce criminalmente all'interno del suo Paese, ma perché, se possiede armi chimiche o batteriologiche, può costituire una minaccia all'esterno.

Il dossier quindi, come ha notato la stessa Amnesty, è strumentale per convincere l'opinione pubblica a una guerra che si dichiara di voler fare per altri motivi. Sarebbe preferibile che gli americani dicessero: «Saddam Hussein non ci piace, per molti motivi, e poiché siamo il Paese più forte del mondo lo spazziamo via dalla faccia della terra». Sarebbe una posizione più onesta e, forse, anche accettabile. Ma voler mascherare a tutti i costi sotto ragioni di diritto, che non ci sono, quelle della forza, è questo che non è tollerabile e rischia di far passare il dittatore dalla parte della vittima. Il che sarebbe veramente il colmo.

3.12.02

il test del maialino




PRENDI UN FOGLIO BIANCO E DISEGNA UN MAIALINO



































PRENDI UN FOGLIO BIANCO E DISEGNA UN MAIALINO.



















NON DEVI AVANZARE PAGINA FINCHE' NON LO HAI DISEGNATO!!!!





















NON IMBROGLIARE!!!!!!!!!!!


































PRIMA DISEGNA IL MAIALINO!!!!




























FATTO, SICURO ?




ADESSO VIENE LA COSA
INTERESSANTE

















IL MAIALINO SERVE COME TEST DELLA PERSONALITA', BASATO
SULLA PERSONA CHE DISEGNA.










SE IL MAIALINO E' STATO DISEGNATO:
SULLA PARTE SUPERIORE DEL FOGLIO:
SEI POSITIVO E OTTIMISTA.



SE E' IN CENTRO:
SEI REALISTA.




SE E' IN BASSO:

SEI PESSIMISTA E HAI UNA TENDENZA AL NEGATIVO.




SE GUARDA VERSO SINISTRA:
CREDI NELLE TRADIZIONI, SEI AMICHEVOLE E RICORDI
FACILMENTE LE
RICORRENZE, COMPLEANNI....


SE GUARDA VERSO DESTRA:
SEI INNOVATORE E ATTIVO, PERO' NON HAI
UN FORTE SENSO DELLA
FAMIGLIA,
NE' DAI IMPORTANZA ALLE RICORRENZE.




SE GUARDA DI FRONTE A VOI:
SEI DIRETTO, TI PIACE ESSERE L'AVVOCATO DEL DIAVOLO E NON
HAI
PAURA DI
AFFRONTARE LE DISCUSSIONI.







SE NEL NASO HAI MESSO I 2 BUCHINI DELLE NARICI
SEI ANALITICO, PAZIENTE E FIDUCIOSO.




SE NE HAI MESSO UNO SOLO O NESSUNO:
SEI EMOTIVO E INGENUO, NON SEI METODICO




SE HAI DISEGNATO MENO DI 4 ZAMPE:
SEI INSICURO, O STAI VIVENDO UN PERIODO DI GRANDI
CAMBIAMENTI
NELLA
VITA. SE HAI DISEGNATO LE 4 ZAMPE:
SEI TOSTO, OSTINATO E TI AGRAPPI MOLTO AI TUOI IDEALI.


SE HAI DISEGNATO + DI 4 ZAMPE:
SEI UN PO' GNOCCO




LA GRANDEZZA DELLE ORECCHIE, INDICA COME SEI BUONO
ASCOLTANDO GLI
ALTRI:
QUANTO PIU' GRANDI LE HAI DISEGNATE, MEGLIO E'.






LA LUNGHEZZA DELLA CODA,
INDICA LA QUALITA' DELLE TUE PRESTAZION SESSUALI
QUANTO PIU' E' LUNGA...MEGLIO E'!!!!



CHI NON HA DISEGNATO LA CODA?




NON VALE RIPETERE IL TEST!!!!!!!!!

2.12.02

CONTRO L'AIDS


di Michele Serra su Repubblica.it




"NON sai resistere? Lui o lei insiste? Che brutta storia di inganni e di ricatti! Non ti ama, chi ti tratta così!". "Ricordati che sono la stabilità dell'unione e la fedeltà reciproca le due armi davvero vincenti contro l'Aids". "L'amore ha bisogno di tempo! Non confondere l'amore con l'attrazione sessuale!". No, non è un corso prematrimoniale per fidanzati cattolici. Non è un parroco che parla (i parroci sono molto più avanzati).



Sono precetti contenuti in un libretto anti-Aids da distribuire nelle scuole (concepito da ben due ministeri, Sanità e Pubblica Istruzione) che ha fatto letteralmente imbufalire esperti e associazioni che da anni si battono per la prevenzione. I concetti-cardine della desolante operina sono l'invito alla castità e l'esortazione mielosa a cercare "il vero amore" (a quattordici anni?!), resistendo impavidamente alle corrive tentazioni del sesso.




Se possibile (e pareva davvero impossibile) questo opuscolo riesce a segnare un passo indietro perfino nell'esitante cammino delle campagne pubbliche fin qui dedicate alla lotta contro la malattia. I due distratti accenni al preservativo affogano in un mare di moralismo e sessuofobia, con un impatto sulla realtà affettiva e relazionale degli adolescenti italiani di oggi che è pari a meno di zero. Proporre a ragazzine e ragazzini, come scudo contro l'infezione, la paziente attesa del "vero amore", non è solo ridicolo, non è solo uno spreco di carta e di denaro, è anche indice di una pericolosa e colpevole diserzione di fronte a un'emergenza sanitaria. I predicozzi sulle "coccole" come sublimazione del sesso (sì, c'è anche questo, nello scellerato libello), in un contesto promiscuo e sessualmente curioso come l'adolescenza, non possono che screditare il pulpito dal quale ci si affaccia.



Ed essendo, questo pulpito, l'autorità dello Stato, ci si chiede se sia più presuntuoso o più sventato utilizzarlo per distribuire paternali a chi avrebbe necessità di informazioni scientifiche e di istruzioni sanitarie. Lo zelo confessionale, in qualunque parola o atto riconducibile alle istituzioni, è già più che discutibile, perché discrimina opinioni e scelte di milioni di cittadini.



Ma in una campagna anti-Aids diventa intollerabile, perché rimuove il problema urgente e reale (la prevenzione applicata ai costumi sessuali così come sono) e propone l'improbabile e non condiviso rimedio dell'astinenza come soluzione principale. Tocca concludere che di queste cose si discute, da molti anni, invano. E che il clima politico e culturale del paese favorisce l'arrocco protervo del tradizionalismo bigotto, probabilmente minoritario anche nel mondo cattolico, ma in grado di moltiplicare i suoi pulpiti. Libertino nell'oleografia pubblicitaria e televisiva, bacchettone e familista in molti dei suoi atti pubblici, il mondo degli adulti offre agli adolescenti un'immagine del tutto schizofrenica.



Il sesso campeggia ovunque, seduttivo e consumista, indiscriminato e invasivo, ma il tandem Moratti-Sirchia invita i giovani alla castità. Speriamo che i nostri figli abbiano altre fonti alle quale attingere razionalità e buon senso. Crescere in una società crapulona ma sotto un governo reazionario non dev'essere il massimo, come bussola.