GUIA SONCINI E WALTER NUDOdal
FoglioIl privato non è politico da tempo immemorabile. Poiché paghiamo il canone,
è un bene che ogni tanto la Rai si ricordi di fare il suo dovere, ovvero di
fare in modo che il privato sia televisivo. Dopo l’Isola, la televisione non
sarà mai più la stessa, al lordo di quella doccia, di quell’appuntamento per
Natale, di quel tozzo di pane e di quello spagnolo da villaggio vacanze. Ma,
da domani, saranno i cittadini a non essere più gli stessi. A non avere più
la stessa capacità di relazionarsi, al netto di tutti quei pretesti per
gruppi d’ascolto, scambi di sms, discussioni e gare di ricostruzione dei
momenti memorabili davanti alla macchinetta del caffè o in fila alla posta.
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Per fortuna che la cacciata di Adriano Pappalardo ha fatto il 60 per cento
di share. Almeno abbiamo potuto smettere di combattere e iniziare a
esercitarci nella nostra attività favorita: predicare ai convertiti.
All’inizio, era davvero difficile. All’inizio, avevi voglia a spiegare al
direttore che quell’Isola sarebbe diventata un culto, che non vedevi da
tempo i tuoi amici tanto eccitati e non ti trovavi dal primo Grande Fratello
a organizzarti le giornate a seconda delle trasmissioni, che se i giornali
italiani non se ne occupavano per intere pagine era un limite loro, derivato
dal loro essere, appunto, giornali italiani: usi a svegliarsi in ritardo.
All’inizio, capitava di trovarsi a cena in sei e di essere solo in due a
capirsi, mentre gli altri guardavano scettici il vostro entusiasmo e voi lì
ad affannarvi a dire ?credeteci sulla parola, è meraviglioso? e quelli ?mi
stai dicendo che tu ti appassioni alle vicende di Giada de Blanck??, e
qualunque arbitro avrebbe dato ragione a loro, perché non esisteva una
motivazione logica, dignitosa o anche solo plausibile, non esisteva
spiegazione razionale ? o anche solo spiegazione tout court ? al fatto che
l’Isola che non c’è v’avesse preso per incantamento.
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Ha avuto una funzione sociale, su questo non c’è dubbio. Una funzione
aggregante. Ed è stata una cartina di tornasole democratica. Non vorrei dire
io-l’avevo-detto, ma: io l’avevo detto. L’avevo detto per settimane, che
l’unica ragione per cui Pappalardo era ancora lì era l’imperfezione del
maggioritario isolano. Se solo lo candidassero, predicavo, se solo ce lo
dessero in pasto, lo cacceremmo con plebiscito popolare. Un giorno un
ulivista mi ha detto che secondo lui non era vero. Che io non capivo quanto
Pappalardo fosse amato dalla gente. Che l’intolleranza nei confronti di
Pappalardo era snob ed elitaria. Che il mio giudizio non era
rappresentativo, e che ? ove candidato alla cacciata ? Pappalardo avrebbe
trionfato e sarebbe rimasto sull’Isola. E’ stato allora che ho capito perché
non vinciamo le elezioni.
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Il più bel messaggio l’ho ricevuto durante una delle prime puntate. A
colloquio catodico coi parenti, c’era Susanna Torretta (catalizzatrice delle
peggiori battute all’interno dei gruppi d’ascolto; sembra che solo per lei,
al mondo, non sia prevista l’applicazione del politicamente corretto e della
presunzione d’innocenza; gli spettatori, neanche fossero tanti Platinette,
appena quella diceva ?Non mi piace questa situazione? chiosavano ?Credo che
butterò qualcuno da una scogliera?; solo un signore seduto sul mio divano,
sentendola dire ?Sono un po’ triste perché penso a Francesca?, ha avuto un
moto di umanità nei sui confronti: ?Sì, anch’io sono un po’ triste ? e
vorrei tanto farmi la Torretta?). La sorella della Torretta (una Laura
Pausini bionda) le stava dicendo che gli amici al bar sentivano tanto la sua
mancanza: ?Ti saluta Pier lo Svizzero?. Il messaggio che è arrivato di lì a
poco sentenziava: ?A casa di Pier lo Svizzero c’è l’eredità Vacca?. Era
inutile invocare il politicamente corretto, lei l’ha capito e appena tornata
ha iniziato a sfoggiare in tutte le dirette delle mises che attirassero
l’attenzione sul suo presente. Susanna Afildicapezzolo Torretta.
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Non tutti s’intendono di didattica.
Non Maria Teresa Ruta, che s’indigna perché Alfonso Signorini dice che nei
confronti di Walter Nudo hanno avuto un atteggiamento mafioso (?Parole come
‘mafia’ fate il piacere di risparmiarvele?).
Non Simona Ventura, che dice che hanno ricevuto tanti messaggi di protesta
per un insulto che Davide Silvestri ha indirizzato alla de Blanck, e con una
certa foga gli fa chiedere scusa, e lui è così contrito, e noi davanti alla
tele ci scervelliamo, perché sull’insulto ci son sempre stati i bip e non
riusciamo a decifrare che insulto possa mai essere per provocare tale
indignazione; finché Pinketts fa la sua brava battuta e dice che Silvestri
?mongola? lo intendeva nel senso di ?abitante della Mongolia?, e finalmente
non c’è il bip.
Non Ringo, che da Bruno Vespa s’offende perché gli ospiti televisivi Paolo
Crepet e Stefano Zecchi cianciano di ?degrado? rispetto alla scelta di
undici poveri cristi che nessuno ospitava più in televisione di andare a
dimagrire ad abbronzarsi e a scannarsi in televisione dimodoché la
televisione stessa li riscoprisse e riprendesse a invitarli.
Non tutti s’intendono di didattica ? almeno non quanto la coppia di
spettatori che ha trovato il modo di sfruttare le grande bouffe del venerdì
sera, quando fanno fare agli isolani qualche giochino e poi li premiano con
del cibo ?ma avete solo un minuto per mangiare?, e quelli si ficcano in
bocca mezzo chilo di frittata e lo inghiottono senza masticare: la coppia fa
stare sveglio il figlio piccolo e gli indica i deportati dentro al
televisore come un bau bau. ?Lo vedi come finisci se non impari a stare a
tavola??.
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Nessuno mi toglie dalla testa che quelli della produzione lo sapessero, che
Ringo non avrebbe retto, e l’abbiano mandato lì apposta. Sapendo che poi al
corpo estraneo di un sostituto il gruppo avrebbe reagito, anche se magari
non immaginando a che livelli. Fatto sta che tutte le dinamiche di cinquanta
giorni di programma hanno avuto come perno Walter, l’uomo che osò sostituire
Ringo. (Quelli della produzione naturalmente negano: ?L’abbiamo lanciato
dall’elicottero, gli abbiamo fatto saltare i punti, siamo dei veri
bastardi?). Walter, da parte sua, è stato assai dignitoso. Brillante no, con
quel suo ripetere ?cosa ci posso fare se avete avuto cinque giorni di
pioggia prima che arrivassi?, con quel suo scalciare e grugnire. Brillante
no, però dignitoso. Mai una volta che si sia lasciato scappare ?Che colpa ne
ho, se non ero abbastanza famoso neppure per stare in questo covo di sfigati
dimenticati dai media, che colpa ne ho se neppure in un casting di questo
genere riesco a giocare da titolare?. Dignitoso. Non per nulla è l’unico che
sia in it for the money.
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A un certo punto ho pensato che il minimo ? esteticamente parlando ? lo si
raggiungesse con quello spagnolo da Righeira, la grotta chiamata ?cueva?, le
zanzare chiamate ?mosquitos?, la Ventura che non sa l’italiano figuriamoci
lo spagnolo e quindi se ne usciva con robe tipo ?Hasta la vista siempre?, il
povero pelato deportato a Santo Domingo che qualunque cosa quelli dovessero
fare augurava ?Suerte?. A un certo punto ho sviluppato un’intolleranza nei
confronti di qualunque cosa suonasse ispanica. Se qualcuno mi avesse offerto
una piña colada avrei dato in escandescenze. Poi sono passate le settimane:
le fissazioni linguistiche si sono aggravate e (coincidenza) si sono
trasferite in zona lingua italiana. Il tricologicamente svantaggiato ha
iniziato a dire a ogni registrazione: ?E’ tutto vero, sull’Isola dei famosi?
(era prima di Panorama, prima che i poveri deportati venissero costretti ?
contratto alla mano ? a procurarsi ferite lacero-contuse per contestare il
resoconto del settimanale ? ma di questo, miei piccoli lettori, vi parlerò
fra un po’). La Ventura ? implacabilmente ossessiva come sa esserlo solo lei
(la ragione per cui vorresti spararle ma allo stesso tempo la sua grandezza)
? ha aperto ogni puntata dicendo che quello era ?il primo reality show
targato Rai2? (un plus? un minus? una minaccia?); ha invitato pressoché ogni
ospite a commentare ?da par tuo?; ha detto di ogni stronzata che non fosse
completamente fuori luogo che ci stava ?come un limone fra le cozze?.
Entrambi hanno buttato lì che il programma, la puntata, i concorrenti
toccavano ?tutto l’arco costituzionale delle emozioni?. Mentre il paese
assisteva perplesso, Vespa ha messo su una puntata di Porta a porta
sull’Isola, ha telefonato a Paolo Bonolis, e quello ha decretato che l’Isola
era stata ?un crescendo rossiniano di emozioni?. E allora è stato chiaro che
è la maledizione dell’Isola: il delirio linguistico colpisce anche i
migliori.
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La sera in cui l’Italia libera e democratica ha mandato a casa Pappalardo,
quello ha provato a salvarsi in extremis, col ricatto morale dei ?bambini
poveri?: non siamo noi qui quelli che devono lamentarsi ma ? appunto ? i
bambini poveri, probabilmente gli stessi per cui da piccoli non lasciavamo
cibo nel piatto. La sera in cui facemmo la rivoluzione, io c’ero, e ho
votato per cacciare Pappalardo nonostante sapessi che l’sms costava un euro.
La produzione mi ha gentilmente mandato un sms di conferma: ?Voto ricevuto.
Adriano Pappalardo ama la natura e gli animali, è molto affezionato al suo
dobermann di nome Axl. Vota ancora per ricevere altre curiosità?. Al ricatto
morale del bieco Pappalardo, si aggiungeva quello dei biechissimi autori del
programma: stai cacciando uno che ama gli animali. Se non detestassi chi ama
gli animali almeno quanto chi ama i bambini (poveri), forse mi sarei
lasciata commuovere. Se all’Italia libera e democratica fregasse qualcosa
dei dobermann forse Pappalardo sarebbe arrivato alla fine. O se solo ?
subito prima ? non ci fosse stata la domanda di Simona Ventura (?Quanto
prendi per una serata in discoteca??) e la risposta di Walter Nudo:
?L’ultima volta 1000 euro?. Un ventesimo di Luisa Corna. L’Italia libera e
democratica è una livella, e come tale ? non potendo abbassare le quotazioni
della Corna ? ha deciso di alzare quelle di Nudo.
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Un sublime niente. Quello che i facitori dell’Isola non perdonano, a
Panorama, è lo spavento che il giornale ha causato. I giorni di panico.
Scriveranno che i concorrenti non vengono congelati, nei sette giorni fra il
decreto di espulsione e la ricomparsa in studio? Scriveranno che tornano dai
loro bambini, diamine, è tivvù, mica sequestro di persona, e che il
ricongiungimento in studio è solo una sceneggiata? Scriveranno che
Pappalardo lo sapeva, che sarebbe arrivata la moglie, che gliel’avevamo
detto per paura che in diretta desse troppo in escandescenze, poi lui si è
sbagliato e si è strappato l’auricolare e ha esultato un minuto prima che
lei comparisse e non ha avuto la prontezza di inventarsi una scusa tipo
?Simona tu non ci crederai ma mi era sembrato di sentire l’odore di Lisa? e
c’è stato un attimo di gelo ma tanto non importa? Un niente più sublime che
mai. Il ragazzino vorrebbe farsi una canna, la ragazzina flirta con un
operatore. Ordinaria prevedibilità. Quattro foto con teleobiettivo, e alcune
pagine di testo per descriverle. Era difficile farlo meglio, quell’articolo.
Era difficile cogliere il punto. Che se vuoi parlare di un programma che ha
tenuto la classe dirigente di questo paese incantata davanti al televisore
per trecentosessanta secondi mentre i sei deportati rimasti facevano la loro
prima doccia d’acqua dolce, ma con acqua sufficiente a bagnarsi solo per un
minuto a testa, se vuoi scrivere di quel niente sublime, allora devi entrare
nel gioco. Devi essere sublime come può esserlo solo il niente.
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La doccia vincit omnia, ma ci sono stati altri momenti di storia della
televisione, in queste settimane.
?A Natale tutti insieme, eh?.
?O tutti e quattro o niente?.
Il rapper di Quarto Oggiaro.
La Chiappini con la zanzariera in testa che chiede al fidanzato rimasto a
Milano ?Ma mi ami ancora? (e sei giorni dopo torna in Italia e lo molla).
E, soprattutto, il tozzo di pane di Pappalardo.
Il tozzo di pane è il primo assaggio della sconfitta elettorale di
Pappalardo. Gli avevano strappato questo benedetto tozzo di pane, d’accordo:
era sempre uno di quei giochini ?un minuto per abbuffarsi?, il minuto era
scaduto e gli hanno tolto pane e prosciutto di mano. Al terzo giorno in cui
Pappalardo la menava con ’sta storia, non c’era donna in Italia che non lo
detestasse. Non c’era donna cui l’ossessivo rimuginare (rigorosamente a voce
alta) di Pappalardo su questo inaccettabile sopruso non ricordasse
l’ossessivo rimuginare del proprio marito allorché gli fu negata la
promozione o invalidato un gol al torneo aziendale di calcetto. Non c’era
donna che non compatisse Lisa, la povera donna costretta per dovere
coniugale a solidarizzare sorridente con Pappalardo. Il tozzo di pane di
Pappalardo è stato il tema ? per una settimana almeno ? di tutte le
registrazioni dell’Isola e di tutte le conversazioni fra spettatori. Una
settimana dopo Michele Serra, nel programma di Fabio Fazio, ha tenuto la sua
rubrica ?Segni della fine del mondo?. Fazio gli ha detto che il messaggio di
uno spettatore suggeriva che uno dei segni della fine del mondo fosse il
fatto che da una settimana si parlasse solo del tozzo di pane di Pappalardo.
Serra ha sorriso, si è detto disposto ad accogliere il suggerimento, ma era
chiaro che non sapeva di cosa si stesse parlando. La mente più lucida della
sinistra italiana impreparata sul tozzo di pane è il primo assaggio delle
sconfitte elettorali che ci toccheranno.
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?A Natale tutti insieme, eh? e ?O tutti e quattro o niente? possono sembrare
slogan meno efficaci di ?un milione di posti di lavoro?, ma vanno inseriti
nel contesto.
La forza di Walter Nudo è il sensodicolpismo di tutti noi. Noi che quando
parlava al telefono con Elvis e Martin piangevamo. Per i bambini abbandonati
che siamo stati. Per i figli con cui non passiamo abbastanza tempo. Perché
abbiamo visto film lacrimevoli tutta la vita e sappiamo che quando entra in
scena il bambino bisogna piangere. ?A Natale tutti insieme, eh? è Debra
Winger che, sul letto di morte, dice al figlio che un giorno si ricorderà di
quando lei lo lasciava giocare invece di costringerlo a finire i compiti,
capirà che le voleva bene e rimpiangerà di non averglielo mai detto, siamo
noi che piangiamo davanti a ?Voglia di tenerezza? ? un po’ per il povero
bambino che non si meritava di avere una madre così stronza da fargli i
ricatti emotivi in punto di morte, un po’ per Debra Winger che sta pur
sempre morendo, un po’ per noi stessi, perché chi non ha il sospetto di non
aver detto abbastanza il proprio affetto a qualcuno finché si era in tempo
per farlo?
L’ascesa di Walter Nudo è avvenuta per esclusione: non perché lui fosse
niente di che, ma perché gli altri erano troppo stronzi. Non meraviglia che
? con la casuale eccezione di Maria Teresa Ruta ? nessuno di loro negli
ultimi anni avesse messo insieme un contratto retribuito: per essere gente
che di mestiere comunica sono veramente delle pippe di comunicatori. Come
hanno fatto a non capire che il paese avrebbe solidarizzato con il povero
Nudo, uno senz’arte né parte quanto gli altri ma incomprensibilmente
trattato come diverso dal gruppo? Come hanno fatto a fare così di tutto
perché noi simpatizzassimo con Nudo e poi a meravigliarsi dell’effetto da
loro stessi causato? E alla fine, come hanno potuto continuare a non capire,
a non vedere che mandando via quello yacht, dicendo che ?o tutti e quattro o
niente?, che lui da solo non avrebbe passato una notte da pascià lasciando i
suoi sodali digiuni sotto la pioggia, come hanno potuto apprezzare,
ringraziarlo, lodarlo, rivalutarlo, come hanno fatto a non capire che in
quel momento Nudo stava rinunciando a un niente (una notte al coperto in
compagnia di Giada de Blanck ? quale allegria) e in cambio di quel niente si
stava assicurando la vittoria? Come hanno fatto a non rendersi conto che
Nudo stava facendo di se stesso un essere superiore che si preoccupa del
benessere di coloro che l’hanno fin lì squallidamente vessato? Come hanno
fatto a non capire che il Nudismo sarebbe di lì in poi stato una lista
elettorale che non aveva bisogno di alleanze per vincere?
***
In un angolo chissà quanto remoto del cervello, lo sanno anche loro, che
?L’isola dei famosi? era il titolo sbagliato. ?I’m a celebrity, get me out
of here? (titolo dell’edizione inglese) era più ironico. ?L’isola di quelli
che furono famosi per un quarto d’ora troppi quarti d’ora fa? sarebbe stato
troppo lungo, certo, ma avrebbe reso di più l’idea. Lo sanno anche loro, se
ne rendono conto guardando gli altri, se non guardando loro stessi. Appena
ha avuto Susanna Afildicapezzolo in studio, Simona Ventura le ha rinfacciato
di aver detto a uno degli autori: ?Voglio fare della fiction: se ce la fa
Davide Silvestri, non vedo perché non dovrei farcela io?. Susanna Torretta
ha ragione. Sa di essere una celebrità di quarta classe in questo momento
dotata di una visibilità di prima classe, e quindi di avere quel demi-monde
in mano. Lo sanno anche loro, ma chissà se se ne fanno una ragione. Chissà
come si è sentita Carmen Russo l’altra sera da Vespa, quando la scheda che
la presentava ha scandito: ?Da Drive in all’Isola dei famosi? ? e sono
davvero pochi gli spettatori che non sanno che fra i due programmi sono
passati un paio di decenni, e chissà Russo nell’intervallo come ha pagato il
mutuo. La produzione dice che per la seconda edizione le candidature
abbondano. Io non sono così convinta. E’ vero che chi per campare inaugura
profumerie sa che il proprio cachet, con un bagno di visibilità del genere,
come minimo si decuplicherà. E’ vero che i demicelèbre che hanno assistito
alla prima edizione conoscono i numeri del successo, quelli che i
partecipanti non si sarebbero mai aspettati, e sanno di andare sì a
sputtanarsi, ma di fronte a parecchi milioni di persone. E’ vero che, se fai
quel mestiere lì (il mestiere di chi inaugura profumerie, di chi vuol essere
riconosciuto dal lattaio), per un programma di successo faresti qualunque
cosa. Ma è anche vero che, oltre alla quantità di pubblico, ora conoscono
anche la gravità dello sputtanamento. Sanno come ci si riduce, cosa ci si
sente dire al rientro, quanto si viene presi per il culo. Probabilmente la
produzione dice il vero: vorranno andarci lo stesso ? anzi, di più. A
Scherzi a parte continuano ad andarci da anni, no?
***
Modesta proposta di casting per la seconda edizione.
Rosanna Lambertucci.
Simona Izzo.
Francesca Senette.
Alessia Merz.
Marta Flavi.
Paolo Crepet.
Arturo Diaconale.
Pietro Maso.
Otelma.
Stefano Bettarini.
***
Chi glielo doveva dire, a Carmen Russo, che a vent’anni dalla sua maggior
gloria televisiva avrebbe avuto un’altra occasione. Chi glielo doveva dire,
che sarebbe finita addirittura a Porta a porta. Se va avanti così, finisce
che sale un gradino nella gerarchia dei famosi per la loro fama e la
prossima volta Vespa le fa fare addirittura una domanda a un
sottosegretario. Chi ce lo doveva dire, a noi, che dovevamo sentirci
inferiori. Perché alla fine questo ha certificato, l’Isola dei famosi: la
nostra inferiorità. Il minor numero di nozioni in nostro possesso. La nostra
impreparazione in materia di pop culture, settore ampio ma nel quale ci si
sentiva fin qui ferratissime. Poi è arrivato Walter Nudo, sull’Isola dei
famosi. E noi, che pure sapevamo che era lui, lo guardavamo nuotare e
gongolavamo all’idea che nessuno l’avrebbe riconosciuto, e ci sforzavamo di
ricordare una voce, una qualunque, del suo curriculum. E loro l’hanno
guardato, nell’acqua, col giubbotto salvagente e i capelli bagnati sugli
occhi, e hanno detto: ?E’ Walter Nudo?, e non è stato perché li avevano
avvisati, no, è stato perché nel loro ecosistema Nudo non è un corpo
estraneo (anche se di lì in poi hanno scelto di comportarsi come se lo
fosse). E’ per questo che di lì a poco, durante un litigio fra Carmen Russo
e Adriano Pappalardo, Nudo ha dato in escandescenze urlando che quel litigio
era indegno di loro: ?Due professionisti! Per me due miti!? ? e a nessuno
dei deportati è parso dicesse un’enormità. Siamo state noi, sciagurate, che
ne abbiamo riso. Ah ah. Pensa un po’. Uno che ha per miti questi qui. E non
sapevamo che, di lì a poco, avremmo scoperto di essere tali e quali a lui.