Verso il Kurdistan
Resoconto del viaggio degli affidatari alessandrini a Istanbul
15.11.02 - 19.11.02
Hanno partecipato:
Franco Casagrande, Mara Mayer, Lucia Giusti, Paolo Nano, Antonio Olivieri
Rapporto da Istanbul
Il viaggio in Turchia della delegazione di ?affidatari?, organizzata dall?associazione
"Verso il
Kurdistan", si è svolto come previsto dal 15 al 19 novembre. La delegazione, composta da
Franco
Casagrande, Lucia Giusti, Mara Mayer, Paolo Nano e Antonio Olivieri, si è incontrata con
le famiglie
?in affido? e con varie organizzazioni democratiche, raccogliendo molte drammatiche
testimonianze
sulla situazione attuale e una ricca documentazione fotografica.
In queste pagine il loro resoconto dell?esperienza vissuta.
??I militari volevano che diventassimo 'guardiani del villaggio' (cioè kurdi
collaborazionisti), ma noi
non abbiamo accettato - ci racconta Muhsine Ozhan, una rifugiata che incontriamo al
Göç-Der,
l'Associazione profughi di Istanbul. - Allora l'esercito ha occupato il villaggio per
quindici giorni, ha
evacuato la popolazione e ha incominciato a bruciare case, animali, alberi da frutto...
Abbiamo perso
tutto. Durante l'incendio della nostra casa, siamo scappati e siamo venuti qui a Istanbul:
in una grande
metropoli è più facile nascondersi".
,,,,,,
"Dopo la distruzione del nostro villaggio siamo scappati nella città di Mardin, con i
nostri tre bambini
- racconta Hamdiye Belge sempre al Göç-Der. - Mio marito è stato arrestato e trattenuto in
carcere per
7 anni, perché accusato di essere un simpatizzante del Pkk. Per tutti questi anni ho
pulito case e fatto
piccoli lavori negli atelier. Ora mio marito è fuori dal carcere, ma è molto ammalato e
non riesce a
trovare lavoro. In primavera torneremo al nostro villaggio, anche se è ridotto a un
ammasso di
macerie. Siccome il governo non fa la ricostruzione e neppure ci aiuta economicamente, ci
accampiamo
nel villaggio con le tende: così possiamo fare i lavori nella campagna e allevare il
bestiame. Ma i
terreni intorno sono pieni di mine e di bombe messe dall'esercito. Abbiamo inoltrato un
appello
affinché il governo ripulisca almeno la zona dalle mine, ma non siamo stati ascoltati".
,,,,,,
Kotranis è un villaggio distrutto in provincia di Hakkari: qui insieme alle case sono
bruciati anche 148
cavalli e 48.000 pecore. Tayyar Yasar del Göç-Der è stato arrestato ed è in prigione per
aver dichiarato
che quelle distruzioni erano opera dei soldati.
,,,,,,
Eva è una giovane e bella ragazza, bruna,con gli occhi neri. E' uscita di recente dal
carcere femminile di
Sivas. La incontriamo nella sede del Tuad, l'associazione dei familiari dei detenuti
politici di Istanbul
attiva dal 1996. Ci dice: "Ho scontato 9 anni e 6 mesi di carcere, con l'accusa di essere
simpatizzante
del Pkk. In quella prigione erano rinchiuse anche molte minorenni". E parla del dramma dei
prigionieri
politici: il governo sta trasformando le carceri tipo E in carceri tipo F, con celle da
uno a tre detenuti,
con l'obiettivo di isolare i carcerati. Nello sciopero della fame contro le carceri tipo F
sono già morti
101 detenuti della sinistra turca, nella quasi totale indifferenza del mondo."Le luci in
cella sono sempre
accese, ci sono irruzioni continue della polizia - racconta Mustafà Caliskan, presidente
del Tuad di
Istanbul. Suo fratello è stato condannato a 18 anni e mezzo di carcere per motivi
politici, torturato più
volte, è tuttora rinchiuso nella prigione di Umranye.
,,,,,,
Hanin Sen di Mersin, una bella donna vestita nel suo abito tradizionale, ha fatto venti
ore di viaggio in
pullman per incontrarci. Ha un marito in carcere, condannato a 36 anni per motivi
politici, che soffre di
una rara malattia della pelle che gli copre il corpo di piaghe, ma non riceve le cure di
cui ha bisogno.
Hanin ha due figli. L'ultima si chiama Newroz, perché è nata il 21 marzo di 10 anni fa, il
primo è
Ismail di 13 anni. Vive a Mersin in una casa d'affitto e lavora saltuariamente nella
coltivazione e
raccolta delle arance. "La vita è molto difficile, ma siamo obbligati a vivere" conclude
rassegnata.
,,,,,,
Un ragazzo si fa avanti e ci mostra l'orecchio tumefatto per una bastonata ricevuta dai
guardiani del
carcere di Diyarbakir: da allora non sente più nulla e sta sempre male. Dopo il carcere
avrebbe dovuto
svolgere il servizio obbligatorio di leva per 18 mesi in Kurdistan, ma ha fatto obiezione
di coscienza.
Sono numerosi in Turchia gli obiettori che sfidano repressione e carcere rifiutando il
servizio militare.
,,,,,,
Queste e altre storie drammatiche, di prigioni e di pulizia etnica, hanno ascoltato le
famiglie
alessandrine della nostra delegazione incontrando le famiglie dei profughi e dei detenuti
politici in
affido, ma anche le associazioni della società civile e i partiti democratici.E' stata
raccolta una ricca
documentazione fotografica su come i profughi, accampati in tende tra le rovine della case
bombardate,
riprendono a coltivare la terra e ad allevare il bestiame nei villaggi distrutti e
disseminati di mine e
bombe inesplose (che loro raccolgono tanto che ci hanno portato un vasto campionario da
vedere e
toccare con mano!...). Nell'incontro tenuto nella sede del Göç-Der, abbiamo appreso che la
direttrice
dell'associazione, Sefika Gorbuz, insieme a Mehmet Baruf, sociologo dell'Università di
Cukurova, è
stata denunciata con l'accusa di separatismo, per la ricerca effettuata sulla migrazione
forzata in
Turchia, una ricerca finanziata dalla Provincia di Alessandria, il cui testo tradotto in
italiano sta per
essere pubblicato a cura dell'Ics (Istituto per la cooperazione allo sviluppo) pure di
Alessandria.Cattive
nuove anche dalla Ihd, l'Associazione per i diritti umani: Eren Keskin, l'avvocata che
dirige
l'associazione, sta subendo una valanga di procedimenti e di attacchi personali per le sue
divulgazioni
in Europa in ordine ai diritti umani e alle violenze sulle donne in Turchia: è stata
sospesa dalle sue
funzioni di avvocato per un anno, e interdetta dall'incontrare i propri assistiti in
carcere. Inoltre, Kiraz
Bicici, attuale presidente Ihd di Istanbul, è stata denunciata con l'accusa di vilipendio
allo stato, per
un'intervista rilasciata su Media Tv.Altri incontri sono avvenuti con il segretario
generale del Kesk
(sindacato a base kurda), Mustafà Avci, con Sevgi Gögçe, segretaria delle donne del Kesk,
che fra
l'altro aveva partecipato al congresso Cgil di Rimini, e con il presidente del partito
filokurdo Hadep di
Istanbul, l'avvocato Dogan Erbas, membro del collegio difensivo di Oçalan. Con loro gli
argomenti
sono stati: le recenti elezioni vinte dal partito islamista Akp, una sorta di Dc turca con
tendenze
fortemente neoliberiste; le prospettive di ingresso della Turchia nell'Unione europea; e
la preparazione
della guerra anglo-americana contro l'Iraq nella quale la Turchia dovrebbe svolgere il
ruolo di testa di
ponte.
,,,,,,
Concludiamo con il commento di una di noi, la fotografa Mara Mayer, che ha visitato la
baraccopoli di
Ayalma: "Ma come fa un paese del genere ad aspirare a entrare in Europa? Ho visto il campo
profughi
di Ayalma, alla periferia di Istanbul, dove vivono rifugiati e profughi kurdi in
condizioni di estrema
povertà e precarietà, 1500-2000 persone senz'acqua potabile, senza cibo né medicine, con i
bambini
che non vanno a scuola per fare i lustrascarpe e gli ambulanti per le strade di Istanbul.
Hanno solo
tanta dignità che a noi, che abbiamo decisamente molto, dovrebbe insegnare qualcosa".
,,,,,,
a cura dell?associazione Verso il Kurdistanversoilkurdistan@libero.it
Per informazioni: 335/7564743 (Antonio)
==-------
Allegato 1
IL SINDACATO KESK
Incontro con Mustafà Avci, segretario generale del Kesk e Sevgi Gögce, segretaria donne
Kesk
Il sindacato Kesk, sindacato dei dipendenti pubblici, è nato in Turchia nel 1995, ha
100.000 iscritti ed
è suddiviso in 11 categorie.
Le donne rappresentano il 44% degli iscritti e il 28% della sua base è di etnia kurda.
Il kesk mantiene rapporti con tutti i sindacati europei.
La crisi economica
Le cause della grave crisi economica che ha investito il Paese sono state dettate dalle
politiche del
Fondo Monetario Internazionale, dal costo della guerra civile sopportato nel Sud-Est
anatolico e dalla
Guerra del Golfo del ?91, a cui ha fatto seguito l?embargo.
Per far fronte alla crisi, il Governo ha richiesto un ulteriore prestito di 16 miliardi di
$ al F.M.I., che
però sta ponendo condizioni capestro.
I costi della crisi si sono così tradotti in aumento del numero dei disoccupati che oggi
sono 9 milioni
(più 2 milioni all?inizio della crisi), i salari sono praticamente bloccati contro un
aumento costante dei
prezzi di beni e servizi (se prima uno stipendio di un impiegato valeva 400$, oggi ne vale
250).
La guerra
C?è il rischio di una nuova devastante guerra in Iraq, contro la quale il sindacato Kesk
si oppone
fermamente.
Il primo dicembre, a Istanbul, si è tenuta una grande manifestazione contro la guerra.
Le organizzazioni sindacali in Turchia
Quattro sono le organizzazioni sindacali in Turchia:
KESK (dipendenti pubblici) Iscritti dichiarati 400.000
TURK-IS (nazionalista) Iscritti dichiarati 600.000
HAK-IS (islamista) Iscritti dichiarati 300.000
DISK (sinistra moderata) Iscritti dichiarati 150.000
Solo con il Disk esistono rapporti comuni.
Gli impiegati in Turchia sono 1.500.000, ma in questa cifra sono compresi poliziotti e
militari. Se
calcoliamo che per 300.000 di loro è vietata l?iscrizione al sindacato (militari e
poliziotti), se ne deduce
che il Kesk, nel settore pubblico, rappresenta, in termini di iscritti, il 30% degli
addetti. Per il futuro
Kesk si pone l?obiettivo di raggiungere i 700.000 iscritti, ovvero il 60% della forza
lavoro del
pubblico.
La confederazione Kesk è divisa in 11 categorie:
- EGITIM-SEN (sindacato insegnanti) 200.000 iscritti. Tra gli insegnanti non è presente il
sindacato
nazionalista, né quello islamista
- SES (sindacato della sanità): 50.000 iscritti
- BES (sindacato della stampa) : 40.000 iscritti
- TUM BEL SEN (sindacato dei dipendenti pubblici): 28.000 iscritti
- YAPI YOL SEN (sind. addetti alla costruzione di strade): 11000 iscritti
- HABER SEN (sindacato dei giornalisti): 8. 000 iscritti
- ESM: dati iscritti non disponibili
- KULTUR SEN (sindacato cultura e spettacolo): dati iscritti non disponibili
- DIVES: (dati iscritti non disponibili)
- BTS: (dati iscritti non disponibili)
- TAR IM ORIC SEN (sindacato addetti all?agricoltura): dati iscritti non disponibili
Il finanziamento al sindacato avviene con il sistema della trattenuta percentuale in busta
paga che si
aggira intorno ai 4 milioni di Lire turche (2.5 _). Lo stipendio di un insegnante è di 600
milioni di lire
turche mensili (350 _), ma l?affitto si porta via oltre un terzo dello stesso (si aggira
intorno a 250
milioni di lire turche, pari a 156 _).
A differenza dei settori privati, per i dipendenti pubblici, non esiste in Turchia il
diritto di sciopero.
Nonostante ciò, si fanno rivendicazioni e si organizzano grandi manifestazioni: Kesk ha
richiesto al
Governo un aumento del 40% dei salari (raggiungimento di un miliardo di lire turche), ma
la risposta è
stata negativa.
Il 17 ottobre 2002 c?è stata una grande astensione dal lavoro (seppur illegale), con
cortei e
manifestazioni in tutta la Turchia: ci sono stati 20.000 arresti, tra cui il segretario
generale del Kesk,
che ci sta parlando.
Il sindacato Kesk è sottoposto a continue repressioni, incarceramenti, chiusura di sedi.
Questo è
dovuto al fatto che nel Kesk sono organizzati molti kurdi, per cui la repressione contro
le
manifestazioni è più forte.
Il Kesk ha un motto che è così riassumibile:
lottare-lottare-lottare/resistere-resistere-resistere.
I progetti
I sindacalisti del Kesk hanno avviato dei progetti di collaborazione con altri sindacati
europei. Ad
esempio, insieme al sindacato tedesco DGB, è stata avviata una ricerca sulle condizioni
dei giovani
lavoratori in Turchia.
Un altro progetto riguarda l?avvio di corsi di lingua kurda, autorizzati dal Parlamento
con le riforme
del 3 agosto, i cui costi sono però totalmente a carico dei partecipanti. Cinque sono le
città individuate
per l?apertura dei corsi: Diyarbakir, Mersin, Urfa, Istanbul, Izmir. Per l?avvio di tali
corsi sono
richiesti finanziamenti e sottoscrizioni alla solidarietà internazionale.
==----------------
Allegato 2
IL PARTITO HADEP (Partito della Democrazia del Popolo)
incontro con Erbas Dogan, presidente di Hadep - Istanbul
L?Hadep è l?unico partito legale filo-kurdo che alle recenti elezioni in Turchia ha
raccolto il 6,2% dei
voti. Il partito è composto, per il 90% da kurdi.
Negli ultimi anni molti kurdi sono immigrati ad Istanbul: si ipotizzano cifre di
1.500.000-2.000.000,
forse 3.000.000 di profughi. A Istanbul, la formazione Dehap (nata dalla fusione di Hadep,
Enep e
Sdp) ha ricevuto il 6% dei consensi (alle precedenti elezioni l?Hadep avevav totalizzato
il 4% dei voti).
C?è da calcolare che molti kurdi non hanno potuto votare perché non hanno un indirizzo
fisso, cioè si
spostano continuamente.
C?è una grande burocrazia che sovrintende ogni cosa: per poter votare i cittadini
residenti devono
risultare iscritti alle liste elettorali delle proprie circoscrizioni. C?è un tempo
limitato, pari a 20 giorni,
per effettuare tale verifica ed, eventualmente, per iscriversi. C?è poi un altro problema:
la gente che ha
lo stesso indirizzo da dieci anni non ha controllato se i propri nomi sono iscritti
regolarmente
nell?elenco circoscrizionale e così si sono trovate delle sorprese!
Fino all?ultimo il Governo ha sostenuto che Dehap non poteva partecipare alle elezioni:
l?autorizzazione è arrivata a sole due settimane dal voto! La stampa e i media hanno molto
propagandato il partito islamista AKP, ma non si è scritto quasi nulla su Dehap.
L?immagine di Hadep è di un partito separatista e kurdo. Anche per questo l?Hadep ha
costruito la
coalizione tra Dehap con gli altri due partiti turchi, per rompere l?isolamento.
Inoltre, il Governo ha disposto il finanziamento pubblico per la campagna elettorale di
quei partiti che
alle passate elezioni avevano superato la soglia del 7%: nulla pertanto è stato
riconosciuto ad Hadep.
Il successo dell?islamista AKP è dovuto al fatto che si è presentato sulla scena politica
come una
nuova speranza per il popolo. Per alcuni versi è stato anche fortunato: si è trovato una
soluzione già
pronta sul problema di Cipro; ora intravede qualche speranza di risolvere pacificamente la
questione
della guerra all?IRAQ; infine si profila la possibilità di entrare in Europa.
In questa formazione politica ci sono molti punti di vista diversi. Non si tratta di un
vero e proprio
partito islamico: è un po? come è stata da noi la vecchia Democrazia Cristiana, che
cercava di
comprendere tutto. L?islam è solo una facciata; il partito rappresenta un?anima islamista
moderata che
gli U.S.A. utilizzano contro l?integralismo. Al fondo, c?è un programma economico
fortemente
neo-liberista.
Non si prevede, invece, nessuna apertura per quanto riguarda amnistia, ritorno dei
profughi e
democratizzazione del paese.
ABDULLAH OCALAN
?Di recente alcuni passi sono stati fatti: l?abolizione della pena di morte è stata un
passo gigantesco,
insperato e inspiegabile fino a pochi anni fa? ? ci dice Erbas Dogan ? ?Si aprirà una
grande
campagna a livello mondiale per la liberazione di Ocalan, il ?nostro Mandela Kurdo?.
?Ma in Turchia bisogna aspettare un po?. Noi abbiamo bisogno di tempo? ? conclude ?
?perché il
tempo fa la gente più saggia?.
==-------
Allegato 3
PROGETTO IHD
Per la prima volta in Turchia c?è una biblioteca sui Diritti Umani aperta al pubblico. Si
trova nel locale
sottostante l?attuale sede di IHD.
Il progetto deve essere ampliato: l?IHD ha acquistato uno stabile in una zona centrale di
Istanbul per
realizzare, su più piani, biblioteca, caffetteria, luogo d?incontro e centro di
documentazione sui Diritti
Umani.
E? certamente un progetto valido, ma anche molto ambizioso: per farlo vivere c?è bisogno
di materiali
di documentazione, ma soprattutto servono soldi per completarne la realizzazione.
A questo progetto hanno già dato l?adesione molte associazioni europee, per l?Italia,
anche la nostra.