AUTOINTERVISTA DI CARMELO LA TORREConfesso che è la prima volta che intervisto una persona che non conosco.
Bene! C’è sempre una prima volta, si dice.
Spiegami perché vuoi essere intervistato.
Perché non dovrei esserlo? Leggo quasi regolarmente il magazine del Corriere e, quindi, anche le tue interviste. Alla fine di ognuna di esse, mi rendo conto che non ho imparato quasi nulla di nuovo e non mi hanno detto quasi niente d’importante.
Amico mio, le interviste non hanno scopi didattici.
Certo, ma almeno spero di leggere qualcosa d’importante. Invece: zero. E allora mi sono detto: se questi emeriti intervistati non dicono niente, tanto vale che sia intervistato anch’io, rappresentante del popolo caprone...
Prosegui.
Mettiamo che, in media su diecimila che sono condannati a stare zitti, sia intervistato un eletto che deve pontificare sul più e sul meno. Parlo anche d’interviste che appaiono su altri periodici o quotidiani. Io accetterei tale situazione se l’eletto avesse, come dire, le palle.
Invece?
Invece, spesso si tratta di persone assurte a livello di notorietà, ma con idee del tutto scontate o con cultura limitata, almeno nei settori che non sono di loro competenza. Rivendico il diritto che qualcuno dei diecimila caproni, condannati solo all’ascolto in silenzio, possa esprimere le proprie idee.
D’accordo, ma un personaggio noto può prendersi il lusso di non dire niente. L’uomo della strada, per assurgere all’attenzione della cronaca, deve formulare qualche idea importante.
Insomma, devo ammazzare qualcuno per pubblicizzare le mie idee? Per esempio?
Ecco, fammi qualche esempio.
Per esempio intervistare Alba Parietti sulla problematica ambientale, a me, che mi ritengo un esperto del settore, mi farebbe sganasciare dal ridere. Magari dirà cose giuste, ma non si sposteranno dalla banalità e, quindi, dall’inopportunità di divulgarle a centinaia di migliaia di lettori. Ma lo stimolo per chiederti questa intervista è stato un titolo apparso qualche settimana fa sempre sul magazine.
Cosa c’era di sconvolgente?
Più o meno, la fidanzata di Sgarbi dichiarava che nell’amore tra due persone il sesso non è importante. E’ una stronzata, riportata a caratteri cubitali. Se l’amore è con la A maiuscola, e a mio avviso non può non esserlo, il sesso è una parte importante nel rapporto tra due persone. Due persone che si amano debbono toccarsi! Se non c’e sesso non c’è amore, è un calesse.
Ma esiste il grande o il vero amore?
La risposta è naturale e soggettiva: esiste se s'incontra, non esiste se non s'incontra.
E tu l’hai incontrato?
Si, due anni fa.
Non mi sembri così giovane. Facciamo un po’ d’ordine. Quanti anni hai e chi sei.
Ho 68 anni?
Complimenti, non li dimostri.
Soprattutto non li ho spiritualmente. Sono ancora un sognatore, oltre ad essere un ingegnere chimico. Dopo la laurea mi sono specializzato in ingegneria sanitaria, oggi si direbbe che ho fatto un master.
E che tratta un ingegnere sanitario?
Depurazione, potabilizzazione, reti idriche e fognarie, rifiuti solidi.
La vita, in sintesi.
Sono nato a Roccalumera, tra Messina e Taormina, a qualche centinaio di metri dalla casa dei Quasimodo. Salvatore il poeta, appena conseguito il Nobel, corse subito lì ad abbracciare il vecchio padre. Nel cimitero di Roccalumera riposa la sorella di Salvatore, Rosina, moglie divorziata di Elio Vittorini. A tre mesi ero già a Torino. Durante la guerra, con i miei ho girato per l’Italia. Ho rischiato la morte due volte: sono stato mitragliato da un aereo inglese mentre ero sulla spiaggia a fare il bagno e stavo per essere fucilato da un partigiano, mi salvò mio padre per puro caso. Al termine della guerra, approdammo di nuovo in Sicilia, a Messina. Dopo la laurea ho lavorato in una società del gruppo Eni, nel pesarese. Mi sono occupato prevalentemente di progettazione d’impianti di depurazione. Ho progettato due tra i grossi depuratori italiani e ho vinto una gara a Hong Kong battendo anche i giapponesi.
La depurazione è la tua specializzazione.
Per dieci anni, ma poi mi sono avviato nella libera professione e mi sono messo a progettare anche gasdotti, impianti antincendio, impiantistica in generale.
Una vita solo di lavoro?
Proprio non direi. Ad esempio mi sono impegnato politicamente, arrivando ad essere consigliere provinciale del PRI lamalfiano. Ho fatto parte del direttivo comunale di Forza Italia sino a quando ho scoperto che la politica altro non è che l’arte di molti senzamestiere di acquisire potere dando l’impressione di averne.
Beh, come tutte le umane vicende, ha lati chiari e lati oscuri.
E, poi, la Casa delle libertà mi ha in parte deluso.
Non sei l’unico?
Voglio chiarire che apprezzo Berlusconi e non voterò mai per un Prodi, un Rutelli o per l’attuale centro sinistra. Il fatto è che sono miscredente, e per di più anticlericale, e la Cdl si è genuflessa al Vaticano. Non lo digerisco. Rimpiango La Malfa, mi riferisco a Ugo, quello vero, e rimpiango il PLI.
Oltre alla politica, di cosa si è interessato il nostro caprone?
Sono stato filmaker?
Non mi dire!
Devi sapere che una volta presa la licenza liceale, in cuor mio avevo tre strade che m’interessavano: l’ingegnere, l’astronomo e, la preferita, il regista cinematografico, ma a quel tempo non sapevo da dove iniziare.
E quindi ti sei comprato la cinepresa.
Già, una superotto. Ho realizzato poco, ma quasi tutti i miei lavori hanno avuto premi e segnalazioni.
Ad esempio?
Il riconoscimento più prestigioso è stato nel 1979 al festival di Montecatini, che come sai è la massima rassegna cineamatoriale italiana. Era il tempo del respiro socialcomunista con ampie frange di marxismo-leninismo?
?il tempo delle lauree di gruppo.
Esatto. E anche al festival di Montecatini si abolirono le classifiche. Niente più 1°, 2° e 3° classificato, ma tra quel centinaio di lavori giunti, si enucleò un gruppo di una decina di lavori eccellenti ed un secondo gruppo di lavori ottimi. Io partecipavo la prima volta a quel festival con due lavori: uno fu inserito nel primo gruppo ed uno nel secondo. L’anno dopo è arrivata la mazzata?
Interessante! Racconta?
Presentai un documentario sperimentale: immagini dell’Italia d’oggi con un continuo commento asincrono sugli anni ’44-45. Avevo consultato una trentina di testi sulla resistenza. La tesi che esponevo era che si trattò di guerra civile, che occorreva stare da una parte o dall’altra, che ci furono errori da entrambe le parti, che i partigiani ammazzarono 50.000 fascisti o presunti tali, come riportava la stampa del tempo e come era documentabile.
Come fini?
Come ti ho detto, a quel tempo la Fedic, la federazione dei cineamatori, che organizzava il festival, era in mano a socialisti e comunisti. Il mio lavoro fu programmato alle ore 8 del mattino di sabato, il primo giorno delle proiezioni. Non lo vide nessuno anche perché la sala fu tenuta sempre con le luci accese e col proiettore spento e quei pochi che riaffacciavano se ne andavano. Un boicottaggio in piena regola. La rabbia che ancora ho è che molte delle tesi che esponevo a quel tempo furono poi riprese da Giampaolo Pansa nel suo libro Il sangue dei vinti, insomma fui un caprone che precorreva i tempi ma senza diritto di parola su temi importanti.
Hai detto che ?sei stato filmaker?, significa che non lo sei più?
Ho smesso dopo qualche anno per tre motivi. Abbracciando la libera professione, non avevo più tempo per fare un buon cinema. Inoltre la telecamera soppiantò la cinepresa ed io con la tele non mi trovo bene, ha poco respiro. Infine mi venne a mancare il caro Renato Toniato, un filmaker molto noto, era stato partigiano con Giorgio Bocca, e che sonorizzava tutti i miei lavori.
Come uomo della strada, come mi sembra ami definirti, hai lanciato qualche altro messaggio alla comunità?
Ho fatto due figli? e ho avuto sempre l’hobby di scrivere.
Di cosa?
Prevalentemente fantascienza, così mi sfogavo per non essere diventato astronomo. Credo di essere stato uno dei primi italiani a appassionarmi di questo settore, parlo degli anni ’50. Ho scritto venti, venticinque racconti di fantascienza sociologica, qualcuno pubblicato sulle riviste specializzate e tuttora partecipo a qualche premio letterario.
Solo fantascienza?
No, anni fa ho scritto e pubblicato un libro sull’indipendenza della Sicilia?
Ma no! Vai indietro col tempo.
Non credo. Sono convinto in una forte Europa politicamente e finanziariamente unita dove, però, siano riconosciute le realtà locali, che si autogestiscano i problemi della quotidianità. Pur essendo vissuto pochi anni in Sicilia e considerandomi cittadino del mondo, dovendo indicare un’origine, mi sento siciliano.
Basta così con gli scritti?
Assolutamente no! Ho scritto un centinaio di cartelle satiriche sulle assurdità riportate nella Genesi biblica e mi piacerebbe vederle pubblicate.
Da miscredente hai letto la Bibbia?
Appunto. Sono convinto che, tra i seguaci di una qualsiasi religione, solo il 5 ? 10% sia un credente, mentre la quasi totalità è costituita da creduli. In ciò sta la forza delle religioni. Se molti creduli cristiani leggessero la Bibbia, si farebbero un’opinione diversa della loro religione. L’antico testamento è un testo la cui lettura è tra le più affliggenti e deprimenti che abbia mai incontrato: un continuo rincorrersi di stragi, assassini, stupri, incesti, violenze. Un testo scritto da persone ignoranti che parlano di popoli barbari.
Stai entrando in un campo minato.
Critico gli intellettuali atei che sono troppo timidi nei confronti del Vaticano e mi spiace che io conto meno del due di briscola e non ho la forza per farmi sentire. Sono convinto che le religioni, proprio tutte, nessuna esclusa, siano state e saranno una iattura per l’umanità. Gran parte dei conflitti della storia umana sono conflitti d’origine religiosa. Basta guardare il mondo d’oggi. Mi aspettavo che papa Wojtyla mi spiegasse il perché dei 300.000 morti dello tsunami?La Provvidenza divina stava dormendo?
Forse, proprio per la Provvidenza i morti non sono stati, mettiamo, un milione.
E vabbè, se le cose stanno così, siamo in mano a qualche Demone? Se t’interessa, oltre che per diletto, scrivo anche per professione, come ingegnere.
Insomma, sei un professionista della penna.
In venti anni ho scritto circa trecento articoli tecnici per riviste specialistiche e nel 1996 ho vinto il Premio Giornalistico Paolo Sonino a carattere nazionale per il più interessante articolo sulla sicurezza ambientale.
Ma guarda un po’ quest’uomo della strada nonché caprone...
Vorrei che fosse compreso il mio messaggio: nell’uomo qualunque ci sono nascoste storie interessanti che la stampa non riconosce, insomma c’è la vita. E poi ce l’ho con l’informazione italiana?
Sputa fuori!
Gli articoli dei nostri quotidiani sono lunghi, logorroici e non spiegano i termini del problema. Ad esempio, tutti annunciano che la Ferrari va male ma nessuno ne spiega il motivo. L’Italia dipende energeticamente per oltre l’85% dall’estero, siamo un colosso coi piedi d’argilla, ma nessun giornalista se ne preoccupa, salvo scrivere due righe del tutto marginali. Mentre sui gravi problemi della Magistratura si versano tonnellate di inchiostro, ma anche in tal caso non si comprende la diatriba tra Castelli e i magistrati di sinistra.
In ciò hai ragione. Come te lo spieghi?
Ho due spiegazioni. La prima è che i giornalisti sono di estrazione umanistica e non capiscono niente di tecnologia. Non comprendo perché sui giornali, parlo della cronaca, non debbano scrivere anche dei tecnici. Un ingegnere, ad esempio, si contatta solo in caso di disgrazie o per articoli di nicchia, cosiddetti scientifici. La seconda riguarda le nuove generazioni, cresciute in una scuola permissiva dove buona parte degli insegnanti non è motivata e non è aggiornata se non sul come giudicare gli allievi. I frutti cominciano a vedersi?
Ad esempio?
Più di una volta, ascoltando alla radio le notizie sul traffico, sento dire che c’è fila al valico con la Croazia. Ma l’Italia non confina con la Croazia bensì con la Slovenia! In tv un’annunciatrice ha comunicato che il nuovo autodromo di Istanbul ha quattro brevi rettilinei. Ebbene, in questo circuito c’è un rettilineo di 750 metri, il più lungo della Formula 1. In un quiz è stata chiesta la capitale della Florida. Miami, rispose il concorrente. Esatto! Neanche per sogno: Miami non è la capitale della Florida. E stando ad un telegiornale, Bagheria è una piccola frazione di Palermo, mentre è un grosso centro con oltre 50.000 abitanti. Non si fanno verifiche e fare cattivo giornalismo, dare notizie errate, specie oggi con il notevole impatto dell’informazione, è un atto pericoloso per la comunità. Fine della predica.
Dai, ora non esagerare, non è sempre così ed anche i giornalisti sono umani. Cambiamo argomento. Sai dirmi se c’è stato un momento nella tua vita in cui hai compiuto qualcosa d’importante a livello, che so, nazionale o internazionale?
Dunque, la mia massima responsabilizzazione è stata quando, come esperto del Gruppo Eni, sono stato chiamato alla sede centrale all’Eur per preparare in due giorni, dico in due giorni, un piano d’interventi nazionale nel settore della depurazione con stima degli investimenti, da sottoporre al Ministro di allora, credo dei lavori pubblici, da inserire nella legge finanziaria? siamo negli anni ’70.
Incontri importanti?
Ho avuto diversi incontri di lavoro col nipote di Assad, il presidente siriano padre dell’attuale presidente. Ero direttore tecnico di un consorzio d’imprese italiane interessate all’estrazione e trasporto di gas dal deserto siriano ed il nipote di Assad era a capo della più grossa impresa del Paese.
Altro?
Sempre per lavoro, alla fine degli anni ’70 ho avuto alcuni incontri col nostro console a Hong Kong, una persona simpaticissima, che mi aiutò su come disbrigarmi in quell’ambiente? ma ho avuto anche qualche incontro occasionale fuori dell’ambiente di lavoro.
Ad esempio?
Eugenio Evtusenko mi scrisse una dedica personale su un suo libro di poesie e alla fine disegnò dei geroglifici. Gli chiesi cosa significassero e mi rispose che simboleggiavano le tre religioni monoteistiche e i due sessi. Il messaggio era: vogliamoci tutti bene. Ricordo, poi, un pranzo con Carlo Bo, il rettore dell’università di Urbino, e il suo sigaro. Sono incocciato due volte in Abu Nidal, il terrorista palestinese?
Lo conoscevi?
Assolutamente no! La prima volta me lo indicò all’aeroporto di Damasco un manager palestinese col quale avevo rapporti di lavoro. Un anno dopo, circa, lo rividi nello Yemen, allo Sheraton di Sanaa.
Però?
Ricordo una breve litigata con Silvio Garattini, il farmacologo. Eravamo sull’aereo Roma ? Parigi e lui aveva erroneamente messo il bagaglio a mano al posto del mio. Quando ho scritto il libro sull’indipendenza siciliana, sono stata a casa di Pasquale Sciortino, il cognato del bandito Giuliano. Vorrei anche dirti che ho l’onore di avere stretto la mano a Ugo La Malfa al termine di un memorabile discorso a Milano, in piazza Duomo, che lo concluse alla grande: ?Non cerco voti ma consensi.?
Hai stretto la mano a qualche altro illustre?
A Giovanni Spadolini quando era, se ben ricordo, ministro della difesa, a Rosa Russo Jervolino quando era ministro della pubblica istruzione e, più recentemente, a Scajola. Sono stato allievo di Giulio Natta, il Nobel della chimica, ma fece solo qualche lezione perché aveva il parkinson.
Insomma, anche le persone illustri s’avvicinano come meteore agli uomini della strada. Talvolta, però, si fermano, non credi?
Non ho mai avuto questo piacere. Nella casa di Raffaello, a Urbino, mi sono ritrovato in una sala, solo e a tu per tu, con Gianni Agnelli e con la sua guardia del corpo e ricordo che fui colpito dal suo fisico: l’avvocato era molto basso, mingherlino e zoppicava vistosamente, ma era elegantissimo.
Vita sentimentale, riprendiamo il discorso interrotto all’inizio.
Mi sono sposato con una ragazza bella, colta, intelligente, sexy, ingegnere chimico come me e pensavo che fosse il non plus ultra e che saremmo stati perfetti nella nostra unione. Per una decina d’anni è stato così ed abbiamo messo al mondo due figli. Poi è venuta fuori la diversità dei caratteri e la non condivisione degli obiettivi. Siamo separati da una quindicina d’anni, ma siamo rimasti sempre civilmente in contatto, preoccupandoci della crescita dei figli.
E ora hai trovato, sul tardi, il grande amore. Perché è grande?
Penso che un amore o è grande o non è amore. E’ avvolgente e totalizzante ma non saprei dirti altro. Sono sensazioni che non si possono descrivere. Posso dire solo che non c’entra la bellezza, l’intelligenza, la cultura, il sesso, ma un qualcosa che ingloba tutte queste percezioni, come una sorta di fluido, che la persona amata emana verso di te e ti avvolge e che tu restituisci. Ritengo che tale sentimento si possa trovare solo ad una certa età perché da giovani si hanno le idee poco chiare, si è presi dalla necessità di far soldi e si hanno gli occhi annebbiati dal sesso.
Insomma, il vero amore si prova durante gli ?anta?.
Se si ha la fortuna di trovarsi in buona salute, ne sono convinto.
Quando te ne sai accorto di questo sentimento con questa tua compagna?
Mezz’ora dopo che le parlavo. Esattamente dopo mezz’ora mi sono reso conto dell’eccezionalità dell’incontro.
Il tuo commento da uomo della strada nonché caprone?
La vita è bella? anche senza essere intervistati.