25.11.07

E a Betlemme è nato Piercristo

SATIRA PREVENTIVA di Michele Serra

Il futuro politico di Berlusconi è una incognita solo apparente. Esaminando le sue precedenti mosse, è sufficiente una banale elaborazione logico-matematica per avere la sequenza precisa degli avvenimenti di qui ai prossimi anni.

Gennaio 2008 Mentre i suoi alleati siedono al tavolo delle trattative per una nuova legge elettorale, Berlusconi si proclama unico interprete della volontà popolare e indice le elezioni per il 15 febbraio, con il sistema uninominale secco: ogni elettore dovrà segnare con un fagiolo il volto di Berlusconi sulle speciali cartelle della tombola distribuite nei gazebo. Se il fagiolo cade per terra la volontà dell'elettore sarà comunque chiara, certificata dalla mamma di Berlusconi che viene nominata Garante della Democrazia.

Febbraio 2008 Napolitano diffida Berlusconi: le elezioni con il fagiolo non possono essere ritenute valide, anche perché nessun altro leader ha fatto in tempo a presentare entro le cinque del pomeriggio, come richiesto da Berlusconi, i 20 milioni di firme necessarie per candidarsi, ognuna guarnita da una ciocca di capelli dell'elettore. Berlusconi risponde che la volontà popolare non può più essere disattesa, sorvola in biplano il Quirinale e viene eletto Maresciallo d'Italia con due milioni e 700 mila fagioli. Nomina i suoi infermieri Vicerè della Repubblica.

Marzo 2008 Asserragliati in un bar dell'Aventino, i leader di tutti gli altri partiti studiano le contromosse, elaborando una bozza di programma che andrà sottoposta a una commissione interpartitica che elabori una strategia per presentare a Napolitano, entro i prossimi sei mesi, una proposta di modifica della nuova Costituzione nel frattempo scritta e approvata da Berlusconi. Prevede solo tre articoli: uno per la prima serata, uno per la seconda e uno che abolisce il Parlamento. Napolitano, dall'esilio francese, fa sapere di essere preoccupato.

Giugno 2008 Berlusconi, nel frattempo divenuto Triumviro dell'Impero, si rifiuta di nominare gli altri due. Aggiunge ai suoi titoli quelli di Legionario di Roma, Piccola Vedetta Lombarda e Bellissima Fica. Si affaccia dal Quirinale e, sostenendo
di essere in sintonia con il popolo, suona la cetra con una corona di lauro in testa.

Novembre 2008 Il Commodoro d'Europa, Generalissimo Atlantico e Stallone Onorario delle Nazioni Unite Silvio Berlusconi sostiene di avere sognato il popolo che gli chiedeva di dichiarare guerra alla Galassia di Gnork. Decolla da Ciampino con un'astronave e, per distendere il clima politico, lascia il potere a sua madre. La signora Berlusconi sostiene di essere la sola interprete della volontà popolare e fa inserire nella Costituzione un quarto articolo con la ricetta del minestrone alla milanese.

Febbraio 2009 Berlusconi, nel frattempo divenuto Caudillo di Gnork ed Eroe della Quarta Dimensione, invade la Terra alla guida di un esercito di creature gelatinose e propone di abolire l'Ici. In sintonia con il popolo, mangia naftalina e sostiene di essere la reincarnazione di Eta Beta. Canta tutte le canzoni del Festival di Sanremo tranne una, eseguita da Giorgia, che vince grazie alla Giuria della Critica, sovvertendo la volontà popolare. Fa deportare Giorgia su Urano e dispone la fucilazione dei critici comunisti.

Dicembre 2023 Esce il nuovo cd di Berlusconi, con Apicella alla chitarra e Muti e Abbado, in catene, che dirigono l'orchestra. Il suo nuovo partito (Partito della Popolazione Popolare del Popolo Libero) raggiunge il 120 per cento dei voti grazie al buon rendimento in Borsa. La quinta moglie Michela Brambilla partorisce a Betlemme Piercristo Berlusconi. Le statue di Berlusconi in tutto il Paese vengono continuamente ritoccate da migliaia di chirurghi estetici per rappresentare in tempo reale il costante ringiovanimento del leader.

Ottobre 2190 Ormai da qualche mese a riposo a Villa Sardegna (una splendida residenza, con superficie pari all'intera isola), Berlusconi si spegne serenamente con il titolo di Gran Triangolo Ispiratore, Stella Polare dell'Umanità, Occhio di Luce, Guida Eterna, Accademico di Gnork, Somma Statura e Primo Classificato al Festival di Sanremo del 2009.

24.11.07

LE VESPE COCCHIERE

Marco Travaglio sull'Unità

E’ davvero seccante, per chi sognava di inaugurare il Pd con un bell’inciucio, che le intercettazioni Raiset abbiano riportato alla ribalta lo scandalo del conflitto d’interessi. Tant’è che, al solito, il problema sono diventate le intercettazioni e non il loro contenuto. Claudio Petruccioli, divenuto presidente della Rai in seguito a una visita a casa Berlusconi, addita il vero pericolo che incombe sul servizio pubblico, anzi sul servizietto privato: “i professionisti dell’anti-inciucio”. E subito le mosche e le vespe cocchiere gli van dietro. Giuseppe Caldarola regala un’intervista al Giornale berlusconiano per invitare tutti ad analizzare la questione con “una bella borsa del ghiaccio sulla testa”. Il problema è trovarla, la testa. Ma Caldarola è un giornalista prestato alla politica, che fortunatamente non l’ha più restituito. Dunque, anziché augurarsi che le notizie escano, possibilmente tutte, invoca ”interventi per fermare l’ennesima fuga di veleni”. Un po’ come fa Liberazione, che denuncia due scandali: la berlusconizzazione della Rai e la pubblicazione delle telefonate che la dimostrano. Come se ci fosse qualcosa di scandaloso nel legittimo e doveroso lavoro dei colleghi di Repubblica che han raccontato notizie vere in base a documenti ufficiali, non più coperti da segreto. Caldarola sposa in pieno le corbellerie del senatore Paolo Guzzanti (altro giornalista prestato alla politica, si spera in esclusiva) sullo stesso Giornale e da Bruno Vespa sul Gazzettino: è normale che i direttori di giornali e tg si consultino per “concertare”. Avvenne anche ai tempi del terrorismo e di Tangentopoli. Alle vespe cocchiere sfugge un particolare da niente: lo scandalo non è che i direttori si telefonino, ma quel che si dicono. Ai tempi di Tangentopoli e del terrorismo, quando circolavano notizie e indiscrezioni spesso incontrollate che potevano mettere in pericolo, rispettivamente, la democrazia e le vite umane, i direttori si consultavano per dare le notizie nel migliore dei modi, senza cadere in trappole né avallare polpette avvelenate. Cioè per informare nel modo più attendibile possibile. Ora, dalle intercettazioni, risulta che dirigenti Rai infiltrati da Berlusconi concordavano con Mediaset e lo staff del premier come occultare, edulcorare, mascherare, ritardare, falsificare le notizie, a maggior gloria del Capo. Tant’è che i suddetti dirigenti Rai sono tutti ex assistenti, segretari, visagisti, deputati dello stesso Silvio, non giornalisti interessati a servire al meglio i cittadini. Naturalmente Caldarola, che negli ultimi anni deve aver vissuto molto all’estero, o su un altro pianeta, respinge come “grottesco” il sospetto di “una regìa in questa consultazione”: che cioè Berlusconi, “chiuso in una stanza, faccia il burattinaio della storia italiana, decidendo i dettagli dei programmi o i titoli”. Ecco, questo proprio no: è un’orrenda calunnia inventata dai nemici dell’inciucio,anzi della “pacificazione fra due eserciti che sono stati in guerra”. Capìta l’antifona? Un ducetto occupa militarmente la Rai epurando giornalisti, attori e soprattutto notizie, sostituendo quelle vere con quelle false. E alla fine salta su il Caldarola di turno a invocare “la pacificazione fra gli eserciti in guerra”: le vittime chiedano perdono ai carnefici, i censurati si scusino con i censori. Naturalmente è la stessa teoria del Cavaliere e dei suoi cari. I quali però si possono capire: di servi sciocchi e furbi è piena l’Italia. Più curioso il fenomeno di quelli che Francesco Merlo chiama i “servi disinteressati”, quelli che servono gratis: come diceva Victor Hugo, “c’è gente che pagherebbe per vendersi”. Il sen. Polito margherito vorrebbe una commissione parlamentare d’inchiesta, ma non sullo scandalo Raiset: “sull’ uso improprio delle intercettazioni”. E teme “un’inchiesta giudiziaria a orologeria per fini politici”. E scrive tutto ciò sul Foglio di Berlusconi. Vespa, che pubblica i libri con Mondadori (Berlusconi- Previti),scrive impavido: “Ha ragione Confalonieri: la nuova guerra contro Berlusconi è solo all’inizio”, ma “del polverone resterà solo un mucchietto di polvere”. Con qualche insetto che ci ronza sopra, s’intende. Non si accorgono, le vespe cocchiere, che più parlano, più confermano lo scandalo del conflitto d’interessi. L’altroieri, a Otto e mezzo, Ferrara & Armeni intervistavano Berlusconi.Lui,stipendiato da Berlusconi, definiva “strepitose” le sue ultime mosse. Lei invece le giudicava soltanto “geniali”. Infatti, è quella di sinistra.

19.11.07

Happy hour con delitto

SATIRA PREVENTIVA di Michele Serra

Lo share del delitto di Perugia è elevatissimo. Il fatto che la vittima fosse una studentessa inglese ventenne e non un anziano geometra piemontese è stato graditissimo dal pubblico: un vero colpo di fortuna. Il mondo dei media è euforico ma al tempo stesso preoccupato: quanto bisognerà aspettare ancora, prima che un nuovo crimine abbia altrettanto successo? L'indimenticabile titolo del Tg1 'Sodoma a Perugia' è destinato a rimanere un singolo, trionfale episodio oppure può avere un seguito, tipo 'Vercelli come Babilonia' o 'Rieti è la nuova Bisanzio'? Niente panico: i prossimi delitti da copertina non mancheranno, e siamo in grado di anticiparveli.

Il delitto di Novara Una giovane, avvenente commessa viene trovata cadavere dalla sorella, una giovane e avvenente impiegata. Intorno al cadavere decine di salatini, barbaramente spiaccicati, indirizzano le indagini nel torbido mondo dell'happy hour. Viene arrestato un giovane, avvenente barman: sotto le scarpe, dentro le calze e perfino tra le dita dei piedi ha migliaia di briciole di salatino. Avrebbe ucciso per vendetta: entrambe le sorelle lo deridevano per la pessima qualità del suo Cuba Libre. Metteva la besciamella al posto del rhum. Emerge uno spaventoso spaccato sociale: non solo a Novara si bevono centinaia di long-drink, ma ci intingono dentro i pavesini. L'opinione pubblica è sgomenta: Vespa mostra a 'Porta a porta' lo shaker agitato dal barman per terrorizzare la vittima. Titolo del Tg1: 'Novara maledetta'.

La strage di Lucca In realtà viene trovata morta solo una ragazza, una giovane e avvenente aristocratica. Ma avendo cinque cognomi (Rustichini Antinori Frescobaldi Acton Semiramide) i media colgono la palla al balzo e parlano di strage. Le indagini convergono su un ufficiale dell'anagrafe che aveva dovuto registrare un paio di documenti della donna. Titolo del Tg1: 'Lucca maledetta e sciagurata'.

Il mistero di Verbania A Verbania scompare nel nulla una giovane e avvenente infermiera. Il fidanzato è uno psicopatico antropofago, reo confesso, che si costituisce il mattino dopo il delitto. Delusi dalla rapida soluzione del giallo, i media sostengono che la confessione non regge: Vespa, a 'Porta a porta', con la collaborazione di un esperto chiamato apposta dal Borneo, dimostra che è impossibile ingerire una ragazza intera in una sola notte. Titolo del Tg1: 'Verbania maledetta, sciagurata e ignobile'.

Il giallo di Forlì A Forlì viene commesso il primo omicidio dal 1774. L'Italia è sconvolta: perché proprio a Forlì? Che cosa si è rotto nel tessuto sociale della città? Titolo del Tg1: 'Forlì maledetta, sciagurata, ignobile, violenta, corrotta, farabutta, disperata, depravata, immonda, perduta, perversa, maiala, sodomita, feticista e pure racchia'.

Il serial killer di Usmate Quattro cadaveri di donne (solo tre giovani e avvenenti: una è una vecchia di aspetto orribile, probabilmente un errore dell'assassino) in quattro villette a schiera, tutte nell'hinterland milanese. Accorsi sul posto, gli investigatori dichiarano che le indagini sono a trecentocinquanta gradi: dieci gradi sono preclusi alla vista da un pilone dell'autostrada. Il principale sospettato è un operaio che tutte le sere non riusciva a rincasare perché perdeva l'orientamento nelle rotonde stradali dell'hinterland. Essendo identici tutti i paesi, tutte le strade e tutte le villette a schiera, l'operaio, esasperato, entrava sempre nella casa sbagliata e, spaventato dalle urla, strangolava l'occupante. Titolo del Tg1: 'Usmate come Velate come Lentate come Besnate come Vimercate'.

Il delitto maledetto dei fidanzatini maledetti nella villetta maledetta del quartiere maledetto nella periferia maledetta della città maledetta di Ancona. Una storia di straordinaria efferatezza. Ma si sgonfia quasi subito a causa dell'eccessiva lunghezza del titolo: non c'entra nei giornali tabloid.

16.11.07

Il triangolo nero / Nessun popolo e’ illegale

Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne - la petizione online


La storia recente di questo paese e’ un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre piu’ ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna e’ stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida e’ sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena e’ la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena e’ stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignita’? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che e’ italiana, e che l’assassino non e’ un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanita’. Delle loro condizioni, nulla e’ piu’ dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla piu’ forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalita’ (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli piu’ bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima e’ una donna; piu’ di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro e’ sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide piu’ della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non e’ un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilita’ sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parita’ femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia e’ 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania e’ al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che e’ piu’ facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che e’ piu’ facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che e’ piu’ facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno e’ vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, meta’ delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che e’ sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver “delocalizzato” e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarita’. Non si chiedono cosa avverra’ domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che e’ dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre gia’ echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di liberta’, dignita’ e civilta’; che rende indistinguibili responsabilita’ individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non e’ una forma di “concorso morale”.
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo e’ illegale.

Proposto da Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.