Programmi di evasione
di M. Travaglio (Dall'Unità del 28 Novembre 2004)
Mentre il ministro odontoiatra Calderoli lancia la taglia e l'ingegner ministro Castelli ripristina il taglione, lo statista di Milanello si occupa di tagli. Ovviamente falsi per le tasse e veri per i servizi. Tutto ciò naturalmente gli è possibile grazie al suo monopolio sudamericano sulla tv.
Se ci fosse un minimo d'informazione, qualcuno tirerebbe fuori il leggendario Contratto con gl'italiani, siglato sulla scrivania di ciliegio chez Vespa l'8 maggio 2001, e gli rinfrescherebbe la memoria. Invece l'insetto di Porta a Porta ha prudenzialmente ritirato lo scrittoio in magazzino e ci intrattiene su argomenti di grande attualità come i risorti dal coma, i matrimoni felici, il pigiama della signora Franzoni e le avventure di Wanna Marchi e famiglia, sempre in ossequio al principio che, nel suo salotto, non s'invitano indagati.
Nel Contratto si promettevano due aliquote (33% per i miliardari e 23% per tutti gli altri), mentre la storica, epocale riforma appena annunciata ne prevede quattro. Si promettevano tagli alle tasse per 40 miliardi di euro, mentre siamo a 6.5. Si prometteva di dimezzare la disoccupazione, che allora era all'8 per cento, e oggi è all'8 per cento, ma peggiorerà grazie al taglio di 75 mila dipendenti del pubblico impiego. Per fingere di rispettare una promessa, se ne tradisce un'altra. Il Contratto, poi, prometteva "città più sicure" col dimezzamento dei reati, grazie all'apposito poliziotto di quartiere: a Napoli la camorra non ha mai riso tanto. Prometteva pure aumenti per tutti i pensionati, invece sono arrivate mancette per pochi intimi. Prometteva anche grandi opere a strafottere, mentre non c'è una lira e ne sono state finanziate meno di un decimo (leggere, per credere, il nuovo libro di Ivan Cicconi, "Le grandi opere del Cavaliere", Koinè). Si prometteva, infine, che se uno dei cinque obiettivi fosse stato mancato, il Cavaliere si sarebbe ritirato dalla politica. Infatti, avendone mancati cinque su cinque, ha deciso di restare.
Sarebbe ingeneroso, però, parlare di fallimento su tutta la linea. C'è almeno una categoria a cui le tasse sono state ridotte, anzi abolite: quella degli evasori. Un condono fiscale all'anno, un condono edilizio all'anno, la sanatoria per i capitali illegalmente accumulati ed esportati, i falsi in bilancio legalizzati. E poi, per evitare che gli evasori si sentano dei vermi, la benedizione urbi et orbi con beatificazione della frode fiscale durante l'ultima visita del premier alla Guardia di Finanza: "Evadere o eludere sopra il 33% è etico". Una volta era la Guardia di Finanza a visitare Berlusconi, ora è Berlusconi che visita la Guardia di Finanza. Come passa, il tempo. Certo, l'evasione e il falso in bilancio rimangono facoltativi, ma presto si provvederà a renderli obbligatori. Onde evitare che qualcuno faccia il furbo pagando le tasse al solo scopo di screditare gli altri. Resta da convincere l'amico Bush, che da questo orecchio ancora non ci sente. Lui, dopo aver alzato a 25 anni di galera la pena per il falso in bilancio, ha dichiarato guerra all'evasione fiscale. Al punto da mettere una taglia su chi non paga le tasse e da affidarne la scoperta e la repressione, col recupero del maltolto, ad agenzie di "sceriffi privati". I quali racconta il Corriere - busseranno alla porta dei furbi e, con argomenti piuttosto persuasivi, gli faranno sputare il dovuto. In quel mondo a parte che è l'Italia, invece, il governo combatte gli onesti. Li rapina. Li convince che sono fessi. Li istiga a delinquere. Da noi l'evasione fiscale è sui 150 miliardi di euro annui: se tutti pagassero le tasse, la riduzione fiscale non sarebbe 23 volte più di questa miseria di 6.5 miliardi di euro. Ma se, puta caso, un Calderoli o un Castelli proponessero in consiglio dei ministri una taglia sugli evasori, sarebbe come parlare di corda in casa dell¹impiccato. Il premier e i suoi cari, infatti, hanno il record dei processi per frode fiscale.
L'altro giorno Milano Finanza pubblicava un'indiscrezione su uno dei trecento summit di governo dedicati alle tasse: "Momento di grande imbarazzo al vertice di palazzo Chigi. Berlusconi stava spiegando a tutti che una riduzione fiscale per i contribuenti più ricchi è indispensabile, mentre Fini e gli altri osservavano che in qualche misura la riduzione delle aliquote più basse produce effetti pure su chi ha redditi molto alti. "Che c'entrano i tagli alle aliquote basse?", ha replicato il premier: "Qui stiamo parlando dei redditi alti, che versano il 45% di quanto guadagnano allo Stato".Nell'imbarazzo generale, Siniscalco ha dovuto riassumere al premier il meccanismo progressivo della tassazione, spiegando che gli scaglioni hanno effetto anche sui redditi maggiori: "Se uno guadagna 100 mila euro, sui primi 7500 non paga niente, poi fino a 15 mila paga il 23%, da 15 a 29 mila il 29%, da 29 a 32.600 il 31%, da 32.600 a 70 mila il 39%. E solo qui, sui restanti 30 mila, scatta l¹aliquota massima del 45%".
Berlusconi, a questo punto, avrebbe detto: "Capisco. È che il 740 me l'hanno sempre fatto i commercialisti (fra i quali un certo Tremonti, ndr)...".
Ecco: come si pagano le tasse lui non lo sa. Sa come non si pagano.
30.11.04
28.11.04
Mistificazioni facili
di Marco Travaglio (dall'Unità)
Appena in Italia esplode una emergenza criminale, salta su qualcuno a parlare di «scarcerazioni facili». È bene che si sappia che non esistono scarcerazioni né facili né difficili. Esistono scarcerazioni legali o illegali, ma di solito si tratta di scarcerazioni legali, visto che di solito i giudici la legge la conoscono. E la applicano. Bisognerebbe vedere chi la legge l¹ha fatta. E perché. Nel ¹95 destra e sinistra votarono unanimi la legge «manette difficili», che rendeva più complicata la custodia cautelare. Nel ¹99 destra e sinistra votarono unanimi la Simeone-Saraceni, che rendeva ancor più problematico arrestare i condannati definitivi. Proprio l¹altro ieri è passata in Commissione Giustizia, con i voti di An e Forza Italia, la legge che, per salvare Previti, accorcia i termini di prescrizione per tutti i condannati, una legge talmente ripugnante che nessuno vuol darle il proprio nome, e tutti i relatori si defilano: i risultati saranno altre scarcerazioni facilissimi ma obbligatorie. Il Parlamento, da una decina d¹anni, passa il suo tempo a scavare gallerie e cunicoli per gli amici degli amici. Poi, appena ci passa uno sconosciuto, strillano tutti alla «scarcerazione facile». Così la gente pensa che i giudici, noti comunisti, si divertano a liberare fior di delinquenti per il gusto di vederli tornare in attività. Lo ha dettoqualche tempo fa il presidente della cosiddetta Antimafia, Roberto Centaro: «I giudici di sorveglianza sono come le dame della carità. Dobbiamo provvedere». Lo ripete a ogni piè sospinto il ministro dell¹Interno Pisanu, che l'altro giorno a Napoli (144 morti in un anno) annunciava «norme più severe sulla custodia cautelare contro le scarcerazioni». Strano. Soltanto tre mesi fa, dopo il suicidio del sindaco di Roccaraso arrestato per una sfilza di reati, c'era chi, nel Manicomio delle Libertà, la custodia cautelare la voleva abolire al grido di «basta con le manette facili». Il Fernandel della politica, al secolo Carlo Giovanardi, trovava «scandaloso arrestare la gente prima della condanna definitiva». Ora qualcuno si incaricherà di spiegargli che, se si arrestasse la gente solo dopo la condanna in Cassazione, i boss e i killer catturati dalla polizia verrebbero rilasciati in blocco con tante scuse per circa dieci anni, in attesa del terzo grado di giudizio, poi eventualmente si tornerebbe a cercarli. Ma lorsignori non vogliono questo. Vogliono «tolleranza zero» per la manovalanza del crimine e tolleranza mille per i delinquenti in colletto bianco. Sono razzisti e classisti anche quando parlano: soltanto due giorni fa, dopo gli arresti trasversali di Potenza, strillavano tutti all'«attentato alla democrazia» e alle «manette facili». Come se non fosse proprio per le collusioni politico-istituzionali che la mafia, la 'ndrangheta e la camorra campano e ingrassano da oltre cent'anni. Ecco. Se c'è di mezzo la bassa forza sono «facili» le scarcerazioni. Se c'è di mezzo la crema, sono «facili» le manette. La controriforma dell'ordinamento giudiziario punta a conficcare questo Dna razzista nel sangue dei giudici di oggi e di domani. I giudici scioperano, ma dovremmo scioperare noi. Noi che non siamo lorsignori. Quello strepitoso, inconsapevole umorista che è l'ingegnere ministro Castelli dovrebbe esibirsi nei teatri dell'avanspettacolo: al governo è sprecato. L'altro giorno si discuteva della sorte di un pentito minore, di cui il tribunale di sorveglianza di Roma, oberato di arretrati, non ha ancora avuto il tempo di decidere l'istanza di arresti domiciliari, e che nell'attesa rimane a piede libero. Ovviamente a norma di legge. Mentre i soliti idioti urlavano alle «scarcerazioni facili», il presunto ministro ha inviato gli ispettori (lui fa sempre così, anche al ristorante quando deve scegliere fra carne e pesce). Poi ha suggerito al Tribunale la linea da seguire. Testualmente: «L'articolo 101 della Costituzione dice che la giustizia deve essere amministrata in nome del popolo. Ciò significa che i giudici devono interpretare il comune sentimento popolare». Cioè, nel caso del pentito, non perdere altro tempo e sbatterlo in galera come il popolo farebbe. Ecco cosa succede quando un ingegnere esperto in rumori autostradali si imbatte per la prima volta in vita sua in un articolo della Costituzione. Un impatto devastante, con effetti collaterali incalcolabili. Anzitutto, al ministro sfugge la frase subito seguente nella Costituzione
(«I giudici sono soggetti soltanto alla legge»). E poi il concetto aberrante che emerge dalla sua lettura personale dell'articolo 101 è proprio la quintessenza di quella giustizia di piazza, di quel giacobinismo, di quel giustizialismo che lorsignori, a parole, dicono di combattere. Quando la giustizia è affidata al «popolo», fra Gesù e Barabba vince sempre Barabba. Ma forse è proprio quello che lorsignori vogliono.
di Marco Travaglio (dall'Unità)
Appena in Italia esplode una emergenza criminale, salta su qualcuno a parlare di «scarcerazioni facili». È bene che si sappia che non esistono scarcerazioni né facili né difficili. Esistono scarcerazioni legali o illegali, ma di solito si tratta di scarcerazioni legali, visto che di solito i giudici la legge la conoscono. E la applicano. Bisognerebbe vedere chi la legge l¹ha fatta. E perché. Nel ¹95 destra e sinistra votarono unanimi la legge «manette difficili», che rendeva più complicata la custodia cautelare. Nel ¹99 destra e sinistra votarono unanimi la Simeone-Saraceni, che rendeva ancor più problematico arrestare i condannati definitivi. Proprio l¹altro ieri è passata in Commissione Giustizia, con i voti di An e Forza Italia, la legge che, per salvare Previti, accorcia i termini di prescrizione per tutti i condannati, una legge talmente ripugnante che nessuno vuol darle il proprio nome, e tutti i relatori si defilano: i risultati saranno altre scarcerazioni facilissimi ma obbligatorie. Il Parlamento, da una decina d¹anni, passa il suo tempo a scavare gallerie e cunicoli per gli amici degli amici. Poi, appena ci passa uno sconosciuto, strillano tutti alla «scarcerazione facile». Così la gente pensa che i giudici, noti comunisti, si divertano a liberare fior di delinquenti per il gusto di vederli tornare in attività. Lo ha dettoqualche tempo fa il presidente della cosiddetta Antimafia, Roberto Centaro: «I giudici di sorveglianza sono come le dame della carità. Dobbiamo provvedere». Lo ripete a ogni piè sospinto il ministro dell¹Interno Pisanu, che l'altro giorno a Napoli (144 morti in un anno) annunciava «norme più severe sulla custodia cautelare contro le scarcerazioni». Strano. Soltanto tre mesi fa, dopo il suicidio del sindaco di Roccaraso arrestato per una sfilza di reati, c'era chi, nel Manicomio delle Libertà, la custodia cautelare la voleva abolire al grido di «basta con le manette facili». Il Fernandel della politica, al secolo Carlo Giovanardi, trovava «scandaloso arrestare la gente prima della condanna definitiva». Ora qualcuno si incaricherà di spiegargli che, se si arrestasse la gente solo dopo la condanna in Cassazione, i boss e i killer catturati dalla polizia verrebbero rilasciati in blocco con tante scuse per circa dieci anni, in attesa del terzo grado di giudizio, poi eventualmente si tornerebbe a cercarli. Ma lorsignori non vogliono questo. Vogliono «tolleranza zero» per la manovalanza del crimine e tolleranza mille per i delinquenti in colletto bianco. Sono razzisti e classisti anche quando parlano: soltanto due giorni fa, dopo gli arresti trasversali di Potenza, strillavano tutti all'«attentato alla democrazia» e alle «manette facili». Come se non fosse proprio per le collusioni politico-istituzionali che la mafia, la 'ndrangheta e la camorra campano e ingrassano da oltre cent'anni. Ecco. Se c'è di mezzo la bassa forza sono «facili» le scarcerazioni. Se c'è di mezzo la crema, sono «facili» le manette. La controriforma dell'ordinamento giudiziario punta a conficcare questo Dna razzista nel sangue dei giudici di oggi e di domani. I giudici scioperano, ma dovremmo scioperare noi. Noi che non siamo lorsignori. Quello strepitoso, inconsapevole umorista che è l'ingegnere ministro Castelli dovrebbe esibirsi nei teatri dell'avanspettacolo: al governo è sprecato. L'altro giorno si discuteva della sorte di un pentito minore, di cui il tribunale di sorveglianza di Roma, oberato di arretrati, non ha ancora avuto il tempo di decidere l'istanza di arresti domiciliari, e che nell'attesa rimane a piede libero. Ovviamente a norma di legge. Mentre i soliti idioti urlavano alle «scarcerazioni facili», il presunto ministro ha inviato gli ispettori (lui fa sempre così, anche al ristorante quando deve scegliere fra carne e pesce). Poi ha suggerito al Tribunale la linea da seguire. Testualmente: «L'articolo 101 della Costituzione dice che la giustizia deve essere amministrata in nome del popolo. Ciò significa che i giudici devono interpretare il comune sentimento popolare». Cioè, nel caso del pentito, non perdere altro tempo e sbatterlo in galera come il popolo farebbe. Ecco cosa succede quando un ingegnere esperto in rumori autostradali si imbatte per la prima volta in vita sua in un articolo della Costituzione. Un impatto devastante, con effetti collaterali incalcolabili. Anzitutto, al ministro sfugge la frase subito seguente nella Costituzione
(«I giudici sono soggetti soltanto alla legge»). E poi il concetto aberrante che emerge dalla sua lettura personale dell'articolo 101 è proprio la quintessenza di quella giustizia di piazza, di quel giacobinismo, di quel giustizialismo che lorsignori, a parole, dicono di combattere. Quando la giustizia è affidata al «popolo», fra Gesù e Barabba vince sempre Barabba. Ma forse è proprio quello che lorsignori vogliono.
27.11.04
GentiIe direttore,
approfitto della sua ospitalità per esprimere il mio pensiero sulla vicenda della cosiddetta «legge Cirielli», che ormai da molti è stata ribattezzata con un chiaro intento demonizzatore «legge salva-Previti».
Sono ingiustamente accusato di essere il regista oscuro di un'operazione che non solo non mi vede protagonista, ma che, anzi, mi danneggia sotto il profilo dell'immagine e potrebbe danneggiarmi sotto il profilo processuale:infatti non ho alcun bisogno della prescrizione, perché sono e rimango innocente.
Il mio interesse è quello di andare fino in fondo nei miei processi per poter accertare quella verità che è stata nascosta con artifici processuali e raggiri mediatici da magistrati politicizzati che hanno manipolato i fatti processuali e occultato prove d'innocenza e dai giornali della parte civile costituita, fortemente motivati ad ottenere risarcimenti miliardari.
Non è un caso, infatti, che l'ennesima demonizzazione nei miei confronti provenga, ancora una volta, dalle pagine di Repubblica, e in particolare dalle frasi livorose di un giornalista notoriamente di parte.
Mi sembra, poi, grottesco essere considerato talmente potente da potere condizionare l'intero Parlamento e quindi il Paese, al punto da imporre una legge personale, ritagliata sulla mia persona e sui miei casi giudiziari.
Se così fosse, infatti, non avrei mai subito alcuna persecuzione giudiziaria, come invece è accaduto.
La verità è una soltanto: che la persecuzione giudiziaria nei miei confronti è stata accertata dal Parlamento, dopo un approfondito dibattito, che ha deliberato a larghissima maggioranza nonostante fosse al governo l'Ulivo.
L'elenco degli abusi subiti e delle incredibili prove di innocenza è pubblico per le persone di buona volontà e si trova sul mio sito internet.
La realtà è molto semplice: la legge in questione propone una razionalizzazione della disciplina in tema di prescrizione del reato sulla base di principi ovvi di civiltà giuridica e coloro che si oppongono a tale legge, strumentaizzando il mio nome e la mia onorabilità, sono i soliti campioni del giustizialismo, i forcaioli che credono di fare politica con il tintinnio delle manette, gli arresti arbitrari che hanno causato, a volte, persino il suicidio degli innocenti colpiti dall'infamia delle accuse ingiuste e mirate.
In un periodo tristissimo per la storia del nostro Paese, in cui l'abuso giudiziario è all'ordine del giorno, sono, ancora una volta, mio malgrado, preso a bersaglio di logiche lobbistiche e di potere delle quali sono, ormai, diventato la vittima sacrificale: altro che la fantomatica corruzione giudiziaria per fatti inesistenti e inventati di cui sarei colpevole secondo i castelli congetturali dell'accusa!
Ma, nonostante tutto, continuo a rimanere in serena attesa del giorno in cui sarà fatta piena luce sulle accuse ingiuste che mi hanno colpito e su tutti coloro che, consapevolmente, le hanno costruite con il preciso intento di annientare giustizia e verità.
Mi sembra che, di fronte a un simile obiettivo, rispetto al quale non cederò mai, neppure di un millimetro, la questione della prescrizione sia cosa minuscola e irrilevante e che, comunque, come detto, mi interessa come cittaoino e parlamentare, non come imputato.
Cesare Previti
23.11.04
I miei occhi hanno visto telegiornali...
"Contrordine" di Allessandro Robecchi
Ho visto i telegiornali, sono informatissimo, so tutto quello che succede in Italia e nel mondo. Per esempio che hanno messo una pinna di plastica al delfino malato (Tg5). Oppure - caso davvero clamoroso, dove andremo a finire? - che a Mosca è arrivata la neve il 19 novembre (ancora Tg5). Poi si parla un po' di Wanna Marchi. Visto come sono informato? La frequentazione assidua del telegiornale dei puffi di Italia Uno mi sta facendo diventare un esperto di glutei. Con il freddo che fa fuori se vuoi vedere una spiaggia assolata e un bel paio di tette, c'è il servizio sul calendario del giorno, poi le ultime sul Grande Fratello, poi uno speciale sul Grande Fratello dell'anno scorso. C'è l'intervista ai giovani che guardano il Grande Fratello. E' l'informazione ai tempi del colera. Conto i casi di censura degli ultimi giorni, vanno da Hendel a Guerritore (Raiuno), da Travaglio (Sky) alla Mussolini (Raidue). A Radiorai, i giornalisti si sentono ordinare "vola più basso". Emilio Fede, scusate il termine, dà dei "terroristi" ai suoi redattori. Cade Mentana, il che significa che si è passati dalla fucilazione dei nemici (i Biagi, i Santoro) a quella degli amici non troppo stretti. I neutrali (ammesso che Mentana lo fosse) non sono più tollerati: la legge Gasparri li rende obsoleti, è autunno, cadono le foglie, anche quelle di fico. Col Tg1 imparo le sottigliezze della lingua. Se nel pastone politico si dice che "la maggioranza cerca l'intesa", significa che sono in corso sparatorie e agguati tra i banchi della destra. Se gli scappa detto che c'è "qualche disagio nella maggioranza" significa che siamo arrivati ai sacrifici umani. Funziona uguale Bruno Vespa: quando vedo che parla d'altro (le sette sataniche, la cronaca nera, i tarocchi) vado subito a controllare che non sia successo qualcosa di brutto a Silvio e ai suoi boys. Di solito è così: parlar d'altro, volare bassi è sempre una buona tattica. Per fortuna che c'è il Tg2, che ci racconta la ricetta della felicità: una sola aliquota fiscale del 19 per cento uguale per tutti, quella sì che è civiltà, ma purtroppo succede in Slovacchia.
In tutta questa libertà di informazione in cui mi immergo quotidianamente, sento un po' la mancanza della signora Gardini, la nuova portavoce di Forza Italia. Sarà che la voce di Silvio la portano tutti e dunque il suo ruolo è un po' superato. Sarà che l'inesperienza le ha giocato brutti scherzi e si è fatta beccare mentre raccontava in pubblico che Tremonti ha una macchinetta per mettersi le supposte. Ma sta di fatto che gli spazi della signora sono troppo stretti, che si potrebbe fare di più. Il portavoce serve essenzialmente per chiudere i panini del Tg1. Sapete come succede: si dice bene del governo, si dà spazio a una millimetrica dichiarazione della sinistra (a volte di Rutelli, perché la confusione mentale fa sempre ascolto) e poi si chiude con una dichiarazione della maggioranza. Ogni tanto si sbagliano: danno la reazione del governo prima ancora della notizia. Altre volte fanno prima e non danno nemmeno la notizia. E' questo meccanismo dell'informazione italiana che ci ha fatto conoscere Schifani. E' questo che ha reso popolare Bondi. E' con i grandi caratteristi che si fa il cinema. La Gardini, invece, si vede poco, se non la invitasse Vespa ogni tanto sarebbe un portavoce abbastanza afono. E' un caso di censura? Anche se le voci sono quelle di Silvio è giusto che il servizio pubblico faccia sentire tutte le voci di Silvio. Devo forse pensare che la Gardini sia considerata dai suoi stessi capi più impresentabile di Bondi? Non capisco perché la sinistra, sempre pronta a difendere i martiri della censura, non muova un dito per questa signora tanto a modo che - a parte quando parla delle supposte di Tremonti - porge con tanta grazia le opinioni del suo capo. Non straborda, non tracima come i suoi colleghi. Pratica l'arte della toccata e fuga. Ogni tanto spunta la Gardini e dice: tagliamo l'irpef! Zam, un lampo, e poi si continua con lo scandalo del maltempo o l'ammazzamento del giorno. Il portavoce subliminale funziona proprio così: un flash e si ritira nelle tenebre, le sue parole rimbombano per un istante e poi si torna ai cuccioli di iguana dello zoo di Pechino: giusto per la completezza dell'informazione.
"Contrordine" di Allessandro Robecchi
Ho visto i telegiornali, sono informatissimo, so tutto quello che succede in Italia e nel mondo. Per esempio che hanno messo una pinna di plastica al delfino malato (Tg5). Oppure - caso davvero clamoroso, dove andremo a finire? - che a Mosca è arrivata la neve il 19 novembre (ancora Tg5). Poi si parla un po' di Wanna Marchi. Visto come sono informato? La frequentazione assidua del telegiornale dei puffi di Italia Uno mi sta facendo diventare un esperto di glutei. Con il freddo che fa fuori se vuoi vedere una spiaggia assolata e un bel paio di tette, c'è il servizio sul calendario del giorno, poi le ultime sul Grande Fratello, poi uno speciale sul Grande Fratello dell'anno scorso. C'è l'intervista ai giovani che guardano il Grande Fratello. E' l'informazione ai tempi del colera. Conto i casi di censura degli ultimi giorni, vanno da Hendel a Guerritore (Raiuno), da Travaglio (Sky) alla Mussolini (Raidue). A Radiorai, i giornalisti si sentono ordinare "vola più basso". Emilio Fede, scusate il termine, dà dei "terroristi" ai suoi redattori. Cade Mentana, il che significa che si è passati dalla fucilazione dei nemici (i Biagi, i Santoro) a quella degli amici non troppo stretti. I neutrali (ammesso che Mentana lo fosse) non sono più tollerati: la legge Gasparri li rende obsoleti, è autunno, cadono le foglie, anche quelle di fico. Col Tg1 imparo le sottigliezze della lingua. Se nel pastone politico si dice che "la maggioranza cerca l'intesa", significa che sono in corso sparatorie e agguati tra i banchi della destra. Se gli scappa detto che c'è "qualche disagio nella maggioranza" significa che siamo arrivati ai sacrifici umani. Funziona uguale Bruno Vespa: quando vedo che parla d'altro (le sette sataniche, la cronaca nera, i tarocchi) vado subito a controllare che non sia successo qualcosa di brutto a Silvio e ai suoi boys. Di solito è così: parlar d'altro, volare bassi è sempre una buona tattica. Per fortuna che c'è il Tg2, che ci racconta la ricetta della felicità: una sola aliquota fiscale del 19 per cento uguale per tutti, quella sì che è civiltà, ma purtroppo succede in Slovacchia.
In tutta questa libertà di informazione in cui mi immergo quotidianamente, sento un po' la mancanza della signora Gardini, la nuova portavoce di Forza Italia. Sarà che la voce di Silvio la portano tutti e dunque il suo ruolo è un po' superato. Sarà che l'inesperienza le ha giocato brutti scherzi e si è fatta beccare mentre raccontava in pubblico che Tremonti ha una macchinetta per mettersi le supposte. Ma sta di fatto che gli spazi della signora sono troppo stretti, che si potrebbe fare di più. Il portavoce serve essenzialmente per chiudere i panini del Tg1. Sapete come succede: si dice bene del governo, si dà spazio a una millimetrica dichiarazione della sinistra (a volte di Rutelli, perché la confusione mentale fa sempre ascolto) e poi si chiude con una dichiarazione della maggioranza. Ogni tanto si sbagliano: danno la reazione del governo prima ancora della notizia. Altre volte fanno prima e non danno nemmeno la notizia. E' questo meccanismo dell'informazione italiana che ci ha fatto conoscere Schifani. E' questo che ha reso popolare Bondi. E' con i grandi caratteristi che si fa il cinema. La Gardini, invece, si vede poco, se non la invitasse Vespa ogni tanto sarebbe un portavoce abbastanza afono. E' un caso di censura? Anche se le voci sono quelle di Silvio è giusto che il servizio pubblico faccia sentire tutte le voci di Silvio. Devo forse pensare che la Gardini sia considerata dai suoi stessi capi più impresentabile di Bondi? Non capisco perché la sinistra, sempre pronta a difendere i martiri della censura, non muova un dito per questa signora tanto a modo che - a parte quando parla delle supposte di Tremonti - porge con tanta grazia le opinioni del suo capo. Non straborda, non tracima come i suoi colleghi. Pratica l'arte della toccata e fuga. Ogni tanto spunta la Gardini e dice: tagliamo l'irpef! Zam, un lampo, e poi si continua con lo scandalo del maltempo o l'ammazzamento del giorno. Il portavoce subliminale funziona proprio così: un flash e si ritira nelle tenebre, le sue parole rimbombano per un istante e poi si torna ai cuccioli di iguana dello zoo di Pechino: giusto per la completezza dell'informazione.
22.11.04
Natale in casa Cappiello
di Marco Travaglio (L'Unità del 20 Novembre 2004)
La Margherita, in vista delle feste natalizie, ha voluto farsi un regalo: l'ingaggio di Tiziana Parenti detta Titti, Giuseppe La Ganga detto Giusy, Enrico Manca, Agata Alma Cappiello e prossimamente, se tutto va bene, Salvo Aldò. Brevi cenni biografici delle new entry.
Giusy La Ganga, già responsabile Enti locali del Psi, ha patteggiato 1 anno e 11 mesi di reclusione per corruzione e finanziamento illecito al Tribunale di Torino, dopo aver risarcito mezzo miliardo di lire. Si è appurato che non si era arricchito: rubava per il partito. Nel '93 rinunciò all'immunità parlamentare per farsi interrogare dai pm torinesi e ammettere i suoi reati. E suggerì a Craxi di fare altrettanto, invano. Da allora è sempre rimasto dignitosamente appartato. Non ha mai partecipato a pellegrinaggi ad Hammamet nè ad attacchi alla magistratura.
Tiziana Parenti, già vicina alla sinistra extraparlamentare, già magistrato di Md, entrò nel pool Mani Pulite dove si occupò delle tangenti rosse senza cavare un ragno dal buco, poi diede la colpa ai colleghi e subito dopo si fece eleggere in Forza Italia, pur denunciandone le "infiltrazioni mafiose". Divenne presidente dell¹Antimafia, dove si distinse per aver definito "nazista" la sentenza di condanna di Bruno Contrada in primo grado, e per aver accusato falsamente Ilda Boccassini di aver pagato un pentito per coinvolgerla in storie di droga. Ultimamente, dopo molto girovagare, era segnalata dalle parti dello Sdi.
Agata Alma Cappiello, pasionaria craxiana, quando Bettino finì indagato lanciò l''etica della legalità" nel Psi e si fece ricevere da Borrelli; scomunicò il segretario Del Turco che si era buttato a sinistra ("svende sottocosto il partito a un polo massimalista che nulla ha a che fare con le nostre tradizioni democratiche"), poi organizzò vari pellegrinaggi ad Hammamet nella villa dell¹Esule; chiese a Boselli di scambiare l'appoggio al governo D'Alema con una commissione d'inchiesta sul dossier Mitrokhin e un salvacondotto per il rientro di Craxi a piede libero; nel 2000 partecipò ad Aulla ("comune dedipietrizzato") all'inaugurazione del monumento a Craxi e alle altre "vittime di Mani Pulite" con Pomicino, Pillitteri, Martelli, De Michelis e altri pregiudicati.
Enrico Manca è stato deputato socialista dal 1972 al '94, ministro del Commercio estero nel 1980-'81, presidente della Rai dal 1986 al '92, quando Viale Mazzini smise di fare concorrenza alla Fininvest e inaugurò la pax televisiva. Nel frattempo, come lui stesso ha raccontato il 28 maggio 2001 al processo Sme, teneva un tesoretto su un conto cifrato in Svizzera (quando la legge vietava l'esportazione di capitali), intestato a Cesare Previti, che poi gli portava i contanti in Italia. A lui la parola: "Nel '77-'78 ho chiesto un'assistenza particolare a Previti: mia madre, timorosa della situazione economica, inflazione e così via, desiderò trasferire in Svizzera dei soldi. Io chiesi assistenza a Previti, lui mi disse che lo avrebbe potuto fare. Consegnai questi soldi: circa 400 milioni.(...) Si occupò lui di trasferirli e della gestione di questo conto in Svizzera (...). Io ogni tanto chiedevo a Previti di trasferirmi alcuni soldi in Italia, cosa che lui faceva. (...) Queste somme, almeno per cinque volte, per cinque bonifici, sono avvenuti tramite il conto dell'avvocato Pacifico.(...) L¹ultimo bonifico è del 1993 e sono 70 milioni: in parte sono andati per un allargamento della casa di Capalbio, in parte a coprire delle spese perché avevo intanto fondato una rivista, 'Pol-Is Politica e Istituzioni', che aveva bisogno di sostegno". Ora la "Pol-Is", fondata da Manca e Salvatore Cardinale (ex Forza Italia, ex Udeur), è entrata nella Margherita.
Domanda la Boccassini: "Lei ha detto che vi erano delle rimesse che tornavano in Italia: arrivava quindi contante?". Manca: "Sì. Mi veniva consegnato da Previti. Personalmente nel suo studio". Da dove arrivano i quattrini che Manca trasferisce illegalmente, via Previti, all¹estero? Dai risparmi della madre, dice lui, e dai proventi della vendita di una casa a Roma. Dunque il presidente della Rai affidava il suo tesoro all' avvocato della Fininvest, proprio mentre la Rai siglava la pax televisiva con la Fininvest. Ma il sodalizio andava ben al di là dei rapporti finanziari. Pm: "Lei frequentava anche casa Previti?". Manca: "Sì, certo (...). Io ho frequentato sia via Cicerone che piazza Farnese (...). Ero responsabile per la politica economica del Psi e Previti era vicepresidente della Alenia Spazio. Siccome lui aveva questa casa grande, gli dissi se si potevano là organizzare dei cocktail per tra l'altro per soli uomini diciamo così, per impostare delle relazioni, insomma, e in generale erano imprenditori pubblici o privati (...) Poi c¹erano alcuni miei amici (...) alcuni parlamentari come Andò, La Ganga, De Michelis... Poi invece ci sono state (...) cene o pranzi a casa Previti con... o persone di famiglia o con Confalonieri, lo stesso Berlusconi un paio di volte o di più". Pm: "Renato Squillante lo conosceva?". Manca: "Squillante lo conosco, ha frequentato gli ambienti socialisti".
Enrico Manca risultava anche negli elenchi sequestrati della P2, con tessera numero 2148. Lui ha sempre negato di farne parte e intentato causa a chi scriveva il contrario. Ne vinse una contro Ernesto Galli della Loggia, nel 1985, davanti al Tribunale di Roma. Il suo avvocato era Previti, il testimone-chiave Maurizio Costanzo (tessera P2 n.1819), il giudice Filippo Verde. Ora Previti e Verde sono coimputati nel processo d¹appello Sme-Ariosto: in primo grado Verde è stato assolto, Previti condannato a 5 anni, e Manca è entrato nella Margherita.
Per la cronaca, l¹associazione "Pol-Is" di cui fa parte il quartetto si propone "il rinnovamento della politica e della democrazia".
di Marco Travaglio (L'Unità del 20 Novembre 2004)
La Margherita, in vista delle feste natalizie, ha voluto farsi un regalo: l'ingaggio di Tiziana Parenti detta Titti, Giuseppe La Ganga detto Giusy, Enrico Manca, Agata Alma Cappiello e prossimamente, se tutto va bene, Salvo Aldò. Brevi cenni biografici delle new entry.
Giusy La Ganga, già responsabile Enti locali del Psi, ha patteggiato 1 anno e 11 mesi di reclusione per corruzione e finanziamento illecito al Tribunale di Torino, dopo aver risarcito mezzo miliardo di lire. Si è appurato che non si era arricchito: rubava per il partito. Nel '93 rinunciò all'immunità parlamentare per farsi interrogare dai pm torinesi e ammettere i suoi reati. E suggerì a Craxi di fare altrettanto, invano. Da allora è sempre rimasto dignitosamente appartato. Non ha mai partecipato a pellegrinaggi ad Hammamet nè ad attacchi alla magistratura.
Tiziana Parenti, già vicina alla sinistra extraparlamentare, già magistrato di Md, entrò nel pool Mani Pulite dove si occupò delle tangenti rosse senza cavare un ragno dal buco, poi diede la colpa ai colleghi e subito dopo si fece eleggere in Forza Italia, pur denunciandone le "infiltrazioni mafiose". Divenne presidente dell¹Antimafia, dove si distinse per aver definito "nazista" la sentenza di condanna di Bruno Contrada in primo grado, e per aver accusato falsamente Ilda Boccassini di aver pagato un pentito per coinvolgerla in storie di droga. Ultimamente, dopo molto girovagare, era segnalata dalle parti dello Sdi.
Agata Alma Cappiello, pasionaria craxiana, quando Bettino finì indagato lanciò l''etica della legalità" nel Psi e si fece ricevere da Borrelli; scomunicò il segretario Del Turco che si era buttato a sinistra ("svende sottocosto il partito a un polo massimalista che nulla ha a che fare con le nostre tradizioni democratiche"), poi organizzò vari pellegrinaggi ad Hammamet nella villa dell¹Esule; chiese a Boselli di scambiare l'appoggio al governo D'Alema con una commissione d'inchiesta sul dossier Mitrokhin e un salvacondotto per il rientro di Craxi a piede libero; nel 2000 partecipò ad Aulla ("comune dedipietrizzato") all'inaugurazione del monumento a Craxi e alle altre "vittime di Mani Pulite" con Pomicino, Pillitteri, Martelli, De Michelis e altri pregiudicati.
Enrico Manca è stato deputato socialista dal 1972 al '94, ministro del Commercio estero nel 1980-'81, presidente della Rai dal 1986 al '92, quando Viale Mazzini smise di fare concorrenza alla Fininvest e inaugurò la pax televisiva. Nel frattempo, come lui stesso ha raccontato il 28 maggio 2001 al processo Sme, teneva un tesoretto su un conto cifrato in Svizzera (quando la legge vietava l'esportazione di capitali), intestato a Cesare Previti, che poi gli portava i contanti in Italia. A lui la parola: "Nel '77-'78 ho chiesto un'assistenza particolare a Previti: mia madre, timorosa della situazione economica, inflazione e così via, desiderò trasferire in Svizzera dei soldi. Io chiesi assistenza a Previti, lui mi disse che lo avrebbe potuto fare. Consegnai questi soldi: circa 400 milioni.(...) Si occupò lui di trasferirli e della gestione di questo conto in Svizzera (...). Io ogni tanto chiedevo a Previti di trasferirmi alcuni soldi in Italia, cosa che lui faceva. (...) Queste somme, almeno per cinque volte, per cinque bonifici, sono avvenuti tramite il conto dell'avvocato Pacifico.(...) L¹ultimo bonifico è del 1993 e sono 70 milioni: in parte sono andati per un allargamento della casa di Capalbio, in parte a coprire delle spese perché avevo intanto fondato una rivista, 'Pol-Is Politica e Istituzioni', che aveva bisogno di sostegno". Ora la "Pol-Is", fondata da Manca e Salvatore Cardinale (ex Forza Italia, ex Udeur), è entrata nella Margherita.
Domanda la Boccassini: "Lei ha detto che vi erano delle rimesse che tornavano in Italia: arrivava quindi contante?". Manca: "Sì. Mi veniva consegnato da Previti. Personalmente nel suo studio". Da dove arrivano i quattrini che Manca trasferisce illegalmente, via Previti, all¹estero? Dai risparmi della madre, dice lui, e dai proventi della vendita di una casa a Roma. Dunque il presidente della Rai affidava il suo tesoro all' avvocato della Fininvest, proprio mentre la Rai siglava la pax televisiva con la Fininvest. Ma il sodalizio andava ben al di là dei rapporti finanziari. Pm: "Lei frequentava anche casa Previti?". Manca: "Sì, certo (...). Io ho frequentato sia via Cicerone che piazza Farnese (...). Ero responsabile per la politica economica del Psi e Previti era vicepresidente della Alenia Spazio. Siccome lui aveva questa casa grande, gli dissi se si potevano là organizzare dei cocktail per tra l'altro per soli uomini diciamo così, per impostare delle relazioni, insomma, e in generale erano imprenditori pubblici o privati (...) Poi c¹erano alcuni miei amici (...) alcuni parlamentari come Andò, La Ganga, De Michelis... Poi invece ci sono state (...) cene o pranzi a casa Previti con... o persone di famiglia o con Confalonieri, lo stesso Berlusconi un paio di volte o di più". Pm: "Renato Squillante lo conosceva?". Manca: "Squillante lo conosco, ha frequentato gli ambienti socialisti".
Enrico Manca risultava anche negli elenchi sequestrati della P2, con tessera numero 2148. Lui ha sempre negato di farne parte e intentato causa a chi scriveva il contrario. Ne vinse una contro Ernesto Galli della Loggia, nel 1985, davanti al Tribunale di Roma. Il suo avvocato era Previti, il testimone-chiave Maurizio Costanzo (tessera P2 n.1819), il giudice Filippo Verde. Ora Previti e Verde sono coimputati nel processo d¹appello Sme-Ariosto: in primo grado Verde è stato assolto, Previti condannato a 5 anni, e Manca è entrato nella Margherita.
Per la cronaca, l¹associazione "Pol-Is" di cui fa parte il quartetto si propone "il rinnovamento della politica e della democrazia".
20.11.04
Dio ci salvi dai neocristiani
"Satira preventiva" di Michele Serra
Il movimento neocristiano torna ad essere protagonista della politica Usa. Tra i fenomeni più significativi, la versione ammorbidita del Ku Klux Klan e gli studenti che combattono la promiscuità sessuale
I Valori Morali e Religiosi, dopo lunghi anni di crisi causati dal divorzio, dalla droga, dall'ateismo, dal comunismo e dal culo di Cameron Diaz in 'Tutti pazzi per Mary', sono tornati i protagonisti indiscussi della scena politica americana, costringendo il mondo intero a interrogarsi. Delegazioni di politici e intellettuali arrivate da ogni angolo della Terra si addentrano negli Stati del Middle West e non appena vedono un obeso con il Winchester e gli occhiali neri che scende da un pick-up con la scritta 'I love Jesus' e spara sulle prostitute lo intervistano a lungo per avere preziose indicazioni sul futuro del pianeta. Una mappa completa del movimento neocristiano non è ancora possibile. Limitiamoci ai fenomeni più significativi.
NEOVERGINI I neovergini sono studenti che combattono il clima di promiscuità sessuale. Sostengono l'illegittimità dei rapporti prematrimoniali e trascorrono tutti i week-end cercando di convincere le coppiette appartate a rivestirsi e a recitare con loro la Bibbia. Hanno già il loro primo martire, un diciottenne di Akron che ha interrotto con una frustata sulle natiche un pregiudicato, campione locale di wrestling, durante un rapporto sessuale con una candidata a Miss Universo. Il crescente numero dei neovergini ha spinto numerose aziende a lanciare prodotti appositi: dalle automobili con i sedili non reclinabili ai profumi respingenti (all'aglio, alla cimice e alla scarpa da tennis), dal rossetto corrosivo ai biglietti di San Valentino con scritto "sei un vero cesso". Il loro movimento non si è mai pronunciato sul matrimonio gay perché ignora del tutto l'esistenza degli omosessuali.
NEWPILGRIM Fondamentalisti della East Coast che vivono secondo i principi dei Padri Pellegrini. Vestono di nero e indossano sempre la tuba, anche quando dormono. Coltivano i campi a mani nude, chini sulla madre terra, e la loro fede li aiuta a non scoraggiarsi quando, ogni dieci secondi circa, gli cade la tuba. Ogni volta la raccolgono intonando inni sacri. Il loro piatto caratteristico è la torta di torsoli di mele, variante austera della tipica apple pie. Vivono senza elettricità e acqua corrente e studiano teologia a lume di candela, con grossi problemi di interpretazione dovuti alla pessima visibilità. Di qui interminabili dispute teologiche, molte delle quali causate da salti di riga. Si ignora la loro posizione sul matrimonio gay perché nessun sondaggista ha mai osato porgli la domanda.
GAY OF AMERICA È l'associazione patriottica che raccoglie gli omosessuali ultraconservatori, che considerano l'omosessualità un peccato mortale e hanno votato in massa contro le unioni gay. Spesso organizzano spedizioni punitive al loro interno, picchiandosi per intere serate al grido di "maledetto finocchio". L'Fbi ha aperto un fascicolo sul leader del gruppo, un omosessuale tradizionalista sospettato di avere ucciso i genitori perché non lo hanno ucciso da piccolo.
CU CLUX CLAN Come si capisce già dalla nuova sigla, è un'evoluzione ammorbidita e quasi politically correct del vecchio Ku Klux Klan. Corregge l'impostazione della gloriosa organizzazione razzista dei bianchi americani in senso multiculturale: impiccare alle querce solo i neri è discriminatorio, perché trascurare gli ispanici, i cinesi e gli arabi?
FARMERS ASSOCIATION È il vero cuore conservatore degli States. Riunisce gli agricoltori delle sterminate pianure dell'interno del paese, depositari dei sentimenti profondi della Nazione, in un certo senso i soli, veri americani. Ed è a loro che fanno riferimento sondaggisti e politologi. Con le loro gigantesche macchine agricole riescono a coltivare, ognuno, fino a 100 mila acri di terra. Calcolando l'intera superficie coltivata degli Stati Uniti, si è infine scoperto che i tipici farmers americani sono in tutto 29 persone, e tutti scapoli senza figli perché le mogli sono fuggite a San Francisco con attori porno o gestori di locali notturni. Qualche sociologo non ortodosso, coraggiosamente, comincia a chiedersi se definirli "il cuore della Nazione" non sia una cagata pazzesca.
"Satira preventiva" di Michele Serra
Il movimento neocristiano torna ad essere protagonista della politica Usa. Tra i fenomeni più significativi, la versione ammorbidita del Ku Klux Klan e gli studenti che combattono la promiscuità sessuale
I Valori Morali e Religiosi, dopo lunghi anni di crisi causati dal divorzio, dalla droga, dall'ateismo, dal comunismo e dal culo di Cameron Diaz in 'Tutti pazzi per Mary', sono tornati i protagonisti indiscussi della scena politica americana, costringendo il mondo intero a interrogarsi. Delegazioni di politici e intellettuali arrivate da ogni angolo della Terra si addentrano negli Stati del Middle West e non appena vedono un obeso con il Winchester e gli occhiali neri che scende da un pick-up con la scritta 'I love Jesus' e spara sulle prostitute lo intervistano a lungo per avere preziose indicazioni sul futuro del pianeta. Una mappa completa del movimento neocristiano non è ancora possibile. Limitiamoci ai fenomeni più significativi.
NEOVERGINI I neovergini sono studenti che combattono il clima di promiscuità sessuale. Sostengono l'illegittimità dei rapporti prematrimoniali e trascorrono tutti i week-end cercando di convincere le coppiette appartate a rivestirsi e a recitare con loro la Bibbia. Hanno già il loro primo martire, un diciottenne di Akron che ha interrotto con una frustata sulle natiche un pregiudicato, campione locale di wrestling, durante un rapporto sessuale con una candidata a Miss Universo. Il crescente numero dei neovergini ha spinto numerose aziende a lanciare prodotti appositi: dalle automobili con i sedili non reclinabili ai profumi respingenti (all'aglio, alla cimice e alla scarpa da tennis), dal rossetto corrosivo ai biglietti di San Valentino con scritto "sei un vero cesso". Il loro movimento non si è mai pronunciato sul matrimonio gay perché ignora del tutto l'esistenza degli omosessuali.
NEWPILGRIM Fondamentalisti della East Coast che vivono secondo i principi dei Padri Pellegrini. Vestono di nero e indossano sempre la tuba, anche quando dormono. Coltivano i campi a mani nude, chini sulla madre terra, e la loro fede li aiuta a non scoraggiarsi quando, ogni dieci secondi circa, gli cade la tuba. Ogni volta la raccolgono intonando inni sacri. Il loro piatto caratteristico è la torta di torsoli di mele, variante austera della tipica apple pie. Vivono senza elettricità e acqua corrente e studiano teologia a lume di candela, con grossi problemi di interpretazione dovuti alla pessima visibilità. Di qui interminabili dispute teologiche, molte delle quali causate da salti di riga. Si ignora la loro posizione sul matrimonio gay perché nessun sondaggista ha mai osato porgli la domanda.
GAY OF AMERICA È l'associazione patriottica che raccoglie gli omosessuali ultraconservatori, che considerano l'omosessualità un peccato mortale e hanno votato in massa contro le unioni gay. Spesso organizzano spedizioni punitive al loro interno, picchiandosi per intere serate al grido di "maledetto finocchio". L'Fbi ha aperto un fascicolo sul leader del gruppo, un omosessuale tradizionalista sospettato di avere ucciso i genitori perché non lo hanno ucciso da piccolo.
CU CLUX CLAN Come si capisce già dalla nuova sigla, è un'evoluzione ammorbidita e quasi politically correct del vecchio Ku Klux Klan. Corregge l'impostazione della gloriosa organizzazione razzista dei bianchi americani in senso multiculturale: impiccare alle querce solo i neri è discriminatorio, perché trascurare gli ispanici, i cinesi e gli arabi?
FARMERS ASSOCIATION È il vero cuore conservatore degli States. Riunisce gli agricoltori delle sterminate pianure dell'interno del paese, depositari dei sentimenti profondi della Nazione, in un certo senso i soli, veri americani. Ed è a loro che fanno riferimento sondaggisti e politologi. Con le loro gigantesche macchine agricole riescono a coltivare, ognuno, fino a 100 mila acri di terra. Calcolando l'intera superficie coltivata degli Stati Uniti, si è infine scoperto che i tipici farmers americani sono in tutto 29 persone, e tutti scapoli senza figli perché le mogli sono fuggite a San Francisco con attori porno o gestori di locali notturni. Qualche sociologo non ortodosso, coraggiosamente, comincia a chiedersi se definirli "il cuore della Nazione" non sia una cagata pazzesca.
18.11.04
Berlusconi a giudizio mentre tutti tacciono
di ADRIANO SANSA (ed. genovese di Repubblica)
Che vergogna. Un pubblico ministero chiede la condanna del capo del governo Silvio Berlusconi per gravissimi reati, compresa la corruzione di giudici. Ed ecco che schiere di politici insorgono non solo a difesa dell'accusato - che ha già nel processo i suoi difenssori - ma per accusare il pubblico ministero di 'persecuzione' e 'accanimento'. Tra questi anomali difensori si distinguono ministri in carica. Se è persecutorio chi sostiene l'accusa, cosa sarebbe il giudice che condannasse? E allora, come farà il tribunale a giudicare se è intimidato da questo coro di potenti? La minaccia d'essere considerati persecutori è efficace: il nuovo ordinamento giudiziario in via di approvazione
dà ampi poteri all'esecutivo nella carriera dei magistrati, li sottopone a una iniziativa disciplinare nella quale il ministro ha un ruolo assai influente in tutta la procedura. Il governo considererebbe il tribunale che condanna ' persecutore" accanito. Quel Tribunale non è più libero.
Il Paese tace e giace, semiasservito. Abituato alle leggi che il primo ministro si è fatto o fatto fare per garantirsi l'impunità. Qualcuno legge con orgoglio che Berlusconi è tra i primi quattro uomini più potenti del mondo: masochisti. Nella graduatoria ci sarebbe stato un tempo anche Mussolini. Di quella potenza fa parte l'immunità dalla giustizia che invece obbliga i comuni cittadini, dei quali una buona parte gode però di stare sotto il tallone del nuovo padrone.
Invece di chiedersi, arrovellarsi sul quesito: il capo del governo italiano è un malfattore o no? Ha davvero corrotto i giudici? Ha mentito? Come fare per saperlo se i giudici sono intimiditi? Se colpevole, dovrà andarsene immediatamente o no? Che cosa dicono le nostre coscienze, il nostro orgoglio, che cosa dice il mondo? No, non è questo il tormento. Anzi non c'è palesemente tormento. L'informazione conformista si aggrava. Una cospicua parte della stampa tace e non commenta con il pretesto del signorile distacco, della volontà di 'non fare politica' mentre qui si tratta di mantenere libertà e decenza.
L'Italia che segue la storia di Borsellino e si commuove, solo in piccola parte si occupa della presenza mafiosa o del potere che corrompe e minaccia. L'Italia che si commuoverebbe a un bel film su Ambrosoli continua ad assistere al progressivo attuarsi del programma della P2, che precedeva in sostanza ciò che ora dicono le riforme della Costituzione e dell'ordinamento giudiziario. Che vergogna, l'Italia vile di questi anni, nella quale una parte dell'opposizione politica si occupa di non inquietare il cinismo scambiato per moderatismo (si può essere moderati su temi politici, economici e sociali, ma che significa esserlo sui fondamenti della democrazia liberale?). L'opposizione civile e morale è solo una minoranza, robusta, viva, ma minoranza. Se credevamo che la Costituzione e la sua civiltà fossero davvero l'ossatura e il costume di un nuovo grande paese, ci siamo sbagliati.
E allora, quando Berlusconi replica alla requisitoria che lo riguarda come imputato dicendo che essa conferma l'esigenza della riforma dell'ordinamento giudiziario, ammette di essere un dittatore. Di natura mediativa, più morbida, però sempre sciolto dalle leggi. Si deve fare la riforma perchè io sono imputato e vengo accusato di un crimine: lo Stato sono io, io cambio le leggi che mi vorrebbero chiamare a rispondere. Siamo tornati indietro di secoli. E subiamo. Buona parte dei giornali più diffusi non commenta per fiacchezza e per non perdere lettori tra gli strani 'moderati' disposti al nuovo capo. Una corte di ruffiani fa il coro che gli dà ragione. Che vergogna.
di ADRIANO SANSA (ed. genovese di Repubblica)
Che vergogna. Un pubblico ministero chiede la condanna del capo del governo Silvio Berlusconi per gravissimi reati, compresa la corruzione di giudici. Ed ecco che schiere di politici insorgono non solo a difesa dell'accusato - che ha già nel processo i suoi difenssori - ma per accusare il pubblico ministero di 'persecuzione' e 'accanimento'. Tra questi anomali difensori si distinguono ministri in carica. Se è persecutorio chi sostiene l'accusa, cosa sarebbe il giudice che condannasse? E allora, come farà il tribunale a giudicare se è intimidato da questo coro di potenti? La minaccia d'essere considerati persecutori è efficace: il nuovo ordinamento giudiziario in via di approvazione
dà ampi poteri all'esecutivo nella carriera dei magistrati, li sottopone a una iniziativa disciplinare nella quale il ministro ha un ruolo assai influente in tutta la procedura. Il governo considererebbe il tribunale che condanna ' persecutore" accanito. Quel Tribunale non è più libero.
Il Paese tace e giace, semiasservito. Abituato alle leggi che il primo ministro si è fatto o fatto fare per garantirsi l'impunità. Qualcuno legge con orgoglio che Berlusconi è tra i primi quattro uomini più potenti del mondo: masochisti. Nella graduatoria ci sarebbe stato un tempo anche Mussolini. Di quella potenza fa parte l'immunità dalla giustizia che invece obbliga i comuni cittadini, dei quali una buona parte gode però di stare sotto il tallone del nuovo padrone.
Invece di chiedersi, arrovellarsi sul quesito: il capo del governo italiano è un malfattore o no? Ha davvero corrotto i giudici? Ha mentito? Come fare per saperlo se i giudici sono intimiditi? Se colpevole, dovrà andarsene immediatamente o no? Che cosa dicono le nostre coscienze, il nostro orgoglio, che cosa dice il mondo? No, non è questo il tormento. Anzi non c'è palesemente tormento. L'informazione conformista si aggrava. Una cospicua parte della stampa tace e non commenta con il pretesto del signorile distacco, della volontà di 'non fare politica' mentre qui si tratta di mantenere libertà e decenza.
L'Italia che segue la storia di Borsellino e si commuove, solo in piccola parte si occupa della presenza mafiosa o del potere che corrompe e minaccia. L'Italia che si commuoverebbe a un bel film su Ambrosoli continua ad assistere al progressivo attuarsi del programma della P2, che precedeva in sostanza ciò che ora dicono le riforme della Costituzione e dell'ordinamento giudiziario. Che vergogna, l'Italia vile di questi anni, nella quale una parte dell'opposizione politica si occupa di non inquietare il cinismo scambiato per moderatismo (si può essere moderati su temi politici, economici e sociali, ma che significa esserlo sui fondamenti della democrazia liberale?). L'opposizione civile e morale è solo una minoranza, robusta, viva, ma minoranza. Se credevamo che la Costituzione e la sua civiltà fossero davvero l'ossatura e il costume di un nuovo grande paese, ci siamo sbagliati.
E allora, quando Berlusconi replica alla requisitoria che lo riguarda come imputato dicendo che essa conferma l'esigenza della riforma dell'ordinamento giudiziario, ammette di essere un dittatore. Di natura mediativa, più morbida, però sempre sciolto dalle leggi. Si deve fare la riforma perchè io sono imputato e vengo accusato di un crimine: lo Stato sono io, io cambio le leggi che mi vorrebbero chiamare a rispondere. Siamo tornati indietro di secoli. E subiamo. Buona parte dei giornali più diffusi non commenta per fiacchezza e per non perdere lettori tra gli strani 'moderati' disposti al nuovo capo. Una corte di ruffiani fa il coro che gli dà ragione. Che vergogna.
16.11.04
L'esproprio di governo
"Contrordine" di Alessandro Robecchi
Sono tutti nervosi per questa faccenda degli espropri. Pure io. Leggo con una certa apprensione che nei prossimi due anni verranno espropriati 14mila lavoratori della scuola tra docenti e non docenti. Mi chiedo dove andremo a finire se nessuno batterà ciglio, se l'arroganza degli espropriatori finirà per trionfare. E' noto il metodo di questi signori, e stupisce che le forze dell'ordine non intervengano per fermare e punire quella che è a tutti gli effetti una rapina. Ora che le aziende pagheranno meno Irap, o non la pagheranno più del tutto, le regioni avranno meno soldi per la sanità (le odiate tasse finiscono lì, in dottori e medicine), quindi faranno pagare qualcosa che ora è gratis o semigratis, o peggioreranno il servizio, il che in certi posti equivale a trasferirsi direttamente a Calcutta (con tutto il rispetto). Aumenteranno le sigarette e i bolli e le concessioni governative, si taglieranno i fondi per la solidarietà, la lotta all'aids e i contributi alle Ong. E questo senza mantenere la promessa di tagliare l'Irpef alle mitiche tre aliquote, una scommessa che Silvio tenta da anni, puntando al tavolo verde i soldi nostri per risparmiarne un bel po' lui.
Questi black block degli espropri sono astutissimi: ci esproprieranno qualcosa anche con il condono edilizio, prorogato di nuovo.
Tanto per saggiare il terreno hanno buttato lì delle ideuzze nuove: la tassa sugli sms, il condono sulle opere d'arte rubate. Altri espropri a nostre spese. Sono diabolici e nessuno interviene, non arrivano i caramba e nemmeno la Finanza, anzi la Finanza all'erta sta, ascoltando in cerimonia ufficiale il discorsetto di Silvio sull'etica e la morale dell'evasione fiscale: «Meglio essere io qui che voi a casa mia», testuali parole. Che è un po' come fare marameo da dietro il passamontagna alla security del supermercato.
Con questi qui in giro, nessuno scaffale è al sicuro: devono ancora valutare e decidere le «coperture». Il che, in italiano, significa che stanno disperatamente cercando altri modi per derubarci dei soldi che servono per tagliare l'Irap e, in futuro, le tasse dei più ricchi, che così saranno naturalmente portati a spendere di più e a rilanciare l'economia. Praticamente stiamo prestando dei soldi ai ricchi perché li spendano. Questa è la tesi della destra liberale che compie gli odiosi espropri. Intanto, la fine di questo glorioso 2004 si avvicina. Vanno a scadenza migliaia, centinaia di migliaia, di contrattini di cartapesta che verranno - se va bene - sostituiti da altri contrattini di cartapesta. Chi era co.co.co si vedrà proporre un contratto a progetto, o a termine, o a chiamata. A molti verrà dato il benservito. Ad altri si chiederà, con la gentilezza del ricatto, di aprire la partita Iva, perché così è tutto più semplice. Resteranno intrappolati nella contrattualizzazione dell'incertezza centinaia di migliaia di lavoratori che da quando avevano i pantaloni corti si sono beccati la propaganda degli espropriatori: troppo rigido il mercato del lavoro, troppi vincoli, troppe leggi, è ora di finirla. A dicembre, quando scadranno tonnellate di contrattini, si vedrà, per molti, com'è finita.
Ora però viene il difficile: convincere gli espropriati che tutto questo è fatto per il loro bene. Tutti sono capaci di fregare un portafoglio, ma per farsi votare dal derubato ci vuole una certa abilità. Vedremo cosa può fare in proposito Carlo Rossella, chiamato da Silvio all'alto compito di dire nel suo telegiornale che tutto va bene, e che la gente è felice, e che tutti ci alziamo alla mattina e paghiamo un ticket sanitario con la gioia nel cuore ringraziando iddio che non ci siano più Rosy Bindi e il comunismo. Piacerà questa fiction? Farà ascolto? Riuscirà la propaganda a farci credere di essere più ricchi e meglio serviti quando la nostra stessa vita quotidiana dice l'opposto? E' una buona scommessa che potremo verificare giorno per giorno nel prossimo anno e mezzo. Tutti i giorni, inesorabilmente, da oggi in poi, ci sentiremo dire che Silvio ha mantenuto le promesse, ci ha salvato, e che quindi merita altri cinque anni di governo. Tre in meno di quelli che gli darebbe la Bocassini. Ma si sa, lassismo e permissivismo imperano, gli espropriatori la fanno franca. Dove andremo a finire?
"Contrordine" di Alessandro Robecchi
Sono tutti nervosi per questa faccenda degli espropri. Pure io. Leggo con una certa apprensione che nei prossimi due anni verranno espropriati 14mila lavoratori della scuola tra docenti e non docenti. Mi chiedo dove andremo a finire se nessuno batterà ciglio, se l'arroganza degli espropriatori finirà per trionfare. E' noto il metodo di questi signori, e stupisce che le forze dell'ordine non intervengano per fermare e punire quella che è a tutti gli effetti una rapina. Ora che le aziende pagheranno meno Irap, o non la pagheranno più del tutto, le regioni avranno meno soldi per la sanità (le odiate tasse finiscono lì, in dottori e medicine), quindi faranno pagare qualcosa che ora è gratis o semigratis, o peggioreranno il servizio, il che in certi posti equivale a trasferirsi direttamente a Calcutta (con tutto il rispetto). Aumenteranno le sigarette e i bolli e le concessioni governative, si taglieranno i fondi per la solidarietà, la lotta all'aids e i contributi alle Ong. E questo senza mantenere la promessa di tagliare l'Irpef alle mitiche tre aliquote, una scommessa che Silvio tenta da anni, puntando al tavolo verde i soldi nostri per risparmiarne un bel po' lui.
Questi black block degli espropri sono astutissimi: ci esproprieranno qualcosa anche con il condono edilizio, prorogato di nuovo.
Tanto per saggiare il terreno hanno buttato lì delle ideuzze nuove: la tassa sugli sms, il condono sulle opere d'arte rubate. Altri espropri a nostre spese. Sono diabolici e nessuno interviene, non arrivano i caramba e nemmeno la Finanza, anzi la Finanza all'erta sta, ascoltando in cerimonia ufficiale il discorsetto di Silvio sull'etica e la morale dell'evasione fiscale: «Meglio essere io qui che voi a casa mia», testuali parole. Che è un po' come fare marameo da dietro il passamontagna alla security del supermercato.
Con questi qui in giro, nessuno scaffale è al sicuro: devono ancora valutare e decidere le «coperture». Il che, in italiano, significa che stanno disperatamente cercando altri modi per derubarci dei soldi che servono per tagliare l'Irap e, in futuro, le tasse dei più ricchi, che così saranno naturalmente portati a spendere di più e a rilanciare l'economia. Praticamente stiamo prestando dei soldi ai ricchi perché li spendano. Questa è la tesi della destra liberale che compie gli odiosi espropri. Intanto, la fine di questo glorioso 2004 si avvicina. Vanno a scadenza migliaia, centinaia di migliaia, di contrattini di cartapesta che verranno - se va bene - sostituiti da altri contrattini di cartapesta. Chi era co.co.co si vedrà proporre un contratto a progetto, o a termine, o a chiamata. A molti verrà dato il benservito. Ad altri si chiederà, con la gentilezza del ricatto, di aprire la partita Iva, perché così è tutto più semplice. Resteranno intrappolati nella contrattualizzazione dell'incertezza centinaia di migliaia di lavoratori che da quando avevano i pantaloni corti si sono beccati la propaganda degli espropriatori: troppo rigido il mercato del lavoro, troppi vincoli, troppe leggi, è ora di finirla. A dicembre, quando scadranno tonnellate di contrattini, si vedrà, per molti, com'è finita.
Ora però viene il difficile: convincere gli espropriati che tutto questo è fatto per il loro bene. Tutti sono capaci di fregare un portafoglio, ma per farsi votare dal derubato ci vuole una certa abilità. Vedremo cosa può fare in proposito Carlo Rossella, chiamato da Silvio all'alto compito di dire nel suo telegiornale che tutto va bene, e che la gente è felice, e che tutti ci alziamo alla mattina e paghiamo un ticket sanitario con la gioia nel cuore ringraziando iddio che non ci siano più Rosy Bindi e il comunismo. Piacerà questa fiction? Farà ascolto? Riuscirà la propaganda a farci credere di essere più ricchi e meglio serviti quando la nostra stessa vita quotidiana dice l'opposto? E' una buona scommessa che potremo verificare giorno per giorno nel prossimo anno e mezzo. Tutti i giorni, inesorabilmente, da oggi in poi, ci sentiremo dire che Silvio ha mantenuto le promesse, ci ha salvato, e che quindi merita altri cinque anni di governo. Tre in meno di quelli che gli darebbe la Bocassini. Ma si sa, lassismo e permissivismo imperano, gli espropriatori la fanno franca. Dove andremo a finire?
14.11.04
Centro d'ilarità permanente
"Satira preventiva" di Michele Serra
La svolta centrista di Rutelli: nessun cedimento alle facili emozioni pacifiste, rapporti prematrimoniali solo col consenso dei genitori e campagne elettorali che non spaventino l'elettore moderato
È in base a un calcolo elementare che Francesco Rutelli ha deciso la sua definitiva svolta centrista. Il calcolo è questo: posto che gli elettori di sinistra sono circa il 40 per cento, e che gli elettori di centro sono il 5 per cento, quale obiettivo, tra i due, è di più facile realizzazione per l'opposizione italiana? Ovvio, conquistare il 5 per cento. Lo capirebbe anche un ragazzino.
Decisa la strategia, ecco la tattica.
ECONOMIA Una vera politica economica di centro non deve dare l'impressione di parteggiare per una delle due fazioni di estremisti, i ricchi e i poveri, le cui posizioni ostinatamente conflittuali impediscono un'impostazione ragionevole dei problemi. È sbagliato possedere 2 mila miliardi, ma è sbagliatissimo, e tipico della sinistra più infantile, opporsi pregiudizialmente alla ricchezza possedendo solo poche decine di euro. All'ostentazione di panfili e ville non si può certo rispondere facendo lavoretti precari o indossando orribili felpe di acrilico pur di rivendicare chissà quale diversità ideologica. A questo sterile narcisismo pauperista i neocentristi intendono rispondere con un corteo di professionisti a medio reddito, che non sfasciano le vetrine e al contrario ne commentano favorevolmente ad alta voce il buon livello di illuminazione, l'avvenenza delle commesse e la qualità della merce esposta. Quindi, in piccoli drappelli, si staccano dal corteo ed entrano nei negozi per acquistare a prezzi ragionevoli indumenti decorosi e beni di consumo di medio livello, adatti a un trilocale di circa 110 metri quadrati in zone non periferiche ma neanche lussuose.
ESTERI Non si può cedere alle facili emozioni pacifiste, ma bisogna prendere le distanze dagli eccessi bellicisti. Sì, dunque, alla presenza dei militari italiani in Iraq, però vestiti in borghese e fidanzati con ragazze irachene. Le armi di ordinanza consigliate dal neonato Centro Studi Centristi di Strategia Militare non devono essere troppo vistose (come carrarmati, bazooka, portamissili), ma nel contempo devono incutere timore alle bande di terroristi. Consigliate le alabarde, le scacciacani e le cerbottane. Lo stesso Rutelli ha disegnato l'elmetto centrista, con calotta metallica, ma a forma di Borsalino per non turbare la popolazione civile e per conquistare simpatie per lo stile italiano. Molto importante anche l'atteggiamento delle truppe: gli slogan trucibondi delle truppe americane, tipo 'Fuck the arabs' o 'Nuke the Casbah', verranno tradotti secondo i princìpi moderati: 'Intrattieni discretamente alle spalle le popolazioni locali' e 'Fai opera di dissuasione attiva neutralizzando con armamenti moderni luoghi di culto nei quali possano annidarsi bande ostili'. Il contingente italiano, aiutato da un professore di metrica, sta imparando a scandire in coro i due slogan. Sì alla conquista di Falluja previo bombardamento a tappeto, purché il successivo ingresso delle truppe avvenga con autoblindo a bassa emissione inquinante e rispettando i semafori e la segnaletica irachena, che impone di dirigere gli automezzi sempre e solo in direzione della Mecca.
ETICA I centristi hanno fatto proprio lo slogan di Croce 'Non possiamo non dirci cristiani', alla lettera: non possiamo, pena sanzioni amministrative ancora allo studio.
E dunque, sì alla fecondazione assistita, ma solo in Chiesa, con provette consacrate. Ammessi i rapporti prematrimoniali purché in presenza dei genitori. Le unioni di fatto tra omosessuali sono consentite, ma solo se uno dei due partner accetta di vestirsi da moglie, con il tailleur e il filo di perle, e l'altro da marito, in giacca e cravatta, e in tuta da ginnastica durante il week-end.
CAMPAGNA ELETTORALE Dovrà evitare i toni esagitati e le prese di posizione manichee.Per queste ragioni verranno ammessi solo punti programmatici che non spaventino l'elettorato moderato. Tra questi, la conferma della domenica come giorno festivo e la chiusura dei parrucchieri al lunedì. Sul resto, secondo Rutelli, è necessario discutere il programma di governo con cautela e interpellando anche la destra, per non dare l'impressione di una preclusione politica immotivata.
"Satira preventiva" di Michele Serra
La svolta centrista di Rutelli: nessun cedimento alle facili emozioni pacifiste, rapporti prematrimoniali solo col consenso dei genitori e campagne elettorali che non spaventino l'elettore moderato
È in base a un calcolo elementare che Francesco Rutelli ha deciso la sua definitiva svolta centrista. Il calcolo è questo: posto che gli elettori di sinistra sono circa il 40 per cento, e che gli elettori di centro sono il 5 per cento, quale obiettivo, tra i due, è di più facile realizzazione per l'opposizione italiana? Ovvio, conquistare il 5 per cento. Lo capirebbe anche un ragazzino.
Decisa la strategia, ecco la tattica.
ECONOMIA Una vera politica economica di centro non deve dare l'impressione di parteggiare per una delle due fazioni di estremisti, i ricchi e i poveri, le cui posizioni ostinatamente conflittuali impediscono un'impostazione ragionevole dei problemi. È sbagliato possedere 2 mila miliardi, ma è sbagliatissimo, e tipico della sinistra più infantile, opporsi pregiudizialmente alla ricchezza possedendo solo poche decine di euro. All'ostentazione di panfili e ville non si può certo rispondere facendo lavoretti precari o indossando orribili felpe di acrilico pur di rivendicare chissà quale diversità ideologica. A questo sterile narcisismo pauperista i neocentristi intendono rispondere con un corteo di professionisti a medio reddito, che non sfasciano le vetrine e al contrario ne commentano favorevolmente ad alta voce il buon livello di illuminazione, l'avvenenza delle commesse e la qualità della merce esposta. Quindi, in piccoli drappelli, si staccano dal corteo ed entrano nei negozi per acquistare a prezzi ragionevoli indumenti decorosi e beni di consumo di medio livello, adatti a un trilocale di circa 110 metri quadrati in zone non periferiche ma neanche lussuose.
ESTERI Non si può cedere alle facili emozioni pacifiste, ma bisogna prendere le distanze dagli eccessi bellicisti. Sì, dunque, alla presenza dei militari italiani in Iraq, però vestiti in borghese e fidanzati con ragazze irachene. Le armi di ordinanza consigliate dal neonato Centro Studi Centristi di Strategia Militare non devono essere troppo vistose (come carrarmati, bazooka, portamissili), ma nel contempo devono incutere timore alle bande di terroristi. Consigliate le alabarde, le scacciacani e le cerbottane. Lo stesso Rutelli ha disegnato l'elmetto centrista, con calotta metallica, ma a forma di Borsalino per non turbare la popolazione civile e per conquistare simpatie per lo stile italiano. Molto importante anche l'atteggiamento delle truppe: gli slogan trucibondi delle truppe americane, tipo 'Fuck the arabs' o 'Nuke the Casbah', verranno tradotti secondo i princìpi moderati: 'Intrattieni discretamente alle spalle le popolazioni locali' e 'Fai opera di dissuasione attiva neutralizzando con armamenti moderni luoghi di culto nei quali possano annidarsi bande ostili'. Il contingente italiano, aiutato da un professore di metrica, sta imparando a scandire in coro i due slogan. Sì alla conquista di Falluja previo bombardamento a tappeto, purché il successivo ingresso delle truppe avvenga con autoblindo a bassa emissione inquinante e rispettando i semafori e la segnaletica irachena, che impone di dirigere gli automezzi sempre e solo in direzione della Mecca.
ETICA I centristi hanno fatto proprio lo slogan di Croce 'Non possiamo non dirci cristiani', alla lettera: non possiamo, pena sanzioni amministrative ancora allo studio.
E dunque, sì alla fecondazione assistita, ma solo in Chiesa, con provette consacrate. Ammessi i rapporti prematrimoniali purché in presenza dei genitori. Le unioni di fatto tra omosessuali sono consentite, ma solo se uno dei due partner accetta di vestirsi da moglie, con il tailleur e il filo di perle, e l'altro da marito, in giacca e cravatta, e in tuta da ginnastica durante il week-end.
CAMPAGNA ELETTORALE Dovrà evitare i toni esagitati e le prese di posizione manichee.Per queste ragioni verranno ammessi solo punti programmatici che non spaventino l'elettorato moderato. Tra questi, la conferma della domenica come giorno festivo e la chiusura dei parrucchieri al lunedì. Sul resto, secondo Rutelli, è necessario discutere il programma di governo con cautela e interpellando anche la destra, per non dare l'impressione di una preclusione politica immotivata.
13.11.04
MA QUANTO E' INTELLIGENTE BUSH?
Bush: Condi! Nice to see you. What's happening?
Condi: Sir, I have the report here about the new leader of China.
Bush: Great. Lay it on me.
Condi: Hu is the new leader of China.
Bush: That's what I want to know.
Condi: That's what I'm telling you.
Bush: That's what I'm asking you. Who is the new leader of China?
Condi: Yes.
Bush: I mean the fellow's name.
Condi: Hu.
Bush: The guy in China.
Condi: Hu.
Bush: The new leader of China.
Condi: Hu.
Bush: The Chinaman!
Condi: Hu is leading China.
Bush: Now whaddya' asking me for?
Condi: I'm telling you Hu is leading China.
Bush: Well, I'm asking you. Who is leading China?
Condi: That's the man's name.
Bush: That's who's name?
Condi: Yes.
Bush: Will you or will you not tell me the name of the new leader of China?
Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir? Yassir Arafat is in China? I thought he was in the Middle East.
Condi: That's correct.
Bush: Then who is in China?
Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir is in China?
Condi: No, sir.
Bush: Then who is? Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir?
Condi: No, sir.
Bush: Look, Condi. I need to know the name of the new leader of China. Get me the Secretary General of the U.N. on the phone.
Condi: Kofi?
Bush: No, thanks.
Condi: You want Kofi?
Bush: No.
Condi: You don't want Kofi.
Bush: No. But now that you mention it, I could use a glass of milk. And then get me the U.N.
Condi: Yes, sir.
Bush: Not Yassir! The guy at the U.N.
Condi: Kofi?
Bush: Milk! Will you please make the call?
Condi: And call who?
Bush: Who is the guy at the U.N?
Condi: Hu is the guy in China.
Bush: Will you stay out of China?!
Condi: Yes, sir.
Bush: And stay out of the Middle East! Just get me the guy at the U.N.
Condi: Kofi.
Bush: All right! With cream and two sugars. Now get on the phone.
(Condi picks up the phone.)
Condi: Rice, here.
Bush: Rice? Good idea. And a couple of egg rolls, too. Maybe we should send some to the guy in China. And the Middle East. Can you get Chinese food in the Middle East?
Bush: Condi! Nice to see you. What's happening?
Condi: Sir, I have the report here about the new leader of China.
Bush: Great. Lay it on me.
Condi: Hu is the new leader of China.
Bush: That's what I want to know.
Condi: That's what I'm telling you.
Bush: That's what I'm asking you. Who is the new leader of China?
Condi: Yes.
Bush: I mean the fellow's name.
Condi: Hu.
Bush: The guy in China.
Condi: Hu.
Bush: The new leader of China.
Condi: Hu.
Bush: The Chinaman!
Condi: Hu is leading China.
Bush: Now whaddya' asking me for?
Condi: I'm telling you Hu is leading China.
Bush: Well, I'm asking you. Who is leading China?
Condi: That's the man's name.
Bush: That's who's name?
Condi: Yes.
Bush: Will you or will you not tell me the name of the new leader of China?
Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir? Yassir Arafat is in China? I thought he was in the Middle East.
Condi: That's correct.
Bush: Then who is in China?
Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir is in China?
Condi: No, sir.
Bush: Then who is? Condi: Yes, sir.
Bush: Yassir?
Condi: No, sir.
Bush: Look, Condi. I need to know the name of the new leader of China. Get me the Secretary General of the U.N. on the phone.
Condi: Kofi?
Bush: No, thanks.
Condi: You want Kofi?
Bush: No.
Condi: You don't want Kofi.
Bush: No. But now that you mention it, I could use a glass of milk. And then get me the U.N.
Condi: Yes, sir.
Bush: Not Yassir! The guy at the U.N.
Condi: Kofi?
Bush: Milk! Will you please make the call?
Condi: And call who?
Bush: Who is the guy at the U.N?
Condi: Hu is the guy in China.
Bush: Will you stay out of China?!
Condi: Yes, sir.
Bush: And stay out of the Middle East! Just get me the guy at the U.N.
Condi: Kofi.
Bush: All right! With cream and two sugars. Now get on the phone.
(Condi picks up the phone.)
Condi: Rice, here.
Bush: Rice? Good idea. And a couple of egg rolls, too. Maybe we should send some to the guy in China. And the Middle East. Can you get Chinese food in the Middle East?
Bossi, in Europa il fratello e il figlio del Senatùr
Quando il Carroccio tuonava conro il clientelismo, il nepotismo e gli arrivisti
di GIAN ANTONIO STELLA (Corriere della Sera)
In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri), la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridanio, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.
Visto che l'assistente accreditato, pagato coi soldi nostri, è il braccio operativo di ogni bravo parlamentare, si presume che parlino fluentemente alcune lingue, capiscano di economia, siano dotti nelle materie giuridiche e magari abbiano una competenza specifica in qualche settore chiave nel quale il deputato di riferimento deve destreggiarsi.
Franco Bossi, una preparazione, ce l'ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua... Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle «commerciali», manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Una professionalità che, unitamente alla passione leghista, ha spinto il Carroccio non solo a ipotizzare una sua candidatura alla Camera al posto di Umberto nel collegio di Milano 3 (dove poi, forse per evitare le accuse di far tutto in famiglia, fu scelto il medico di casa del Senatur) ma ad affidargli negli anni ruoli di spicco quali quello di c.t. della squadra di ciclismo della Padania, di socio della controversa "cooperativa 7laghi", di membro del consiglio di amministrazione dell'Aler (case popolari) di Varese. Esperienze che a Bruxelles gli saranno utilissime.
Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Se infatti sono ormai celebri i fratelli avuti dal papà nel secondo matrimonio, e in particolare il delfino Roberto Libertà cui il giornale La Padania arrivò a regalare per il compleanno un’intera pagina di sdiluviante entusiasmo («Che fortuna avere 12 anni e festeggiarli in cima al Monte Paterno!»), lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all’università. Fine. Figlio di Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista che raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore ("ciao amore, vado in ospedale") senza essersi mai laureato, pare non somigliare molto al padre. Tranne in una cosa: come il Senatùr alla sua età, diciamo, non è propriamente un secchione.
A scegliere come braccio destro Franco Bossi, dice il sito dell’Europarlamento, è stato Matteo Salvini, già direttore di quella Radio Padania Libera che per anni ha cannoneggiato contro il clientelismo e le assunzioni in Terronia di amici, cognati e parenti. A scegliere Riccardo, lo «zio» Francesco Speroni, che di Umberto Bossi è stato il capo di Gabinetto al ministero delle Riforme e che in tema di nepotismo aveva già fatto spallucce davanti a un’altra polemica: la designazione, come presidente della provincia di Varese, di Marco Reguzzoni, marito di sua figlia Elena.
Intendiamoci: tutto il mondo è paese. Lo ricordava già, ai suoi tempi, il cardinale Enea Silvio Piccolomini diventato Papa col nome di Pio II: «Quand’ero solo Enea / nessun mi conoscea / ora che sono Pio / tutti mi chiaman zio". La scelta del fratello e del primogenito del Senatùr per quelle due cadreghe europee, tuttavia, sia pure preceduta da altri piacerini a parenti e amici, segna il punto d’arrivo di un cammino che pareva partito con altri itinerari. Basti ricordare alcuni dei moniti di Umberto contro il «familismo amorale» e i regali ai clientes: «La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». «Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini». «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!».
«Questo deve fare un segretario di sezione: far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti. Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!».
Parole riprese e urlate in mille piazze e mille sagre e mille comizi da tutta la corte di fedelissimi, da Calderoli a Castelli, da Maroni al mitico «Sciur Cüràt». E impresse nel marmo della storia da un gesuitico comunicato dall’allora addetta stampa della Lega Simonetta Faverio: «In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci può esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, "i pentiti" e i lottizzatori. Chi si è proposto di cambiare questo nostro povero Paese non può nello stesso tempo volere un posto al sole per sé o per i suoi amici, non può usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non può insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi così gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto». Parole d’oro. Premiate un paio di anni fa con la nomina di Simonetta, in quota leghista, a vice della ancillare Anna La Rosa alla direzione dei servizi parlamentari della lottizzatissima Rai.
Quando il Carroccio tuonava conro il clientelismo, il nepotismo e gli arrivisti
di GIAN ANTONIO STELLA (Corriere della Sera)
In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri), la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridanio, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.
Visto che l'assistente accreditato, pagato coi soldi nostri, è il braccio operativo di ogni bravo parlamentare, si presume che parlino fluentemente alcune lingue, capiscano di economia, siano dotti nelle materie giuridiche e magari abbiano una competenza specifica in qualche settore chiave nel quale il deputato di riferimento deve destreggiarsi.
Franco Bossi, una preparazione, ce l'ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua... Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle «commerciali», manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Una professionalità che, unitamente alla passione leghista, ha spinto il Carroccio non solo a ipotizzare una sua candidatura alla Camera al posto di Umberto nel collegio di Milano 3 (dove poi, forse per evitare le accuse di far tutto in famiglia, fu scelto il medico di casa del Senatur) ma ad affidargli negli anni ruoli di spicco quali quello di c.t. della squadra di ciclismo della Padania, di socio della controversa "cooperativa 7laghi", di membro del consiglio di amministrazione dell'Aler (case popolari) di Varese. Esperienze che a Bruxelles gli saranno utilissime.
Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Se infatti sono ormai celebri i fratelli avuti dal papà nel secondo matrimonio, e in particolare il delfino Roberto Libertà cui il giornale La Padania arrivò a regalare per il compleanno un’intera pagina di sdiluviante entusiasmo («Che fortuna avere 12 anni e festeggiarli in cima al Monte Paterno!»), lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all’università. Fine. Figlio di Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista che raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore ("ciao amore, vado in ospedale") senza essersi mai laureato, pare non somigliare molto al padre. Tranne in una cosa: come il Senatùr alla sua età, diciamo, non è propriamente un secchione.
A scegliere come braccio destro Franco Bossi, dice il sito dell’Europarlamento, è stato Matteo Salvini, già direttore di quella Radio Padania Libera che per anni ha cannoneggiato contro il clientelismo e le assunzioni in Terronia di amici, cognati e parenti. A scegliere Riccardo, lo «zio» Francesco Speroni, che di Umberto Bossi è stato il capo di Gabinetto al ministero delle Riforme e che in tema di nepotismo aveva già fatto spallucce davanti a un’altra polemica: la designazione, come presidente della provincia di Varese, di Marco Reguzzoni, marito di sua figlia Elena.
Intendiamoci: tutto il mondo è paese. Lo ricordava già, ai suoi tempi, il cardinale Enea Silvio Piccolomini diventato Papa col nome di Pio II: «Quand’ero solo Enea / nessun mi conoscea / ora che sono Pio / tutti mi chiaman zio". La scelta del fratello e del primogenito del Senatùr per quelle due cadreghe europee, tuttavia, sia pure preceduta da altri piacerini a parenti e amici, segna il punto d’arrivo di un cammino che pareva partito con altri itinerari. Basti ricordare alcuni dei moniti di Umberto contro il «familismo amorale» e i regali ai clientes: «La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». «Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini». «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!».
«Questo deve fare un segretario di sezione: far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti. Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!».
Parole riprese e urlate in mille piazze e mille sagre e mille comizi da tutta la corte di fedelissimi, da Calderoli a Castelli, da Maroni al mitico «Sciur Cüràt». E impresse nel marmo della storia da un gesuitico comunicato dall’allora addetta stampa della Lega Simonetta Faverio: «In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci può esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, "i pentiti" e i lottizzatori. Chi si è proposto di cambiare questo nostro povero Paese non può nello stesso tempo volere un posto al sole per sé o per i suoi amici, non può usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non può insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi così gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto». Parole d’oro. Premiate un paio di anni fa con la nomina di Simonetta, in quota leghista, a vice della ancillare Anna La Rosa alla direzione dei servizi parlamentari della lottizzatissima Rai.
11.11.04
TUTTO FUMO NIENTE ARRESTO
di Marco Travaglio (L'Unita' - 10 novembre 2004)
Ora finalmente è chiaro chi minaccia l'on.avv.prof. Carlo Taormina al punto da costringerlo a vivere sotto scorta: Carlo Taormina. Tutti i suoi processi, anche se difende un automobilista accusato di aver ammaccato un parafango altrui, si trasformano in maxiprocessi che partoriscono altri maxiprocessi a catena, in una selva di denunce, controdenunce, autodenunce, esposti, controesposti, autoesposti, perizie, controperizie, autoperizie che tengono impegnate per lustri decine di procure e quindicine di tribunali coinvolgendo vicini, zie, nipoti, cugini, investigatori e investigati, periti, consulenti, magistrati, avvocati, imputati, vittime, difensori, accusatori, uscieri, cancellieri, segretarie, autorità civili, militari e religiose. L'unico uscito sinora indenne da questa giungla di guai era lui, Taormina. Riusciva (o aspirava) a svolgere contemporaneamente le parti di difensore, pm, testimone, perito, parte civile, giudice di primo, secondo e terzo grado. Ma gli mancava quella di imputato. Ora, dopo l'avviso di garanzia della Procura di Torino, anche questa piccola lacuna è colmata.
L'on.avv.prof. è indagato nel caso di Cogne per calunnia e frode processuale insieme ai suoi numerosi consulenti, per aver taroccato le prove al fine di incolpare dell'omicidio di Samuele il solito vicino di casa, ovviamente innocente.
Non sappiamo se augurarci che la gravissima accusa si riveli fondata o infondata. Perchè, se fosse fondata, dimostrerebbe plasticamente dove portano dieci anni di difesa alla Berlusconi. Non nel processo, ma dal processo. Non sulle carte, ma sui complotti. Non per discolpare l'imputato, ma per incolpare i giudici. Dove porta la cultura esasperata delle «indagini difensive» che affida agli avvocati lo stesso potere investigativo dei magistrati. Dove porta il garantismo all'italiana, disposto a calunniare innocenti pur di salvare i colpevoli. Dove porta la privatizzazione della giustizia, che consente a chi se lo può permettere (o pensa di poterselo permettere) di fabbricarsi in casa il pm, il tribunale, le leggi penali e procedurali e ora - se l'accusa fosse fondata - persino le prove, nell'ambito di quel bricolage giudiziario ampiamente collaudato nei processi al premier e ai suoi cari, a mezzadria fra aule di giustizia e aule parlamentari.
L'altra sera Taormina ha voluto festeggiare l'avviso di garanzia negli ospitali studi di Porta a Porta, scortato da due osservatori super partes: i coniugi Lorenzi, i quali - dall'alto della condanna in primo grado a 30 anni appena rimediata dalla signora - hanno potuto illustrare ai telespettatori la loro spassionata opinione sull Procura e sul Gup di Aosta, nonchè sulla Procura di Torino (la stessa che, fino all'altro giorno, veniva invocata come la sede più serena e capace per trovare il «vero colpevole») e più in generale sull'intera Giustizia italiana. Vespa, accudito dalle tradizionali badanti Crepet, Palombelli e Bruno, orfane del plastico dello chalet ma affiancate dalla new entry Belpietro, officiava il sessantaseiesimo rito cognense con la consueta maestria: «Non è nostra abitudine - spiegava - invitare persone indagate, ma in questo caso...». In effetti, a parte Scattone e Ferraro, gli amanti di Montecastrilli, Andreotti, Previti, Mannino, Contrada, l'imam di Carmagnola, Wanna Marchi con figlia al seguito e mago Do Nascimiento latitante al telefono e qualche canaro sciolto, non s'erano mai visti indagati a Porta a Porta.
Mancava all'appello l'ultima spalla del Taormina, il detective Giuseppe Gelsomino della «Shadow Investigations», anche lui indagato: era impegnato in contemporanea in un'intervista alle Iene, in cui si autoproclamava «uno dei migliori investigatori d'Europa», vantava di aver «risolto il giallo di Cogne in quattro giorni», chiedeva perciò «una medaglia» (come Berlusconi per il caso Sme) e sfoderava un alibi di ferro: «Se avessi messo io quelle impronte sulla scena del delitto, avrei messo quelle giuste». Anche Taormina, intervistato da Sabelli Fioretti per Sette, aveva detto qualcosa di simile, rimproverando al pm Nordio di non aver incastrato D'Alema e Occhetto per le tangenti rosse. Obiezione di Sabelli: «Non c'erano prove». E Taormina: «Se capitava a me, stia tranquillo che...». Sabelli: «Quelle prove venivano fuori?». Taormina: «A costo di fabbricarle». Ecco: a Cogne pare le abbiano fabbricate, solo che hanno sbagliato i tempi: le avrebbero messe lì dopo che il pavimento era già cosparso di «luminol». Errori d'inesperienza.
Mancanza di allenamento. Andrà meglio la prossima volta.
In attesa di nuovi sviluppi, si può tracciare un bilancio provvisorio dei danni, dal giorno in cui Taormina assunse le redini della difesa. Appena arrivato, riuscì subito a convincere il tribunale di Torino a revocare la scarcerazione della sua cliente. Poi denunciò nell'ordine: i pm aostani, i loro periti, i carabinieri del Ris, il gip, il gup, alcuni avvocati che avevano abbandonato di corsa la difesa, e persino Vespa che l'aveva trattato male. All'udienza preliminare ottenne il rinvio a giudizio della signora e al processo strappò il massimo della pena. A quel punto, il geniale cambio di scena da Aosta a Torino, con pellegrinaggio davanti a Gian Carlo Caselli per denunciare il vicino di casa (definito prudenzialmente il «vero assassino»). Risultato: immediata incriminazione della signora e del marito (ancora intonso da accuse), nonchè di tutti i consulenti della difesa e infine dello stesso Taormina. Un trionfo. In attesa che l'on.avv.prof denunci tutti alla Procura di Milano chiedendo alla Boccassini di assumere la direzione delle indagini, si profila un colpo di scena davvero clamoroso. Per difendersi dall'accusa di calunnia, Taormina ha detto a Porta a Porta: «Che c'entro io con la denuncia contro il vicino di casa? L'ha fatta la mia cliente, mica io». Si attende ad horas un esposto dell'avvocato contro la sua assistita. Dopodichè, non potendo più denunciare se stesso (l'ha già fatto), all'on.avv.prof. non resterà che l'estremo gesto: arrestarsi da solo.
di Marco Travaglio (L'Unita' - 10 novembre 2004)
Ora finalmente è chiaro chi minaccia l'on.avv.prof. Carlo Taormina al punto da costringerlo a vivere sotto scorta: Carlo Taormina. Tutti i suoi processi, anche se difende un automobilista accusato di aver ammaccato un parafango altrui, si trasformano in maxiprocessi che partoriscono altri maxiprocessi a catena, in una selva di denunce, controdenunce, autodenunce, esposti, controesposti, autoesposti, perizie, controperizie, autoperizie che tengono impegnate per lustri decine di procure e quindicine di tribunali coinvolgendo vicini, zie, nipoti, cugini, investigatori e investigati, periti, consulenti, magistrati, avvocati, imputati, vittime, difensori, accusatori, uscieri, cancellieri, segretarie, autorità civili, militari e religiose. L'unico uscito sinora indenne da questa giungla di guai era lui, Taormina. Riusciva (o aspirava) a svolgere contemporaneamente le parti di difensore, pm, testimone, perito, parte civile, giudice di primo, secondo e terzo grado. Ma gli mancava quella di imputato. Ora, dopo l'avviso di garanzia della Procura di Torino, anche questa piccola lacuna è colmata.
L'on.avv.prof. è indagato nel caso di Cogne per calunnia e frode processuale insieme ai suoi numerosi consulenti, per aver taroccato le prove al fine di incolpare dell'omicidio di Samuele il solito vicino di casa, ovviamente innocente.
Non sappiamo se augurarci che la gravissima accusa si riveli fondata o infondata. Perchè, se fosse fondata, dimostrerebbe plasticamente dove portano dieci anni di difesa alla Berlusconi. Non nel processo, ma dal processo. Non sulle carte, ma sui complotti. Non per discolpare l'imputato, ma per incolpare i giudici. Dove porta la cultura esasperata delle «indagini difensive» che affida agli avvocati lo stesso potere investigativo dei magistrati. Dove porta il garantismo all'italiana, disposto a calunniare innocenti pur di salvare i colpevoli. Dove porta la privatizzazione della giustizia, che consente a chi se lo può permettere (o pensa di poterselo permettere) di fabbricarsi in casa il pm, il tribunale, le leggi penali e procedurali e ora - se l'accusa fosse fondata - persino le prove, nell'ambito di quel bricolage giudiziario ampiamente collaudato nei processi al premier e ai suoi cari, a mezzadria fra aule di giustizia e aule parlamentari.
L'altra sera Taormina ha voluto festeggiare l'avviso di garanzia negli ospitali studi di Porta a Porta, scortato da due osservatori super partes: i coniugi Lorenzi, i quali - dall'alto della condanna in primo grado a 30 anni appena rimediata dalla signora - hanno potuto illustrare ai telespettatori la loro spassionata opinione sull Procura e sul Gup di Aosta, nonchè sulla Procura di Torino (la stessa che, fino all'altro giorno, veniva invocata come la sede più serena e capace per trovare il «vero colpevole») e più in generale sull'intera Giustizia italiana. Vespa, accudito dalle tradizionali badanti Crepet, Palombelli e Bruno, orfane del plastico dello chalet ma affiancate dalla new entry Belpietro, officiava il sessantaseiesimo rito cognense con la consueta maestria: «Non è nostra abitudine - spiegava - invitare persone indagate, ma in questo caso...». In effetti, a parte Scattone e Ferraro, gli amanti di Montecastrilli, Andreotti, Previti, Mannino, Contrada, l'imam di Carmagnola, Wanna Marchi con figlia al seguito e mago Do Nascimiento latitante al telefono e qualche canaro sciolto, non s'erano mai visti indagati a Porta a Porta.
Mancava all'appello l'ultima spalla del Taormina, il detective Giuseppe Gelsomino della «Shadow Investigations», anche lui indagato: era impegnato in contemporanea in un'intervista alle Iene, in cui si autoproclamava «uno dei migliori investigatori d'Europa», vantava di aver «risolto il giallo di Cogne in quattro giorni», chiedeva perciò «una medaglia» (come Berlusconi per il caso Sme) e sfoderava un alibi di ferro: «Se avessi messo io quelle impronte sulla scena del delitto, avrei messo quelle giuste». Anche Taormina, intervistato da Sabelli Fioretti per Sette, aveva detto qualcosa di simile, rimproverando al pm Nordio di non aver incastrato D'Alema e Occhetto per le tangenti rosse. Obiezione di Sabelli: «Non c'erano prove». E Taormina: «Se capitava a me, stia tranquillo che...». Sabelli: «Quelle prove venivano fuori?». Taormina: «A costo di fabbricarle». Ecco: a Cogne pare le abbiano fabbricate, solo che hanno sbagliato i tempi: le avrebbero messe lì dopo che il pavimento era già cosparso di «luminol». Errori d'inesperienza.
Mancanza di allenamento. Andrà meglio la prossima volta.
In attesa di nuovi sviluppi, si può tracciare un bilancio provvisorio dei danni, dal giorno in cui Taormina assunse le redini della difesa. Appena arrivato, riuscì subito a convincere il tribunale di Torino a revocare la scarcerazione della sua cliente. Poi denunciò nell'ordine: i pm aostani, i loro periti, i carabinieri del Ris, il gip, il gup, alcuni avvocati che avevano abbandonato di corsa la difesa, e persino Vespa che l'aveva trattato male. All'udienza preliminare ottenne il rinvio a giudizio della signora e al processo strappò il massimo della pena. A quel punto, il geniale cambio di scena da Aosta a Torino, con pellegrinaggio davanti a Gian Carlo Caselli per denunciare il vicino di casa (definito prudenzialmente il «vero assassino»). Risultato: immediata incriminazione della signora e del marito (ancora intonso da accuse), nonchè di tutti i consulenti della difesa e infine dello stesso Taormina. Un trionfo. In attesa che l'on.avv.prof denunci tutti alla Procura di Milano chiedendo alla Boccassini di assumere la direzione delle indagini, si profila un colpo di scena davvero clamoroso. Per difendersi dall'accusa di calunnia, Taormina ha detto a Porta a Porta: «Che c'entro io con la denuncia contro il vicino di casa? L'ha fatta la mia cliente, mica io». Si attende ad horas un esposto dell'avvocato contro la sua assistita. Dopodichè, non potendo più denunciare se stesso (l'ha già fatto), all'on.avv.prof. non resterà che l'estremo gesto: arrestarsi da solo.
10.11.04
GIULIANONE ALLE CROCIATE
di Marco Travaglio (L'Unita' - 9 Novembre 2004)
È un vero peccato che, come dice Luttwak, negli Stati Uniti non si badi alla politica italiana («ininfluente, inesistente») e dunque non si leggano i giornali italiani né si faccia caso alle tv italiane: con tutte le paure che attanagliano il popolo americano, sarebbe un'occasione per qualche ora di sano svago. Nel nostro mondo a parte, per esempio, c'è un presidente del Consiglio convinto che Bush abbia vinto le elezioni perchè ha copiato da lui riducendo le tasse: neppure gli viene in mente che Bush le tasse le ha tagliate davvero, mentre lui le ha ridotte nei cartelloni pubblicitari e nei monologhi a Porta a Porta (ieri i tg annunciavano comicamente a reti unificate che «Berlusconi rilancia la riforma fiscale nel prossimo libro di Vespa»). Ci sono pure eminenti leader dell'opposizione convinti che le elezioni le abbia perse Michael Moore e, per estensione, i girotondi. Poi c'è Giuliano Ferrara, che è un mondo a parte nel mondo a parte: lui è convinto di aver vinto le elezioni americane in Italia.
Chi volesse meglio comprendere le evoluzioni e le reincarnazioni di questo bizzarro personaggio non ha che da leggere «L'arcitaliano» (Kaos), biografia non autorizzata e molto informata scritta da Pino Nicotri su questo eterno raccomandato, sempre dalla parte del più forte e del più prepotente, dalla Russia di Stalin alle ginocchia di Togliatti, dagli stivali di Craxi alle buste della Cia, dai tacchi di Berlusconi alla valigetta di Calisto Tanzi. Mancava un solo coté alla sua peripatetica esistenza: quello clericale.
Lacuna prontamente colmata nell'ultimo mese, con la recente folgorazione dovuta a un evento soprannaturale davvero irresistibile: gli è apparso Rocco Buttiglione di bianco vestito e gli ha affidato una missione di alta spiritualità: diffondere il Verbo di Bush in tutt'Italia, isole comprese, da Arcore a Gallipoli. Il Platinette Barbuto s'è subito convertito, pescando alla rinfusa nel Concilio di Trento, nel Sillabo, nell'opera omnia di Torquemada, Oriana Fallaci e Brancaleone alle crociate. E trasformando il Foglio nella bibbia-bignami di una nuova religione: l'ateoclericalismo. Una strana setta popolata di miscredenti dichiarati (ci sono anche Pera, Galli della Loggia, Ostellino, Panebianco, Rossella e Adornato) che curiosamente si battono per le «radici cristiane dell'Europa», dopo aver passato anni a combattere il comunismo appena morto. Ieri anticomunisti senza comunismo, oggi religiosi senza Dio.
A bordo di Ferrara, è già partita la prima crociata: contro quel «manipolo di girotondini» che «tiene in ostaggio il Parlamento europeo» (i celebri «culattoni» di cui parla un altro prestigioso socio onorario del club). Insomma contro il complotto demoplutomassonico che avrebbe le sue punte di lancia in Michael Moore, Pedro Almodovar e addirittura Franco Frattini. Secondo Ferrara, infatti, il nuovo commissario europeo, colpevole soltanto di aver sostituito l'amato Rocco, «si è formato in ambienti massonici». Dunque, al rogo (anche Berlusconi era iscritto a una loggia massonica, tale P2, ma paga bene e lo si lascia in pace).
Per spiegare la differenza fra De Gasperi e Andreotti, Montanelli diceva: «Il primo parla con Dio, il secondo parla col prete». Ecco: Ferrara non parla nè con Dio nè col prete; parla con Buttiglione. Che poi è l'unico che gli risponde. Strana liaison, la loro. Nel '95, quando il fratacchione di Gallipoli approdò al Polo, il Platinette Barbuto lo fulminò: «L'onorevole Buttiglione ci ha portato il voto suo e quelli dei suoi parenti stretti». Ora che i voti di Buttiglione si sono ulteriormente ridotti dopo il figurone europeo, Ferrara l'ha eletto a sacerdote del bushismo all'italiana.
Trascurando una lievissima differenza. Bush ha dalla sua qualche decina di milioni di voti, di cui 4 solo dalla setta degli evangelici, lobby potentissime, i petrolieri al completo, la famiglia saudita, le multinazionali delle armi, miliardi a palate. Ferrara ha 8 mila lettori scarsi, che corrispondono più o meno agli elettori di Buttiglione; più gli «ascoltatori di Radio Maria che - come informa Libero - lo vedono come l'unico possibile Bush italiano»; più i due o tre lettori di una rivista clandestina diretta da tal Luigi Amicone, il ciellino di belle speranze (peraltro irrealizzate) che sabato ha «moderato» la prima uscita della strana coppia in un teatro di Milano, aperta con un inno religioso e chiusa con un'invocazione dell'incolpevole Spirito Santo.
Ora questi tre noti frequentatori di se stessi si son messi in testa di fondare un nuovo movimento politico, spiritosamente battezzato «La società dei liberi». Che, per una sigla inventata da un signore che prendeva soldi fuoribusta dalla Cia e poi dal cavalier Tanzi, non è niente male. Ma le rimanenze dei fondi neri ormai scarseggiano. Così l'altro giorno, seminascosto fra le lettere del Foglio, è comparso il conto corrente per le eventuali offerte: «Presso Banca di Roma - Agenzia 5 di Milano. Il numero è cc 65522039. Abi 3002». Causale del versamento: «La Società dei Liberi».
Banconote di piccolo taglio, possibilmente non segnate. Astenersi demoplutomassonculattoni.
di Marco Travaglio (L'Unita' - 9 Novembre 2004)
È un vero peccato che, come dice Luttwak, negli Stati Uniti non si badi alla politica italiana («ininfluente, inesistente») e dunque non si leggano i giornali italiani né si faccia caso alle tv italiane: con tutte le paure che attanagliano il popolo americano, sarebbe un'occasione per qualche ora di sano svago. Nel nostro mondo a parte, per esempio, c'è un presidente del Consiglio convinto che Bush abbia vinto le elezioni perchè ha copiato da lui riducendo le tasse: neppure gli viene in mente che Bush le tasse le ha tagliate davvero, mentre lui le ha ridotte nei cartelloni pubblicitari e nei monologhi a Porta a Porta (ieri i tg annunciavano comicamente a reti unificate che «Berlusconi rilancia la riforma fiscale nel prossimo libro di Vespa»). Ci sono pure eminenti leader dell'opposizione convinti che le elezioni le abbia perse Michael Moore e, per estensione, i girotondi. Poi c'è Giuliano Ferrara, che è un mondo a parte nel mondo a parte: lui è convinto di aver vinto le elezioni americane in Italia.
Chi volesse meglio comprendere le evoluzioni e le reincarnazioni di questo bizzarro personaggio non ha che da leggere «L'arcitaliano» (Kaos), biografia non autorizzata e molto informata scritta da Pino Nicotri su questo eterno raccomandato, sempre dalla parte del più forte e del più prepotente, dalla Russia di Stalin alle ginocchia di Togliatti, dagli stivali di Craxi alle buste della Cia, dai tacchi di Berlusconi alla valigetta di Calisto Tanzi. Mancava un solo coté alla sua peripatetica esistenza: quello clericale.
Lacuna prontamente colmata nell'ultimo mese, con la recente folgorazione dovuta a un evento soprannaturale davvero irresistibile: gli è apparso Rocco Buttiglione di bianco vestito e gli ha affidato una missione di alta spiritualità: diffondere il Verbo di Bush in tutt'Italia, isole comprese, da Arcore a Gallipoli. Il Platinette Barbuto s'è subito convertito, pescando alla rinfusa nel Concilio di Trento, nel Sillabo, nell'opera omnia di Torquemada, Oriana Fallaci e Brancaleone alle crociate. E trasformando il Foglio nella bibbia-bignami di una nuova religione: l'ateoclericalismo. Una strana setta popolata di miscredenti dichiarati (ci sono anche Pera, Galli della Loggia, Ostellino, Panebianco, Rossella e Adornato) che curiosamente si battono per le «radici cristiane dell'Europa», dopo aver passato anni a combattere il comunismo appena morto. Ieri anticomunisti senza comunismo, oggi religiosi senza Dio.
A bordo di Ferrara, è già partita la prima crociata: contro quel «manipolo di girotondini» che «tiene in ostaggio il Parlamento europeo» (i celebri «culattoni» di cui parla un altro prestigioso socio onorario del club). Insomma contro il complotto demoplutomassonico che avrebbe le sue punte di lancia in Michael Moore, Pedro Almodovar e addirittura Franco Frattini. Secondo Ferrara, infatti, il nuovo commissario europeo, colpevole soltanto di aver sostituito l'amato Rocco, «si è formato in ambienti massonici». Dunque, al rogo (anche Berlusconi era iscritto a una loggia massonica, tale P2, ma paga bene e lo si lascia in pace).
Per spiegare la differenza fra De Gasperi e Andreotti, Montanelli diceva: «Il primo parla con Dio, il secondo parla col prete». Ecco: Ferrara non parla nè con Dio nè col prete; parla con Buttiglione. Che poi è l'unico che gli risponde. Strana liaison, la loro. Nel '95, quando il fratacchione di Gallipoli approdò al Polo, il Platinette Barbuto lo fulminò: «L'onorevole Buttiglione ci ha portato il voto suo e quelli dei suoi parenti stretti». Ora che i voti di Buttiglione si sono ulteriormente ridotti dopo il figurone europeo, Ferrara l'ha eletto a sacerdote del bushismo all'italiana.
Trascurando una lievissima differenza. Bush ha dalla sua qualche decina di milioni di voti, di cui 4 solo dalla setta degli evangelici, lobby potentissime, i petrolieri al completo, la famiglia saudita, le multinazionali delle armi, miliardi a palate. Ferrara ha 8 mila lettori scarsi, che corrispondono più o meno agli elettori di Buttiglione; più gli «ascoltatori di Radio Maria che - come informa Libero - lo vedono come l'unico possibile Bush italiano»; più i due o tre lettori di una rivista clandestina diretta da tal Luigi Amicone, il ciellino di belle speranze (peraltro irrealizzate) che sabato ha «moderato» la prima uscita della strana coppia in un teatro di Milano, aperta con un inno religioso e chiusa con un'invocazione dell'incolpevole Spirito Santo.
Ora questi tre noti frequentatori di se stessi si son messi in testa di fondare un nuovo movimento politico, spiritosamente battezzato «La società dei liberi». Che, per una sigla inventata da un signore che prendeva soldi fuoribusta dalla Cia e poi dal cavalier Tanzi, non è niente male. Ma le rimanenze dei fondi neri ormai scarseggiano. Così l'altro giorno, seminascosto fra le lettere del Foglio, è comparso il conto corrente per le eventuali offerte: «Presso Banca di Roma - Agenzia 5 di Milano. Il numero è cc 65522039. Abi 3002». Causale del versamento: «La Società dei Liberi».
Banconote di piccolo taglio, possibilmente non segnate. Astenersi demoplutomassonculattoni.
8.11.04
LA SCOMPARSA DI RICCARDO PEGORETTI
Riccardo Pegoretti, uno dei più noti organizzatori di eventi culturali e grande esperto di storia del cinema in Trentino, è scomparso da giovedì 4 novembre, e non si hanno più notizie di lui. La moglie Anna, dopo due giorni e due notti senza notizie, ha dovuto denunciarne la scomparsa alle forze dell'ordine, che hanno già compiuto una prima battuta di ricerca.
Di Pegoretti non c'è più traccia dopo una cena alla "Trattoria Piedicastello", nella piazzetta oltre l'Adige. Era giovedì sera, e dopo la riunione con amici e parenti, l'uomo aveva manifestato l'intenzione di rincasare a piedi. Un'abitudine che aveva sempre avuto, e d'altronde non ha mai fatto la patente: era normale vederlo camminare per la città, ed in centro storico dove abita. Giovedì sera, quindi, si è allontanato camminando ed è letteralmente scomparso nel nulla.
Gli amici e familiari hanno iniziato a preoccuparsi qualche ora dopo, non vedendolo rincasare. Le chiamate verso il suo cellulare non hanno mai dato risposta: il telefono è sempre spento. Dopo che Pegoretti non si è presentato ad alcuni appuntamenti di lavoro, anche i colleghi hanno iniziato a telefonargli, ma senza esito. E ieri, come detto, una prima battuta di ricerca nella zona fra Piedicastello e Sardagna, alle falde del Monte Bondone, dove avrebbe potuto essersi incamminato la sera della scomparsa, allontanandosi dalla trattoria. Lo hanno cercato una sessantina di uomini del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, anche lungo l'Adige nel tratto da Trento alla diga di Mori.
A preoccupare parenti ed amici è proprio il silenzio: altre volte in passato, dicono, Riccardo si era allontanato in treno, raggiungendo Bologna dove aveva studiato, o Firenze dove ha degli amici. Ma si era sempre fatto vivo per avvisare. E nei giorni scorsi, non ci sono stati episodi particolari.
Chi lo ha visto nei giorni scorsi lo ha trovato sorridente, contento e del tutto tranquillo. Non si capisce quindi perché avrebbe dovuto sparire senza lasciare traccia. Le ricerche proseguiranno anche nei prossimi giorni, mentre le indagini si vanno estendendo anche presso i suoi conoscenti in altre città italiane.
Riccardo Pegoretti, uno dei più noti organizzatori di eventi culturali e grande esperto di storia del cinema in Trentino, è scomparso da giovedì 4 novembre, e non si hanno più notizie di lui. La moglie Anna, dopo due giorni e due notti senza notizie, ha dovuto denunciarne la scomparsa alle forze dell'ordine, che hanno già compiuto una prima battuta di ricerca.
Di Pegoretti non c'è più traccia dopo una cena alla "Trattoria Piedicastello", nella piazzetta oltre l'Adige. Era giovedì sera, e dopo la riunione con amici e parenti, l'uomo aveva manifestato l'intenzione di rincasare a piedi. Un'abitudine che aveva sempre avuto, e d'altronde non ha mai fatto la patente: era normale vederlo camminare per la città, ed in centro storico dove abita. Giovedì sera, quindi, si è allontanato camminando ed è letteralmente scomparso nel nulla.
Gli amici e familiari hanno iniziato a preoccuparsi qualche ora dopo, non vedendolo rincasare. Le chiamate verso il suo cellulare non hanno mai dato risposta: il telefono è sempre spento. Dopo che Pegoretti non si è presentato ad alcuni appuntamenti di lavoro, anche i colleghi hanno iniziato a telefonargli, ma senza esito. E ieri, come detto, una prima battuta di ricerca nella zona fra Piedicastello e Sardagna, alle falde del Monte Bondone, dove avrebbe potuto essersi incamminato la sera della scomparsa, allontanandosi dalla trattoria. Lo hanno cercato una sessantina di uomini del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, anche lungo l'Adige nel tratto da Trento alla diga di Mori.
A preoccupare parenti ed amici è proprio il silenzio: altre volte in passato, dicono, Riccardo si era allontanato in treno, raggiungendo Bologna dove aveva studiato, o Firenze dove ha degli amici. Ma si era sempre fatto vivo per avvisare. E nei giorni scorsi, non ci sono stati episodi particolari.
Chi lo ha visto nei giorni scorsi lo ha trovato sorridente, contento e del tutto tranquillo. Non si capisce quindi perché avrebbe dovuto sparire senza lasciare traccia. Le ricerche proseguiranno anche nei prossimi giorni, mentre le indagini si vanno estendendo anche presso i suoi conoscenti in altre città italiane.
6.11.04
17 BUONI MOTIVI PER NON TAGLIARVI I POLSI
di Michael Moore (da www.michaelmoore.com)
Cari amici,
Ok, è uno schifo. Un vero schifo. Ma prima di gettare via tutto, proviamo, come dicono i Monty Python, a "guardare sempre il lato buono della vita!". Ci sono alcune buone notizie nelle elezioni di martedì scorso.
Ecco 17 buoni motivi per non tagliarvi i polsi.
1) In base alla legge George Bush non potrà ricandidarsi alla presidenza.
2) La vittoria di Bush è la più risicata per un presidente in carica dai tempi di Woodrow Wilson nel 1916.
3) L'unica categoria anagrafica che ha votato in maggioranza per Kerry sono i giovani (Kerry 54%, Bush 44%), il che dimostra ancora una volta che i vostri genitori si sbagliano sempre e che non dovreste mai ascoltarli.
4) Nonostante la vittoria di Bush, la maggioranza degli americani pensa ancora che il paese vada nella direzione sbagliata (56%), che la guerra non valga la pena di essere combattuta (51%) e non approva l'operato di George Bush (52%). (Nota per gli stranieri: non cercate di spiegarvi tutto questo. E' una cosa tutta americana, come le Pop Tarts).
5) I Repubblicani non avranno, al Senato, una maggioranza a prova di bomba. Se i Democratici faranno il loro lavoro, Bush non riuscirà a imporre alla Corte Suprema le proprie ideologie di destra. Um, ho detto "se i Democratici faranno il loro lavoro"? Forse questa è meglio tagliarla.
6) Il Michigan ha votato per Kerry! E così anche l'intero Nord Est, culla della nostra democrazia. E anche 6 degli 8 Stati dei Grandi Laghi. E l'intera Costa Ovest! Più le Hawaii. Ok, è un inizio. Abbiamo buona parte dell'acqua fresca, tutta Broadway e il Monte St. Helens. Possiamo disidratarli o seppellirli nella lava. E niente più musichette per gli spettacoli!
7) Ancora una volta ci viene rammentato che la Castagna d'India [frutto tipico dell'Ohio, NdT] è una noce, ma non una noce qualsiasi, una noce velenosa. Una grande nazione è stata abbattuta da una noce velenosa. Che lo Stato dell'Ohio possa pentirsene amaramente sabato prossimo, quando sfiderà il Michigan!
8) L'88% dell'appoggio a Bush è venuto da elettori bianchi. Entro 50 anni l'America non avrà più una maggioranza bianca. Ehi, 50 anni non sono un tempo così lungo! Se avete 10 anni mentre leggete queste righe, i vostri anni d'oro saranno d'oro davvero e sarete ben accuditi nella vostra vecchiaia.
9) I gay, grazie alle leggi approvate coi referendum di martedì scorso, non potranno più sposarsi in 11 nuovi stati. Grazie a Dio. Pensate a tutti i regali di matrimonio che ora non dovremo più comprare.
10) Altri cinque afroamericani sono stati eletti come membri del Congresso, compreso il ritorno di Cynthia McKinney della Georgia. E' sempre bello avere lì dentro qualche nero in più che lotta per noi e fa il lavoro che i nostri candidati non sanno fare.
11) La CEO di Coors [Pete Coors, Re della birra Budweiser, candidato al Senato, NdT] è stata sconfitta in Colorado. Un brindisi!
12) Ammettiamolo: noi amiamo le gemelle Bush e non vogliamo che se ne vadano.
13) A livello di legislazione statale, i Democratici hanno guadagnato almeno 3 camere nelle elezioni di martedì. Dopo le elezioni del 2004, i Democratici controllavano 44 delle 98 camere legislative, i Repubblicani 53 e 1 camera era riservata. Dopo martedì, i Democratici controllano 47 camere, i Repubblicani 49, una camera è riservata e 1 (Montana) è ancora da assegnare.
14) Bush è ora un presidente finito. Non avrà più momenti migliori di quello che sta avendo questa settimana. E' tutto viale del tramonto per lui, da ora in avanti; e, cosa più importante, non avrà voglia di fare tutto il duro lavoro che ci si aspetta da lui. Sarà come ognuno di noi all'ultimo mese del corso di laurea: ormai ce l'abbiamo fatta, quindi festeggiamo! Forse vivrà i prossimi quattro anni come un infinito venerdì, passando più tempo del solito al ranch di Kennebunkport. E perché non dovrebbe? Ha già imposto il proprio punto di vista, vendicato suo padre e preso noi a calci nel culo.
15) Se invece Bush decidesse di venire al lavoro e condurre questo paese lungo una strada assai oscura, è anche probabile che si verifichi uno dei seguenti scenari: a) Ora che non ha più bisogno di arruffianarsi gli integralisti cristiani per farsi eleggere, qualcuno potrebbe sussurrargli all'orecchio che dovrebbe passare questi ultimi quattro anni a costruire una "eredità", così che la storia possa dare su di lui un verdetto meno duro, perciò egli praticherà una politica di destra non troppo aggressiva; oppure b) Diventerà così presuntuoso e arrogante - e perciò incauto - da commettere disastri di proporzioni così enormi che il suo stesso partito dovrà rimuoverlo dalla carica.
16) Ci sono circa 300 milioni di americani, 200 milioni dei quali in età di voto. Abbiamo perso per soli tre milioni e mezzo! Non è una valanga, vuol dire che ci siamo quasi. Pensate se avessimo perso per 20 milioni. Se aveste 58 yard da percorrere prima di raggiungere la linea di meta, e ne aveste già percorse 55, vi fermereste forse sulla linea delle 3 yard, raccattereste la palla e ve ne andreste a casa piangendo? Soprattutto sapendo che la prossima azione inizierà sulla linea delle tre yard? Certo che no! Risollevatevi! Abbiate speranza! Altre metafore sportive tra pochi istanti!!!
17) Infine, e cosa più importante, più di 55 milioni di americani hanno votato per il candidato soprannominato "Il Liberale #1 al Senato". E' un numero di elettori molto superiore a quello che ha votato per Reagan, Bush I, Clinton o Gore. Inoltre, per Kerry ha votato più gente che per Reagan. Se i media sono in cerca di una tendenza, dovrebbe essere questa: che così tanti americani si siano decisi, per la prima volta dai tempi di Kennedy, a votare un liberale puro. Il paese è sempre stato pieno di evangelici, questa non è una novità. Ciò che invece è una novità è che così tanta gente abbia sostenuto un liberale del Massachusetts. In effetti, è una GRANDE novità. Perciò non aspettatevi che i media di maggiore ascolto, quelli che vi hanno propinato la guerra in Iraq, vi dicano mai la verità sul 2 novembre 2004. In effetti è meglio che non lo facciano. Avremo bisogno dell'elemento sorpresa nel 2008.
Vi sentite meglio? Lo spero. Il mio amico Mort mi ha scritto ieri: "Il mio nonno rumeno mi diceva sempre, 'Ricordati, Mort, questo è un paese meraviglioso. Non avrebbe neppure bisogno di un presidente!'"
Ma ha bisogno di noi. Riposatevi, vi scriverò ancora domani.
Vostro
Michael Moore
di Michael Moore (da www.michaelmoore.com)
Cari amici,
Ok, è uno schifo. Un vero schifo. Ma prima di gettare via tutto, proviamo, come dicono i Monty Python, a "guardare sempre il lato buono della vita!". Ci sono alcune buone notizie nelle elezioni di martedì scorso.
Ecco 17 buoni motivi per non tagliarvi i polsi.
1) In base alla legge George Bush non potrà ricandidarsi alla presidenza.
2) La vittoria di Bush è la più risicata per un presidente in carica dai tempi di Woodrow Wilson nel 1916.
3) L'unica categoria anagrafica che ha votato in maggioranza per Kerry sono i giovani (Kerry 54%, Bush 44%), il che dimostra ancora una volta che i vostri genitori si sbagliano sempre e che non dovreste mai ascoltarli.
4) Nonostante la vittoria di Bush, la maggioranza degli americani pensa ancora che il paese vada nella direzione sbagliata (56%), che la guerra non valga la pena di essere combattuta (51%) e non approva l'operato di George Bush (52%). (Nota per gli stranieri: non cercate di spiegarvi tutto questo. E' una cosa tutta americana, come le Pop Tarts).
5) I Repubblicani non avranno, al Senato, una maggioranza a prova di bomba. Se i Democratici faranno il loro lavoro, Bush non riuscirà a imporre alla Corte Suprema le proprie ideologie di destra. Um, ho detto "se i Democratici faranno il loro lavoro"? Forse questa è meglio tagliarla.
6) Il Michigan ha votato per Kerry! E così anche l'intero Nord Est, culla della nostra democrazia. E anche 6 degli 8 Stati dei Grandi Laghi. E l'intera Costa Ovest! Più le Hawaii. Ok, è un inizio. Abbiamo buona parte dell'acqua fresca, tutta Broadway e il Monte St. Helens. Possiamo disidratarli o seppellirli nella lava. E niente più musichette per gli spettacoli!
7) Ancora una volta ci viene rammentato che la Castagna d'India [frutto tipico dell'Ohio, NdT] è una noce, ma non una noce qualsiasi, una noce velenosa. Una grande nazione è stata abbattuta da una noce velenosa. Che lo Stato dell'Ohio possa pentirsene amaramente sabato prossimo, quando sfiderà il Michigan!
8) L'88% dell'appoggio a Bush è venuto da elettori bianchi. Entro 50 anni l'America non avrà più una maggioranza bianca. Ehi, 50 anni non sono un tempo così lungo! Se avete 10 anni mentre leggete queste righe, i vostri anni d'oro saranno d'oro davvero e sarete ben accuditi nella vostra vecchiaia.
9) I gay, grazie alle leggi approvate coi referendum di martedì scorso, non potranno più sposarsi in 11 nuovi stati. Grazie a Dio. Pensate a tutti i regali di matrimonio che ora non dovremo più comprare.
10) Altri cinque afroamericani sono stati eletti come membri del Congresso, compreso il ritorno di Cynthia McKinney della Georgia. E' sempre bello avere lì dentro qualche nero in più che lotta per noi e fa il lavoro che i nostri candidati non sanno fare.
11) La CEO di Coors [Pete Coors, Re della birra Budweiser, candidato al Senato, NdT] è stata sconfitta in Colorado. Un brindisi!
12) Ammettiamolo: noi amiamo le gemelle Bush e non vogliamo che se ne vadano.
13) A livello di legislazione statale, i Democratici hanno guadagnato almeno 3 camere nelle elezioni di martedì. Dopo le elezioni del 2004, i Democratici controllavano 44 delle 98 camere legislative, i Repubblicani 53 e 1 camera era riservata. Dopo martedì, i Democratici controllano 47 camere, i Repubblicani 49, una camera è riservata e 1 (Montana) è ancora da assegnare.
14) Bush è ora un presidente finito. Non avrà più momenti migliori di quello che sta avendo questa settimana. E' tutto viale del tramonto per lui, da ora in avanti; e, cosa più importante, non avrà voglia di fare tutto il duro lavoro che ci si aspetta da lui. Sarà come ognuno di noi all'ultimo mese del corso di laurea: ormai ce l'abbiamo fatta, quindi festeggiamo! Forse vivrà i prossimi quattro anni come un infinito venerdì, passando più tempo del solito al ranch di Kennebunkport. E perché non dovrebbe? Ha già imposto il proprio punto di vista, vendicato suo padre e preso noi a calci nel culo.
15) Se invece Bush decidesse di venire al lavoro e condurre questo paese lungo una strada assai oscura, è anche probabile che si verifichi uno dei seguenti scenari: a) Ora che non ha più bisogno di arruffianarsi gli integralisti cristiani per farsi eleggere, qualcuno potrebbe sussurrargli all'orecchio che dovrebbe passare questi ultimi quattro anni a costruire una "eredità", così che la storia possa dare su di lui un verdetto meno duro, perciò egli praticherà una politica di destra non troppo aggressiva; oppure b) Diventerà così presuntuoso e arrogante - e perciò incauto - da commettere disastri di proporzioni così enormi che il suo stesso partito dovrà rimuoverlo dalla carica.
16) Ci sono circa 300 milioni di americani, 200 milioni dei quali in età di voto. Abbiamo perso per soli tre milioni e mezzo! Non è una valanga, vuol dire che ci siamo quasi. Pensate se avessimo perso per 20 milioni. Se aveste 58 yard da percorrere prima di raggiungere la linea di meta, e ne aveste già percorse 55, vi fermereste forse sulla linea delle 3 yard, raccattereste la palla e ve ne andreste a casa piangendo? Soprattutto sapendo che la prossima azione inizierà sulla linea delle tre yard? Certo che no! Risollevatevi! Abbiate speranza! Altre metafore sportive tra pochi istanti!!!
17) Infine, e cosa più importante, più di 55 milioni di americani hanno votato per il candidato soprannominato "Il Liberale #1 al Senato". E' un numero di elettori molto superiore a quello che ha votato per Reagan, Bush I, Clinton o Gore. Inoltre, per Kerry ha votato più gente che per Reagan. Se i media sono in cerca di una tendenza, dovrebbe essere questa: che così tanti americani si siano decisi, per la prima volta dai tempi di Kennedy, a votare un liberale puro. Il paese è sempre stato pieno di evangelici, questa non è una novità. Ciò che invece è una novità è che così tanta gente abbia sostenuto un liberale del Massachusetts. In effetti, è una GRANDE novità. Perciò non aspettatevi che i media di maggiore ascolto, quelli che vi hanno propinato la guerra in Iraq, vi dicano mai la verità sul 2 novembre 2004. In effetti è meglio che non lo facciano. Avremo bisogno dell'elemento sorpresa nel 2008.
Vi sentite meglio? Lo spero. Il mio amico Mort mi ha scritto ieri: "Il mio nonno rumeno mi diceva sempre, 'Ricordati, Mort, questo è un paese meraviglioso. Non avrebbe neppure bisogno di un presidente!'"
Ma ha bisogno di noi. Riposatevi, vi scriverò ancora domani.
Vostro
Michael Moore
Papa Silvio I e il chiostro dei famosi
"Satira preventiva" di Michele Serra
2004 Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa smette di essere puramente teorico. A cambiare la natura stessa della disputa è una clamorosa scoperta archeologica: durante i lavori di scavo della nuova complanare a sei corsie di San Giovanni Rotondo, una ruspa porta alla luce una lunghissima radice cristiana dell'Europa, di colore candido, luminescente, dal forte profumo di rose, e così profondamente ramificata che provando a tirarne con forza un'estremità, crolla una canonica in Francia, in un villaggio provenzale.
Incredulo, il personale del cantiere constata che la radice cristiana funziona più o meno come le fibre ottiche: appoggiando un orecchio all'estremità italiana, si possono udire nitidamente le imprecazioni del parroco provenzale, rimasto travolto dal crollo, e della perpetua, che cerca disperatamente i suoi vestiti e quelli del parroco. Le autorità, subito accorse, si rendono conto che quella radice è solo uno dei tanti terminali di uno sterminato reticolo sotterraneo: collegandola a un portatile, e digitando la password 'marcellopera', è possibile connettersi con ogni luogo d'Europa, dal Camino de Santiago al Monte Athos, da San Pietro a San Pietroburgo, con la sola eccezione di Pigalle, degli studi di Cologno Monzese dove si registrano i varietà di Natalia Estrada e di una piazzola autostradale fuori Bologna usata dagli scambisti.
2005 L'Europa non è più la stessa. Portata in superficie in tutto il continente, la radice cristiana attraversa come un monito città e campagne, case private e villaggi, stadi di calcio e ristoranti. Profondamente mutati, al cospetto di quella che tutti chiamano la Santissima Rete, i comportamenti pubblici e privati: i politici continuano a rubare, gli amanti a fornicare, gli assassini a uccidere, la Estrada a ballare, ma tutti sapendo benissimo che è sbagliato farlo. In tivù furoreggiano il talk-show 'La confessione', il reality 'Il chiostro dei famosi' dove vip in disuso cercano di diventare vescovo o badessa con il televoto, e il format 'Pater-Ave-Gloria' che propone le preghiere più popolari interpretate dai rapper pentiti.
2006 Elezioni politiche in Italia: monsignor Tonini, candidato per il centro-destra e per il centro-sinistra, vince a mani basse. Vittorio Sermonti è interrotto durante la sua lectura Dantis da un gruppo di fanatici, che gli impongono di cambiare il testo di Paolo e Francesca facendoli figurare come marito e moglie. Il presidente europeo Buttiglione dichiara fuori legge l'omosessualità, il bacio con la lingua e i collant. Riscritta la Costituzione europea: non è più divisa in capitoli ma in versetti, e sancisce che l'Europa si fonda sulle Tre Virtù Teologali e sugli insegnamenti dei Frati Antoniani. Antonio Ricci lancia 'Velette', concorso per novizie. Il Gabibbo si converte e parte in missione tra gli indios Watanabe, che abbandonano il cannibalismo disgustati dal sapore del peluche. Berlusconi diventa papa e sposa in terze nozze Valeria Marini. Calisto Tanzi rinnova il miracolo della moltiplicazione dei bond.
2008 Primi problemi politici attorno alle radici cristiane. Possesso e manutenzione della Santissima Rete vengono rivendicati dai cattolici, dai protestanti, dagli anglicani, dagli ortodossi, dagli anabattisti, dai quaccheri e da una delegazione copta che arriva armata dal Cairo sostenendo che l'Egitto è da sempre il cuore della cristianità. I valdesi propongono un accordo e vengono sterminati in massa.
2012 Incidente di Sarajevo: un fanatico dell'Opus Dei, sostenitore della verginità della Borsa, spara al pope Ferdinando, sostenitore del Partizan di Belgrado. Scoppia la terza guerra mondiale, detta anche Guerra dei Trecento Anni per la sua durata, o Guerra dei Vent'anni per la durata della vita media degli europei. I protestanti conquistano Lourdes, i cattolici sbarcano in Inghilterra e costringono la monarchia a riconoscere ufficialmente Don Bosco e a nominarlo Santo Patrono.
2312 Gli europei sono quasi tutti sterminati. Attraversando lo stretto di Gibilterra in gommone un gruppo di beduini, guidati dallo sceicco Osama XVI, conquista il continente in una settimana.
"Satira preventiva" di Michele Serra
2004 Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa smette di essere puramente teorico. A cambiare la natura stessa della disputa è una clamorosa scoperta archeologica: durante i lavori di scavo della nuova complanare a sei corsie di San Giovanni Rotondo, una ruspa porta alla luce una lunghissima radice cristiana dell'Europa, di colore candido, luminescente, dal forte profumo di rose, e così profondamente ramificata che provando a tirarne con forza un'estremità, crolla una canonica in Francia, in un villaggio provenzale.
Incredulo, il personale del cantiere constata che la radice cristiana funziona più o meno come le fibre ottiche: appoggiando un orecchio all'estremità italiana, si possono udire nitidamente le imprecazioni del parroco provenzale, rimasto travolto dal crollo, e della perpetua, che cerca disperatamente i suoi vestiti e quelli del parroco. Le autorità, subito accorse, si rendono conto che quella radice è solo uno dei tanti terminali di uno sterminato reticolo sotterraneo: collegandola a un portatile, e digitando la password 'marcellopera', è possibile connettersi con ogni luogo d'Europa, dal Camino de Santiago al Monte Athos, da San Pietro a San Pietroburgo, con la sola eccezione di Pigalle, degli studi di Cologno Monzese dove si registrano i varietà di Natalia Estrada e di una piazzola autostradale fuori Bologna usata dagli scambisti.
2005 L'Europa non è più la stessa. Portata in superficie in tutto il continente, la radice cristiana attraversa come un monito città e campagne, case private e villaggi, stadi di calcio e ristoranti. Profondamente mutati, al cospetto di quella che tutti chiamano la Santissima Rete, i comportamenti pubblici e privati: i politici continuano a rubare, gli amanti a fornicare, gli assassini a uccidere, la Estrada a ballare, ma tutti sapendo benissimo che è sbagliato farlo. In tivù furoreggiano il talk-show 'La confessione', il reality 'Il chiostro dei famosi' dove vip in disuso cercano di diventare vescovo o badessa con il televoto, e il format 'Pater-Ave-Gloria' che propone le preghiere più popolari interpretate dai rapper pentiti.
2006 Elezioni politiche in Italia: monsignor Tonini, candidato per il centro-destra e per il centro-sinistra, vince a mani basse. Vittorio Sermonti è interrotto durante la sua lectura Dantis da un gruppo di fanatici, che gli impongono di cambiare il testo di Paolo e Francesca facendoli figurare come marito e moglie. Il presidente europeo Buttiglione dichiara fuori legge l'omosessualità, il bacio con la lingua e i collant. Riscritta la Costituzione europea: non è più divisa in capitoli ma in versetti, e sancisce che l'Europa si fonda sulle Tre Virtù Teologali e sugli insegnamenti dei Frati Antoniani. Antonio Ricci lancia 'Velette', concorso per novizie. Il Gabibbo si converte e parte in missione tra gli indios Watanabe, che abbandonano il cannibalismo disgustati dal sapore del peluche. Berlusconi diventa papa e sposa in terze nozze Valeria Marini. Calisto Tanzi rinnova il miracolo della moltiplicazione dei bond.
2008 Primi problemi politici attorno alle radici cristiane. Possesso e manutenzione della Santissima Rete vengono rivendicati dai cattolici, dai protestanti, dagli anglicani, dagli ortodossi, dagli anabattisti, dai quaccheri e da una delegazione copta che arriva armata dal Cairo sostenendo che l'Egitto è da sempre il cuore della cristianità. I valdesi propongono un accordo e vengono sterminati in massa.
2012 Incidente di Sarajevo: un fanatico dell'Opus Dei, sostenitore della verginità della Borsa, spara al pope Ferdinando, sostenitore del Partizan di Belgrado. Scoppia la terza guerra mondiale, detta anche Guerra dei Trecento Anni per la sua durata, o Guerra dei Vent'anni per la durata della vita media degli europei. I protestanti conquistano Lourdes, i cattolici sbarcano in Inghilterra e costringono la monarchia a riconoscere ufficialmente Don Bosco e a nominarlo Santo Patrono.
2312 Gli europei sono quasi tutti sterminati. Attraversando lo stretto di Gibilterra in gommone un gruppo di beduini, guidati dallo sceicco Osama XVI, conquista il continente in una settimana.