AMICI E NEMICI DI RADIO TRE
da http://www.amicidiradio3.com (commenti all’intervista a Sergio Valzania, nuovo direttore di Radio Tre, pubblicata su Sette)
Thierry La Fronde
Complimenti a Sabelli Fioretti, per essere cortigiana, l'intervista a Sergio Valzania pubblicata sullo scorso numero di Sette è quanto di più cortigiano si possa immaginare, non solo nell'Italia di Berlusconi, ma persino nella Francia di Luigi XIV. Passiamo sulle bugie che il neo-direttore racconta sulla nuova programmazione di Radio 3: sono così candide, così puerili, che quasi quasi vien voglia di crederle. Peccato, soltanto, che il Napoleone di Via Asiago cada nella trappola che il perfido Sabelli gli tende, arpeggiando su "Roberta Carlotto, la moglie di Alfredo Reichlini". Prima regola di ogni buon cortigiano: non fidarsi di un altro cortigiano, neanche quando finge di essere il Duca di Saint-Simon. E invece, Valzania, battutaro ingordo, abbocca e, ghignando, ribatte: "Io non sono la moglie di Reichlin", finendo con l'innescare quel procedimento teatrale che consiste nel rivelare ciò che invece si dovrebbe nascondere - il procedimento di Tartufo quando esclama: "Signora, copra quei seni!" Come dimenticare, a questo punto, che Valzania non è - "indubitabilmente" come sottolinea Sabelli - "la moglie Reichlin" per il solo buon motivo che è il marito della figlia dell'ex ministro Restivo? Chi di familismo colpisce, si sa, di familismo perisce - soprattutto in Italia. E nemmeno la versione mite dell'ex avanguardista, lo Stranamore del Selector, regge per molto: prima Valzania tenta di convincere i lettori del Corriere di non aver cambiato nulla - autori e conduttori sono sempre lì, i programmi hanno solo cambiato di nome - poi tenta di attenuare la disumanità di macchina-fine- di- mondo per dimostrare che è solo un innocuo valore aggiunto offerto alla capacità di scelta degli umani. Ma, qualche riga più in là, non riesce a trattenersi e rivela ciò che veramente pensa di tutti coloro che in rai non sono dei cortigiani e/o dei dirigenti. "Quando Dematté è entrato in Rai chi convocò subito per discutere dei programmi. I conduttori. Non quelli che facevano i programmi...Si è comportato come uno che va a dirigere la Walt Disney, si siede alla poltrona del presidente e dice: chiamatemi Topolino." E' chiaro il messaggio? Valzania non aspira a essere un direttore di Rete. Si sente il padrone di Cartoonia...
Claudio Sabelli Fioretti
Ci sono diversi modi per fare un'intervista. Presentarsi con il mitra, per esempio: l'intervistato scappa oppure chiude la bocca. Presentarsi con le domande, più o meno intelligenti, e si ottiene che l'intervistato si senta a suo agio e racconti tutto quello che ha da raccontare. Io uso il secondo sistema e finora mi è andata bene. Mi dispiace essere apparso cortigiano. C'erano domande più intelligenti da fare? Contestazioni? Osservazioni maliziose? Non basta tutto quello che il direttore di Radio Tre ha detto? Preferite la tecnica degli insulti che soprattutto in rete ha il suo successo ma finisce per costituire un network privato? "Sette" entra nelle case degli italiani in poco meno di un milione di copie. Quell'intervista ha diffuso fra la gente che non è appassionata al problema le domande che voi vi ponete. Ha contribuito a far conoscere le idee piuttosto spregiudicate sulla lottizzazione del nuovo direttore. Che cosa c'è di negativo in tutto questo? Preferite continuare a parlarvi addosso? A menarvela fra di voi? A dirvi quant'è cattivo Valzania? A rimpiangere i bei tempi? Avete la forza per cacciarlo? Preferite le lamentele di piccolo cabotaggio mentre i giornali a grande diffusione ignorano perfino che esista il problema. Fatemi un piacere: rileggete senza pregiudizi l'intervista e ditemi se per ottenere che la vostra Radio Tre torni ad essere quella di una volta, come voi volete, può servire piangersi addosso come a volte fateo non sia meglio far sì che il dibattito si apra ed esca dalle catacombe.
Michele
Sarebbe il caso che Sabelli Fioretti rileggesse la sua intervista. Fare domande intellugenti mi pare che sia cosa differente da quello che costui ha fatto su Sette, le domande non so se definirle cortigiane sia esatto. Di fatto forse bastava un minimo di profesionalità piuttosto che il solito giornalismo da lingua pendente. Una delle tante cose che potevano, giusto per fare un esemio, sarebbe stato ricordare che invece che le minime modifiche sui programmi citate da Valzania è stato fatto sparire r3. Oppure, altra cosa che la deontologia avrebbe forse potuto ispirare, sarebbe stato (anche solo per buon gusto, no?) evitare le battutine sul marito della Carlotto (oppure ricordare a Valzania che se comunque lui non ha lo stesso coniuge della Carlotto - anche solo per il motivo che in Italia la bigamia non è consentita - ha una moglie con tanto padre). Altra scorrettezza è il presentare r3 come il fortilizio della sinistra che non è mai stata: forse bastava che Sabelli si informasse su ciò di cui ha parlato.
D'altronde la volgarità del personaggio traspare da quello che ha pensato di scrivere qui su questo forum ("A menarvela fra di voi?", essempio). Su questo forum certamente c'è anche una componente di "elaborazione" del lutto. Ma non si esaurisce con questo, poi credo che qui nessuno sia così esaltato da pensare di riuscire a cacciare Valzania (non vedo perchè poi). Se questo Sabelli, invece che interviste compiacenti, avesse voluto contribuire ad aprire un dibattito avrebbe potuto anche ricordarci nel suo articolo, invece che piantare genericità. D'altronde questo mi pare proprio lo stile in perfetta simbiosi con il Nostro: un corpo al cerchio un colpo alla botte (Valzania si dice di sinistra di ispirazione, poi di destra, e anche democristiano: un bel Depretis del nostro secolo). Sarebbe bastato non dare la falsa immagine di r3 come fortilizio della sinistra, cosa che onestamente mi pare che non sia (dovrebbe mostrarlo, anche solo il fatto che la sinistra non la ha mai difesa). Bastava che Valzania si avvicinasse a r3 con più rispetto e minore superficialità. In fin dei conti aveva la possibilità di rimediare agli innumervoli disastri prodotti dalla Carlotto, ha preferisto invece di investire in qualità di gettare fango su tutto. E Sabelli Fioretti ha dimostrato con il suo linguaggio e il suo pensiero, anche in queste poche righe scritte qui sopra, l'insipienza, l'inadeguatezza e la profonda disonestà culturale di queste nuove persone. Saluti anche a costui!
Thierry La Fronde
chi ha detto che l'intervista era cattiva? chi ha detto che l'intervista non rivelava i meccanismi della lottizzazione? al contrario, li rivelava fino a rappresentarne una commossa apologia: il salotto di Sabelli è quello che è, una camera di compensazione morale dove la sfrontatezza degli uomini di potere (monde e demi-monde) si vende per sincerità, talvolta addirittura per ardimento. Ma nessuno lo accusa di essere un cattivo padrone di casa, di non fare del suo meglio e del suo peggio. Così come nessuno - certo non io - vuole "cacciare" Valzania. L'idea che la critica debba sempre rientrare in un'economia, prefigurare un utile, una costruzione, un'alternativa, è un'idea che viene continuamente e ipocritamente sbandierata da chi impugna il coltello del presente dalla parte del manico. Mentre la critica, come diceva Foucault, è anzitutto l'arte di essere meno governati. Resta il fatto che la battuta sulla Carlotto non era un dettaglio - le questioni di stile non sono mai un dettaglio. Non si tratta di rimpiangere il passato: si tratta solo di rispettarlo.
Michele
Scusate aggiungo una postilla al mio precedente messaggio per sottolineare la malafede di Sabelli. Credo, e credo di poter parlare a nome di tutti (se così non fosse mi scuso), che qui nessuno voglia cacciare Valzania. Presentarci come quelli che vogliono toglierlo dai piedi per sostituirlo con uno di "sinistra" (prescidendo dal fatto che qui sono presenti sia amici di destra come di sinistra, non avendo una connotazione politica - a differenza dell'azione di Valzania invece, come lui candidamente riconosce) è un'altra scorrettezza che si può aggiungere alle infamie (infamie perchè mezze verità) presenti nell'intervista.
Rocco
cari radiaioli: tenendo doverosamente a freno le pur legittime reazioni (ho lasciato passare dei giorni dopo aver letto il resoconto dell'intervista), io direi che non dobbiamo cadere nelle provocazioni. Concordo con Michele. E' chiaro che nel momento stesso in cui accettassimo di trasferire il dibattito sullo scontro politico, ci saremmo rovinati da soli. Diventiamo credibili solo se, con calma, raccogliamo pazientemente dati e impressioni (ma soprattutto dati) che ci aiutino a elaborare, senza alzare i toni (e lo scrive uno che ama Swift ed è capace di rovinarsi la carriera o la vita o tutt'e due per una battuta e anzi medita di scrivere un'inutile lettera a Valzania per fargli capire che è lui di quella sinistra che tanto avversa, e per di più quella gruppettara già schernita da Moretti in Ecce Bombo), i motivi della nostra protesta. Non solo perché, anche materialmente, non ci conviene cadere nella trappola: a me la nuova RAdio3 non piace non perché non è di sinistra o di destra, ma perché non mi coinvolge emotivamente, eticamente, umanamente, e quante altre -menti vi vengono in mente. Ma anche perchè dobbiamo avere il coraggio di chiederci se la nostra è solo una reazione politica, se forse non abbiamo sbagliato sede. Credo che questa bella comunità abbia senso se veramente l'essere di sinistra, centro e destra, alto o basso, su e giù, diventi insignificante. La nostra obiezione sarà più forte se sorretta da fattori che hanno (o dovrebbero avere) a che fare con una radio di cultura (qualità degli ascolti, noia, piacere, servizio pubblico, etc.). In altre parole, qui sarebbe bello avere insieme gente che magari politicamente non condivide un'idea che sia una.
Poi, credo che basti riferire le interviste dei nostri come sono perchè chiunque non sia malato di ideologia se ne faccia un'opportuna idea. Al massimo un ironico premio Senatore McCarthy potrebbe servire altrettanto bene.
Ho detto queste cose, come dire, leggendo a voce alta a mio beneficio, perché certo la prima reazione sarebbe quella di cadere nella provocazione ...
abbracci a tutti